giovedì 1 maggio 2025

1 maggio

Non ho mai capito bene cosa si festeggia il primo maggio. Si festeggia il lavoro, si dice. Bene, ma mi sembra un concetto un po' vago. E comunque non sono sicuro che il fatto di avere impostato la sopravvivenza di una società umana esclusivamente sul lavoro sia cosa buona, perché quando si vincola la propria sussistenza a un solo fattore, giocoforza quella sussistenza aumenta sensibilmente la propria fragilità.

Forse inserire il lavoro nell'economia non è stata una mossa molto saggia. Noi l'abbiamo addirittura inserito in Costituzione ("L'Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro"). Ciò significa che se il lavoro diminuisce, diminuisce conseguentemente la solidità di quelle fondamenta. E come faremo quando si verificherà ciò che qualche anno fa preconizzava Daniel Susskind in "Un mondo senza lavoro"? A cosa ci aggrapperemo? A niente, dal momento che a un piano B non abbiamo pensato.

Gli analisti stimano che nel prossimo decennio la robotica farà sparire dai quattro ai cinque milioni di lavoratori solo in Europa. Per non parlare di ciò che provocherà l'IA. Dopo cosa faremo? Andremo in piazza il primo maggio con gli occhi rossi di commozione e la bandierina del sindacato di riferimento a ricordare com'era bella una società fondata sul lavoro?

Probabilmente ormai è troppo tardi per tornare indietro e tentare di rivedere i meccanismi storici e sociali attraverso cui abbiamo incistato il lavoro nella nostra vita e nella nostra società, quindi tocca adeguarci e incrociare le dita, sperando di non farci troppo male quando la realtà presenterà il conto della miopia delle nostre scelte.

Buon primo maggio.

17 commenti:

  1. Stando al "bollettino di guerra" delle morti sul lavoro, lo Stato farebbe buona cosa a indire un funerale piuttosto che una festa. I responsabili della sicurezza sul lavoro vanno incriminati per omicidio se un dipendente ci rimette la vita.

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    1. In linea teorica sì, ma questo presuppone che la condotta di chi lavora sia sempre seria, attenta e responsabile, cosa che può succedere solo in un mondo perfetto.

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    2. La specie umana è incapace di darsi delle regole dalle quali non trarne un vantaggio, pertanto sta ai responsabili della sicurezza presidiare i luoghi di lavoro per assicurarsi anche che non ci siano distrazioni, e non soltanto "fare un salto" prima di andare in ufficio, che è la realtà più diffusa.
      Osserva il tabellone affisso davanti a un cantiere, tra le varie voci leggerai "Responsabile della sicurezza" seguito dal nome di un tecnico qualificato (Ing., Arch., Geom., ...): se dai voce e chiedi di parlare con quella persona, quasi certamente non sarà presente (perché è già passato o passerà dopo: una tolleranza inconcepibile perché deve presidiare ai lavori), eppure si sta assumendo una responsabilità per la quale emetterà regolare fattura.
      La colpa che potrei muovere agli operai è accettare questa assenza, ma so che se protestano finiscono a passeggio...

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    3. Guarda, lavoro da 35 anni in un'azienda privata e conosco tante persone che lavorano anch'esse in altrettante aziende private. I responsabili della sicurezza devono sì presidiare i luoghi dove si lavora, ma per evidenti motivi non possono presidiare tutto e tutti. Soprattutto, non possono sempre prevedere e verificare che chi lavora lo faccia in modo serio e responsabile. È un dato di fatto. Ci dev'essere una equivalenza tra obbligo del rispetto delle regole e coscienza di chi è tenuto a rispettarle. Se si verifica un'infortunio ed emerge che il lavoratore che ne è rimasto vittima non ha adottato, magari per responsabile negligenza, tutte le misure che ne avrebbero evitato il verificarsi, ne risponde assieme a chi doveva vigilare.

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  2. Forse festeggeremo la libertà dal lavoro che non ci va vivere, e inizierà l'epoca del tempo libero e della Repubblica fondata sugli hobby!^^
    Buon Primo Maggio!

