mercoledì 30 aprile 2025

Compleanni

Oggi è il compleanno di una persona da cui ho imparato molto di quel poco che so.

Lunga vita, professor Barbero.

Zuppi?

Non so se ci si può approcciare all'elezione di un papa in termini di tifo. Comunque, se per caso si può, a me piacerebbe che vincesse Matteo Zuppi. Non perché lo conosca particolarmente al di là di ciò che hanno riportato di lui le cronache di questi anni, ma perché poco tempo fa disse che per amare il prossimo non è sempre necessario avere fede in Dio. Si può insomma, secondo Zuppi, avere una morale e un'etica prescindendo dalla fede.

Non è un passaggio da poco, se ci si pensa, e ricorda ciò che con altre parole ha sostenuto per tutta la vita un'eretica e atea impenitente come Margherita Hack e anche altri. Poi non so quanto sarà progressista Zuppi, e in fondo non so neppure quanto sia importante che lo sia. Anche Bergoglio era considerato progressista ma al di là di moltissime dichiarazioni che andavano in questo senso, non è che al lato pratico sia riuscito a cambiare granché all'interno della chiesa, o almeno così mi sembra.

D'altra parte è noto che le opinioni si formano più in base alle mozioni degli affetti e a ciò che colpisce in maniera irrazionale piuttosto che su una conoscenza solida e approfondita di una data persona o un dato argomento. E Zuppi non fa eccezione.

martedì 29 aprile 2025

Wasted Years

È incredibile cosa si può fare con una chitarra acustica. Ad esempio si può trasformare uno dei più grandi capolavori metal degli Iron Maiden in una dolce ed evocativa ballata.

Bravo Stuart Clifford. Applausi!


lunedì 28 aprile 2025

Fragili

Roberto Pizzato era a Lisbona quando è partito il blackout che ha messo al tappeto Portogallo, Spagna e parte della Francia e ci ha scritto su un pezzo, questo. Il succo del suo ottimo articolo riguarda un aspetto della nostra società magari banale ma che forse molti non considerano, se non quando capitano eventi di questa portata: la fragilità. Una fragilità dovuta al fatto che se tutto (ospedali, aerei, treni, tram, telefoni, bancomat, portoni dei palazzi, cucine dei ristoranti, semafori, cellulari ecc.) funziona con l'elettricità, magari abbiamo costruito una società più comoda, ma anche molto vulnerabile.

domenica 27 aprile 2025

Ritorni

Ho concluso il mio mese di convalescenza con una bella gita qui assieme a mia moglie e alcuni amici di vecchia data e domattina tornerò al lavoro. In questo mese ho riflettuto riguardo a ciò che dicono spesso alcuni miei conoscenti riguardo al fatto che in pensione ci si annoia, che il tempo non passa mai e le ore sono larghe e vuote.
Non so se un mese sia un lasso di tempo sufficiente per fare questo tipo di valutazione, ma io in questo mese non mi sono annoiato per niente. Mai, neppure per cinque minuti. Ho letto un sacco, ho ascoltato musica, ho suonato pianoforte e chitarra, ho ascoltato conferenze e lezioni su youtube, ho fatto passeggiate.
Non capisco come si possa annoiarsi una volta in pensione. Nonostante abbia avuto tanto tempo libero ci sono stati addirittura momenti in cui ho dovuto selezionare le cose da fare per mancanza di tempo. Forse si annoia chi non ha passioni, non ha passatempi, hobby. Non so. Comunque giuro che non mi sono annoiato neppure per un momento.

sabato 26 aprile 2025

Identificazioni

A termini di regolamento le forze dell'ordine possono chiedere a chiunque generalità e documenti. Questi ultimi non è obbligatorio averli sempre con sé, ma le proprie generalità è obbligatorio fornirle a ogni richiesta. Ovviamente il discorso vale anche per la titolare del forno di Ascoli Piceno.
Nello specifico caso nessun rilievo è stato formalizzato nei confronti della panettiera: non le è stato chiesto di rimuovere lo striscione antifascista né le è stato contestato alcunché relativamente all'esposizione di quest'ultimo. Difficile, quindi, non vedere altre motivazioni che non siano di tipo intimidatorio nella richiesta di documenti. A maggior ragione se l'identificazione è stata chiesta due volte, prima dalla polizia municipale e successivamene da quella di stato.
Poi magari non è così, ma la dinamica di tutta la vicenda mi pare vada inequivocabilmente in questa direzione.

Da Montanelli a oggi

Bella questa lunga chiacchierata tra Gianluca Gazzoli e Marco Travaglio. Mi è piaciuta perché Travaglio è stato uno dei miei giornalisti mito all'epoca in cui l'Italia era sotto l'impero berlusconiano e il giornalista era probabilmente l'unico a non fargli alcun tipo di sconto. E comunque è un giornalista che apprezzo ancora oggi, nonostante su alcune sue posizioni non sia stato sempre d'accordo.
Travaglio iniziò con Montanelli. Anzi fu proprio quest'ultimo, intuendone le potenzialità, a volerlo al Giornale, quando ancora il Giornale era un quotidiano libero e non l'organo di propaganda di Forza Italia, e anche lui attraversò il periodo delle purghe berlusconiane subite da tutti quelli (celeberrimi i casi Luttazzi, Santoro, Biagi) che non si allineavano.
Mi è piaciuta questa intervista perché in fondo ripercorre un pezzo della storia politica e dell'informazione del nostro paese. Una storia per certi versi tutt'altro che edificante e che probabilmente tanti, oggi, non conoscono o hanno dimenticato.

venerdì 25 aprile 2025

mercoledì 23 aprile 2025

I baffi



Raramente mi è capitato di leggere romanzi così... pirandelliani. 
Un signore si sveglia la mattina e decide, dopo tanti anni, di tagliarsi i baffi. La moglie, gli amici, i conoscenti e i colleghi non si accorgono di niente perché sostengono che lui non li ha mai avuti. Comincia così una storia che si incanala nell'assurdo e un viaggio che si snoda tra realtà e allucinazione, il tutto in un crescendo di esasperazione che porterà il protagonista perfino a immaginare un gigantesco complotto ai suoi danni ordito con lo scopo di farlo impazzire.
È un romanzo a tratti disturbante, venato di valenze distopiche, ma è soprattutto un viaggio nelle nostre psicosi e nella perdita di identità. Il finale lascia a bocca aperta, ma pensandoci non poteva chiudersi diversamente. 
Qualche anno fa sempre di Carrère lessi L'avversario, un libro che lascia impietriti (ne avevo accennato qui). Credo che leggerò altro di questo scrittore.

Teocrazie

Magari esagero, ma credo che cinque giorni di lutto nazionale non li facciano neppure in Iran alla morte di un ayatollah. Poi certo, al lato pratico cambia poco o niente, se si escludono le bandiere a mezz'asta sugli edifici pubblici e la facoltà (non l'obbligo) per esercizi commerciali e aziende di chiudere o fare orari ridotti. 
Inizialmente all'interno del governo c'erano due linee, una che propendeva per i canonici tre giorni che si usa proclamare in questi casi, un'altra (linea fortemente perorata dalla compagine meloniana) di arrivare a cinque, cosa che in Italia non si era mai vista. Ha vinto manco a dirlo quest'ultima, col lutto che arriverà al 26 aprile e ingloberà quindi anche la festa della Liberazione.
Ovviamente non è che ci fosse la volontà di includere quest'ultima con lo scopo di "ridimensionarla" un po': mica siamo maliziosi da queste parti. E anche se dal governo si affrettano a precisare che tutte le celebrazioni sono consentite "con la sobrietà che la situazione impone", siamo sicuri che non c'era nessuna volontà di ridimensionare il 25 aprile. Come infatti tutti sanno, la festa della Liberazione è una delle celebrazioni più amate da questo governo eufemisticamente filo-fascista. Mai si aggrapperebbero a qualsiasi pretesto per cercare di farla passare sotto tono.

