sabato 12 gennaio 2013

Sulle adozioni a coppie gay

Qualche giorno fa, forse avrete letto, la Cassazione si è pronunciata a favore del diritto delle coppie omosessuali di avere in affidamento un bambino. Scrivono, tra le altre cose, i giudici della Suprema Corte: "un minore può crescere in modo equilibrato anche in una famiglia omosessuale perché si tratta di un 'mero pregiudizio' sostenere che 'sia dannoso per l'equilibrato sviluppo del bambino il fatto di vivere in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale'". Ora, l'argomento, come si intuisce facilmente, è piuttosto delicato.

In linea generale, come ho già scritto più volte, io sono favorevolissimo a una forma di regolamentazione giuridica che equipari le coppie omosessuali a quelle eterosessuali. Insomma, se due uomini o due donne vogliono andare a vivere insieme, decidono di passare la vita insieme, non vedo perché non debbano avere gli stessi diritti (e naturalmente doveri) delle coppie che la società usa definire, in modo molto paraculo, "normali" (mi riferisco alle stesse tutele, alla stessa possibilità, che ne so, di avere la reversibilità di una eventuale pensione e via di questo passo).

Ovviamente non ho mai creduto alle palle di chi, ad esempio Vaticano e soci, si è sempre scagliato contro questo tipo di regolamentazione affermando che sarebbe la fine delle famiglie tradizionali. Ma chi l'ha detto? Dove sta scritto? Una eventuale legge che regolarizzasse una volta per tutte le coppie di fatto, in che modo potrebbe danneggiare la famiglie "tradizionali"? Le coppie eterosessuali che desiderassero mettere su famiglia potrebbero tranquillamente farlo come prima: mica avrebbero impedimenti di sorta. A me questa cosa pare lampante, chiara, addirittura banale. Ma, come è noto, quando si tratta di difendere lo status quo, specie quando questo è conseguenza diretta di qualche fondamentalismo di tipo religioso, anche ciò che è semplice e lampante lo si trasforma in qualcosa di ingarbugliato e... pericoloso.

Naturalmente, come scrivevo sopra, se la regolamentazione delle coppie di fatto è un problema per la politica e la società (e lo è, considerando da quanto tempo questa benedetta legge è ferma in parlamento), la faccenda della eventuale adozione di figli da parte delle suddette coppie lo è ancora di più. E qui, sono sincero, alcuni dubbi sorgono pure a me. Intendiamoci, la sentenza della Cassazione mi fa piacere, la trovo in qualche modo rivoluzionaria, specie per una società come la nostra impregnata fino al midollo di bigottismo e repellente conservatorismo morale. Ma, in qualche modo, la domanda che si pongono molti riguardo all'idoneità di questo tipo di famiglia a far crescere un bambino "in modo equilibrato", me la pongo. Attenzione: non sto dicendo che non può essere possibile, sto solo dicendo che non mi so pronunciare. Ecco il motivo dei miei dubbi.

Lo so, mi prenderò del "cerchiobottista": correrò il rischio. Ovviamente, quando penso alla moltitudine di bambini che popolano gli orfanotrofi, che vivono in condizioni difficili, disagiate o di emergenza, molti di questi dubbi spariscono.

2 commenti:

lucy ha detto...

a me è venuto un altro dubbio. Supponiamo che un bambino perda entrambi i genitori - è un ipotesi estrema ma potrebbe andare.
mettiamo che questo bambino abbia avuto legami affettivi con uno zio e mettiamo il caso che alla morte dei genitori venisse preso in affidamento dallo zio.
secondo la Chiesa, bacchettoni vari, moralisti nostrani ecc. ecc. anche in questo caso dovrebbe essere applicato il principio secondo il quale un bambino deve crescere con un uomo e una donna?

mettiamo che lo zio sia scapolo, o vedovo, il bambino non potrebbe crescere con uomo e donna e dunque, secondo il principio della famiglia tradizionale, dovrebbe...
dovrebbe fare cosa?
essere affidato ad una coppia di estranei? essere messo in una casa famiglia? o cosa?

ecco io penso che il moralismo della Chiesa comporti la cecità totale anche in questi casi.
e mettiamo caso che il suddetto bambino sia cresciuto in una famiglia composta da padre alcolizzato e madre disoccupata e in stato di indigenza o anch'essa alcolizzata.
sarebbe da preferire una siffatta famiglia (molto tra virgolette) o un rapporto affettivo con qualsiasi figura (uomo o donna) preferibile al benessere del bambino?

se l'Italia fosse un Paese libero qualche giornalista magari si prenderebbe la briga di fare queste domande al pretazzo di turno.
se fosse libero...

in questi casi che bisognerebbe fare?

a mio avviso il bambino deve stare con chi gli vuole bene. se a volergli bene è un uomo, due uomini, un uomo e una donna, due donne, gli zii, i cugini, i fratelli, lì deve stare.
senza stare a fare assurde discussioni di famiglia tradizionale, di natura e cose simili.
e poi cosa vuol dire famiglia naturale?
la famiglia è un ordinamento giuridico, consuetudinario, sociale.
in natura ci sono esempli di popoli matriarcali, a famiglia allargata, a clan, e nel regno animale la famiglia neanche esiste...
quindi cosa cacchio è la famiglia naturale??

mah

Sbronzo di Riace ha detto...

a parte che la sentenza ha semplicemente ribadito l'affidamento alla madre dopo la separazione dal marito violento

il fatto che la madre abbia ora una relazione con una donna non è bastato ai giudici per revocare l'affido come avrebbe voluto il marito violento e musulmano

forse se il marito fosse stato violento ma cattolico chissà... se sarebbero stati dallo stesso parere

ovviamente la sentenza è stata presa a pretesto dai soliti gonnelloni per strilare sulla famiglia tradizionale che per loro è marito fedifrago, moglie sottomessa e figli a fare i chierichetti

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