mercoledì 31 agosto 2016

Sonny Rollins



Nel romanzo di Antonio Tabucchi che sto leggendo in questi giorni, Per Isabel, a un certo punto si parla di una sassofonista che in un locale suona dei pezzi di Sonny Rollins, artista che conoscevo di nome ma di cui non avevo mai ascoltato niente. E niente, è un sassofonista jazz, ed è bravo, uno dei migliori al mondo, e io l'ho conosciuto stasera grazie a Tabucchi.
Poi qualcuno dice che i libri sono inutili.

lunedì 29 agosto 2016

La donazione di Zuckerberg

Magari i 500.000 dollari in pubblicità AD, donati da Zuckerberg alla Croce Rossa (da utilizzare sulla piattaforma facebook), saranno anche utili per promuovere tutte le iniziative pro-terremotati che l'associazione riterrà più urgenti. È indubbio comunque che, seppur in maniera più indiretta, oltre alla Croce Rossa anche la creatura di Zuckerberg (e lui stesso) ne trarranno beneficio. Insomma, se io fossi stato in lui, e come lui avessi sul c/c una cinquantina di miliardi di dollari, avrei preso da parte il presidente della Croce Rossa, avrei staccato un assegno del medesimo importo e glielo avrei dato in mano dicendogli: "Usateli come meglio credete". Chiusa lì.
Sarei stato più brillante e avrei evitato il mare di polemiche che ne sono seguite.

domenica 28 agosto 2016

Sbatti l'indiano in prima pagina

Quindi, ricapitolando, si prende un immigrato indiano, lo si sbatte in prima pagina per giorni e lo si trasforma in un mostro rapitore di bambine. Libero e Giornale strillano, Salvini si indigna e lo vuole rimandare a casa a calci in culo, il magistrato che non convalida il fermo viene linciato mediaticamente sul giornalame di destra e sui social peggio del giudice Mesiano coi suoi calzini color turchese.
Poi l'inchiesta va avanti, nuove testimonianze di persone che erano su quella spiaggia avvalorano l'ipotesi che l'indiano non avesse effettivamente mai voluto rapire nessuno, come ha ripetutamente dichiarato in sette ore di interrogatorio, infine arriva pure la parziale ritrattazione dei genitori, ritrattazione che scagiona l'uomo da quell'accusa infamante. Ma non ne parlerà più nessuno, giusto qualche trafiletto nelle cronache locali della zona.
Perché coi "mostri" è così che si fa.

venerdì 26 agosto 2016

Punti fermi di ogni terremoto

Il racconto delle tragedie dei terremoti segue quasi sempre alcuni punti fermi. È accaduto per quello di Umbria e Marche, Abruzzo, Emilia e probabilmente il copione subirà poche variazioni anche per il sisma che ha colpito il centro Italia ieri l'altro. Ecco i punti:

1) Cronaca minuziosa dell'evento sismico con giornalisti in loco 24 ore su 24.

2) Passerella di politici e autorità più o meno importanti tra le macerie.

3) Proclami in pompa magna che nessuno sarà lasciato solo e che la ricostruzione inizierà subito. In più, da qui in avanti la parola d'ordine sarà prevenzione.

4) Promessa che eventuali responsabilità saranno accertate nel minor tempo possibile.

5) Funerali pubblici con esposizione televisiva del dolore e altra passerella di politici, trasferitisi nel frattempo dalle macerie alle prime panche.

6) Inizio progressivo dello spostamento dell'attenzione generale su altre cose.

7) Dimenticatoio, fase che in genere può durare diversi anni, fino al ripresentarsi del terremoto successivo, dopodiché si ricomincia dal punto 1.

mercoledì 24 agosto 2016

Terremoto (e unioni civili)

Le assurdità di quegli invasati di Militia Christi non le commento perché commentare le assurdità non è mai un esercizio piacevole, e anche perché in genere si hanno cose più interessanti da fare. C'è da rilevare con rammarico come ogni tragedia dia purtroppo la stura anche alle idiozie di questi squallidi e poveri personaggi. Quando ci fu il terremoto de L'Aquila fu la volta, se ricordate, del leggendario padre Fanzaga di Radio Maria, che disse (testuale) che il sisma "è stato voluto dal Signore affinché questi fratelli [i deceduti sotto le macerie] partecipassero alla passione del Signore". Oggi invece abbiamo appunto i militari di Cristo che dicono che il terremoto è stata la punizione per aver fatto la legge sulle unioni civili.
Esistono anche questi personaggi, per quanto incredibile possa sembrare, e non so bene, ancora, se mi facciano più paura o più incazzare.

