mercoledì 17 settembre 2014

Contratto a tutele (schiavitu') crescenti

Stavo leggendo qualcosa sul cosiddetto "contratto a tutele crescenti", la nuova disciplina delle assunzioni (e soprattutto dei licenziamenti) che Renzi sembra avere una gran fretta di realizzare. Se ho capito bene, il tutto dovrebbe funzionare piu' o meno cosi': l'azienda assume un dipendente. Formalmente, questo dipendente e' assunto a tempo indeterminato, ma per i primi tre anni non gode delle tutele previste dall'art. 18 (e altri) dello statuto dei lavoratori. Secondo quanto riporta Repubblica, il progetto riprende una vecchia idea di Ichino. Questa:
"nel periodo iniziale (sei mesi) il contratto non deve presupporre indennizzi per il lavoratore licenziato. A seguire, vengono introdotte alcune garanzie, come l'applicazione dell'articolo 18 in caso di licenziamenti disciplinari o discriminatori. Nei primi trentasei mesi di rapporto, dopo il periodo di prova, il datore di lavoro potrebbe recedere dal contratto senza motivazione ma ispettando il periodo di preavviso (da tre mesi a un anno). Sul lungo periodo, dopo i vent'anni, le tutele crescono ancora: l'onere di dimostrare che un licenziamento è motivato passa alle aziende."
Ecco, io non sono un giuslavorista, ma cosi', a occhio, mi pare di capire che il declassamento da lavoratore a carne da macello ci sia tutta. A corroborare la mia impressione, e questo credo tagli la testa al toro, c'e' l'entusiasmo di Sacconi.
Credo non serva altro.

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