martedì 8 ottobre 2013

Altroché le escort

Alitalia è di nuovo sull'orlo della bancarotta. Vi ricordate ciò che successe nel 2008? La compagnia di bandiera italiana stava per essere rilevata da Airfrance per un miliardo e mezzo di euro, l'accollo di tutti i debiti, il mantenimento dell'occupazione e la garanzia della sua autonomia aziendale.
Arrivò il solito noto, quello de "l'Italia è il paese che amo", il quale, in nome di una anacronistica e impossibile difesa dell'italianità, divise la compagnia in "bad company" (tutto ciò che rappresentava debito) e "good company" (tutto ciò che era attività). I debiti se li accollò il ministero del tesoro (cioè lo stato, cioè noi) e l'attivo fu acquisito dalla cosiddetta cordata di imprenditori amici. Oggi siamo ancora qui, con Alitalia ancora in bancarotta e Airfrance che potrebbe di nuovo rilevarla per una minima parte di quanto mise sul piatto nel 2008. Scriveva linkiesta.it a fine settembre:
"Si può calcolare che fra mancati investimenti dall’estero, debiti non pagati dalla bad company ai creditori – quasi tutti italiani – e costo della respirazione bocca a bocca per tenere in vita la nuova compagnia, il rifiuto dell’offerta Air France-Klm abbia finito col costarci almeno quattro miliardi e mezzo. E ora Alitalia passa comunque sotto il controllo dei franco-olandesi, con cinque anni di ritardo e a condizioni molto peggiori."
E tutti a incazzarsi per le cene eleganti, le mignotte, le società offshore. È per cose come questa che bisognerebbe incazzarsi davvero col delinquente, altroché le mignotte!

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