L'unico non ipocrita

In quella grande e imbarazzante fiera dell'ipocrisia che sono le amorevoli dichiarazioni post mortem verso il papa da parte di personaggi che fino al giorno prima lo dileggiavano o lo avversavano apertamente, va dato atto a Netanyahu di essere stato l'unico coerente. Il governo israeliano ha sempre disprezzato questo papa per aver continuamente denunciato - l'unico in occidente a farlo con ammirevole ostinazione - il genocidio dei palestinesi in corso a Gaza. 
Al criminale di guerra Netanyahu va dato atto di non aver nascosto ipocritamente il risentimento verso Bergoglio dietro false dichiarazioni di cordoglio ma di essere rimasto in silenzio, un silenzio che più eloquente non potrebbe essere. Riconoscergli questo non vuol dire edulcorare il suo status di criminale di guerra, intendiamoci, significa solo evidenziare come anche i criminali a volte possono avere una loro coerenza. Niente di più, niente di meno.

martedì 22 aprile 2025

Demetrio

Il Post ricorda a tutti noi che se fosse ancora vivo Demetrio Stratos avrebbe oggi 80 anni. Non ho molto materiale suo, a casa, solo questo disco degli Area, che è uno dei più celebri della band.


Gli Area furono un gruppo difficilmente etichettabile. Comunemente vengono definiti una band di rock progressive, ma è una definizione riduttiva. Uno dei loro pezzi più noti, che è anche la prima traccia del disco, è sicuramente Luglio, agosto, settembre (nero), una canzone dalle forti connotazioni politiche che fa riferimento alla questione palestinese. In particolare, con Settembre nero si intende un evento bellico di una certa rilevanza nella storia araba.




La PFM, anni fa, omaggiò Demetrio Stratos con questo stupendo pezzo: Maestro della voce. Un titolo che si attaglia perfettamente al grande musicista scomparso troppo presto.


Chi vuole sapere altro come fa?

Temo che per almeno un mesetto sarà piuttosto difficile riuscire a sapere qualcos'altro oltre ai continui, nuovi dettagli sulla morte del papa ed elezione del successore. Stamattina tutto ciò che esulava dall'argomento del giorno era relegato sui giornali nelle ultime due-tre pagine. Per i siti stesso discorso. In TV non ne parliamo. Ieri mia mamma, fervente cattolica, a un certo punto ha spento la televisione sbottando: "Basta, non se ne può più".
L'argomento è importante, certo, di grande rilievo, ma i media - tutti - non dovrebbero trattare la vicenda esclusivamente in chiave acchiappa-clic e acchiappa-introiti, ma dovrebbero pensare anche ai tanti, forse la maggior parte, che oltre alla dipartita del papa vorrebbero continuare a sapere cos'altro succede nel mondo.

lunedì 21 aprile 2025

Francesco

Chi mi legge da più tempo sa che raramente ho espresso critiche nei confronti di papa Bergoglio. Certo, l'ho fatto, specie in occasioni di sue uscite che definire infelici è un eufemismo. Ma sono molti di più i post in cui ho plaudito alle sue posizioni sulle storture del capitalismo, sulle disuguaglianze, sulle guerre, i migranti, i detenuti, gli ultimi insomma. Gli riconosco anche di essere stato l'unica personalità mediaticamente autorevole in Europa ad alzare la voce su Gaza e a esaltare il disarmo come unico mezzo per raggiungere la pace, così come gli riconosco il coraggio di essere andato controcorrente rispetto all'infantile e puerile ritornello dell'aggressore e aggredito nella guerra russo-ucraina.

Ho sempre apprezzato le sue convinzioni progressiste così diverse da quelle dei suoi predecessori (specialmente gli ultimi due), convinzioni che gli hanno sempre attirato gli strali delle frange più conservatrici della chiesa e di quella compagine politica che oggi sciaguratamente è al governo. Poi vabbe', era un papa e faceva il papa, e sui temi etici (aborto, eutanasia, omosessualità ecc.) io ero agli antipodi rispetto a lui e ci sta. Diciamo che, pur da ateo, ho apprezzato molto dei suoi dodici anni di pontificato. Mi auguro che il prossimo non me lo faccia rimpiangere troppo.

domenica 20 aprile 2025

Pasqua coi Genesis





Per tentare di smaltire i cappelletti della mamma, dopo pranzo mi sono lanciato in una lunga camminata nella desolazione e nella solitudine dei campi e delle strade dietro casa. In realtà facendo queste camminate di un'oretta attorno a casa non si smaltisce un bel niente, dal momento che le calorie di un pranzo pasquale si smaltirebbero solo camminando fino a Ancona e ritorno. Però si neutralizzano un po' i sensi di colpa e non è poco.

Ho approfittato di questa camminata per immergermi, armato di auricolari, nei Genesis, in particolare nell'ascolto integrale di quello che è universalmente considerato il loro capolavoro: Selling England by the pound, quinto album in studio della leggendaria band britannica. 


È un album di cui ho sempre sentito parlare ma di cui - colpevolmente, ahimè - conoscevo solo la mitica Firth or fifth, titolo che è un geniale e intraducibile gioco di parole

Sono rimasto folgorato dalla bellezza di questo album, dalla genialità compositiva dei brani, dalla loro complessità. Non ha niente da invidiare a un album di musica classica. Camminavo guardandomi intorno ma in realtà, mentre ascoltavo l'opera, "vedevo" e immaginavo gli spartiti su cui una mano geniale traduceva in note la bellezza di queste musiche. 

Arrivato a casa ho cominciato a leggere qualcosa di questo disco partendo da Wikipedia, ma ho intenzione di approfondire ulteriormente il tutto da altre fonti. Nel frattempo ricomincio da capo ad ascoltarlo per intero

Buona Pasqua.

Un dj in Vaticano

Ai tanti che storcono il naso per i salamelecchi e relativi segnali di distensione tra JD Vance e Vaticano replica stamattina mons. Gianfranco Ravasi dalle colonne della Stampa dicendo che Gesù amava e incontrava i peccatori, era venuto per loro, mica per i giusti. In realtà se Gesù amava i peccatori papa Francesco li ama di meno, dal momento che si è guardato bene dal ricevere il deejay e ha appioppato l'incombenza al cardinale Parolin.

Il vice presidente americano col soprannome da deejay si è sempre dichiarato profondamente cattolico ed è normale che questo sedicente status confligga un po' con le sue posizioni in perfetta linea con quelle di Trump su deportazione dei migranti e appoggio incondizionato a Israele sul massacro di Gaza. In una intervista a Fox di qualche tempo fa il deejay contestò a Biden i suoi moniti (ipocriti) a Netanyahu di darsi una calmata dicendo che il supporto militare a Israele doveva essere massiccio e costante.

Spiegò la sua posizione così: "La maggior parte dei cittadini di questo Paese [Israele] pensa che il loro Salvatore, e io mi considero cristiano, sia nato, morto e resuscitato in quella stretta striscia di territorio al largo del Mediterraneo". Il sottotesto è chiaro, non serve spiegarlo. D'altra parte Vance non è neppure il primo ad abbracciare le posizioni dell'ultradestra religiosa israeliana che giustifica il massacro dei palestinesi su basi teologiche. Da qui i rapporti eufemisticamente freddi tra amministrazione americana trumpiana e Vaticano.

