mercoledì 31 agosto 2011
martedì 30 agosto 2011
Giusto perché lo sappiate
Avevo fatto giusto un annetto fa, o giù di lì, tutta la procedura tramite il sito dell'Inps per l'accredito sulla pensione del servizio militare. Oggi, se non cambierà niente, scopro che è stato tutto inutile. Complimenti a Berlusconi, Bossi e Tremonti per come hanno trovato la famosa "quadra".
Le lobby del calcio hanno strillato un pochino ed è sparito come per magia il famoso contributo di solidarietà. I lavoratori, che invece non strillano mai - anche se strillano chissenefrega? - dovranno aspettare un anno in più per andare a godersi il meritato riposo. Alla faccia di quel simpaticone che basa la sua politica sulle scorregge e gli insulti e che fino a ieri diceva: "le pensioni non si toccano".
Che poi è sempre lo stesso che dal raduno di Pontida strillava e inveiva contro le missioni all'estero mentre il partito di cui è a capo ne votava allegramente il rifinanziamento in parlamento. Neanche più la faccia pensano a salvare, ormai.
Ah, dimenticavo. Nell'ultima versione di questa bella manovra hanno scritto che aboliranno le province e dimezzeranno i parlamentari tramite modifica della Costituzione. Spero non ci crederete davvero.
Le lobby del calcio hanno strillato un pochino ed è sparito come per magia il famoso contributo di solidarietà. I lavoratori, che invece non strillano mai - anche se strillano chissenefrega? - dovranno aspettare un anno in più per andare a godersi il meritato riposo. Alla faccia di quel simpaticone che basa la sua politica sulle scorregge e gli insulti e che fino a ieri diceva: "le pensioni non si toccano".
Che poi è sempre lo stesso che dal raduno di Pontida strillava e inveiva contro le missioni all'estero mentre il partito di cui è a capo ne votava allegramente il rifinanziamento in parlamento. Neanche più la faccia pensano a salvare, ormai.
Ah, dimenticavo. Nell'ultima versione di questa bella manovra hanno scritto che aboliranno le province e dimezzeranno i parlamentari tramite modifica della Costituzione. Spero non ci crederete davvero.
lunedì 29 agosto 2011
Meno tasse per chi?
Fateci caso: è da quando è sceso disgraziatamente in campo, in quel funesto '94, che promette ad ogni elezione l'abbassamento della pressione fiscale. Una promessa che è sempre nei primi punti di ogni suo programma elettorale. Una promessa che è sempre stata disattesa. Puntualmente. Qui sotto vedete le ultime rilevazioni in ordine di tempo, fatte nel 2010 e relative al 2009.
Ed ecco qui, sul Corriere di oggi, le previsioni del servizio bilancio di Camera e Senato: la pressione fiscale supererà il 48% del Pil entro il 2013.
Mi raccomando, continuate a credere alle sue balle.
domenica 28 agosto 2011
Pure Alfano non ci sta
Il fatto che uno come Angelino Alfano si schieri apertamente in difesa dei privilegi fiscali della chiesa cattolica, è perfettamente normale. Mi sarei stupito del contrario. Devo solo capire - sapete com'è: non sono molto perspicace - cosa intende dire con: "togliere l'esenzione dall'Ici alla Chiesa e agli altri creerebbe un danno sociale immenso".
Prima o poi ci arriverò.
Prima o poi ci arriverò.
Salti e ripassi
Giusto perché lo sappiate: del fatto che sia saltata la prima giornata del campionato di serie A, indipendentemente dai motivi, non mi può fregare di meno.
sabato 27 agosto 2011
Tornare al lavoro
La fantastica chiusa dell'editoriale odierno di Sallusti: "Ma possibile che un segretario della Cgil, finito il proprio mandato, non ritorni in fabbrica a guadagnarsi la pagnotta?".
Eh, certo, come del resto fanno i politici, no?
Eh, certo, come del resto fanno i politici, no?
Affari libici
Al netto delle brutture, dei soprusi, delle sopraffazioni e dei morti (in Libia 20.000, per difetto), la guerra è sempre un affare.
venerdì 26 agosto 2011
Uomini nel mirino
Formigoni ha osato, negli ultimi giorni, dire un po' di cose non molto gentili verso Berlusconi. E puntualmente, come succede ogni volta che un "berluschino" non è più affidabile, anche lui è entrato nel mirino di Sallusti.
Non è solo lo spezzare le mani
Leggo su Repubblica la vicenda tragica e triste di Ali Farzat, vignettista e ostinato oppositore al regime siriano di Assad. Un commando lo ha pestato e gli ha spezzato le mani. Il gesto dello spezzare le mani non è semplicemente un gesto di gratuita ferocia fine a se stesso. E' un gesto che mira a distruggere psicologicamente, oltre che fisicamente.
I regimi hanno da sempre avuto, storicamente, una paura boia di tutto ciò che è arte, che è bellezza, che è espressione delle proprie idee attraverso una forma artistica, perché l'arte consente di entrare in contatto con la gente e di diffondere le proprie idee travalicando le censure che i regimi sono soliti attuare. Ecco il significato, terribile, dello spezzare le mani.
Questa vicenda mi ha colpito perché mi ha riportato alla mente una molto simile accaduta molti anni fa in Cile. In questo caso, la vittima di questo crudele trattamento si chiamava Vìctor Jara. Vìctor Jara è stato un musicista e un notissimo cantautore cileno, autore di bellissime ballate, alcune delle quali sono state riprese nel corso degli anni da molti artisti di primo piano a livello internazionale.
Jara fu ucciso, dopo cinque giorni di torture, il 16 settembre 1973, assieme ad altri oppositori politici, nello stadio di Santiago del Cile, trasformato in un immenso campo di concentramento a cielo aperto dopo il colpo di stato militare con cui Pinochet, cinque giorni prima, aveva preso il potere destituendo Salvador Allende, il presidente democraticamente eletto (Allende morirà il giorno stesso del golpe militare all'interno del palazzo presidenziale che stava tentando di difendere).
Jara era un musicista, un chitarrista, e anche nel suo caso le fratture alle dita che gli sono state inferte nei giorni delle torture avevano allora lo stesso significato che hanno oggi quelle ad Ali Farzat. E' per certi versi sconvolgente constatare come nonostante passino i decenni, certe brutture non passano purtroppo mai di moda.
I regimi hanno da sempre avuto, storicamente, una paura boia di tutto ciò che è arte, che è bellezza, che è espressione delle proprie idee attraverso una forma artistica, perché l'arte consente di entrare in contatto con la gente e di diffondere le proprie idee travalicando le censure che i regimi sono soliti attuare. Ecco il significato, terribile, dello spezzare le mani.
Questa vicenda mi ha colpito perché mi ha riportato alla mente una molto simile accaduta molti anni fa in Cile. In questo caso, la vittima di questo crudele trattamento si chiamava Vìctor Jara. Vìctor Jara è stato un musicista e un notissimo cantautore cileno, autore di bellissime ballate, alcune delle quali sono state riprese nel corso degli anni da molti artisti di primo piano a livello internazionale.
Jara fu ucciso, dopo cinque giorni di torture, il 16 settembre 1973, assieme ad altri oppositori politici, nello stadio di Santiago del Cile, trasformato in un immenso campo di concentramento a cielo aperto dopo il colpo di stato militare con cui Pinochet, cinque giorni prima, aveva preso il potere destituendo Salvador Allende, il presidente democraticamente eletto (Allende morirà il giorno stesso del golpe militare all'interno del palazzo presidenziale che stava tentando di difendere).
