giovedì 8 maggio 2025

Diversi



L'interrogativo ricorrente che mi sorgeva mentre leggevo questo incredibile saggio di de Waal era: com'è possibile che sia così difficile separare il sesso, inteso come cromosomi che distinguono i maschi dalle femmine, compresi i caratteri sessuali che li accompagnano, dal genere, inteso come ruolo e posizione sociale che la nostra cultura attribuisce ai sessi? Eppure nell'inconscio collettivo sesso e genere sono considerati come elemento unico. Avere una biologia maschile significa avere una sensibilità maschile e a una biologia femminile corrisponde sempre una sensibilità femminile. 

Oltre a tentare di destrutturare alla luce di cio che dice la scienza questo falso luogo comune, l'interrogativo cardine a cui de Waal cerca di rispondere nel libro è: il genere è un costrutto sociale oppure no? È frutto di condizionamenti sociali e culturali o nella sua definizione esercita un ruolo la biologia? Per fare questo l'autore, uno dei più noti e autorevoli primatologi del mondo, prende spunto da anni di osservazioni e studi del comportamento di varie specie animali, tra cui alcuni dei primati a noi geneticamente e biologicamente più simili: bonobo e scimpanzé, i nostri parenti più stretti.

Secondo de Waal la risposta a questa domanda non è univoca ma oscilla tra sì e no. La mente umana non è, secondo l'autore, semplicemente una pagina bianca su cui cultura e società scrivono le loro regole, e se i ruoli di genere possono essere prodotti culturali, l’identità di genere "sembra emergere dall’interno". Non è solo l’ambiente in quanto tale a produrre il genere, ma interviene un processo che tiene conto in primo luogo di qualcosa che si determina a monte grazie all'azione soprattutto di geni e ormoni.

Una delle parti più interessanti del libro riguarda la meticolosa e appassionata messa in discussione del concetto di dualismo, una convinzione mutuata da religione e filosofia e profondamente radicata nella nostra cultura secondo cui mentre il corpo è un prodotto dell'evoluzione, la nostra mente è soltanto nostra. De Waal considera il concetto di dualismo nient'altro che una forma di vanità in quanto noi abbiamo la fortuna di essere in possesso di un linguaggio e di qualche altro vantaggio intellettuale, ma dal punto di vista sociale, emotivo e biologico siamo primati fino in fondo. Scrive l'autore: "Noi esseri umani siamo dotati di un voluminoso cervello da primate e della psicologia che da esso deriva, compreso il nostro modo di orientarci in un mondo con (più o meno) due sessi. Chiamarli generi non cambia molto le cose. Per quanto la nostra retorica possa essere rifinita, non è mai possibile svincolare la categoria culturale di genere da quella biologica di sesso, accompagnato dal corpo, dai genitali, dal cervello e dagli ormoni. È un po' come la nobiltà medievale che si definiva di sangue blu, mentre tutti sapevano che se una lancia li avesse colpiti, avrebbero sparso sangue rosso. La biologia umana di fondo si intravede sempre."

Altro tema spiegato diffusamente riguarda la genesi e le funzioni degli orientamenti sessuali, in particolare quello più diffuso dopo l'eterosessualità riproduttiva: la famosa/famigerata omosessualità, croce e non delizia della nostra cultura. De Waal spiega come l'omosessualità esista a diversi livelli e con differenti gradazioni in tutte le specie animali ed esiste perché ha precise e identificate ragioni evolutive di esistere (modulatrice sociale, definitrice di gerarchie nei gruppi ecc.). Non è un errore e neppure una malattia, come si è creduto fimo a non tanti anni fa, e non è neppure un comportamento occasionale ma costante e sistematico.

In definitiva è un saggio, questo, che fa come meglio non si potrebbe ciò che dovrebbe fare ogni saggio: destrutturare luoghi comuni, credenze incancrenite, visioni stereotipate. E il cielo sa quanto ci sia bisogno di questo in tema di sessualità.

3 commenti:

  1. Non ho capito qual è la conclusione del primatologo: due generi/sessi un po' sì un po' no sia per genetica che per cultura?

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    1. La conclusione è che l'identità di genere viene definita sia dalla biologia che dalle influenze culturali/ambientali della società in cui si nasce e si vive.

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    2. Grazie per il chiarimento! Ok, allora avevo capito bene: mi era venuto il dubbio che l'autore fosse stato più "definitivo"...

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