Fino a ieri, quando Vance si presenta in Vaticano con moglie e tre figli in atteggiamento ossequioso e devoto. Il gelo dei tempi passati si scioglie, le divergenze si appianano e il peccatore è redento, almeno a favore di telecamere.

sabato 19 aprile 2025

Barbero Vs Bottura

Ho il sospetto che il clamore sorto attorno alla diatriba tra Alessandro Barbero e Luca Bottura non abbia le sue radici nella diatriba in sé ma nelle presunte posizioni filorusse di Barbero e anche dal fatto che lo storico ha partecipato alla manifestazione contro il riarmo organizzata dai Cinquestelle. Secondo me il problema è tutto lì.

Riguardo al falso video creato da Bottura utilizzando l'IA per ribaltare il significato dell'intervento di Barbero, ci sarebbe da chiedersi alcune cose. Ad esempio, in un contesto digitale ormai totalizzante in cui diventa sempre più difficile distinguere ciò che è vero da ciò che è falso è opportuno che si confezionino video falsi per fare satira? 

Magari sì, ma per evitare di aggiungere confusione a confusione si potrebbero prendere alcuni accorgimenti. Ad esempio Bottura avrebbe potuto inserire l'avviso che il video era un falso creato dall'IA all'inizio, non alla fine. Ci saremmo tutti risparmiati buona parte della polemica che ne è nata e tante persone non sarebbero state ingannate. Lo stesso Bottura avrebbe così evitato di doversi scusare per il casino creato.

Per quanto riguarda l'IA, si tratta di uno strumento dalle enormi e in larga parte ancora sconosciute potenzialità, non sarebbe male usarlo con attenzione e cautela, cercando di prevedere i potenziali effetti del suo utilizzo. Ma mi pare che si sia ancora molto lontani dall'imboccare questa strada.

venerdì 18 aprile 2025

La fermata

Generalmente non ricordo i sogni che faccio. Questo sì, anche se è un po' confuso. 

Sono a Rimini alla fermata dell'autobus e aspetto il 9 per tornare a casa. Ricordo anche la fermata, quella nei pressi dell'incrocio tra via Roma e via Tripoli. Mancano un po' di minuti al suo arrivo e nell'attesa mi reco presso un tabaccaio lì nei pressi per acquistare il biglietto. All'interno c'è ressa e mi metto in coda un po' in ansia perché i minuti passano. Riesco finalmente a comprare l'agognato biglietto e mi precipito fuori, appena in tempo per salire sull'autobus che nel frattempo sopraggiunge.

Sull'autobus c'è più ressa che nel negozio del tabaccaio. Non riuscendo ad arrivare alla macchina obliteratrice chiedo a chi è accanto a me di fare correre il biglietto fino all'apparecchio e di farmelo tornare indietro vidimato. Il biglietto parte ma nel passamano cade sul pavimento del bus e nessuno riesce più a trovarlo. Panico. Panico vero, tipo incubo. Sarebbe potuto salire il controllore in ogni momento e sarei stato fregato. Invece il bus arriva al capolinea senza che salga qualcuno a controllare i biglietti. Poi non ricordo altro.

Immagino che questo sogno sia collegato a una vicenda simile che mi è accaduta realmente un paio di mesi fa. Ero sempre sul mitico 9 Rimini - Santarcangelo e tornavo a casa da una visita in ospedale. Il bus era pieno perché in quei giorni alla fiera di Rimini c'era qualcosa (alla fiera di Rimini c'è sempre qualcosa). Credo ci fosse il Sigep ma non sono sicuro. Come nel sogno, siamo tutti pressati sul bus tipo sardine in scatola e chiedo di fare passare il biglietto fino alla macchina obliteratrice. Il biglietto parte e torna e lo metto velocemente in tasca.

Due fermate prima di quella della fiera salgono due controllori. Io sono tranquillo, il biglietto è vidimato. Lo tiro fuori e glielo mostro. "Guardi che questo biglietto non è timbrato", mi fa notare il controllore. Lo guardo e scopro con orrore che effettivamente non è timbrato. Spiego quindi ai due controllori che io il biglietto l'ho fatto passare e una delle persone vicino a me testimonia il passamano. Evidentemente la persona che era l'ultimo anello della catena per qualche motivo non l'ha timbrato e il biglietto è tornato indietro vergine. Io l'ho messo in tasca senza guardarci e buonanotte.

Risultato: 74,50 euro di sanzione e un'incazzatura che ha accennato a scemare solo dopo una decina di giorni. Sarebbe stato bello che le due situazioni fossero state invertite: la multa nel sogno e il lieto fine nella realtà. Pazienza.

Missione compiuta

"Missione compiuta" è il titolo più divertente che ho letto sui quotidiani di stamattina relativamente all'incontro di ieri tra la nostra Presdelcons e il buzzurro presidente USA. Il titolo è ovviamente di Libero. Non è male neppure la prima pagine del Giornale: "Meloni convince Trump". A fare che non si sa, ma intanto lo convince. Al di là della retorica mediatica di regime, se si guarda il succo dell'incontro si scopre che in realta, salamelecchi a parte, di concreto c'è ben poco

In pratica l'unico risultato ottenuto da Meloni è la promessa di Trump di venire a Roma non si sa quando per fare due chiacchiere con la von der Leyen, niente di più e niente di meno, e una promessa fatta da Trump, conoscendo il tipo, eleva a credibili anche quelle dei marinai. Sui dazi Trump resta inflessibile e non si muove di una virgola, per ora, e dall'incontro l'unico ad averci guadagnato sembra proprio lui, dal momento che ha ottenuto da Meloni l'impegno di arrivare al 2% del Pil in armamenti e l'impegno di acquistare sempre più massicciamente il GNL americano. Nient'altro.

Ovviamente la Meloni non aveva alcuna autorizzazione a trattare sui dazi, dal momento che nelle trattative sul commercio internazionale l'Europa si muove collegialmente come entità unica (almeno lì) e i singoli paesi non hanno voce in capitolo, ma poteva comunque aspettarsi qualche cenno non ufficiale in tal senso dal buzzurro, qualcosa che autorizzasse a immaginare possibili ammorbidimenti. Niente da fare.

Tra l'altro, titoli come "L'incontro ha avuto successo" e simili non hanno alcun senso, dal momento che i risultati di questi bilaterali si vedono sul lungo periodo e non certo nell'immediato. Occorre poi tenere presente che la parte pubblica di questi incontri è generalmente minima rispetto alla parte privata, a ciò che cioè i leader si dicono in realtà dietro le quinte lontano dalle telecamere. In questo senso la famosa presa a pesci in faccia di Zelensky da parte di Trump a favore di telecamere fu un'eccezione notevole. Di solito le stoviglie i leader se le tirano in privato, non in pubblico.

Comunque sia, missione compiuta. Tutti contenti.

giovedì 17 aprile 2025

Crepe

Si cominciano a vedere le prime crepe nelle file dell'esercito israeliano. Centinaia di riservisti ed ex membri del Mossad e dello Shin Bet, assieme a un sempre più vasto numero di appartenenti alla società civile israeliana, prendono le distanze dal genocidio in corso del popolo palestinese, si rifiutano di continuare a massacrare migliaia di persone innocenti e chiedono al criminale di guerra Netanyahu di riprendere i negoziati con Hamas. 

I firmatari delle petizioni dicono, tardivamente, ciò che era già noto a molti osservatori fin dall'inizio della rappresaglia israeliana a Gaza, e cioè che il massacro dei palestinesi non ha alcuna giustificazione in termini di sicurezza ma è solo un'operazione di pulizia etnica portata avanti con tutt'altri fini rispetto a quello del rilascio degli ostaggi israeliani. I firmatari chiedono di porre fine al genocidio "perché la santità della vita è più importante della vendetta" e perché la guerra "a questo punto serve soprattutto interessi politici e personali, e non gli interessi di sicurezza".