sabato 20 agosto 2016

Il puntino

Chi ipoteticamente osservasse il nostro pianeta da un punto qualsiasi dello spazio, lo vedrebbe come un insignificante puntino, quale effettivamente è. Se l'osservatore spaziale avesse un'ottima vista, probabilmente distinguerebbe, sempre sullo stesso puntino, autostrade intasate di vacanzieri in fuga dalle città e decine di bambini che ogni giorno muoiono sotto le bombe; vedrebbe paesi interi devastati dalla fame e dalla miseria e paesi la cui spesa sanitaria schizza alle stelle per curare le obesità; vedrebbe flotte di yacht di 70 metri ancorati in prestigiose darsene e file di barconi malandati, carichi di disperati, cercare di attraversare il Mediterraneo trasformandosi spesso in tombe. L'osservatore probabilmente si chiederebbe come sia possibile che su un puntino tanto piccolo convivano realtà così diverse e differenze così macroscopiche.
Poi, guardando ancora meglio, potrebbe riuscire a distinguere una piccola grande testa di cazzo che su un puntino così piccolo vorrebbe addirittura tirare su muri.
A questo punto ne avrebbe sicuramente le palle piene e comincerebbe a cercare qualche altro puntino più interessante da osservare.

Burkini

La bomba burkini si sta sgonfiando piano piano, come è naturale che sia. D'altra parte il mese di agosto, con la sua pigrizia e indolenza e notoriamente privo di avvenimenti che attirino l'interesse, è sempre stato terreno fertile per il germogliare di polemiche più o meno utili. Quest'anno, accanto a poco altro, abbiamo avuto il burkini che, per come la vedo io, è una polemica che non sarebbe mai nata se il problema, ammesso che di problema si tratti, si fosse affrontato nell'ottica della libertà di ognuno di vestirsi come crede, che in definitiva è ciò che penso io. Troppo difficile? Troppo semplice? O forse entrambe le cose assieme? Chi lo sa.
Le contestazioni principali a questa (mia ma non solo mia) visione del problema, mi pare di aver capito che siano sostanzialmente due: una vuole che il burkini rappresenti una sorta di sottomissione della donna ai voleri dispotici del marito - in sostanza lei è obbligata a indossarlo non solo per motivi culturali/religiosi, ma appunto per non incorrere nelle ire funeste (magari pure manesche) del consorte; l'altra contestazione alla visione di cui sopra si inserisce invece nell'alveo delle differenze intrinseche di cultura, usi, costumi che intercorrono tra noi e loro, che nel caso specifico si riassumono egregiamente con la frase "provate ad andare in spiaggia col bikini a casa loro".
Ora, la prima contestazione si smonta facilmente chiedendo a chi la sostiene se sia sicuro che per le donne indossare il burkini è un obbligo derivato dalle imposizioni autoritarie dei consorti invece che una libera scelta dettata dal desiderio di assecondare quanto previsto dalle regole imposte da religione e cultura. La risposta è quasi sempre un perentorio sì, perché sono cose che si sanno, oppure perché lo si è letto da qualche parte, o perché lo si è sentito da qualche amico ecc. Alla domanda se qualcuno abbia mai incontrato direttamente una di queste donne e se le abbia fatto qualche domanda in merito, la risposta è sempre no perché non serve chiederglielo, sono cose che si sanno.
Io ovviamente non faccio testo, ma tre miei colleghi di lavoro sono musulmani e con uno di essi, marocchino, tra l'altro una persona squisita, ci lavoro fianco a fianco tutti i giorni da anni. Ho provato a chiedergli cosa pensi di tutto il bailamme di questi giorni attorno alla questione. Si è messo a ridere, poi ha ammesso di non capire neppure lui dove sia il problema se uno si veste come cavolo gli pare senza dare fastidio a nessuno. Su questo siamo quindi in sintonia. Gli ho poi fatto presente la storia che secondo molti il burkini è una imposizione autoritaria di stampo maschilista. Lui ha riso una seconda volta, poi ha aggiunto che sono tutte balle e mi ha raccontato che anche sua moglie quando va al mare lo indossa, ma non perché glielo imponga lui, ma semplicemente perché lei preferisce così. E tra l'altro a lui dispiace pure che lo indossi perché sarebbe molto più contento di vedere sua moglie in bikini piuttosto che tutta coperta. È semplicemente una questione di sensibilità femminile, ha continuato poi, alcune donne preferiscono mostrare di più, altre di meno, addirittura ci sono tante donne sedicenti musulmane che se ne fregano e usano il costume, ma l'idea che siamo noi mariti a imporre loro come vestirsi è semplicemente ridicola.
Ora, da queste parti non si è nati ieri, e l'idea che le cose stiano esattamente come raccontate dal mio collega si prende con grosse pinze - anche perché fatti di cronaca che smentiscono questo racconto non sono purtroppo infrequenti - ma, in linea generale e anche alla luce di questa testimonianza, mi sembra di poter dire con una certa tranquillità che il luogo comune burkini-imposizione forzata non sia assolutamente valido a livello generale, ma semmai particolare.
La seconda contestazione, invece, quella del "provate a usare il bikini a casa loro", si smonta ancora più semplicemente con la logica, che si riassume nella semplice domanda se vogliamo dimostrare la loro stessa ottusità, quella che stigmatizziamo un giorno sì e l'altro pure, o se invece non preferiamo dimostrare di essere un pelino più aperti e civili di loro.

