Dopo la farsa della fuga in Europa, dove tra l'altro non era stato invitato da nessuno, per illustrare la manovra, i giudici di Napoli hanno fatto sapere al tipo di Arcore di averne ormai le scatole piene. E gli hanno dato la possibilità di scegliere per farsi interrogare un giorno compreso tra giovedì prossimo e domenica. In caso contrario, potrebbe teoricamente pure scattare l'accompagnamento coatto in procura (di fatto comunque improbabile, visto che servirebbe l'autorizzazione della Camera).
Naturalmente, come accadeva prima quando c'era Angelino, e come accade adesso col nuovo guardasigilli, gli epigoni berlusconiani hanno subito sollecitato l'invio degli ispettori ministeriali alla procura di Napoli.
In un paese normale, un capo di governo non scappa di qua e di là, accampando ridicole scuse, quando viene chiamato da una autorità giudiziaria a rispondere di qualche cosa; specie se poi, come in questo caso, nel procedimento in cui è chiamato a rispondere è parte lesa. Sarebbe lui che dovrebbe precipitarsi dai magistrati: perché è il primo che dovrebbe dare l'esempio di come ci si comporta.
Ma stiamo parlando di lui, e quindi ogni tentativo di ragionare secondo etica e buon senso non ha... senso. La cosa divertente della vicenda, ammesso che si possa considerare divertente, è la dichiarazione "Vogliono a tutti i costi ascoltarmi come vittima presunta di un`estorsione che io ho chiarito di non considerare tale". Insomma, è lui il primo a dichiarare di non aver subito alcuna estorsione: cosa deve andare a fare dai giudici?
Ricorda un po' i commercianti che pagano il pizzo al racket.
martedì 13 settembre 2011
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