Jara era un musicista, un chitarrista, e anche nel suo caso le fratture alle dita che gli sono state inferte nei giorni delle torture avevano allora lo stesso significato che hanno oggi quelle ad Ali Farzat. E' per certi versi sconvolgente constatare come nonostante passino i decenni, certe brutture non passano purtroppo mai di moda.
giovedì 25 agosto 2011
Ieri e oggi
Gheddafi e i figli vengano processati all'Aja (Franco Frattini, 23 agosto 2011).
...e indica l' attuale Muammar el Gheddafi, al potere dal 1969 con un colpo di Stato, come un modello di dialogo con le popolazioni di un Paese arabo. (Franco Frattini, via Corriere della Sera, 17 gennaio 2011).
Le (non) ragioni di Calderoli
Infatti, i calciatori sono tecnicamente lavoratori subordinati: anche se volessero non pagare le tasse, non possono decidere di non farlo. Le pagano che gli piaccia o no, come qualunque altro dipendente. Nel momento in cui firmano il contratto di lavoro, alcune società concordano con i calciatori una cifra al lordo e altre concordano una cifra al netto. Nel primo caso, il contratto prevede uno stipendio lordo per la cifra concordata, dal quale poi vengono sottratte le tasse: i calciatori che possiedono questi contratti non hanno quindi uno stipendio netto sempre uguale ma, come accade alla gran parte dei lavoratori dipendenti, vedono il loro stipendio salire o scendere secondo l’aumento o la diminuzione delle tasse.
Francesco Costa spiega perché tutta la bufera che si è creata attorno ai giocatori che non vorrebbero pagare il famoso contributo di solidarietà è solo una tempesta in un bicchier d'acqua. La chiusa del suo articolo è da incorniciare:
Francesco Costa spiega perché tutta la bufera che si è creata attorno ai giocatori che non vorrebbero pagare il famoso contributo di solidarietà è solo una tempesta in un bicchier d'acqua. La chiusa del suo articolo è da incorniciare:
L’idea di ignorare quanto scritto in un contratto tra un’azienda e un lavoratore, addirittura con la comica ed evidentemente irrealizzabile minaccia di un raddoppio dell’aliquota, è giusto una cosa che può dire Roberto Calderoli il 17 agosto. Poi fate voi.
martedì 23 agosto 2011
lunedì 22 agosto 2011
Dopo quasi 10 anni
Per chi segue un po' le vicende del complottismo undicisettembrino, oggi potrebbe quasi essere una giornata storica: il Pentagono è stato colpito da un aereo e non da un missile! Si spera che per il ventennale della tragedia si siano anche convinti che le torri gemelle non sono cadute a causa di qualche fantomatico tipo di esplosivo.
Ma ho forti dubbi.
Ma ho forti dubbi.
Chi tradisce chi
Alla signora Bossi non viene il dubbio che il primo a dover essere sbattuto fuori dalla Lega per tradimento dovrebbe essere proprio suo marito? In fondo i leghisti incazzati è con lui che se la sono presa; è lui che è dovuto fuggire dall'albergo in cui stava spaparanzato alla chetichella, nella notte, per evitare insulti e proteste.
Se dopo quasi vent'anni di slogan, chiacchiere, incoerenze, prese in giro, promesse mai mantenute, qualche leghista ha cominciato a mangiare la foglia, non è che si può dare subito la colpa ai maggiori o ai colonnelli. Prima vengono i generali.
Se dopo quasi vent'anni di slogan, chiacchiere, incoerenze, prese in giro, promesse mai mantenute, qualche leghista ha cominciato a mangiare la foglia, non è che si può dare subito la colpa ai maggiori o ai colonnelli. Prima vengono i generali.
Tiranni che cadono
Una guerra piena di secondi fini ma intrapresa a seguito di un’autentica sollevazione popolare, giunge infine al risultato inesorabile per cui ricorderemo questo anno 2011: la caduta dei tiranni. Gheddafi rovesciato dagli insorti 42 (quarantadue!) anni dopo la sua ascesa al potere, è un evento che non può non rallegrare ogni sincero democratico. Capisco l’imbarazzo di chi c’è andato a braccetto fino a ieri; e dei vili che hanno sottoscritto l’impegno militare per abbatterlo ma speravano fosse solo per finta. Scrivo ancora nel mezzo degli eventi, potrebbe ancora darsi il peggio anche se il finale sembra scritto. Ma voglio già esprimere la mia esultanza. Senza Gheddafi, dopo Gheddafi, il segnale del via libera alla rivoluzione democratica nel mondo arabo si rafforza. Il prossimo è Assad!
(via Gad Lerner)
(via Gad Lerner)
sabato 20 agosto 2011
Gli ospizi di Feltri
Feltri scende in campo a difesa della chiesa cattolica, nel mirino da alcuni giorni di quei moralisti cattivoni che si sono permessi di far notare che la manovra, quella che fa grondare sangue dal dolore al tipo di Arcore, non la sfiora neanche di un centesimo.
Feltri fa benissimo il suo mestiere, per carità, ma "dimentica" che il problema non sono solo gli ospizi o le case di cura, ma tutto quell'insieme di immobili che va sotto i nomi di alberghi, cinema, teatri, negozi, librerie, strutture ricettive, case-albergo cattoliche tipo la Casa di Santa Brigida: "4000 metri quadri nel cuore di Roma, più lo sterminato terrazzo, ha un valore di mercato di 60 milioni di euro me è iscritto al catasto romano come 'convitto'. E naturalmente non paga l'ICI".
Sì, Feltri fa bene. Meglio far credere ai lettori del Giornale che il problema sono gli ospizi.
Feltri fa benissimo il suo mestiere, per carità, ma "dimentica" che il problema non sono solo gli ospizi o le case di cura, ma tutto quell'insieme di immobili che va sotto i nomi di alberghi, cinema, teatri, negozi, librerie, strutture ricettive, case-albergo cattoliche tipo la Casa di Santa Brigida: "4000 metri quadri nel cuore di Roma, più lo sterminato terrazzo, ha un valore di mercato di 60 milioni di euro me è iscritto al catasto romano come 'convitto'. E naturalmente non paga l'ICI".
Sì, Feltri fa bene. Meglio far credere ai lettori del Giornale che il problema sono gli ospizi.
La secessione (dei cervelli)
Per riuscire a far digerire la manovra (il "boccone amaro") alla massa di leghisti delusi e incazzati, Bossi ha ritirato fuori la favoletta della secessione, buona per tutte le stagioni e utile per rabbonire momentaneamente gli allocchi che ancora ci credono.
Un leader ormai finito - e lui lo sa bene - che cerca solo di guadagnare un altro po' di tempo.
Un leader ormai finito - e lui lo sa bene - che cerca solo di guadagnare un altro po' di tempo.
Certe domande
Il bambino malato di cancro al papa: "Se Dio è buono, perché la mia malattia?". Vedete? Basta una semplice e terribile domanda per smascherare la più grande truffa della storia dell'umanità.
venerdì 19 agosto 2011
Blaterando di pensioni
Correrò il rischio di cadere nella facile e inutile retorica, ma quando sento un parlamentare parlare con nonchalance di innalzare l'età media delle pensioni di chi lavora da 57 a 63 anni, lui che ci va dopo 5 e con tanto di vitalizio, a me girano un po' le scatole.