Se ne stanno accorgendo gli israeliani, anche se per ora solo una parte, manca solo che se ne accorga l'Europa.

mercoledì 16 aprile 2025

Marquez visto dall'IA

Volevo scrivere alcune impressioni su L'amore ai tempi del colera, letto la settimana scorsa. Siccome però sono pigro e scrivo impressioni sui libri che leggo solo se i libri in questione mi piacciono molto, ho provato a chiedere all'IA di Meta. Domanda: Mi scrivi una recensione di L'amore ai tempi del colera? Incollo qui di seguito la sua risposta.

E' un romanzo che ti lascia senza fiato, che ti fa riflettere sull'amore, sulla vita e sulla morte. La storia di Florentino Ariza e Fermina Daza è una delle più belle e struggenti che abbia mai letto.
Gabriel García Márquez è un maestro della parola, capace di creare un'atmosfera magica e onirica che ti trasporta in un altro mondo. La sua scrittura è poetica, evocativa e piena di passione.
Il libro è un viaggio attraverso il tempo, la memoria e i sentimenti. E' un'indagine profonda sull'amore, sulla sua natura, sulla sua forza e sulla sua debolezza.
Non posso che consigliare "L'amore ai tempi del colera" a chiunque ami la letteratura, l'amore e la vita. E' un libro che ti cambierà, che ti farà vedere le cose in un modo diverso e che ti lascerà un segno indelebile nel cuore.

Se trascuriamo un eccessivo e a mio parere ingiustificato afflato entusiastico nei confronti dell'opera, con alcune considerazioni sono d'accordo, in particolare sulla prosa poetica ed evocativa con cui l'autore racconta la storia d'amore tra Florentino e Fermina. Una storia, però, che mi pare presenti alcuni tratti di ossessione ai limiti del patologico, ma ovviamente queste sono impressioni personali.

Mentre leggevo la risposta dell'IA però mi chiedevo: se chiediamo all'IA di scrivere al nostro posto una recensione, un tema, una canzone, una poesia, la soluzione di un problema, la soluzione di un'equazione di secondo grado, una tesi di laurea o quello che volete, che ce ne facciamo del nostro cervello, della nostra intelligenza e della nostra creatività?

martedì 15 aprile 2025

Il matrimonio


Ogni tanto capita di imbattersi in romanzi che sorprendono, romanzi cioè da cui magari non ci si aspetta granché e che invece si rivelano interessantissimi. Questo è uno di quelli e lo è per due motivi. Il primo è che si tratta di un thriller avvincente da cui è veramente difficile staccarsi, anche se qua e là punteggiato da tratti di eccessiva inverosimiglianza che però si perdonano senza problemi; il secondo motivo sta nel fatto che stimola più di una riflessione sul rapporto genitori-figli, in particolare sulla misura in cui noi genitori conosciamo, o crediamo di conoscere, i nostri figli - a volte su questo versante qualche sorpresa è da mettere in conto.

Un'altra interessante riflessione veicolata dal romanzo di Rekulak riguarda il fatto che la giustizia non è uguale per tutti, nonostante ciò che si legge nelle aule di ogni tribunale italiano e presumo americano (non ricordo). Nonostante ciò che dovrebbe accadere in un mondo perfetto, e cioè che la giustizia sia uguale per tutti, abbiamo infatti decenni di cronaca giudiziaria a testimonianza del fatto che purtroppo non è così. Chi ha maggiori possibilità economiche e si trova in posizioni elevate nelle scale gerarchiche del potere può infatti contare su una giustizia più "amica".

Per tutto questo e altro ancora credo valga la pena leggere questo libro.

35 anni

Mentre sono qui a casa in convalescenza e passo il tempo leggendo, sistemando un po' cucina e camera e trasformando in bit su queste pagine i miei pensieri sconclusionati, mi viene in mente che nell'aprile del 1990, il giorno esatto non lo ricordo, venivo assunto nell'azienda in cui lavoro tutt'ora. Magari per quelli della mia generazione era una cosa tutto sommato normale entrare in un posto e restarci intrappolati tutta la vita, ma per un giovane di oggi immagino che la sola idea si collochi tra il sorprendente e l'incredibile. Che poi in realtà nel mio caso non si è trattato di una trappola, nel senso che se avessi voluto niente mi avrebbe impedito di andarmene altrove. Invece sono rimasto lì perché in fondo non mi sono mai trovato male e a questo punto, salvo imprevisti (l'editoria oggi naviga in acque tutt'altro che buone), ci resterò fino al meritato riposo.

Negli anni Novanta del secolo scorso il mercato del lavoro era ancora pieno di opportunità e ricordo che uscivano regolarmente riviste di annunci economici con infiniti elenchi di aziende che cercavano addetti. Oggi è il contrario. Le riviste cartacee di annunci economici si sono trasferite sul web e gran parte dei suddetti annunci sono di lavoratori che cercano le aziende, non viceversa. All'epoca il contratto a tempo indeterminato era la regola, oggi una chimera. Che poi oggi molti giovani manco lo vogliono più il contratto a tempo determinato. Vedo Francesca, mia figlia minore, che ce l'aveva e l'ha stracciato in cambio della libertà di andare a lavorare dove le pare, di muoversi, di girare, cambiare aria continuamente senza incatenarsi a un posto come fece quel demente di suo padre. 

Sono scelte. Che noi vecchi matusa possiamo condividere o meno ma che non smuovono di un millimetro le intenzioni dei figli. Poi magari arriverà un giorno in cui si pentirà di questo eterno girovagare e deciderà di incatenarsi a qualche luogo. Ma c'è tempo. I miei 35 anni nella stessa azienda mi sembrano volati se mi volto a guardarli, mentre i pochi che ho davanti prima dell'eterno riposo mi sembrano infiniti. D'altra parte, come diceva già De André in tempi non sospetti, "il tempo è un signore distratto". Molto distratto e molto volubile, aggiungo io.

Vargas Llosa

Di Vargas Llosa credo di aver letto un solo romanzo: Crocevia. Lo lessi qualche anno fa ma non mi lasciò granché; ricordo vagamente la forte connotazione politica dello scritto e le amare riflessioni sulla corruzione del sistema dell'informazione. Ma i grandi scrittori rimangono grandi indipendentemente dalle mie impressioni. Leggo sul Post che la sua traiettoria politica si è snodata su un percorso che lo ha portato dal marxismo a Milei, con buona pace di chi dice che mano a mano che ci si avvicina al crepuscolo della vita si va verso la saggezza.

domenica 13 aprile 2025

All'unanimità

Dicono al tg3 che lo sdegno delle cancellerie europee è unanime di fronte all'atto terroristico russo di oggi che ha provocato 34 vittime civili ucraine tra cui due bambini. Veementi si alzano le voci indignate del segretario della Nato Rutte, della Von Der Leyen, degli USA, di Starmer, Macron, Meloni, Schlein.

Veemenza che fa il paio coi silenzi sull'altro attacco terroristico perpetrato ieri da Israele, che ha bombardato e distrutto l'ultimo ospedale funzionante a Gaza. Plastica dimostrazione di cos'è il famoso doppio standard dell'occidente per cui siamo famosi nel mondo.

Ieri e oggi

Ieri era quasi estate, oggi è quasi inverno. Ieri sono andato a camminare con la maglietta a maniche corte, oggi diluvia ed è freddo. Il meteo agisce per cesure nette, non per progressioni morbide; forse una volta era morbido, ora non più. Il tedio delle domeniche piovose lo combatto in vari modi, ad esempio scrivendo sciocchezze su Facebook, ma da Facebook mi sto progressivamente allontanando e ci scrivo sempre meno. Preferisco leggere, e tra ieri e oggi ho divorato questo ottimo thriller psicologico di Claire Douglas, che mi è capitato in mano per caso e mi ha ipnotizzato.