    Moz-

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    1. Io non vedo l'ora di festeggiare l'epoca senza lavoro tout court. Cazzeggio a vita e basta.
      Ciao Moz :-)

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    2. Più che altro, che sia un otium alla romana: non un cazzeggio, ma un pensare a noi stessi e alle cose che amiamo. Che, di fatto, è un lavoro anche quello^^

      Moz-

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    3. Fancazzista consapevole e appagata, ecco quale potrebbe essere la mia definizione da quel (meraviglioso) dì che andai in pensione.

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  3. Dovrà dire "l'Italia è una reppub... ...fondata sul lavoro dei robot"
    Si cambia e basta.

    podi-.

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  4. Io ho sempre considerato il primo maggio, non come festa del lavoro, ma dei lavoratori.
    E quell'articolo della Costituzione, non come una garanzia di diritto al lavoro, cosa complicata, soprattutto in caso di sovrappopolazione, ma come uno Stato fondato sul dovere a lavorare ed impegnarsi. Per garantire servizi, di qualsiasi tipo. E qualità della vita. In uno Paese che al tempo era da ricostruire totalmente. Non solo finalizzato al reddito; basti pensare a quanto è articolato in Italia il Terzo Settore. Non so in quanti altri stati c'è gente disposta a fare, ad esempio, un turno lavorativo da volontario in un'ambulanza.
    Insomma, un'ufficializzazione dell'invito ad impegnarsi. A non stare senza fare nulla che possa avere anche una minima utilità per la società.
    Naturalmente rivolto a chi ha idonee capacità fisiche e mentali.

    E penso, poi, che sia il 1 maggio, sia gli articoli della Costituzione, nel tempo ognuno se li è un po' interpretati a proprio piacimento.

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    1. Probabilmente la propensione a impegnarsi, una volta non necessitava di un'ufficializzazione o di uno sprone. La società del dopoguerra era una società in cui il darsi da fare era interiorizzato come inconscio collettivo. Poi la società è cambiata e oggi il principio di piacere e di edonismo supera di gran lunga quello di sacrificio. Mediamente, intendo.

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    2. Sicuramente le cose negli anni sono tutt'altro che migliorate. Ma il problema delle persone "con le mani in mano" penso ci sia da sempre; e ci sarà sempre.
      Così, senza nemmeno rifletterci più di tanto: studenti "parcheggiati" nelle università, persone che vivono completamente di rendita da eredità, persone che vivono di rendita da "truffe allo Stato", figli di papà...
      Insomma, un articolo della Costituzione che ufficializzi che non sono quelli gli stili di vita previsti dalla nostra Costituzione penso che ci stia bene.

      Ogni Comunità ha bisogno del contributo di tutti. Si usufruisce dei servizi, ma bisogna anche dare quel che è possibile. Ed evitiamo di scadere sui soliti discorsi dei disservizi; sicuramente sono tanti, ma viviamo in un Paese che ha strade illuminate, forze dell'ordine, una sanità, un'istruzione, una difesa, delle elezioni, impianti sportivi e tanto tanto altro. Vedere solo il negativo penso sia un po' sputare nel piatto dove si mangia.
      E se tutti collaboriamo, facendo bene il proprio mestiere, dedicandoci a volontariato, o dedicando tempo al bene comune in qualsiasi maniera, penso che le cose potrebbero funzionare sempre meglio.

      Non tutti penso siano d'accordo con questa cosa. E, secondo me, quell'articolo della Costituzione sta lì proprio a ribadire questa cosa. Dobbiamo essere un paese che si accorcia le maniche. Per il bene di tutti.

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  5. Condivido la tua riflessione: soprattutto l'impatto delle IA non è ancora stato pienamente compreso.

    In effetti vorrei esprimere un concetto molto più articolato... ma te lo risparmio per un'altra volta... ;-)

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    1. Beh in realtà non è così articolato...

      Pensavo che i romanzi di fantascienza ci raccontavano di un futuro in cui robot e intelligenze artificiali avrebbero lavorato al posto dell'uomo che avrebbe quindi avuto ricchezza e tempo libero a propria disposizione.
      In realtà robot e intelligenze artificiali sono arrivate ma la ricchezza che avrebbero dovuto portare all'intera umanità si trasforma invece in un aumento della diseguaglianza economica: povertà per mancanza di lavoro per molti, profitto enorme per pochi grazie all'abbattimento del costo del lavoro (grazie alle macchine che sostituiranno non solo gli operai ma anche gli impiegati).

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