Il blog di Andrea
sabato 5 aprile 2025
La piazza che preferisco
venerdì 4 aprile 2025
Compulsività
giovedì 3 aprile 2025
Gravità diverse
Dazi
Nella percezione collettiva la bomba dei dazi lanciata da Trump è una novità, una cosa che non si era mai vista prima. In realtà non è così. A noi sembra una novità perché ci colpiscono direttamente come mai era successo prima, ma tutte le amministrazioni americane del passato, chi più chi meno, hanno avviato guerre commerciali o sono state costrette a rispondere a guerre commerciali avviate da altri ricorrendo a queste gabelle.
Li impose Lyndon Johnson nel 1963 sulla fecola di patate, il brandy e i furgoni europei in risposta a quelli imposti dall'Europa sui propri polli; li impose Clinton nel 1993 sul cashmere scozzese e i formaggi francesi e italiani in risposta a quelli europei sulle banane importate dal Sudamerica; li ha imposti Biden (dazi del 100%) sull'importazione di auto dalla Cina e così via.
Niente di nuovo sotto il sole, quindi. Il problema è che i dazi raramente hanno prodotto i benefici che chi li imponeva si aspettava. Anzi, quasi mai. L'esempio più eclatante sono i danni all'economia americana prodotti dai dazi che nel 2018, nella sua amministrazione precedente, Trump impose sull'importazione delle lavatrici, una misura che provocò un aumento del prezzo degli elettrodomestici per il bucato del 34% e fece salire l'inflazione al 21%. Nel 2018, quindi, Trump avviò una guerra commerciale che perdette.
Adesso ci riprova "col ghigno e l'ignoranza del primo della classe", mi verrebbe da dire citando Guccini, e l'impressione è che, dilettantisticamente, Trump abbia lanciato una bomba senza avere la minima contezza degli effetti reali. Un po' come se dicesse: Io provo e vedo cosa resta in piedi. Da ciò che prospettano gli analisti, in piedi resterà ben poco.
mercoledì 2 aprile 2025
Quattro ipotesi sull'origine del linguaggio
Perché la nostra specie parla? Perché, a differenza di tutte le altre specie che popolano il pianeta, la nostra è l'unica in cui i suoi appartenenti comunicano tra loro non solo attraverso la gestualità ma attraverso il linguaggio parlato? Non si sa. Non a caso questo stupendo saggio di Lorenzo Pinna si intitola Quattro ipotesi sull'origine del linguaggio. Appunto perché tutto ciò che gli studiosi hanno in mano oggi, nonostante il tema sia studiato da secoli, sono ipotesi.
Ciò di cui si ha certezza è che il linguaggio umano è il risultato di un complesso intreccio di evoluzione biologica e culturale che l'ha reso non solo un potente mezzo di comunicazione ma anche uno strumento di rappresentazione, controllo e manipolazione della realtà, ma le sue origini rimangono ancora oggi senza spiegazione.
L'ipotesi più interessante è quella della casualità: noi possediamo un apparato fonatorio che possiamo controllare grazie a una mutazione genetica completamente casuale. Una mutazione che si sarebbe innescata 300.000 anni fa, agli albori della nostra specie, rimanendo poi inutilizzata per quasi 200.000 anni, finché fu "scoperta" dai nostri lontani antenati circa 100.000 anni fa, periodo in cui si ipotizza sia nato il linguaggio più o meno nella forma in cui lo conosciamo oggi.
Un'altra ipotesi molto interessante è che il linguaggio articolato sia lo sviluppo di primitive espressioni vocali che i nostri antichissimi antenati utilizzavano per segnalare pericoli o presenza di cibo. Espressioni vocali utilizzate ancora oggi da molti nostri "cugini" primati come alcune specie di scimmie, le quali emettono suoni vocali specifici per segnalare agli altri appartenenti al gruppo la presenza di predatori. Alcuni di questi nostri "cugini", come i cercopitechi, sono in grado addirittura di usare espressioni fonetiche diverse per ogni tipo di pericolo che incombe (un leone piuttosto che un serpente) e di farsi capire.
Linguaggio a parte, il libro è un interessantissimo viaggio nella nostra storia evolutiva e una esplorazione delle radici profonde che ci legano ai nostri antenati e al mondo della natura. Vale la pena leggerlo anche solo per questo.
martedì 1 aprile 2025
Il male
Come gli orchestrali
Mi viene in mente una vecchia canzone di Battiato che a un certo punto dice: "Gli orchestrali sono uguali in tutto il mondo, simili ai segnali orario delle radio". Dagli orchestrali ai politici è un attimo.
Come succede sempre anche da noi, in particolare quando di mezzo c'è un politico di destra, il ritornello è sempre quello: è una sentenza politica emessa da un giudice (generalmente comunista) in ossequio a un complotto organizzato per sovvertire per via giudiziaria il volere del popolo. Cambiano le latitudini ma la sostanza rimane quella e la Le Pen non fa eccezione.
Naturalmente l'uscita dalla partita della signora francese non impedirà la vittoria del Rassemblement National alle elezioni del 2027, e il giovane Bardella è già pronto a raccogliere il testimone.
La piazza che preferisco
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