Stamattina, invece, mi sono incantato a seguire la splendida lezione di Dario Fabbri che metto qui sotto. Vi si spiega la genesi della guerra russo-ucraina non dal punto di vista delle vicende storiche che nel corso dei secoli hanno condotto al tragico epilogo dell'invasione, ma seguendo un approccio psicologico-antropologico della storia di quelle popolazioni. In pratica Fabbri, più che concentrarsi sulla storia, tenta di entrare nelle teste dei russi e degli ucraini per spiegare la loro psicologia collettiva e come questa dirige il loro agire. Un approccio interessantissimo e sicuramente originale. 

Comunque stasera verranno a cena qui da me e mia moglie le nostre figlie. In fondo le domeniche piovose non sono così male.


sabato 12 aprile 2025

Riconoscimenti tardivi

Con un pigolio passato quasi inosservato, qualche giorno fa Macron ha dichiarato che la Francia è pronta a riconoscere lo stato di Palestina. Bellissimo. Peccato che la Palestina non esista praticamente più e la striscia di Gaza sia ormai una distesa di macerie e cadaveri. E cosa vuoi riconoscere, uno stato fatto di macerie e cadaveri? 

Dal 18 marzo scorso, giorno in cui Israele ha interrotto la tregua e ha ricominciato a bombardare la striscia di Gaza, l'idf ha massacrato 1500 civili di cui 500 bambini. 1500 persone uccise in una ventina di giorni, una media di 75 al giorno che vanno ad aggiungersi alle 50/60mila già massacrate dall'inizio della rappresaglia. Con l'Europa che non dice una parola e la donna madre e cristiana che non fiata.

Il genocidio è quasi completato e civili vengono uccisi ogni giorno nell'indifferenza generale nei confronti di una delle maggiori tragedie del nostro tempo. Non so se la storia ci assolverà per quello che abbiamo fatto.

Cenere

Ieri sono andato al cimitero di Forlimpopoli alla tumulazione delle ceneri di una zia abbastanza alla lontana di quelle parti. La conoscevo, era simpatica, ed eravamo reciprocamente affezionati anche se ci si vedeva di rado a causa della distanza. È stata la prima volta che ho assistito a una "cerimonia" simile e mi ha fatto un certo effetto vedere il vaso con le ceneri trasportato in una specie di sacchetto come si porterebbe al braccio la borsa della spesa.

Mi è venuta in mente la famosa formula che recita il prete in occasione delle Ceneri (mi pare): Ricordati che sei polvere e polvere ritornerai, alla quale in Non ci resta che piangere Massimo Troisi risponde: "Mo' me lo segno". Ma mi viene in mente anche ciò che scrive Margherita Hack in un suo libro di cui non ricordo il titolo, in cui dice che ciò che rimarrà di noi dopo la morte, cioè atomi e molecole, vagherà tra terra e aria e nel meraviglioso mondo della chimica organica andrà a comporre altri organismi e altre forme di vita.

La mitologia dell'immortalità, alla fine, non è così campata per aria se ci si pensa, anche se le sue implicazioni pratiche sono comunque di ben poco sollievo.

venerdì 11 aprile 2025

Per noi che abbiamo la memoria corta


Tutti i romanzi pubblicati nella collana Il giallo Mondadori hanno nelle prime pagine uno specchietto riassuntivo contenente l'elenco dei personaggi principali della storia e la loro funzione. È un accorgimento che tutte le case editrici dovrebbero adottare, eviterebbe ai lettori di una certe età come lo scrivente di doverli appuntare a matita su un foglietto a parte o su una pagina bianca del libro.

Quando ero giovane e la mia memoria a breve termine saltava ancora i fossi per il lungo non avevo ovviamente necessità di ricorrere a questo espediente, ma ora sì, specialmente quando affronto romanzi di una certa complessità e una certa varietà di personaggi. Quando ho cominciato a rendermi conto della difficoltà di ricordare i personaggi in romanzi complessi un po' mi sono preoccupato, poi ho scoperto indagando qua e là che è invece un inconveniente abbastanza diffuso una volta che si entra nella seconda metà del nostro percorso su queste lande terrene. Quindi va bene così.

giovedì 10 aprile 2025

Retromarcia

Qui il Post illustra in maniera abbastanza chiara i motivi che hanno indotto Trump a fare retromarcia sui dazi, motivi che sostanzialmente si collegano a una possibile recessione dell'economia e all'arrivo di una più che probabile crisi finanziaria della stessa portata di quella del 2008 di Lehman Brothers. Ciò che più stupisce da quanto si legge è la totale improvvisazione e sottovalutazione degli effetti da parte di Trump. 

Nonostante fosse stato avvertito da alcuni suoi collaboratori dei rischi a cui si sarebbe andati incontro imponendo i dazi in quella maniera scriteriata, lui è andato dritto, finché al terzo giorno di crollo dei mercati qualcuno lo ha preso da una parte e gli ha detto: Guarda, o torniamo indietro o qui crolla tutto.

La prima potenza economica e non solo del mondo è andata in mano a uno squilibrato col garbo, l'educazione e il senso dello stato di un esagitato della curva nord e con la preparazione economica simile a quella di un Borghi qualsiasi. È incredibile questa cosa.

mercoledì 9 aprile 2025

Mancata crudeltà e cognizione di causa

Tutte le sentenze sono commentabili e anche criticabili e quella che ha condannato Filippo Turetta all'ergastolo non fa eccezione. Tuttavia io non credo che abbiano qualche valore, oltre a quello del mero sfogo, i commenti sdegnati vergati frettolosamente in pochi caratteri sui social, commenti dettati esclusivamente dalla reazione emotiva del momento per la mancata attribuzione dell'aggravante della crudeltà. Per alcuni motivi.

Uno di questi è che la sentenza emessa è il risultato di indagini approfondite che sono durate quasi due anni e che hanno preso in esame ogni singolo aspetto della vicenda: dalle perizie all'ascolto dei testimoni, dall'analisi delle riprese video agli esami psicologici della personalità dell'assassino e altro. Commentare tutto questo frettolosamente, e soprattutto senza aver letto per intero le motivazioni, è scorretto proprio a livello metodologico, anche se ovviamente è gratificante a livello emotivo (è risaputo che uno degli effetti "benefici" del vergare frettolosamente commenti indignati è l'allentamento della carica emotiva di cui sopra).

Il punto focale della sollevazione popolare è, come noto, la mancata attribuzione dell'aggravante della crudeltà a Filippo Turetta. Ovviamente io non sono in grado di dire se tale omissione sia corretta oppure no. Non ho cioè strumenti conoscitivi di alcun tipo per dire se l'assassino ha ucciso la sua vittima in modo crudele oppure no. E credo nessuno di noi, non avendo partecipato alle indagini e non avendo letto le centinaia e centinaia di pagine degli atti del processo, li abbia. I giudici però sì, e per loro l'aggravante della crudeltà non sussiste. Sbagliano? Può darsi di sì, ma può darsi anche di no. 

La spiegazione dei giudici su questa mancata attribuzione è ben evidenziata qui, ove tra le altre cose si legge:

Analizzando le immagini registrate durante le fasi dell’aggressione, il collegio giudicante ha rilevato una dinamica caotica, fatta di colpi ravvicinati, rapidi e inferti quasi alla cieca. Per i magistrati, pur riconoscendo l’efferatezza complessiva dell’azione, queste modalità non sarebbero frutto di una decisione lucida o cosciente da parte dell’imputato, ma piuttosto l’esito di un comportamento concitato, dettato dal panico e dalla mancanza di padronanza del gesto omicida. Nella carte si legge infatti che Turetta "non aveva la competenza e l'esperienza per infliggere sulla vittima colpi più efficaci, idonei a provocare la morte della ragazza in modo più rapido e pulito", cosi ha continuato a colpire fino a quando si è reso conto che Giulia "‘non c'era più'".