mercoledì 17 agosto 2016

Gliela spiegate voi la progressività fiscale?

Tra le ricette di Salvini per rilanciare la crescita c'è la tassazione unica al 15% su tutti i redditi. A parte il fatto che non è ben chiaro (e Salvini non lo spiega) attraverso quale meccanismo un'aliquota sola favorirebbe la crescita, ma ci sarebbe comunque da ricordare al tipo delle felpe che la nostra Costituzione prevede la progressività fiscale, che significa che le tasse sono (o almeno dovrebbero essere) commisurate al reddito, e tassare allo stesso modo chi dichiara un milione di euro e chi ne dichiara mille va leggermente contro i dettami della suddetta Costituzione. Che naturalmente Salvini conosce a menadito.

martedì 16 agosto 2016

È in difficoltà

Siamo abituati ai suoi deliri, li sentiamo da anni, ma c'è solo una spiegazione alla recrudescenza di stronzate che ha caratterizzato l'ultimo periodo: è in difficoltà. Non ci possono essere altre motivazioni.

lunedì 15 agosto 2016

domenica 14 agosto 2016

Fantapolitica

La ministra dell'istruzione svedese, Aida Hadzialic, socialdemocratica, si è dimessa dalla sua carica dopo essere stata beccata alla guida leggermente alticcia (0,2, un paio di bicchieri di vino). "Ho commesso il più grande errore della mia vita," ha commentato la ministra dimissionaria durante la conferenza stampa in cui ha dato l'annuncio. Il premier svedese si è detto contento che la ministra abbia compreso la gravità di quanto accaduto e non si è opposto alla decisione della signora di dimettersi.
Lo so, sembra fantapolitica.

sabato 13 agosto 2016

La Raggi non replica

Forse ha fatto bene, la Raggi, a non replicare (almeno finora) alla polemica sul maxi compenso della sua capo di gabinetto. Probabilmente anche io, nei suoi panni, avrei preferito starmene buono in attesa del calmarsi delle acque. Perché qualunque replica la sindaca avesse messo in campo si sarebbe comunque rivelata un boomerang, per il semplice fatto che il M5S ha costruito tutta, o almeno gran parte, della sua fortuna grazie alle battaglie contro gli sprechi e i costi della casta. E la vicenda in questione non è certo di quelle che perorano nel migliore dei modi le cause di cui sopra.

giovedì 11 agosto 2016

30mila euro

Quando Renzi dice che in banca ha 30mila euro e che come Presidente del Consiglio guadagna come da sindaco di Firenze, esternazione volta a inculcare l'idea che fare il politico in fondo non è così remunerativo, dimentica di dire che moltissime cose che i comuni mortali devono pagare di tasca propria, i politici non le pagano, o le pagano con fortissime riduzioni. Ovviamente non serve che stia qui a fare l'elenco.

