giovedì 24 novembre 2011

Lanzetta contro tutti


Quando uno legge la vicenda giudiziaria di Marco Lanzetta, uno dei chirurghi italiani più noti e apprezzati nel mondo, istintivamente è portato a pensare che quello che gli è accaduto sia un'eccezione. Anzi, spera profondamente che sia un'eccezione.

No, perché se invece le cose stessero diversamente, se cioè casi come il suo fossero effettivamente la regola, beh, ho paura che non ci sarà più niente in grado di risollevare le sorti di questo nostro disgraziato paese.

6 commenti:

andynaz ha detto...

mmm, mi ricorda qualcosa...

Anonimo ha detto...

Posso confermare che è la regola. E' proprio per questo che pochi hanno voglia di fare ricorso.

Ancora peggio, conosco casi di persone che hanno vinto il concorso (dopo aver fatto ricorso e costretto a ripetere la procedura) e che comunque non sono stati assunti dall'università con varie scuse (mancanza di punti budget, presunta non-idoneità del vincitore secondo la facoltà che che ha bandito il posto, etc.).

lucy ha detto...

se vi prendete la briga di controllare questo link

http://www.uninsubria.it/uninsubria/allegati/pagine/867/approsito.pdf

appare un lanzetta ben diverso da quello di cui si parla nell'articolo.

se sono vere le motivazioni si evince che l'università non è poi totalmente dalla parte del torto.

se invece ciò che scrivono è falso allora non si comprende perché non siano stati denunciati per diffamazione.

magari allora è vero..

dagli una letta comunque e dimmi cosa ne pensi andrea.

io non so cosa pensare.

Andrea Sacchini ha detto...

Lucy, se l'università abbia torto o ragione è già stato stabilito da ben 5 sentenze emesse da altrettanti organi giudiziari. La domanda da farsi, semmai, è: le sentenze devono essere rispettate o no dalle università?

lucy ha detto...

Andrea le università possono dare la cattedra a chi vogliono loro. Se c'è qualcosa di illegale sarà la magistratura a doverlo decidere ma se non ho capito male è stata negata la cattedra ben 5 volte. Dimostrino semmai che erano in malafede.
Siccome non stiamo in un regime assolutista e siccome le università seguono le proprie regole sono padroni di dare la cattedra indipendentemente dalle sentenze.
del resto se - come hanno motivato all'università - il curriculum di Lanzetta è veramente così "scarno" possono tranquillamente rigettare la sua richiesta.
quindi rispondendo a te: le università rispettino la magistratura ma agiscono indipendentemente se poi in tutti e 5 i casi si è agito in maniera illegale si dimostri.
in ogni caso l'università può continuare a rigettare la richiesta della cattedra e nessuno glielo può impedire.

Andrea Sacchini ha detto...

L'università dell'Insubria, come si legge nell'articolo, ha presentato alla magistratura un ricorso già contro la prima delle sentenze che davano ragione a Lanzetta. Cosa significa questo? Che entrambi i soggetti, Lanzetta e l'ateneo, hanno accettato di sottopporre la controversia a un organo terzo, e di accettarne in questo modo il suo giudizio.
E questo giudizio è arrivato. Anzi, non ne è arrivato uno, ma ben 5, e tutti favorevoli al chirurgo.
E' vero, come dici tu, che l'ateneo ha facoltà di rigettare la richiesta del Lanzetta e di fregarsene delle sentenze della magistratura. Ma lo può fare solo entro certi limiti. E su questo punto l'articolo in questione è abbastanza chiaro:

E infine scrive nero su bianco [il giudice nella sentenza] che certo, una commissione ha «ampia discrezionalità tecnica». E ovviamente «il giudice non può sostituirsi». Però «è anche incontestabile» che «egli non può esimersi dall'accertare l'eventuale erroneità dell'apprezzamento da essa condotto, ove tale erroneità sia in concreto individuabile». Per capirci, se emergono storture macroscopiche «al di fuori dell'ambito dell'opinabilità» allora il magistrato ha sì il diritto e il dovere di intervenire.

E a me pare, oltretutto, che il fatto che nella commissione esaminatrice fosse presente il collega di uno dei due chirurghi che hanno avuto la cattedra (tra l'altro pure co-autore di lavoro scientifico) non sia il massimo della garanzia di imparzialità di valutazione della suddetta commissione. In definitva è questa maniera di procedere che la magistratura contesta all'ateneo, non certo il suo diritto (comunque limitato) di dare la cattedra a chi vuole.
Possiamo discutere finché vogliamo di meritocrazia, capacità, ecc., ma se non si comincia da queste cose saranno sempre parole al vento.

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