In altre parole, per i giudici l'aggravante della crudeltà si definisce dall'intenzionalità di infierire crudelmente sulla vittima anche facendone scempio e causandone sofferenza aggiuntiva a quella necessaria a procurarle la morte. Per i giudici questo elemento non c'era in quanto l'assassino aveva intenzione di portare a termine il crimine il più velocemente possibile.

Un altro elemento da tenere presente per cercare di allargare un po' lo sguardo è che gli stessi giudici è vero che hanno negato l'aggravante della crudeltà, ma hanno escluso tutte le attenuanti generiche che solitamente in questi casi vengono concesse. Più in generale, come scrive Luciano Butti qui:

Quando i giudici applicano la legge, e quindi anche quando riconoscono o escludono le aggravanti o attenuanti di un delitto, non possono decidere “a buon senso”, Devono, invece, verificare se sussistano, o meno, i requisiti che la legge richiede per applicare le varie norme. Nel sistema delle nostre norme penali, l’aggravante della crudeltà presuppone, in un omicidio, che l’assassino abbia utilizzato verso la vittima violenze crudeli “ulteriori” rispetto a quelle necessarie per ucciderla.

Naturalmente le reazioni di pancia che si leggono sui social o al bar non sono totalmente ingiustificate. Le materie che hanno a che fare con la giurisprudenza sono infatti complesse - in generale quasi tutti i temi di cui discutiamo sono complessi, anche se il più delle volte non ce ne rendiamo conto - e necessiterebbero di essere commentati con un minimo di cognizione di causa. Ma pure senza arrivare alla cognizione di causa, occorrerebbe che quando si leggono titoli tendenziosi e fuorvianti come "75 coltellate ma per i giudici l'aggravante della crudeltà non c'è" (i giornali sono perfidi in questo), prima di prendere in mano frettolosamente il nostro smartphone e allentare la pressione emotiva scrivendo di getto sciocchezze, contassimo almeno fino a dieci. Durante il conteggio potremmo farci qualche domanda, tipo: perché questo titolo? Cosa significa? Come si spiega? Perché per i giudici non c'è questa aggravante? 

Ma, è noto, la riflessione e i dubbi nell'epoca della velocità non hanno casa.

martedì 8 aprile 2025

Steve

Leggo che oggi è il compleanno di Steve Howe. È un chitarrista a cui sono molto legato non solo perché è stato il chitarrista degli Yes, ma soprattutto perché è stato il chitarrista degli Asia. Gli Asia nei primi anni ottanta pubblicarono un album omonimo, questo, che da ragazzino ascoltai fino a consumare il nastro magnetico della musicassetta e che, secondo me, è uno degli album più belli di tutta la storia del rock.

Piccola curiosità: l'assolo spagnoleggiante di chitarra acustica all'interno della canzone Innuendo, contenuta nell'ultimo, omonimo album in studio dei Queen, non è suonato da Brian May ma da Steve Howe.

Lunga vita, grande chitarrista.

Qui Innuendo e qui Without you, uno dei pezzi più belli di quel disco.

Vecchitudine

Mi sono imbattuto casualmente in alcuni video di Jackson Browne, un cantautore americano che da giovane amavo tantissimo, e sono rimasto sorpreso nel vederlo così invecchiato. Poi ho pensato che un conoscente di gioventù che mi vedesse oggi, dopo 40 anni, direbbe la stessa cosa. Non viene spontaneo mettersi nei panni di qualcuno che non ci vede da 40 anni, tendiamo sempre a guardare quanto sono invecchiati gli altri.
Comunque Jackson Browne da giovane era così.

Calmissimo

In questa epoca dominata dal trumpismo, in cui tutto crolla sia economicamente che eticamente, spuntano fuori da ogni dove consigli su come difenderci e sopravvivere. Su come difenderci da una guerra atomica sappiamo già tutto, edotti magistralmente in questo da alti esponenti europei che reclamizzano borsette col kit di base per sopravvivere tre giorni a una guerra nucleare e da giornali come Repubblica, i quali pubblicano articoli intitolati "Il fascino del bunker anti-atomico", dove si magnificano le meraviglie di un cubicolo di cemento armato di quattro metri per quattro impermeabile alle radiazioni e sepolto in giardino. Secondo Repubblica milioni di italiani sarebbero rapiti dal fascino di tale soluzione.

Poi, in caso si sopravviva all'atomica, ci sono i consigli su come sopravvivere finanziariamente al terremoto innescato dai dazi di Trump. La Stampa, ad esempio, stamattina pubblica un dossier dal titolo "Come difendere i nostri risparmi", in cui si indica come soluzione quella di stare calmi e aspettare, evitando di vendere subito, perché mediamente in un anno i mercati recuperano le perdite. Ottimo anche il consiglio di acquistare i Btp a 5 anni, oppure oro, ché lì non si sbaglia mai. Mentre leggo penso che io sono calmissimo, dal momento che in vita mia non ho mai fatto investimenti finanziari per il semplice motivo che, essendo da sempre un semplice dipendente privato, soldi da investire non ne ho mai avuti e ho sempre vissuto più o meno all'insegna del tanti presi, tanti spesi.

Quindi, da questo punto di vista, mentre fuori tutto crolla io sono calmissimo.

lunedì 7 aprile 2025

Il senso di Smilla per la neve


Ho finito ieri questo celeberrimo libro uscito parecchi anni fa - io su molte cose, non solo i libri, arrivo sempre tardi. Molto brevemente, la prima parte l'ho trovata entusiasmante, un giallo magistrale. Da metà in poi, quando la protagonista si imbarca sulla nave diretta in Groenlandia per scoprire il legame tra la spedizione di molti anni prima e la morte del bambino, qualcosa si rompe e sembra quasi di leggere un altro libro. 

Intendiamoci, rimane sempre un grande giallo con bellissime e interessantissime incursioni nella cultura groenlandese (andrebbe letto anche solo per questo), ma a mio avviso nella seconda parte un po' della magia della prima va persa, l'ho trovata meno avvincente, più confusa, con una serie di dialoghi di cui a volte è difficile trovare il senso. 

Peccato.

Nel complesso, comunque, un grande giallo.

La valenza del pregresso


Condivido totalmente lo sfogo di Roberto Mercadini. Solo un appunto. Quando si narra il pregresso di un fatto, qualsiasi fatto, ci sono due possibilità. La prima è che il racconto degli avvenimenti che hanno condotto al fatto in questione abbia finalità di giustificazione. La seconda è che abbia finalità di mera spiegazione, che venga cioè esposto per cercare di fare capire i motivi che l'hanno provocato. C'è differenza tra le due situazioni, anche se è una differenza sottile che spesso si fatica a cogliere.

Il caso della guerra russo-ucraina è emblematico in questo senso. È infatti pacifico che la Russia ha invaso l'Ucraina violando il diritto internazionale. Allo stesso modo è pacifico che sono molteplici e complesse le vicende che hanno portato al tragico epilogo dell'invasione. Il punto dirimente sta nelle finalità con cui vengono utilizzate queste vicende. Se vengono portate a mo' di giustificazione è sbagliato; se vengono portate per cercare di capire (non giustificare) il contesto in cui è maturata l'invasione, ben vengano.

Non c'è niente da fare, riuscire a cogliere questa differenza è difficile.