Stregati da The walking dead



Non ero a conoscenza dell'esistenza della serie televisiva The walking dead, almeno finché non ne ho sentito fare un accenno da un mio collega di lavoro, il quale ne ha decantato le meraviglie. Spinto dalla curiosità, la sono andata a cercare su internet e ho cominciato a guardarla insieme a Chiara. La prima puntata della prima stagione (ne sono uscite sei, finora, e la settima comincerà in ottobre) non è stata granché, tutto sommato, poi è stato tutto un crescendo finché non ne siamo letteralmente rimasti ipnotizzati, tanto che in un mese ci siamo sciroppati i sei anni di episodi già trasmessi. In attesa che arrivi ottobre abbiamo nel frattempo cominciato a guardare un'altra serie televisiva, anche questa già trasmessa dalla tv: Under the dome, ispirata al romanzo The Dome di Stephen King.
Questa qui è una mezza sòla, di qualità decisamente scadente e priva di mordente. Alla seconda puntata abbiamo lasciato. E niente, aspettiamo ottobre. Se nel frattempo qualcuno tra i miei 32 lettori volesse segnalarmi una serie che gli è particolarmente piaciuta, beh, sarebbe il benvenuto.

martedì 9 agosto 2016

Cicciottelli

Non regge il ragionamento di Libero quando argomenta con "Chissà dove erano questi paladini del rispetto in quota rosa quando si faceva carne da macello delle ragazze coinvolte nei processi contro Silvio Berlusconi". È vero che quelle ragazze sono spesso state apostrofate con nomignoli deprecabili e inopportuni, ma è anche vero che nel presente caso quel "cicciottelle" è stato usato in chiave di evidenziazione ironica di una caratteristica fisica comunemente intesa come poco gradevole. Un po' come se, ad esempio, un atleta con pochi capelli fosse stato apostrofato il "calvetto" o cose simili.
Lo puoi fare in un bar, in piazza chiacchierando con gli amici, ma non lo puoi scrivere su un giornale letto da centinaia di migliaia di persone. A meno che si stia parlando di qualcosa di diverso dal giornalismo.

lunedì 8 agosto 2016

Sputare sul crocifisso

Vorrei far notare alla signora Meloni, che s'indigna perché tre musulmani (lo scrive Libero, quindi prendete la notizia con le pinze) avrebbero sputato su un crocefisso in una chiesa, che ci sono molti modi di sputare su Cristo, oltre a quello, sicuramente da condannare, riportato da Libero. Uno, ad esempio, è ignorare alcune cosette che avrebbe detto il summenzionato Cristo. Cose tipo "Ero straniero e mi avete ospitato" (Mt 25,35); oppure quando Cristo risponde a chi gli chiedeva lumi: "Ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli non l'avete fatto a me" (Mt 25, 44-45).
C'è modo e modo di sputare su Cristo, quel Cristo di cui su fb la signora Meloni prende le difese a spada tratta, e uno dei più subdoli è farlo con l'ipocrisia di chi ne prende le difese in chiave esclusivamente razzista e intollerante. Vorrei anche far notare alla signora Meloni che quelli come lei, che fanno i belli fuori ma sono marci dentro, sono quelli che nei vangeli a Cristo stanno più sulle palle.
E la cosa ironica della faccenda è che a far notare 'ste cose alla Meloni sia un ateo impenitente come lo scrivente.

domenica 7 agosto 2016

Pokemon Go diabolico

Lo afferma il vescovo di Noto, aggiungendo altresì che la app "crea dipendenza a un sistema totalitaristico che è pari a quello nazista" [...] "Ecco perché combatto quest’app che sta alienando migliaia e migliaia di giovani".
Ora, il vescovo di Noto non è certo il primo religioso più o meno di spicco che vede incunearsi il demonio tra le pieghe di una app o di un gadget elettronico di ultima generazione - abbiamo già degli illustri precedenti con l'iPod, ad esempio, con la musica rock, con i computer e così via - ma mi sento di tranquillizzarlo: il diavolo non esiste, è un'invenzione umana così come invenzione umana sono i Pokemon, quindi non può incunearsi o nascondersi da nessuna parte. La app cattura-Pokemon cadrà nel dimenticatoio con la stessa velocità con cui è venuta alla luce e non produrrà grosse conseguenze sui giovani a livello di alienazione, e comunque non più di quante ne siano prodotte già da altre cause, tra le quali non escluderei ad esempio la religione, invenzione umana pure essa, tra l'altro.

