lunedì 19 settembre 2022

Nati per credere

Ci sono ragioni evoluzionistiche che stanno alla base del credere in una religione, oppure nella superstizione, anche nelle fake news. La nostra mente è infatti abituata, fin dalla notte dei tempi, a ragionare in maniera teleologica, ossia a pensare in termini di causa ed effetto. In pratica trova controintuitivo che tra due eventi, apparentemente in relazione tra loro, non ci sia invece alcuna relazione. Questo meccanismo innato è ciò che porta molti a trovare correlazioni, in realtà inesistenti, ad esempio tra i vaccini e alcuni tipi di patologie.

Perché la nostra mente ragiona così? Per motivi di adattamento evoluzionistico. Telmo Pievani cerca di spiegarlo con un esempio in questo bellissimo intervento. Se un nostro antico antenato camminando in un bosco trovava un ramo spezzato in terra, non gli conveniva pensare che fosse stato casualmente abbattuto da un fulmine, ma che si trovasse in terra spezzato perché poco prima era passato di lì un predatore che l'aveva schiacciato, e quindi il nostro ipotetico antenato si metteva in allerta. In pratica, la correlazione causa-effetto tra i due eventi (predatore-ramo spezzato) era ciò che poteva evitargli di essere ucciso da un predatore. 

Ecco perché noi, ancora oggi, tendiamo istintivamente a escludere la casualità nel succedersi degli eventi. È lo stesso motivo per cui è così diffuso il pensiero religioso (c'è una causa superiore da cui dipende tutto) e anche quello superstizioso. Questi meccanismi mentali, però, che tutti ci portiamo dietro come retaggio dell'evoluzione, non sono indelebilmente scritti nella pietra, ma si possono correggere con una precoce educazione scientifica, con l'esercizio del dubbio, del pensiero critico, tutte cose che dovrebbero essere inculcate già in età scolare. Dovrebbero, ma lo sono molto poco, purtroppo. E ciò spiega in parte il successo di gente come Salvini e altri.

5 commenti:

Andrea Sacchini ha detto...

Penso di immaginare.

Flo ha detto...

In età scolare é tardi e, inoltre, nessuna insegnante ambisce ad avere una classe abituata a mettere in dubbio tutto ciò che lei insegna.
Le famiglie, devono essere le famiglie già dalla primissima infanzia. Ma, anche qui, é difficile che succeda.
Viviamo in una cultura che considera ancora l'obbedienza un valore.
PS: il contrario di "obbedienza" non è "disobbedienza", ma "libera scelta" e questo, temo, è ancora più difficile da insegnare.

Andrea Sacchini ha detto...

Credo che, se si facesse veramente, in età scolare non sarebbe tardi. Il problema è che non si fa.

Flo ha detto...

Hai frequentato poco la scuola "quindi" non sei vittima del pensiero causa-effetto è un pensiero causa-effetto 😉

Sara ha detto...

Il bello della storia della filosofia è che arriva un filosofo e sostiene delle cose bellissime e ragionevoli, dopo un po'ne arriva un altro che lo confuta dicendo cose ancor più belle e ragionevoli.
In ogni ambito della ricerca bisognerebbe ricordarsi che la nostra conoscenza è storica, non è assoluta.
Il finale del tuo post mi ha ricordato le parole del mio docente di Filosofia teoretica, a Pisa, il prof. Marcucci, smisuratamente kantiano, il quale diceva che la sola ragione conduce ad Auschwitz.

Ritrovamenti

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