Roberto Vecchioni è stato massacrato - sui social, s'intende - per la frase "sei un'isola di merda", indirizzata alla Sicilia e pronunciata durante un intervento nell'aula magna della facoltà di Ingegneria di Palermo. Ora, la frase è indubbiamente infelice, se presa così com'è e isolata dal resto della dichiarazione in cui è inserita, che è invece più articolata. La cito così come riportata da Repubblica:
"Credete che sia qua soltanto per sviolinare? No, assolutamente. Arrivo dall'aeroporto, entro in città e praticamente ci sono 400 persone su 200 senza casco e in tutti i posti ci sono tre file di macchine in mezzo alla strada e si passa con fatica. Questo significa che tu non hai capito cos'è il senso dell'esistenza con gli altri. Non lo sai, non lo conosci. E' inutile che ti mascheri dietro al fatto che hai il mare più bello del mondo. Non basta, sei un'isola di merda. Non amo la Sicilia che rovina la sua intelligenza e la sua cultura - ha aggiunto -, che quando vado a vedere Selinunte, Segesta non c'e' nessuno. Non amo questa Sicilia che si butta via."
La frase rimane ovviamente infelice, ma collocata al suo posto assume un'altra connotazione, dalla quale si capisce chiaramente che Vecchioni non ce l'ha con la Sicilia, ma con una certa Sicilia, quella più incivile e autolesionista. Tant'è vero che poi il professore prosegue così:
"Dovrei dire che siete la culla della Magna Grecia? Ma la storia antica, la poesia antica, la filosofia antica hanno insegnato a tutto il mondo cos'è l'originalità della vita, la bellezza, la verità, la non paura degli altri. In Sicilia questo non c'è. Io non amo la Sicilia che non si difende, che rovina le sue coste, che rovina la sua intelligenza la sua cultura. Non la amo per una ragione fondamentale: i siciliani sono la razza più intelligente al mondo ma si buttano via così. Non lo sopporto che la Sicilia non sia all'altezza di se stessa."
Ora, non è che io voglia fare l'avvocato difensore di Vecchioni, ma il senso di ciò che ha detto mi sembra chiaro e per certi versi condivisibile. Certo che se uno legge solo i titoloni, sui quali ovviamente i giornalisti si buttano a pesce, è difficile che riesca ad afferrare compiutamente il concetto.
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Gentile Sacchini,
RispondiEliminale scrivo solo per ringraziarla: la leggo da 4 o 5 anni e trovo spesso assai stimolanti le sue riflessioni. Mi piace il suo modo di tallonare la realtà e apprezzo moltissimo il tempo che regala a noi lettori.
Un saluto
Beh, che dire? Grazie. Ogni tanto mi viene voglia di chiuderlo, questo blog, perché ormai, con l'imperare dei social, bloggare è diventata un'attività di nicchia. Poi però penso che qualcuno dei miei 32 lettori potrebbe dispiacersi, e allora tiro avanti. Grazie di nuovo ;)
RispondiEliminaNon lo chiuda, per carità! E poi nel computo dei lettori ci metta anche le segnalazioni che tanti, come me, suppongo facciano dei suoi articoli, postandoli sui social.
RispondiEliminaGrazie ancora.