E anche la giustificazione che così ci si adeguerebbe agli "standard europei" è quantomeno ridicola. Anche perché a qualcuno potrebbe venire in mente di adeguare ai suddetti parametri anche il numero di parlamentari e relativo stipendio.
Neppure Alberto da Giussano può più aiutare
Ieri ha ricevuto insulti dalle auto che passavano davanti all’albergo. Si è nascosto per tutto il giorno all’interno insieme a Roberto Calderoli. E i dieci minuti che è uscito per accogliere l’amico Giulio Tremonti, i tre sono stati costretti a farsi circondare da una decina di uomini della scorta. Prigionieri a casa loro. Tanto che ieri sera la tradizionale festa di compleanno del ministro dell’economia all’hotel Ferrovia è stata trasferita all’ultimo minuto (nella speranza di depistare proteste e giornalisti) nella baita di Tremonti a Lorenzago. La stessa baita dove i quattro saggi del centrodestra stilarono il federalismo che fu poi bocciato dagli elettori con il referendum.
(via Il Fatto)
(via Il Fatto)
giovedì 18 agosto 2011
Avvenire replica (male)
Nei giorni scorsi tre giornalisti di tre testate differenti, Gramellini, Facci e Severgnini, avevano fatto notare ai rispettivi lettori che la pesante manovra economica al centro delle cronache di questi giorni, e sicuramente di molti di quelli a venire, non tocca neanche di un centesimo la chiesa cattolica.
Oggi, Avvenire, ha provato a replicare al terzetto con questo articolo a firma Umberto Folena, nel quale sostanzialmente si tenta di smontare il fatto che la chiesa gravi sullo stato italiano per circa 4 miliardi di euro l'anno. Peccato che l'opera di smontaggio sia un tantino fumosa, poco chiara. Scrive Folena:
Non so quale sia questo fantomatico organismo, ma so per certo che nel 2007 una approfondita e dettagliata inchiesta fu portata avanti per Repubblica da Curzio Maltese. Un'inchiesta (qui il pdf) non basata su "vaghe stime senza fonte", come scrive Avvenire, ma basata su dati e cifre che non mi risulta nessuno sia stato ancora in grado di confutare.
Quindi, i famosi 4 miliardi di cui hanno parlato i tre giornalisti non sono "lo schizzo cattivo di un laicismo che intende eliminare ogni presenza sociale e pubblica della Chiesa", impresa per altro impossibile, ma sono dati e numeri. Come i numeri dell'8 x 1000, ad esempio, e del suo meccanismo di attribuzione delle scelte inespresse, del quale Folena si guarda bene dal parlare.
Oggi, Avvenire, ha provato a replicare al terzetto con questo articolo a firma Umberto Folena, nel quale sostanzialmente si tenta di smontare il fatto che la chiesa gravi sullo stato italiano per circa 4 miliardi di euro l'anno. Peccato che l'opera di smontaggio sia un tantino fumosa, poco chiara. Scrive Folena:
Quanto ai quattro miliardi, i tre citano una non meglio precisata «stima europea». Un lettore pensa a qualche autorevole organismo di Strasburgo o Bruxelles…
Non so quale sia questo fantomatico organismo, ma so per certo che nel 2007 una approfondita e dettagliata inchiesta fu portata avanti per Repubblica da Curzio Maltese. Un'inchiesta (qui il pdf) non basata su "vaghe stime senza fonte", come scrive Avvenire, ma basata su dati e cifre che non mi risulta nessuno sia stato ancora in grado di confutare.
Quindi, i famosi 4 miliardi di cui hanno parlato i tre giornalisti non sono "lo schizzo cattivo di un laicismo che intende eliminare ogni presenza sociale e pubblica della Chiesa", impresa per altro impossibile, ma sono dati e numeri. Come i numeri dell'8 x 1000, ad esempio, e del suo meccanismo di attribuzione delle scelte inespresse, del quale Folena si guarda bene dal parlare.
Capezzonismi
Uno stratosferico Capezzone è riuscito, nello stesso "articolo", a elogiare, nella manovra, "l'intervento liberale efficacissimo sul collocamento" che "può avere effetti importanti sulla creazione di posti di lavoro" e la norma che innalza l'età per andare in pensione, che ovviamente è un grosso ostacolo all'ingresso dei suddetti giovani nel mondo del lavoro.
Siamo indulgenti
Dunque, ricapitolando, se ti presenti alla kermesse ti vengono cancellati tutti i peccati. Se invece non vai, però preghi da casa o da qualsiasi altro posto, te ne vengono cancellati solo alcuni. Bentornato medioevo.
(ci sarebbe poi tutto il capitolo riguardante le disposizioni straordinarie, ma lascio perdere).
(ci sarebbe poi tutto il capitolo riguardante le disposizioni straordinarie, ma lascio perdere).
mercoledì 17 agosto 2011
Se ci fosse lui
Proviamo un attimo a ragionare per assurdo: facciamo finta che Gesù esista. Secondo voi cosa direbbe vedendo una moltitudine di giovanotti, più o meno consci di quello che stanno facendo, che si dirige a Madrid con a corredo il kit del perfetto papaboy a 220 euro e carta di credito della Ubi banca?
martedì 16 agosto 2011
Ancora più sotto
Ovviamente non c'è niente da commentare. E' solo per quella famosa storia del continuare a scavare oltre il fondo del barile.
Effetto Streisand
Vi ricordate la vicenda della multinazionale omeopatica contro il blogger? Beh, pare sia partito l'effetto Streisand.
Stature diverse
Come ben sapete, non ho molta simpatia, eccetto poche eccezioni, per la categoria dei politici. Malgrado ciò, le mie critiche, comprese quelle aspre, le ho quasi sempre rivolte al loro operato, non certo a eventuali difetti (difetti?) fisici. Il fatto che ieri Bossi abbia dato del "nano" a Brunetta mi rincuora. E' la prova che io e lui non abbiamo niente da spartire.
domenica 14 agosto 2011
Waiting for rain
Da qualche giorno si parla con insistenza, in rete, del probabile futuro antagonista di Obama per la corsa alla Casa Bianca. Si tratta di tale Rick Perry, attuale governatore del Texas.
Alcune sue peculiarità: "Cristiano evangelico, oppositore di aborto e diritti gay, sostenitore della pena di morte e con il vanto di guidare da dieci anni lo Stato che resiste meglio alla crisi".
Ecco, condiamo adesso il tutto con 4 mesi filati di pesante siccità dopo che il tipo aveva indetto una tre giorni di preghiera per la pioggia. Sì, direi che effettivamente agli USA manca solo uno così alla guida, e poi sono a posto.
(fonte immagine: nytimes.com)
Il quartier generale racconta/66
Io spero che Sallusti rimanga ancora per molto tempo direttore del Giornale. No, non sto scherzando, dico davvero. Perché ormai i suoi editoriali sono diventati per me dei "must", degli autentici capolavori. Quando avrà chiuso il suo ciclo, infatti, per fare le stesse risate dovrò ripiegare sui vari spinoza.it e simili.