La nostra (dis)informazione

Fa sempre un po' tenerezza il modo propagandistico e parziale in cui nel nostro paese vengono raccontate le cose, anche se ormai dovremmo esserci abituati. Ulteriore testimonianza di questo andazzo è il modo in cui giornali e media in genere hanno raccontato le due piazze di questo ultimo periodo, quella pro-Europa di Michele Serra e quella pentastellata di sabato scorso contro il riarmo. La prima ha avuto coperture urbi et orbi da parte di tutti i media, i quali hanno dato largo spazio agli interventi di ogni partecipante, compresa quello molto infelice di Vecchioni, il tutto condito da un profluvio di immagini scattate dall'alto a testimonianza dell'enorme partecipazione. 

La seconda, pur avendo avuto eguale se non maggiore successo, è stata raccontata parlando solo della influencer napoletana e evitando accuratamente di postare foto dall'alto per evitare il colpo d'occhio. Lo scopo era chiarissimo: dare l'idea che la partecipazione era bassa e che il livello della manifestazione era tarato sulla famosa influencer. Il livello della manifestazione è stato invece molto più elevato, dal momento che tra gli intervenuti c'erano personalità del mondo della cultura e della società civile del livello di Alessandro Barbero, Tomaso Montanari, Marco Travaglio, l'economista Jeffrey Sachs, Mario Tozzi, Barbara Spinelli (figlia di Altiero Spinelli, uno degli estensori del Manifesto di Ventotene), e poi Alex Zanotelli, Massimo Wertmuller e altri.

Tutto questo è stato beatamente ignorato. Per i media la manifestazione è stata all'insegna della tiktoker napoletana. Prendiamo atto, così come prendiamo atto, o almeno dovremmo, che quando stigmatizziamo l'informazione di regime russa o di qualsiasi altra autocrazia, per certi aspetti dovremmo cominciare a guardare alcune analogie con la nostra.

domenica 6 aprile 2025

55

Tra gli auguri che mi sono arrivati ci sono anche quelli di Vodafone, Mediaset Infinity e l'intelligenza artificiale Meta di whatsapp. Quest'ultima in seguito a mia segnalazione, se no figurati se lei lo sapeva. Per quanto riguarda Infinity, boh, mai saputo di essermi registrato lì. Vodafone, invece, mi porta la fibra a casa e lì qualcosa mi pareva di avere firmato, all'epoca.
Per quanto riguarda i 55 anni, gli acciacchi tipici di quell'età li ho tutti tranne due: il mal di schiena, di cui non ho mai sofferto, e la vista. Sono cieco come una talpa più o meno da quando facevo le elementari però non ho ancora avuto bisogno di occhiali da lettura, faccio tutto con gli stessi occhiali da vista e questa cosa stupisce un po' anche il mio oculista.
Poi fra un anno vedremo.

sabato 5 aprile 2025

La piazza che preferisco

Rispetto alla piazza pro-Europa (qualunque cosa volesse dire) organizzata da Michele Serra qualche settimana fa, preferisco la piazza contro il riarmo e a favore dello stato sociale organizzata dai pentastellati oggi a Roma. Per alcuni motivi.

Il primo è che non ne ha parlato e non ne parla nessuno. La piazza pro-Europa è stata raccontata e reclamizzata per giorni e giorni su giornali, siti, televisioni; sulla piazza contro il riarmo di oggi non si trova una riga da nessuna parte e io ho sempre avuto un debole per le iniziative che si tenta di occultare, specie se si tratta di iniziative che rispecchiano la volontà della stragrande maggioranza delle persone (tutti i sondaggi collocano la contrarietà generale al riarmo su percentuali altissime).

Il secondo motivo è che concordo con chi dice che spendere un fiume di miliardi a debito, un debito che dovranno ripagare i nostri figli e i nostri nipoti, per riarmare in maniera disordinata e caotica gli eserciti dei singoli stati europei, mentre si taglia ovunque lo stato sociale, non ha alcun senso né alcuna utilità pratica. Un riarmo, tra l'altro, che è organizzato in vista di una difesa da una minaccia, quella russa, a detta di tantissimi analisti inesistente. 

Il terzo motivo è che mi sento vicino a chi si definisce pacifista, un termine che ha sempre avuto una valenza nobile ma che nel corso degli anni è stato progressivamente fatto oggetto di dileggio e utilizzato distorcendone il significato per marchiare e categorizzare surrettiziamente le persone o i movimenti. L'esempio più lampante, solo per restare a oggi, è l'equazione pacifista = putiniano, una semplificazione stupida e completamente priva di senso che qualifica intellettualmente chiunque vi faccia ricorso, e purtroppo sono in tanti.

Più in generale, mi sento vicino alla piazza di oggi perché non è equivoca, non dà adito ad ambivalenze né a molteplici interpretazioni spesso confliggenti tra loro come è stata la piazza di Serra. È una piazza che dice chiaramente no a questa sorta di isterismo bellicista collettivo totalmente privo di senso, e a me basta questo per esserle solidale.

venerdì 4 aprile 2025

Compulsività

Stamattina nel tavolino accanto al mio è arrivato un signore con in mano la tazzina di caffè e un paio di quotidiani. Ha bevuto il caffè, ha allontanato la tazzina e steso i due quotidiani sul tavolino. Poi ha cominciato a "leggerli", nel senso che si è soffermato un attimo sui titoli di prima pagina e poi ha cominciato a sfogliarli velocemente buttando un occhio solo ai titoli di ogni articolo. Vabbe', ho pensato, magari ha fretta ed è per questo che li sfoglia velocemente. Poi però ho pensato che se qualcuno ha fretta non si porta il caffè al tavolo con due quotidiani, lo beve al banco e poi se ne va per la sua strada. Invece no, lui è venuto al tavolino con caffè e due giornali. Anche io ero al tavolino con un paio di quotidiani, ma li sfogliavo tranquillamente soffermandomi a leggere gli articoli che dal titolo immaginavo potessero interessarmi. Non mi limitavo al titolo, leggevo il pezzo.

Riflettevo sul fatto che quel signore sfogliava i quotidiani con la stessa modalità con cui si consultano i social. Sui social fai lo scrolling, i quotidiani li sfogli. Sui social leggi al volo il flusso ininterrotto di ciò che passa, i quotidiani li sfogli compulsivamente leggendo solo i titoli. Cambia il mezzo, ma la sostanza è uguale. In entrambi i casi non si approfondisce, quindi non si capisce o si capisce limitatamente a ciò che si può dedurre da un titolo. Non è la stessa cosa.

Probabilmente la tecnolgia ci ha ormai definitivamente immersi nella civiltà della velocità, una dimensione che antropologicamente non ci appartiene perché il nostro cervello è regolato sulla lentezza, non sulla velocità. Non possono stare insieme approfondimento e velocità, approfondimento e superficialità, e lo sa benissimo chiunque abbia ad esempio a che fare con gli studi. Se si vuole apprendere si deve leggere, rileggere, capire ciò che si legge e poi interiorizzarlo, e non lo si può fare velocemente o superficialmente altrimenti alla fine non rimane niente. Invece oggi tutto deve essere immediato, veloce, domande e risposte a ritmo continuo altrimenti si è fuori dal gioco. Quante volte, ad esempio, tardando a rispondere a una mail arriva la telefonata in cui viene chiesto perché non si è ancora risposto? 

La velocità è sinonimo di superficialità, un binomio non esattamente molto indicato per vivere in una società complessa.

giovedì 3 aprile 2025

Gravità diverse

Non riesco a comprendere chi tende a ridimensionare la gravità dei femminicidi mettendo a confronto i numeri di questi con quelli dei morti sul lavoro (nel 2024 i femminicidi sono stati 34, i deceduti sul lavoro 1094). Si tratta a mio parere di due drammi che non possono essere messi a confronto per le loro differenti peculiarità e che non possono quindi essere inseriti in gerarchie di gravità basandosi sui numeri.