giovedì 4 agosto 2016

Non hanno inventato niente

Apprendo dal saggio che sto leggendo in questi giorni (Parlare di Isis ai bambini) che i germi filosofici della violenza e della crudeltà come metodo d'azione, di cui oggi è portatore lo Stato Islamico, si trovavano già nelle idee e negli scritti del filosofo antisemita tedesco Eugen Dühring, un megalomane vissuto a cavallo tra il 1800 e il 1900 che voleva rifondare il socialismo su nuove basi e che ha avuto un certo seguito di simpatizzanti - è stato tra l'altro il padre di una discutibile Teoria della violenza.
No, è solo per far notare che quei delinquenti dell'Isis non hanno inventato niente di nuovo.

Marta... Bah!

Marta Marzotto è uno di quei nomi che ciclicamente senti nominare da anni, anzi decenni, ma non hai mai capito chi sia o cosa abbia fatto di importante, né ti sei mai preso la briga o hai mai sentito il bisogno di andare a controllare. Poi un giorno apprendi che se n'è andata e leggiucchiando qua e là scopri qualcosina di lei, qualcosa che ha a che fare con la moda, i salotti, il Maurizio Costanzo show.
Insomma, alla fine... bah.

lunedì 1 agosto 2016

I bambini e le tragedie

Terminato Lasciar andare, un ottimo (e voluminoso: 750 pagine) romanzo di Philip Roth, ho preso in mano un saggio: Parlare di Isis ai bambini. Nella prima parte ci sono degli elementi di psicopedagogia (credo), alcuni dei quali molto interessanti. Uno di questi spiega come comportarsi con un bambino che si trovi all'improvviso davanti a una notizia drammatica, e per farlo utilizza l'esempio di una normale famigliola che si trovi riunita sul divano a guardare un film o uno spettacolo divertente. All'improvviso lo spettacolo viene interrotto da un'edizione straordinaria del tiggì che annuncia una gravissima sciagura. Spesso, come è tristemente noto, fatti di cronaca particolarmente drammatici vengono presentati dalla tv senza filtri, nudi e crudi, con scene di bombardamenti, morte, distruzione ecc. che per i bambini possono rivelarsi esperienze particolarmente terrorizzanti. Ed è qui che entra in gioco il genitore, il quale può comportarsi in due modi, uno psicologicamente più dannoso per il bambino e uno benefico.
Quello dannoso, ad esempio, è dire: "Mamma mia, sta succedendo una cosa terribile. Chissà che paura. Non ci si può proprio più muovere da casa. Il mondo è diventato troppo pericoloso." Quello più positivo e benefico per il bambino, invece, è ad esempio dire: "Quello che sta succedendo in quella parte del mondo è davvero terribile. Per fortuna, però, noi siamo qui tutti uniti e nella nostra città non sta succedendo nulla di pericoloso."
Qual è la differenza tra i due atteggiamenti? Questa: nel primo caso il bambino si trova di fronte a un adulto impaurito quanto lui, che generalizza il senso di allarme e in questo modo trasferisce nel "qui e ora" del bambino la stessa sensazione di pericolo presente sul luogo della tragedia. Nel secondo caso il piccolo si trova di fronte un adulto consapevole che gli trasmette un senso di controllo della situazione, permettendogli così di tranquillizzarsi a sua volta, di "tirare il fiato" e scaricare la tensione, permettendogli altresì, una volta tranquillizzato, di porre domande al genitore su ciò che sta succedendo. E niente, 'ste cose non le sapevo, e non ricordo neppure come mi comportassi io in simili occasioni quando le mie figlie erano piccole.
Forse è meglio così.

Rifarei tutto

Indipendentemente da quale sarà la sentenza, dire "Rifarei ciò che ho fatto", "Rifarei tutto" ecc., cosa che si sente sp...