Sotto un certo punto di vista il caso Sallusti andrebbe studiato, analizzato, magari con rigore scientifico, se non altro per scoprire i motivi per cui il servilismo giornalistico riesce a spingersi fino a certi limiti. Intendiamoci, di giornalisti prezzolati che scondinzolano a comando siamo pieni, ma qui si va decisamente oltre. Ecco perché la cosa meriterebbe un approfondimento.
L'editoriale odierno, naturalmente, in questo senso non delude. Anzi. Ecco un paio di passaggi fenomenali:
Qui abbiamo già un primo colpevole della difficoltà di legiferare per il bene del paese: un sistema di regole macchinoso e bizantino. In parte sarà anche vero, per carità, ma Sallusti omette di precisare che non è sempre così, in quanto ci sono certe leggi che invece viaggiano alla velocità della luce, eccome se viaggiano.
Se non ricordo male, infatti, il celeberrimo lodo Alfano, un esempio a caso, ha visto la luce in 25 giorni. Meno di un mese, quindi (per il nostro parlamento è un tempo record), dalla sua stesura nelle commissioni ai passaggi alle camere e alla firma di Napolitano. Questa è la prova che Sallusti si sbaglia: quando le leggi sono urgenti (e questa era urgentissima) e servono a tutti il sistema è tutt'altro che macchinoso.
Eh, certo, lui la crisi economica l'aveva vista già da un pezzo, e già da un pezzo aveva provato a porvi rimedio. L'aveva vista talmente bene che per i primi due anni di governo aveva ripetuto, in coro con tutti i suoi tirapiedi, che non esisteva, che era un'invenzione della stampa e della sinistra pessimista; e che comunque, in caso, non era certo così grave.
Sallusti dovrebbe spiegare nel suo editoriale come si fa a porre rimedio a un problema che non c'è. E infatti, se si va a vedere, la famosa e rivoluzionaria riforma fiscale, che avrebbe dovuto metterci in qualche modo al riparo, è sempre rimasta un annuncio (dal lontano 1994). L'attività governativa, se così si può chiamare, si è quasi sempre concentrata negli ultimi tre anni su lodo Alfano, processo breve, processo lungo, intercettazioni, leggi-bavaglio, lodi vari. Dove sarebbero le famose misure anti crisi?, quella che Berlusconi, vecchia volpe, aveva visto per tempo?
E allora, esorta il Sallusti, "crediamo ancora, solo Berlusconi può toglierci dal pantano". Massì, in fondo in questo pantano ci siamo da 17 anni: prima o poi ci tirerà fuori, no?
Sotto un certo punto di vista il caso Sallusti andrebbe studiato, analizzato, magari con rigore scientifico, se non altro per scoprire i motivi per cui il servilismo giornalistico riesce a spingersi fino a certi limiti. Intendiamoci, di giornalisti prezzolati che scondinzolano a comando siamo pieni, ma qui si va decisamente oltre. Ecco perché la cosa meriterebbe un approfondimento.
L'editoriale odierno, naturalmente, in questo senso non delude. Anzi. Ecco un paio di passaggi fenomenali:
Il «non ne posso più» di Berlusconi non è comunque per i quattrini ma per la presa d’atto di quanto sia difficile, a tratti impossibile, governare questo Paese come si vorrebbe e come si è promesso agli elettori. Colpa di un sistema di regole macchinoso e bizantino pensato quasi settant’anni fa
Qui abbiamo già un primo colpevole della difficoltà di legiferare per il bene del paese: un sistema di regole macchinoso e bizantino. In parte sarà anche vero, per carità, ma Sallusti omette di precisare che non è sempre così, in quanto ci sono certe leggi che invece viaggiano alla velocità della luce, eccome se viaggiano.
Se non ricordo male, infatti, il celeberrimo lodo Alfano, un esempio a caso, ha visto la luce in 25 giorni. Meno di un mese, quindi (per il nostro parlamento è un tempo record), dalla sua stesura nelle commissioni ai passaggi alle camere e alla firma di Napolitano. Questa è la prova che Sallusti si sbaglia: quando le leggi sono urgenti (e questa era urgentissima) e servono a tutti il sistema è tutt'altro che macchinoso.
È ovvio che quando sull’onda di fatti straordinari tutti i nodi arrivano contemporaneamente al pettine lo strappo è doloroso. Ma se c’è una accusa che non può essere rivolta a Berlusconi è proprio quella di non aver visto quei nodi formarsi e aver provato a scioglierli per tempo
Eh, certo, lui la crisi economica l'aveva vista già da un pezzo, e già da un pezzo aveva provato a porvi rimedio. L'aveva vista talmente bene che per i primi due anni di governo aveva ripetuto, in coro con tutti i suoi tirapiedi, che non esisteva, che era un'invenzione della stampa e della sinistra pessimista; e che comunque, in caso, non era certo così grave.
Sallusti dovrebbe spiegare nel suo editoriale come si fa a porre rimedio a un problema che non c'è. E infatti, se si va a vedere, la famosa e rivoluzionaria riforma fiscale, che avrebbe dovuto metterci in qualche modo al riparo, è sempre rimasta un annuncio (dal lontano 1994). L'attività governativa, se così si può chiamare, si è quasi sempre concentrata negli ultimi tre anni su lodo Alfano, processo breve, processo lungo, intercettazioni, leggi-bavaglio, lodi vari. Dove sarebbero le famose misure anti crisi?, quella che Berlusconi, vecchia volpe, aveva visto per tempo?
E allora, esorta il Sallusti, "crediamo ancora, solo Berlusconi può toglierci dal pantano". Massì, in fondo in questo pantano ci siamo da 17 anni: prima o poi ci tirerà fuori, no?
sabato 13 agosto 2011
E loro?
La finanziaria che gli fa "grondare sangue" non ha sfiorato il Vaticano, neppure di un centesimo. Vaticano che continua a mantere intatti i suoi assurdi privilegi fiscali che paghiamo noi. E nessuno protesta. Strano, eh?
Sangue su sangue
Ci sono voluti un bel po' di anni, ma alla fine l'ammissione è arrivata. Il famoso "non metteremo le mani nelle tasche degli italiani" non solo è sempre stata una plateale balla fin dall'inizio (e chi non aveva il prosciutto davanti agli occhi l'ha capito fin da subito), ma adesso quelle mani le metterà eccome nelle tasche degli italiani.
Chissà come si sente oggi un elettore del Pdl nello scoprire, tardivamente, che dal '94 in qua è sempre stato preso per i fondelli e che una manovra come questa, come scrive Libero stamattina, avrebbero potuto farla tranquillamente sia un Amato, che un Prodi o un Visco?
venerdì 12 agosto 2011
Kàmelos o kamilos?
Un'amica, su Facebook, mi ha segnalato questo interessante articolo del redivivo Paolo Guzzanti. L'articolo lo reputo interessante non tanto per il contenuto in sé, una sorta di apologia del benessere e della ricchezza, quanto per l'incipit iniziale.
Guzzanti scrive:
Apparentemente non fa una piega. Ma se si guarda un po' più a fondo, ho paura che l'esegesi sdogana-benessere del Guzzanti sia un tantino inesatta, anche se è comunque vero che ai tempi di Gesù la ricchezza era considerata una sorta di benedizione divina.
