sabato 29 novembre 2025

Quell'ultimo gradino

Mi è capitato recentemente di discutere con un conoscente cattolico di eutanasia e fine vita. Mi sono reso conto che c’è un passaggio che molti cattolici non riescono a compiere: mettersi nei panni di chi non è cattolico e ha una visione diversa dalla loro. Dicendo “i cattolici” generalizzo, e non è del tutto corretto; forse l’incapacità di fare quello scalino riguarda solo le persone con cui ho parlato io (anche se ne dubito). Voglio anche precisare che non critico la fede in sé — per me ognuno è libero di credere in ciò che vuole, se lo fa stare bene — ma critico l’incapacità di riconoscere pluralismo in materia morale.

Io riesco a mettermi nei panni di un cattolico; il cattolico, invece, non riesce a mettersi nei miei. Sull’eutanasia, per esempio, a me sta benissimo che un credente pensi che la sua vita non sia nella sua disponibilità perché gli è stata donata da un dio. Di conseguenza non ho nulla da obiettare a un malato terminale credente che accetta la sofferenza fino alla fine: è una scelta che riguarda lui. Anzi, da un certo punto di vista, provo anche una qualche forma di ammirazione.

Viceversa, il cattolico con cui parlavo non concepiva che altri potessero pensarla diversamente. Sosteneva che Dio ha donato la vita sia a chi crede e sia a chi non crede, quindi il non credente non può avanzare alcuna istanza di autodeterminazione senza incorrere in un illecito. Da quel punto in poi la discussione si è chiusa, perché venivano meno i presupposti minimi per dialogare. Ed è questo, in fondo, il passaggio che molti cattolici (almeno quelli che ho incontrato io) non riescono a compiere. Poi, certo, esistono anche cattolici più aperti e meno intransigenti su questioni così delicate; semplicemente, non sono quelli con cui è capitato di parlare a me.

13 commenti:

  1. Anch'io non ne ho ancora incontrato nessuno che riesca a mettersi nei panni di un non credente.

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  2. Dici che ti è facile metterti nei panni di un cattolico, ma in realtà non la fai poiché quello che lui crede non è una scelta - per lui - di un menù sul cui dice che il suo comportamente sarà come dicono le norme del cattolicesimo. Per lui, quelle norme sono LA VERITÀ e la verità non si dibatte.
    Allora, senza essere d'accordo con i cattolici, capirli vorrebbe dire che puoi anche capire la sua intransigenza e la sua incapacità perche loro non capiscano la tua tolleranza.

    podi-.

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    1. In effetti hai ragione. Capire il punto di vista di un cattolico significa anche capire la sua intransigenza nei confronti di chi non crede. Ma c'è differenza tra capire (nel senso di comprendere) e giustificare.

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    2. Discussione interessante...

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    3. Quella reale col mio conoscente mi aveva fatto discretamente girare le scatole, a dire il vero.

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    4. Infatti mi riferivo unicamente allo scambio con Podi.

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  3. Sarebbe stato più esatto definire "quel cattolico", anziché il cattolico, anche se ne esistono diversi assai più talebani e integralisti disposti a giurare su balle infinitamente più grossolane.

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    1. Eh, ho capito, ma io stavo discutendo con "quel cattolico", non con "il cattolico" in generale.

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  4. Io sono atea, ho redatto il testamento biologico e sono favorevole alla dolce morte. Se un cattolico crede, che la sofferenza lo elevi a dio, può soffrire quanto vuole ma non deve impedire ad altre persone di non condividere e agire diversamente. Non voglio terminare la mia vita in un letto, priva di dignità ma essere libera di decidere quando la mia vita non è più tale.
    Serena domenica.

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    1. Sono ateo anch'io, anche se il testamento biologico non l'ho ancora redatto. Prima o poi mi deciderò.
      Buona domenica a te.

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  5. Io sono cattolica, ma a chi sceglie l'eutanasia è libero di crederci e fare come vuole. Buondì

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