Ok, se accettiamo di restare sul piano dei numeri è pacifico che le morti sul lavoro sono maggiori dei femminicidi, ma è il modo in cui i due drammi vengono percepiti che è profondamente diverso. I femminicidi destano molta più riprovazione sociale e provocano maggiore risalto mediatico perché le vittime vengono uccise volontariamente da uomini cresciuti come bestie, con tutto ciò che ne consegue in termini di reazioni emotive. I morti sul lavoro suscitano minore riprovazione sociale, o comunque molto più fuggevole, perché manca il dolo diretto, diciamo così, quindi per loro natura si tende a inserirli in una sorta di alone di ineluttabilità che ne limita l'impatto emotivo. 

Ecco perché a mio avviso non ha senso stilare classifiche di gravità. Sono due drammi della società contemporanea che bisognerebbe impegnarsi a sradicare, e magari c'è anche chi prova a farlo. Purtroppo, sembra, senza grossi successi.

Dazi

Nella percezione collettiva la bomba dei dazi lanciata da Trump è una novità, una cosa che non si era mai vista prima. In realtà non è così. A noi sembra una novità perché ci colpiscono direttamente come mai era successo prima, ma tutte le amministrazioni americane del passato, chi più chi meno, hanno avviato guerre commerciali o sono state costrette a rispondere a guerre commerciali avviate da altri ricorrendo a queste gabelle. 

Li impose Lyndon Johnson nel 1963 sulla fecola di patate, il brandy e i furgoni europei in risposta a quelli imposti dall'Europa sui propri polli; li impose Clinton nel 1993 sul cashmere scozzese e i formaggi francesi e italiani in risposta a quelli europei sulle banane importate dal Sudamerica; li ha imposti Biden (dazi del 100%) sull'importazione di auto dalla Cina e così via.

Niente di nuovo sotto il sole, quindi. Il problema è che i dazi raramente hanno prodotto i benefici che chi li imponeva si aspettava. Anzi, quasi mai. L'esempio più eclatante sono i danni all'economia americana prodotti dai dazi che nel 2018, nella sua amministrazione precedente, Trump impose sull'importazione delle lavatrici, una misura che provocò un aumento del prezzo degli elettrodomestici per il bucato del 34% e fece salire l'inflazione al 21%. Nel 2018, quindi, Trump avviò una guerra commerciale che perdette

Adesso ci riprova "col ghigno e l'ignoranza del primo della classe", mi verrebbe da dire citando Guccini, e l'impressione è che, dilettantisticamente, Trump abbia lanciato una bomba senza avere la minima contezza degli effetti reali. Un po' come se dicesse: Io provo e vedo cosa resta in piedi. Da ciò che prospettano gli analisti, in piedi resterà ben poco.

mercoledì 2 aprile 2025

Quattro ipotesi sull'origine del linguaggio

Perché la nostra specie parla? Perché, a differenza di tutte le altre specie che popolano il pianeta, la nostra è l'unica in cui i suoi appartenenti comunicano tra loro non solo attraverso la gestualità ma attraverso il linguaggio parlato? Non si sa. Non a caso questo stupendo saggio di Lorenzo Pinna si intitola Quattro ipotesi sull'origine del linguaggio. Appunto perché tutto ciò che gli studiosi hanno in mano oggi, nonostante il tema sia studiato da secoli, sono ipotesi.

Ciò di cui si ha certezza è che il linguaggio umano è il risultato di un complesso intreccio di evoluzione biologica e culturale che l'ha reso non solo un potente mezzo di comunicazione ma anche uno strumento di rappresentazione, controllo e manipolazione della realtà, ma le sue origini rimangono ancora oggi senza spiegazione.

L'ipotesi più interessante è quella della casualità: noi possediamo un apparato fonatorio che possiamo controllare grazie a una mutazione genetica completamente casuale. Una mutazione che si sarebbe innescata 300.000 anni fa, agli albori della nostra specie, rimanendo poi inutilizzata per quasi 200.000 anni, finché fu "scoperta" dai nostri lontani antenati circa 100.000 anni fa, periodo in cui si ipotizza sia nato il linguaggio più o meno nella forma in cui lo conosciamo oggi.

Un'altra ipotesi molto interessante è che il linguaggio articolato sia lo sviluppo di primitive espressioni vocali che i nostri antichissimi antenati utilizzavano per segnalare pericoli o presenza di cibo. Espressioni vocali utilizzate ancora oggi da molti nostri "cugini" primati come alcune specie di scimmie, le quali emettono suoni vocali specifici per segnalare agli altri appartenenti al gruppo la presenza di predatori. Alcuni di questi nostri "cugini", come i cercopitechi, sono in grado addirittura di usare espressioni fonetiche diverse per ogni tipo di pericolo che incombe (un leone piuttosto che un serpente) e di farsi capire.

Linguaggio a parte, il libro è un interessantissimo viaggio nella nostra storia evolutiva e una esplorazione delle radici profonde che ci legano ai nostri antenati e al mondo della natura. Vale la pena leggerlo anche solo per questo.

martedì 1 aprile 2025

Il male


È dall’inizio dell’invasione nella Striscia di Gaza che Israele prende sistematicamente di mira operatori sanitari e personale civile che opera all’interno della Striscia, violando moltissime norme del diritto internazionale. Secondo una recente stima dell’OCHA dall’ottobre del 2023 sono stati uccisi nella Striscia di Gaza circa 400 fra medici, infermieri, insegnanti e operatori umanitari, di cui almeno 76 dipendenti di organizzazioni non governative.
 

Mentre leggevo questo articolo del Post sull'ultima atrocità compiuta da Israele, cioè il massacro deliberato di un gruppo di operatori umanitari che stavano operando nel sud della Striscia, pensavo che l'esercito israeliano e Netanyahu sono il male. Se volessimo, oggi, indicare qualcosa o qualcuno che rappresentino il male nella sua accezione più ampia, dovremmo indicare questi due soggetti.

Perché se si uccidono deliberatamente - tecnicamente si tratta di una esecuzione - delle persone e si occultano i loro corpi in una fossa comune coi bulldozer, e per di più le vittime erano operatori umanitari che correvano a soccorrere feriti, chi si rende colpevole di questo orrore può solo essere definito il male.

E pure noi, la nostra Europa e il nostro Occidente coi suoi silenzi conniventi siamo parte di questo male. Se mai l'occidente ha avuto una qualche forma di superiorità morale (in realtà sappiamo bene che non l'ha mai avuta) rispetto al resto del mondo, dopo il 28 ottobre 2023 l'ha persa.

Come gli orchestrali

Mi viene in mente una vecchia canzone di Battiato che a un certo punto dice: "Gli orchestrali sono uguali in tutto il mondo, simili ai segnali orario delle radio". Dagli orchestrali ai politici è un attimo. 

Come succede sempre anche da noi, in particolare quando di mezzo c'è un politico di destra, il ritornello è sempre quello: è una sentenza politica emessa da un giudice (generalmente comunista) in ossequio a un complotto organizzato per sovvertire per via giudiziaria il volere del popolo. Cambiano le latitudini ma la sostanza rimane quella e la Le Pen non fa eccezione.

Naturalmente l'uscita dalla partita della signora francese non impedirà la vittoria del Rassemblement National alle elezioni del 2027, e il giovane Bardella è già pronto a raccogliere il testimone.


Stomaci forti

Riguardo alla questione della casa editrice filo-fascista alla manifestazione Più libri Più liberi, non so bene cosa pensare. Da un lato la...