Se infatti si dà in pasto il termine kàmelos a un qualsiasi dizionario di greco, l'unico risultato che ci viene restituito è cammello. Il "filo" evocato dal Guzzanti non c'entra assolutamente niente. Mi viene il dubbio che il parlamentare abbia fatto confusione con kamilos, che però non significa comunque filo, ma gomena, fune. Tanto è vero che con questo termine veniva a quel tempo indicata la grossa corda che serviva a tenere ancorate le navi ai porti. Se ci pensate, in effetti, pur nella sua lontananza la fune ha più attinenza con un ago di quanta ne abbia un cammello.
Quindi è probabilissimo che san Girolamo abbia toppato nella traduzione dal greco antico al latino, cosa questa riconosciuta oggi da molti studiosi (del resto i testi sacri traboccano di errori e castronerie), ma anche Guzzanti ci ha messo del suo.
Guzzanti scrive:
Tutto è nato probabilmente da un rozzo errore di traduzione, perché kàmelos in greco vuol dire sia cammello sia filo, sicché la celebre frase del Vangelo suonava in origine così: «Entra più speditamente il filo nella cruna dell' ago che un ricco in paradiso». Come dire: non tutte le ricchezze e non tutti i ricchi sono in regola con la morale e qualcuno stenta a passare. Mentre la ridicola versione secondo cui un ricco ha meno probabilità di entrare in paradiso di quante ne abbia un cammello di passare attraverso la cruna d'ago, significa che nessun ricco e nessuna ricchezza sono moralmente accettabili.
Apparentemente non fa una piega. Ma se si guarda un po' più a fondo, ho paura che l'esegesi sdogana-benessere del Guzzanti sia un tantino inesatta, anche se è comunque vero che ai tempi di Gesù la ricchezza era considerata una sorta di benedizione divina.
Se infatti si dà in pasto il termine kàmelos a un qualsiasi dizionario di greco, l'unico risultato che ci viene restituito è cammello. Il "filo" evocato dal Guzzanti non c'entra assolutamente niente. Mi viene il dubbio che il parlamentare abbia fatto confusione con kamilos, che però non significa comunque filo, ma gomena, fune. Tanto è vero che con questo termine veniva a quel tempo indicata la grossa corda che serviva a tenere ancorate le navi ai porti. Se ci pensate, in effetti, pur nella sua lontananza la fune ha più attinenza con un ago di quanta ne abbia un cammello.
Quindi è probabilissimo che san Girolamo abbia toppato nella traduzione dal greco antico al latino, cosa questa riconosciuta oggi da molti studiosi (del resto i testi sacri traboccano di errori e castronerie), ma anche Guzzanti ci ha messo del suo.
Com'era quella cosa della chiarezza?
Il sermone odierno di Sallusti è spettacolare già dalla prima riga: "Bossi ha il dono della chiarezza". La chiarezza, capite? La chiarezza di quello che durante il clou delle proteste studentesche contro la riforma Gelmini diceva "gli studenti hanno un po' ragione" e poi in parlamento la votava.
La chiarezza di quello che a Pontida strillava contro la guerra in Libia e le missioni di pace e poi, sia alla Camera che al Senato, votava il rifinanziamento delle missioni all'estero. La chiarezza di quello che alla richiesta di arresto di Papa se ne usciva con un bel "in galera!", salvo fare retromarcia 24 ore dopo con un bel "non va bene mettergli le manette prima del processo". Queste, naturalmente, sono solo le prime che mi vengono in mente.
La chiarezza di Bossi. Pensate se non fosse un tipo chiaro.
La chiarezza di quello che a Pontida strillava contro la guerra in Libia e le missioni di pace e poi, sia alla Camera che al Senato, votava il rifinanziamento delle missioni all'estero. La chiarezza di quello che alla richiesta di arresto di Papa se ne usciva con un bel "in galera!", salvo fare retromarcia 24 ore dopo con un bel "non va bene mettergli le manette prima del processo". Queste, naturalmente, sono solo le prime che mi vengono in mente.
La chiarezza di Bossi. Pensate se non fosse un tipo chiaro.
Il toto-miliardi
Vi ricordate? Si era qua ai primi di giungo. C'era già aria di ferie, di tutti al mare. I parlamentari avevano già i trolley vicini alle uscite del parlamento. Il casino finanziario e il possibile tracollo del paese erano già da tempo nell'aria e già a conoscenza di chi di dovere, ma si faceva di tutto per tenerlo in secondo piano.
Era il periodo in cui si dava in pasto all'opinione pubblica la tragicomica farsa dello spostamento al nord di alcuni ministeri, operazione fortemente voluto da Bossi e Calderoli per calmare la pancia dell'elettorato celtico-padano portando a Monza alcuni pezzi di quella Roma ladrona con cui ci hanno rotto le appendici pendule maschili per decenni.
Bene. In quel contesto si facevano i primi annunci della manovra, ancora in versione "light", che ci stava per piovere tra capo e collo. In una memorabile conferenza stampa, il teleimbonitore rassicurava tutti sull'entità della suddetta manovra. E a quelli che già ipotizzavano una finanziaria da oltre 30 miliardi di euro, rispondeva:
Dove poi li abbiano trovati quei famosi risparmi è oggi noto a tutti, basta leggere un po' i giornali: dal solito Pantalone. La famosa finanziaria di "manutenzione", invece, è nel frattempo leggermente lievitata, ma in maniera appena appena percettibile. All'ora in cui scrivo questo post si parla di 45 miliardi nel prossimo biennio: meno della metà, quindi, di quei 115 (altroché 70) previsti nei prossimi 4 anni.
Com'era? "Inutile dire cose non vere ai cittadini".
Era il periodo in cui si dava in pasto all'opinione pubblica la tragicomica farsa dello spostamento al nord di alcuni ministeri, operazione fortemente voluto da Bossi e Calderoli per calmare la pancia dell'elettorato celtico-padano portando a Monza alcuni pezzi di quella Roma ladrona con cui ci hanno rotto le appendici pendule maschili per decenni.
Bene. In quel contesto si facevano i primi annunci della manovra, ancora in versione "light", che ci stava per piovere tra capo e collo. In una memorabile conferenza stampa, il teleimbonitore rassicurava tutti sull'entità della suddetta manovra. E a quelli che già ipotizzavano una finanziaria da oltre 30 miliardi di euro, rispondeva:
«inutile dire cose non vere ai cittadini». Ci sarà invece, spiega il premier, «un'opera di manutenzione di qualche miliardo, tre miliardi. Faremo nei prossimi anni quello che abbiamo già fatto negli anni precedenti». Per l'obiettivo del pareggio, aggiunge, «sappiamo già dove andare a trovare i risparmi necessari».
Dove poi li abbiano trovati quei famosi risparmi è oggi noto a tutti, basta leggere un po' i giornali: dal solito Pantalone. La famosa finanziaria di "manutenzione", invece, è nel frattempo leggermente lievitata, ma in maniera appena appena percettibile. All'ora in cui scrivo questo post si parla di 45 miliardi nel prossimo biennio: meno della metà, quindi, di quei 115 (altroché 70) previsti nei prossimi 4 anni.
Com'era? "Inutile dire cose non vere ai cittadini".
giovedì 11 agosto 2011
Come cavolo la chiamiamo?
E' uno spasso leggere le acrobazie sintattiche con cui i media berlusconiani stanno cercando di non fare capire alla plebe che la patrimoniale si farà.
