Comicità a vagonate dalle pagine del Giornale (tanto per cambiare). "Domani Napolitano vedrà il Pdl: fermerà l'assalto giudiziario contro il Cav?" titola un divertentissimo articolo pubblicato oggi. Tra le varie chicche vi si legge: "il segretario Angelino Alfano salirà al Colle insieme ai capigruppo uscenti del Senato, Maurizio Gasparri, e della Camera, Fabrizio Cicchitto, per mettere alle strette il capo dello Stato". Ecco, la locuzione "mettere alle strette il capo dello stato" trovo che sia molto interessante. Chiunque leggesse senza sapere di cosa si sta parlando, sarebbe probabilmente portato a pensare che il gruppetto di galoppini di B. che andrà a fare visita a nonno Napo, tenterà di convincerlo a esercitare qualche forma di pressione presso i magistrati perché allentino la morsa su B. (lo faranno, statene pure certi).
Già me li immagino, i Gasparri, i Cicchitti e gli Alfani, al cospetto dell'anziano capo di stato a lamentarsi e a blaterare di magistrati comunisti che vogliono far fuori per via giudiziaria il tipo delle cene eleganti e blablabla (ormai il ritornello lo conoscete). In un paese normale, un capo di stato che si trovasse davanti un simile campionario di elementi, e per di più con un simile campionario di pretese, nella peggiore delle ipotesi li liquiderebbe in malo modo, in quella migliore non li riceverebbe neppure. Ma qui si parla di Italia e di Napolitano, il quale non solo li riceverà, ma si degnerà anche di starli ad ascoltare, e magari pure con qualche forma di malcelato interesse verso le loro patetiche e ridicole rimostranze.
Naturalmente, come tutti sanno, tranne forse i lettori del Giornale e quelli che votano Pdl, il capo dello stato non può fare assolutamente niente per venire incontro alle lamentele dei tirapiedi di B., semplicemente perché non ne ha il potere. I processi e le inchieste li portano avanti i magistrati legittimamente titolati a farlo, e neppure il padreterno potrebbe mettere il becco, figurarsi nonno Napo. Ovviamente Alfano e soci lo sanno benissimo, ma, da buoni adepti del teleimbonitore, contano sull'effetto mediatico della trovata. Contano sui titoloni dei giornali. Insomma, come si usa dire, contano sull'effetto "caciara".
Un po' come in quei tornei di poker in certi film, in cui i malcapitati che perdono (e a perdere non ci stanno) rovesciano il tavolo e la buttano in rissa. Ecco, B. e i suoi sono arrivati più o meno a questo punto: i processi vanno avanti, le sentenze fioccano (e altre sono imminenti), e l'unico modo per tentare di tirare avanti ancora un po' è quello di buttarla appunto in caciara.
Un vecchio sistema che sulle italiote genti fa sempre una certa presa.
lunedì 11 marzo 2013
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