giovedì 1 giugno 2017

Avevo sete e mi avete dato da bere

Credo che qualche film in cui si vede qualcuno che muore di sete nel deserto l'abbiano visto più o meno tutti. Anche io ne ricordo qualcuno. In uno, ad esempio, che mi pare vidi da bambino, si vedeva un cowboy stremato dalla sete che vagava in qualche deserto americano (forse quello dell'Arizona? Boh, vatti a ricordare) e che per sopravvivere tagliava col coltello pezzi di cactus e ne spremeva le gocce d'acqua trattenute dalla nota pianta. Non ricordo se quel cowboy si salvò oppure no. Sicuramente si salvò Il Biondo (Clint Eastwood) de Il buono, il brutto, il cattivo, nella famosa scena in cui, legato a un cavallo, fu costretto a farsi a piedi chilometri e chilometri nel deserto. Quelli che invece non si sono salvati e sono morti di sete, non sono attori, sono i quaranta migranti rimasti in panne nel deserto del Niger mentre cercavano di attraversarlo per riuscire a raggiungere le coste della Libia. Erano quarantasette persone, provenienti dal Ghana e dalla Nigeria; se ne sono salvate cinque; le altre, tra cui diciassette donne, tre neonati e tre bambini, sono morte di sete, proprio nel deserto di quella terra che è considerata tra le più calde al mondo. 
Quello che più provoca rabbia è che se questi poveretti fossero riusciti a scampare a tutti i pericoli e le insidie del loro viaggio disperato verso la speranza, nel percorso tipico che seguono ogni giorno tantissimi altri disperati, e fossero riusciti a sbarcare qui da noi, avrebbero trovato gente come quell'inemendabile testa di cazzo di Salvini, e altri, che li avrebbero considerati illegali, perché questi devono tornare a casa loro, perché prima gli italiani e stronzate simili. Lo stesso Salvini che ogni anno, sotto Natale, inscena la patetica commedia della difesa del presepe, al centro del quale sta il tizio che ha passato la sua breve vita a predicare la fratellanza universale e che a questi li avrebbe accolti a braccia aperte, buoni, brutti o cattivi che fossero.

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