L'apice dell'ilarità l'ha raggiunto, come al solito, l'impareggiabile Feltri, il quale ha addirittura suggerito di cambiarle nome. :-)
L'apice dell'ilarità l'ha raggiunto, come al solito, l'impareggiabile Feltri, il quale ha addirittura suggerito di cambiarle nome. :-)
mercoledì 10 agosto 2011
Ognuno ha il suo (Costantino)
Che il grande ("grande" non sottende una mia forma di ammirazione, intendiamoci; anzi...) Costantino fosse un megalomane, un po' me lo aspettavo. In fondo quasi tutti i grandi della storia, bene o male, lo sono stati. Quello che mi ha sorpreso è che, secondo il professor Cacitti, in realtà Costantino non si convertì mai sinceramente e convintamente al cristianesimo, nonostante sia opinione oggi diffusissima.
Da buon politico e calcolatore, la sua conversione non fu infatti nient'altro, appunto, che un calcolo... politico. Insomma, Costantino era sì megalomane e pure un po' visionario - basta ricordare il noto "in hoc signo vinces" e il modo in cui ha dato ordine di preparare la sua morte - ma sicuramente non fesso. In pratica non fece altro che trasferire il "potere religioso", prima appannaggio delle varie divinità pagane, al cristianesimo. Una mossa, se vogliamo, tutto meno che lungimirante, specialmente considerando l'inizio della fase di declino dell'impero romano all'epoca di questi eventi.
Per certi versi, la vicenda di Costantino riporta alla memoria certi politici di oggi, che della sua "grandezza" politica naturalmente non hanno niente, ma che nell'uso interessato del cristianesimo sono veri maestri.
Ah, dimenticavo: sto leggendo 'sta roba qua.
Da buon politico e calcolatore, la sua conversione non fu infatti nient'altro, appunto, che un calcolo... politico. Insomma, Costantino era sì megalomane e pure un po' visionario - basta ricordare il noto "in hoc signo vinces" e il modo in cui ha dato ordine di preparare la sua morte - ma sicuramente non fesso. In pratica non fece altro che trasferire il "potere religioso", prima appannaggio delle varie divinità pagane, al cristianesimo. Una mossa, se vogliamo, tutto meno che lungimirante, specialmente considerando l'inizio della fase di declino dell'impero romano all'epoca di questi eventi.
Per certi versi, la vicenda di Costantino riporta alla memoria certi politici di oggi, che della sua "grandezza" politica naturalmente non hanno niente, ma che nell'uso interessato del cristianesimo sono veri maestri.
Ah, dimenticavo: sto leggendo 'sta roba qua.
Anche Sarkò si dà da fare
Leggo su Le Monde, se quel poco che so di francese non m'inganna, che anche la Francia si appresta a introdurre misure drastiche per fronteggiare la crisi. Le due più importanti: lotta serrata all'evasione fiscale e probabile tassa sui redditi molto alti. Non ho letto da nessuna parte di blocco delle pensioni e tagli alle agevolazioni fiscali per le famiglie.
martedì 9 agosto 2011
Vai a fare in...
Feltri, nel suo (come chiamarlo?) odierno, ha messo in conto qualche insulto. Siccome io sono una persona educata, mi trattengo. (Naturalmente, se non lo fossi, un sentito vaffanculo non glielo toglierebbe nessuno).
Oltre l'impensabile
La colpa di vivere
Quella che all'inizio sembrava una ipotesi piuttosto remota, da considerare solo nel caso in cui la situazione (finanziaria) dovesse seriamente precipitare - ne avevo già parlato qui -, si sta trasformando in una quasi-certezza. Il governo sembra seriamente intenzionato a mettere mano alle pensioni di anzianità.
Si riconfermerebbe il solito ritornello: il governo va a prendere i soldi dai soliti noti. C'è in proposito un ottimo commento di Gramellini, stamattina, su La Stampa. Ve lo riporto qui sotto integralmente, perché io non avrei saputo dirlo meglio.
Pare proprio che a salvare la patria in mutande dovranno essere i pensionandi. Decine di migliaia di lavoratori che, dopo aver sgobbato fin da ragazzi e pagato contributi previdenziali per decine e decine di anni, arrivati a poche buste paga dal traguardo stanno per sentirsi dire che la loro pensione è diventata un lusso insostenibile. I nullatenenti con yacht a carico, le società municipalizzate che proliferano come funghi velenosi: queste e altre minuzie possono aspettare. La vera urgenza è il taglio di un diritto maturato, e autofinanziato, per tutta una vita.
E’ un’ingiustizia, quindi si farà. Nel più totale disprezzo dei progetti di quelle persone, che ora rischiano di annegare nell’incertezza insieme con le loro famiglie. Un’ingiustizia e anche un controsenso: come riusciranno i giovani a entrare nel mondo del lavoro, se si impedisce ai diversamente giovani di uscirne? Le ragioni della scelta sono fin troppo facili da comprendere. I pensionandi non hanno una lobby che li tuteli e non godono neppure di simpatia sociale. Come gli anziani in genere. Con il prolungamento della vita media, la società sembra quasi imputare loro la colpa di non voler morire. Di questo passo guadagnerà seguaci la provocazione dello scrittore inglese Martin Amis, che in un’intervista alla Bbc propose di rimettere in ordine i conti dello Stato Sociale sopprimendo i cittadini al compimento dell’ottantesimo anno. Va bene tutto (insomma, quasi tutto). Ma un Paese di privilegiati come il nostro eviti almeno di mettere alla gogna degli individui che hanno la sola colpa di aver creduto nelle leggi.
Si riconfermerebbe il solito ritornello: il governo va a prendere i soldi dai soliti noti. C'è in proposito un ottimo commento di Gramellini, stamattina, su La Stampa. Ve lo riporto qui sotto integralmente, perché io non avrei saputo dirlo meglio.
Pare proprio che a salvare la patria in mutande dovranno essere i pensionandi. Decine di migliaia di lavoratori che, dopo aver sgobbato fin da ragazzi e pagato contributi previdenziali per decine e decine di anni, arrivati a poche buste paga dal traguardo stanno per sentirsi dire che la loro pensione è diventata un lusso insostenibile. I nullatenenti con yacht a carico, le società municipalizzate che proliferano come funghi velenosi: queste e altre minuzie possono aspettare. La vera urgenza è il taglio di un diritto maturato, e autofinanziato, per tutta una vita.
E’ un’ingiustizia, quindi si farà. Nel più totale disprezzo dei progetti di quelle persone, che ora rischiano di annegare nell’incertezza insieme con le loro famiglie. Un’ingiustizia e anche un controsenso: come riusciranno i giovani a entrare nel mondo del lavoro, se si impedisce ai diversamente giovani di uscirne? Le ragioni della scelta sono fin troppo facili da comprendere. I pensionandi non hanno una lobby che li tuteli e non godono neppure di simpatia sociale. Come gli anziani in genere. Con il prolungamento della vita media, la società sembra quasi imputare loro la colpa di non voler morire. Di questo passo guadagnerà seguaci la provocazione dello scrittore inglese Martin Amis, che in un’intervista alla Bbc propose di rimettere in ordine i conti dello Stato Sociale sopprimendo i cittadini al compimento dell’ottantesimo anno. Va bene tutto (insomma, quasi tutto). Ma un Paese di privilegiati come il nostro eviti almeno di mettere alla gogna degli individui che hanno la sola colpa di aver creduto nelle leggi.
lunedì 8 agosto 2011
E se davvero...
