domenica 29 settembre 2013

Non è un paradosso

L'immagine simbolo, che rende meglio l'idea dell'accaduto, è quella dell'Alfano che - raccontano le cronache - apprendendo la decisione del delinquente di far dimettere i suoi sgherri, inizialmente temporeggia, cerca di opporsi, poi abbassa la testa e si adegua. Il capo ordina, lui (e gli altri) esegue. Fine della storia e dell'ultimo barlume, se mai c'è stato, di dignità e orgoglio.
Li voglio vedere, adesso, quelli che hanno creduto (Pd compreso) alla balla del Berlusconi moderato, leader dei moderati; quelli che hanno creduto (Pd compreso) al suo sostegno incondizionato a Letta per una questione di responsabilità, perché altrimenti gli italiani pagherebbero di nuovo l'IMU e balle varie assortite. Palle! Cosa ci vuole, ancora? Cosa deve succedere, di altro, per fare capire agli ultimi non vedenti in circolazione che al delinquente non è mai fregato un cazzo di niente, eccetto il suo tornaconto personale? Sono spacciato io? Bene, mi tiro dietro tutto il paese. Posizione ancora più grave in considerazione del fatto - lui lo sa benissimo - che questa mossa non lo salverà comunque dalla condanna per frode fiscale che ha avuto, né, tantomeno, dall'interdizione dei pubblici uffici.
Fai saltare il banco, mandi tutto all'aria senza riceverne alcun beneficio? Mark Sainsbury non avrebbe avuto alcuna difficoltà a classificare il tutto come paradosso. Noi, molto più modestamente, possiamo definirla porcata. Una delle tante a cui ci ha abituato.

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