Il mattino dopo che io e la mia compagna di stanza eravamo state fatte a pezzi (lei molto peggio di me), ecco arrivare la pia donnina, col suo camice bianco (perchè poi? Chi te lo ha fornito? Non sei un medico e qui i colori delle uniformi corrispondono a ruoli ben definiti... perché questa sottile mistificazione, dunque?), il cartellino appiccicato sul petto "Assistenza religiosa opedaliera", già la detesto profondamente.
Entra dalla porta, entra e basta e dice "Signore come vi sentite"? La mia compagna non ha la forza di rispondere, e già questo dovrebbe far sentire alla donnina pia QUANTO non è il caso che ci stracci i coglioni. Io, sguardo torvo (prova a dire una sillaba che anche poco poco mi dispiace e ti polverizzo, prova cazzo! Ti sfido, provaci!)
"Se l'intervento è andato bene dobbiamo ringraziare Gesu' che vi ama tanto"
Io, con quello che resta della mia voce: "Se l'intervento è andato bene, dobbiamo ringraziare i chirurghi, gli anestesisti, gli strumentisti, le infermiere e tutto il personale ospedaliero fino ai barellieri". La donnia pia: "Certo, ma se l'intervento è andato bene è perchè Gesu' vi ama tantissimo".
Io: "Quindi, se morivamo sotto i ferri, sarebbe stato perché Gesù non ci amava? E come può lei avere la pretesa, l'arroganza e la presunzione di potere dire qualcosa a proposito dei sentimenti di dio verso questa o quella creatura o di quello che pensa o di quello che vuole?"
La donnia pia tace, uno sbigottimento genuino le attraversa il volto, non è abituata ad un contraddittorio, e l'imput che le invio la costringe repentinamente a rivedere tutta la sua pappardella preconfezionata: deve per forza improvvisare e questo mi provoca un piacere sottile.
Del resto visita persone fisicamente molto provate, al limite delle proprie forze (dio, ma quant'è sleale!!!) che non ribattono e al massimo fanno cenni col capo, sperando che se ne vada presto, con quella sua odiosa vocetta modulata da cherubino stantio.
"Certo, non tutti la pensiamo allo stesso modo su Gesù e sulla fede, ma siamo comunque tutti fratelli, e mi sembra di capire che lei... ma io pregherò lo stesso per la sua pronta guarigione e per la sua anima".
"Cosa le fa pensare che la mia anima abbia bisogno di preghiere? E poi, perché proprio delle sue? Fratelli... un fratello non approfitta dello stato di prostrazione e debolezza fisica del suo congiunto per investirlo con questa melassa religiosa, per catechizzarlo da tergo, per fare del bieco proselitismo".
La mia compagna di stanza, operata a causa di uno sventramento, vorrebbe sghignazzare, ma la ferita le fa troppo male e con lo sguardo mi prega di smettere di suscitarle il riso più convulso che le verrebbe da fare, se solo potesse. La donnina pia: "Allora pregherò per conto mio".
Io: "Ecco, si per conto suo, mi sembra un'ottima iniziativa, addio!"
Si allontana, incredula, nel suo inopportunissimo camice bianco.
(Silvia Zamagni via facebook))
"...e il mio maestro m'insegnò com'è difficile trovare l'alba dentro l'imbrunire..." (Franco Battiato)
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