Sono sincero: ci sono giorni in cui penso che in fondo in fondo un bel default...
(fonte immagini: repubblica.it)
Il quartier generale racconta/65
Nel suo spassosissimo, ed etilico, editoriale di stamattina, il Feltri se la prende coi famosi "poteri forti", rei di voler fare una specie di ribaltone che ovviamente non avrebbe il consenso popolare.
Come se quel poco che resta di questo scalcagnato esecutivo avesse ancora, se mai l'ha avuto, un consenso popolare. Ovviamente non sto a ricordare a Feltri la caporetto delle recenti amministrative e le bastonate prese dal suo principale coi referendum. Però potrebbe chiedersi come mai ultimamente il teleimbonitore non vuole più sentire parlare di elezioni; e anche come mai, da un po', non sventola più i suoi leggendari sondaggi.
Come se quel poco che resta di questo scalcagnato esecutivo avesse ancora, se mai l'ha avuto, un consenso popolare. Ovviamente non sto a ricordare a Feltri la caporetto delle recenti amministrative e le bastonate prese dal suo principale coi referendum. Però potrebbe chiedersi come mai ultimamente il teleimbonitore non vuole più sentire parlare di elezioni; e anche come mai, da un po', non sventola più i suoi leggendari sondaggi.
Da dove iniziare
Visto che, riguardo a lorsignori medesimi, tutti fanno un gran parlare di tagliare di qua, tagliare di là ma nessuno inizia mai, Stella e Rizzo, stamattina, sul Corriere, danno qualche suggerimento.
(via corriere.it)
(via corriere.it)
domenica 7 agosto 2011
Ma non chiamatela patrimoniale
Le misure drastiche decise improvvisamente dal governo per far fronte all'aggravarsi della crisi del debito (sotto le pressanti insistenze dell'UE, altrimenti i nostri parlamentari-pellegrini sarebbero già tutti in vacanza), hanno fatto esultare di gioia i vari galoppini governativi. In questi giorni, se ci avete fatto caso, è stato infatti tutto un fiorire di titoloni entusiastici.
"Silvio si è svegliato", titolava ad esempio, umoristicamente, Libero l'altro ieri. "L'Italia s'è desta", ribatteva altrettanto umoristicamente il Giornale. E via di questo passo, in un crescendo che se la situazione non fosse quello che è, potrebbe anche giustificare una risata.
Quello che invece pochi dicono è che, al di là degli annunci, non è neppure ancora stata fissata la data del consiglio dei ministri in cui si dovrebbero discutere i famosi otto punti della "scossa". E sia la Francia che la Germania, che notoriamente non dormono, dopo gli apprezzamenti di rito per la decisione di anticipare il pareggio (ipotetico) di bilancio di un anno, hanno già fatto intendere all'Italia che il tempo delle chiacchiere è finito.
Ma c'è un'altra cosa di cui si parla ancora meno: il cosiddetto piano B. Di che si tratta? Ne ha parlato, passando quasi inosservato, Tito Boeri su Repubblica, ieri mattina. In sostanza, siccome neppure Tremonti e soci credono che serviranno realmente a qualcosa i rimedi anti-catastrofe di prossima discussione, hanno previsto una sorta di exit-strategy.
Insomma, in caso le cose dovessero mettersi davvero male, il governo è pronto a mettere pesantemente le mani nelle tasche degli italiani con provvedimenti che farebbero sembrare zuccherini quelli già inseriti nell'ultima manovra (tipo il taglio delle detrazioni fiscali): si parla di tagli lineari senza guardare in faccia a nessuno, fino a ipotizzare addirittura il blocco delle pensioni di anzianità.
Naturalmente quelli del governo si sono affrettati subito a specificare che non si tratterebbe comunque di una patrimoniale: queste cose qui le fanno quelli di sinistra, mica loro.
"Silvio si è svegliato", titolava ad esempio, umoristicamente, Libero l'altro ieri. "L'Italia s'è desta", ribatteva altrettanto umoristicamente il Giornale. E via di questo passo, in un crescendo che se la situazione non fosse quello che è, potrebbe anche giustificare una risata.
Quello che invece pochi dicono è che, al di là degli annunci, non è neppure ancora stata fissata la data del consiglio dei ministri in cui si dovrebbero discutere i famosi otto punti della "scossa". E sia la Francia che la Germania, che notoriamente non dormono, dopo gli apprezzamenti di rito per la decisione di anticipare il pareggio (ipotetico) di bilancio di un anno, hanno già fatto intendere all'Italia che il tempo delle chiacchiere è finito.
Ma c'è un'altra cosa di cui si parla ancora meno: il cosiddetto piano B. Di che si tratta? Ne ha parlato, passando quasi inosservato, Tito Boeri su Repubblica, ieri mattina. In sostanza, siccome neppure Tremonti e soci credono che serviranno realmente a qualcosa i rimedi anti-catastrofe di prossima discussione, hanno previsto una sorta di exit-strategy.
Insomma, in caso le cose dovessero mettersi davvero male, il governo è pronto a mettere pesantemente le mani nelle tasche degli italiani con provvedimenti che farebbero sembrare zuccherini quelli già inseriti nell'ultima manovra (tipo il taglio delle detrazioni fiscali): si parla di tagli lineari senza guardare in faccia a nessuno, fino a ipotizzare addirittura il blocco delle pensioni di anzianità.
Naturalmente quelli del governo si sono affrettati subito a specificare che non si tratterebbe comunque di una patrimoniale: queste cose qui le fanno quelli di sinistra, mica loro.
CIE
Avete presente i Feltri, i Belpietro, i Ferrara, ecc., sempre pronti a scagliarsi contro la carcerazione preventiva quando si tratta di parlamentari? Bene. E' diventato legge qualche giorno fa il decreto sui rimpatri, che tra le altre cose prevede la possibilità di trattenere fino a 18 mesi (un anno e mezzo) nei CIE (Centri Identificazione ed Espulsione), ossia i moderni lager, i clandestini.
Ovviamente senza processo e senza alcuna forma di garanzia. Trattenuti in regime di detenzione con la sola colpa di non essere in regola coi documenti di soggiorno. Naturalmente in questo caso nessuno ha niente da ridire.
Ovviamente senza processo e senza alcuna forma di garanzia. Trattenuti in regime di detenzione con la sola colpa di non essere in regola coi documenti di soggiorno. Naturalmente in questo caso nessuno ha niente da ridire.
Ha nostalgia di Bush
Il Ferrara di stamattina, sul Giornale, dice di avere "una nostalgia canaglia di Bush, dei tagli fiscali in profondità e della crescita americana al 4 per cento".
Ora, è fuor di dubbio che il buon Obama, per cercare di salvare il salvabile abbia dovuto accettare inevitabili compromessi, disattendendo anche gran parte delle promesse fatte in campagna elettorale - non si trova al minimo dei gradimenti per caso.
Ma da qui ad avere nostalgia del tipo con gli stivali da cowboy, quello che aveva tagliato le tasse (specialmente ai ricchi) producendo così un deficit che gli USA pagano ancora oggi, e che è responsabile per circa il 40% del disastro odierno, a me pare un tantino eccessivo.
