venerdì 7 dicembre 2012

Chi ha paura del cavaliere?

Oggi Il Giornale pubblica un divertente editoriale di Vittorio Feltri. Titolo: "Funerale anticipato? Silvio fa ancora paura". Ora, lasciamo pure credere a Feltri che Silvio faccia veramente ancora paura - del resto ognuno è libero di (fingere di) credere a ciò che vuole. Quello che in realtà diverte, nell'editoriale (editoriale, vabbe'), è la motivazione che spinge Feltri a giustificare questa affermazione, e cioè la spettacolare rimonta del cavaliere su Prodi nelle politiche del 2006. Scrive Feltri:

"D’altronde, anche sei anni or sono, in piena campagna elettorale, il Cavaliere era dato per spacciato (aveva un distacco di 10 punti dall’avversario), ma negli ultimi giorni rimontò, perdendo di un soffio".

Intendiamoci, Feltri ha ragione. Nel 2006 Prodi aveva effettivamente un margine di consensi molto ampio sul cavaliere, colmato quasi interamente da quest'ultimo durante gli ultimi giorni di campagna elettorale. Quello che però Feltri non spiega, sono i motivi che permisero al catramato di colmare tale vantaggio e di perdere praticamente per un soffio. Breve riassunto (via polisblog.it).

"Dicembre 2005: il centrosinistra italiano, guidato da Romano Prodi, si appresta a vincere a valanga (i commentatori di lingua inglese parlerebbero di landslide victory) contro un decotto Silvio Berlusconi, fiaccato da cinque anni di governo. A fine Dicembre, sul Giornale escono alcuni stralci di intercettazioni tra Piero Fassino, DS, e Giovanni Consorte, Unipol. La frase “Abbiamo una banca” diventa lo slogan di una martellante campagna del centrodestra contro Prodi e la sua coalizione. Il resto della storia è noto: attacco di Berlusconi a tutto campo, uso spregiudicato delle reti televisive, afonia del centrosinistra alternata a dichiarazioni contrastanti e contraddittorie dei mille leader della coalizione prodiana. Infine, il risultato elettorale del 2006, su cui già tempo fa Enrico Deaglio e Beppe Cremagnani avevano prodotto un film, Uccidete la Democrazia!, in cui veniva descritta la possibilità di brogli effettuati ai danni del centrosinistra. Oggi il fattoquotidiano.it pubblica la prima parte della storia delle intercettazioni Fassino-Consorte, consegnate, secondo la ricostruzione, alla vigilia di Natale 2005, a Paolo e Silvio Berlusconi da Roberto Raffaelli. Le intercettazioni sarebbero poi state “passate” (erano intercettazioni segrete e quindi non erano state rese pubbliche) al Giornale, che le ha pubblicate".

Ecco, diciamo che sarebbe stato bello e corretto, da parte di Feltri, scrivere che il cavaliere raggiunse Prodi grazie alla pubblicazione da parte degli house organs di casa B. di intercettazioni illegali (quelle tra Fassino e Consorte erano ancora coperte da segreto istruttorio). Anche perché, successivamente, se ricordate, Il Giornale fece della lotta alle suddette intercettazioni uno dei suoi cavalli di battaglia; ovviamente quando queste, legalmente, svelavano tutto il putridume che ruotava attorno al catramato.

Peccato: Feltri ha perso un'altra occasione per dimostrare di essere un giornalista.

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