Ora, è fuor di dubbio che il buon Obama, per cercare di salvare il salvabile abbia dovuto accettare inevitabili compromessi, disattendendo anche gran parte delle promesse fatte in campagna elettorale - non si trova al minimo dei gradimenti per caso.
Ma da qui ad avere nostalgia del tipo con gli stivali da cowboy, quello che aveva tagliato le tasse (specialmente ai ricchi) producendo così un deficit che gli USA pagano ancora oggi, e che è responsabile per circa il 40% del disastro odierno, a me pare un tantino eccessivo.
sabato 6 agosto 2011
Massì, guardiamoli in faccia i responsabili
Lo chiede Feltri, con veemenza, nel suo divertentissimo pistolotto di stamattina. Guardiamoli bene i signori che si sono avvicendati alla guida dei governi nell'ultimo trentennio, portando il debito pubblico ai livelli tragici di oggi con la loro politica scellerata, quella del sì alla spesa folle e del chissenefrega della prudenza e della questione morale.
Eccoli qua: i De Mita, i Craxi, gli Andreotti, i Forlani, ecc. Insomma, ci sono proprio tutti. O no? No. Manca il padrone del Giornale su cui scrive Feltri. Lo trovate nelle strisce blu di questo grafico.
Eccoli qua: i De Mita, i Craxi, gli Andreotti, i Forlani, ecc. Insomma, ci sono proprio tutti. O no? No. Manca il padrone del Giornale su cui scrive Feltri. Lo trovate nelle strisce blu di questo grafico.
Tra palco e realtà
Prima che vi facciate turlupinare dai titoloni roboanti dei soliti noti, vi consiglio la lettura dell'ottimo Tito Boeri di stamattina.
venerdì 5 agosto 2011
La seconda scossa
La prima risale al febbraio scorso, quando il teleimbonitore, dopo l'ennesimo appello di Napolitano a uscire dal torpore, promise di dare una scossa all'economia di quelle che restano nella storia. "Farò crescere il Pil di 3-4 punti nei prossimi 5 anni", aveva detto il tipo a reti unificate.
Ovviamente, come è ormai storia trita e ritrita, tutto si fermò a quel famoso annuncio e tutto morì lì, tanto sapete bene che la gente dimentica in fretta. Oggi - da febbraio, nel frattempo, la situazione si è un pelino aggravata - è arrivato il secondo annuncio: "l'agenda della ripresa". Segnatevi anche questa, va.
Ovviamente, come è ormai storia trita e ritrita, tutto si fermò a quel famoso annuncio e tutto morì lì, tanto sapete bene che la gente dimentica in fretta. Oggi - da febbraio, nel frattempo, la situazione si è un pelino aggravata - è arrivato il secondo annuncio: "l'agenda della ripresa". Segnatevi anche questa, va.
giovedì 4 agosto 2011
Il quartier generale racconta/64
Bellissimo l'editoriale odierno di Sallusti, il quale, rimbrottando un po' Marchionne per l'uscita di ieri, se la prende coi mercati e la finanza, che vorrebbero imporre i governi ai paesi solo per potersi fare in santa pace "gli affari loro".
Come se i politici, invece (un esempio a caso: il teleimbonitore), facessero qualcosa di diverso.
Come se i politici, invece (un esempio a caso: il teleimbonitore), facessero qualcosa di diverso.
Quando sarebbe stato meglio tacere
Se il pistolotto di ieri del teleimbonitore doveva servire a rassicurare i mercati, direi che ci siamo, no?
mercoledì 3 agosto 2011
La multinazionale omeopatica contro il blogger
Una multinazionale che fabbrica prodotti omeopatici - scusate, non ce la faccio a chiamarli farmaci - ha preso posizione contro un piccolo blogger di provincia, colpevole di aver scritto alcuni articoli diffamatori (ovviamente a detta dell'amministratore delegato della suddetta multinazionale).
Siccome trovo particolarmente odioso questo atteggiamento alla "Golia contro Davide", mi inserisco volentieri tra quelli disposti a contribuire, nei limiti delle mie possibilità, alle eventuali spese legali che Samuele dovrà (speriamo di no) affrontare.
Chi, tra i miei 31 lettori, volesse fare altrettanto, magari segnalando a sua volta la cosa, è ovviamente il benvenuto.
Siccome trovo particolarmente odioso questo atteggiamento alla "Golia contro Davide", mi inserisco volentieri tra quelli disposti a contribuire, nei limiti delle mie possibilità, alle eventuali spese legali che Samuele dovrà (speriamo di no) affrontare.
Chi, tra i miei 31 lettori, volesse fare altrettanto, magari segnalando a sua volta la cosa, è ovviamente il benvenuto.
Domande
A voi non sembra che la mossa, decisa all'ultimo momento, di spostare l'intervento del tipo di Arcore sia un po' paracula?
martedì 2 agosto 2011
Pazienza il Pdl...
...ma quelli del Pd non hanno niente da dire sul fatto che una legge che blocca gli sconti sui libri sia stata presentata da uno del centrosinistra?
Motivazioni serie
Riassumendo: il Pd aveva chiesto di anticipare il rientro della casta dalle ferie di una settimana (cosa di per sé già abbastanza priva di senso. Non penserete mica che una settimana in più o in meno faccia qualche differenza rispetto alla normale non-attività parlamentare?). Il Pdl ha risposto picche, con una motivazione seria (Cicchitto): un centinaio di parlamentari andranno in pellegrinaggio in Terrasanta.
Ora, a parte il fatto che non si capisce perché questo pellegrinaggio non si sia potuto organizzare durante il mese di agosto; ma la motivazione seria quale sarebbe?
Ora, a parte il fatto che non si capisce perché questo pellegrinaggio non si sia potuto organizzare durante il mese di agosto; ma la motivazione seria quale sarebbe?
lunedì 1 agosto 2011
La speculazione? Sì, del Giornale
Come sanno bene i miei 31 lettori, non sono un grosso esperto di economia, ma leggendo qua e là, alcune cose le ho imparate. Una di queste è il significato del termine spread, che, come forse vi sarete accorti, è abbastanza in voga in quest'ultimo periodo.
Detto sintetizzando al massimo (e se non ho capito male: eventualmente correggetemi), per spread si intende la differenza di rendimento tra i Btp (Buoni del Tesoro Poliennali) italiani e i Bund tedeschi, che in genere vengono presi come riferimento in quanto ritenuti in assoluto i più affidabili. Quindi, più il valore di questo spread è elevato e peggio è - significa in sostanza che i nostri titoli rendono di meno.
Nella seduta odierna, la borsa di Milano ha perso quasi il 4% e il valore dello spread è a livelli elevatissimi. Questa situazione si può spiegare in due modi. Uno è quello del Giornale, il quale dà la colpa di tutto alla famosa "speculazione" con cui Emilio Fede è solito intortare i quattro gatti che guardano il suo tiggì. E' una spiegazione tutto sommato semplice: in pratica la colpa di tutto il disastro finanziario di Piazza Affari sarebbe di fantomatici e ignoti speculatori internazionali che si sono dati come obiettivo quello di mandare a ramengo il nostro paese. Paese che, come è noto, in questo senso se la cava benissimo anche da solo.
Poi c'è un'altra spiegazione, che forse è un pelino più complessa e più scomoda. Ed è la classica spiegazione che da Emilio Fede, e dal Giornale, non sentirete mai.
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