venerdì 27 giugno 2008
Tempo di vacanza
Beh, anche quest'anno è arrivato finalmente il momento di staccare un po' la spina. Domani carico in macchina moglie, figlie e valigie e scappo via per una settimana. Anche il blog, ovviamente, chiude i battenti. Una settimana senza computer (sarà dura), senza lavoro, senza impegni e soprattutto lontano dal tran tran quotidiano. Una settimana tutta dedicata al relax, alle passeggiate in alta quota e soprattutto alla mia famiglia: Chiara, Michela e Francesca.
Come sa bene chi mi segue abitualmente, in famiglia siamo tutti appassionati di montagna, animali e natura, e quindi anche quest'anno ce ne andremo in Trentino, questa volta a Sesto (sperando di riuscire a trovare qualcuno che parli italiano, o almeno inglese ^_^).
Ne approfitto per segnalare - visto che siamo in tema di partenze - un video sul triste fenomeno dell'abbandono degli animali. Ancora i giornali non ne parlano, ma c'è da scommettere che in concomitanza con le partenze di massa l'odioso fenomeno si ripresenterà in tutta la sua aberrante brutalità. Purtroppo.
L'aggiornamento del blog riprenderà dal 7 luglio prossimo.
Buona estate a tutti!
giovedì 26 giugno 2008
Inquietanti segnali
La benzina e il gasolio aumentano tutti i giorni, e questo è facilmente verificabile da chiunque abbia una macchina, uno scooter o anche solo un Ciao. E' opinione comune e diffusa che le compagnie petrolifere facciano il bello e il cattivo tempo (per quanto riguarda i prezzi) contando sul fatto che l'italiano medio rinuncia a tutto ma non alla macchina.
Tito Boeri, ad esempio, scriveva qualche giorno fa su Repubblica:
Ovviamente la cosa non va presa alla leggera, né tanto meno sottovalutata, anche perché è proprio di questi giorni la notizia che una forte contrazione del consumo l'ha subìta addirittura anche il pane. Proprio così, il bene non voluttuario per eccellenza ha toccato nei primi tre mesi del 2008 il minimo storico, segno inequivocabile che pure questo comincia a non essere alla portata di tutti.
Non mi sembrano segnali molto tranquillizzanti.
Tito Boeri, ad esempio, scriveva qualche giorno fa su Repubblica:
Il fatto è che la domanda di carburante è poco reattiva a variazioni del prezzo. Ci vuole del tempo per cambiare abitudini, rinunciare ad andare al lavoro in macchina, dotarsi di fonti di riscaldamento alternative, investire in tecnologie che riducano la nostra dipendenza dal petrolio. Quindi le compagnie petrolifere e i distributori possono tranquillamente aumentare i prezzi per compensare il maggiore prelievo senza temere forti contraccolpi sulle quantità vendute.Probabilmente il giornalista quando ha scritto il pezzo non ha fatto i conti con alcune notizie che sono comparse qua e là sui giornali, e una proprio sulla stessa Repubblica di qualche giorno dopo:
I dati parlano chiaro: nelle grandi città il consumo di carburanti è crollato, con punte negative di -30%. A livello nazionale, nel mese di maggio 2008, la vendita di verde è calata del 9,1% rispetto a maggio 2007 e il gasolio del 3,5%. Non solo. Nei primi cinque mesi dell'anno le pompe hanno erogato 164mila tonnellate di combustibile in meno, rispetto all'anno precedente.Alla luce di tutto questo, se la tendenza prende piede non so per quanto ancora "le compagnie petrolifere e i distributori possono tranquillamente aumentare i prezzi per compensare il maggiore prelievo senza temere forti contraccolpi sulle quantità vendute", come dice Boeri.
Ovviamente la cosa non va presa alla leggera, né tanto meno sottovalutata, anche perché è proprio di questi giorni la notizia che una forte contrazione del consumo l'ha subìta addirittura anche il pane. Proprio così, il bene non voluttuario per eccellenza ha toccato nei primi tre mesi del 2008 il minimo storico, segno inequivocabile che pure questo comincia a non essere alla portata di tutti.
Non mi sembrano segnali molto tranquillizzanti.
mercoledì 25 giugno 2008
1000
La porcata è servita
Chiunque può avere le sue particolari simpatie politiche: è più che normale. A mio parere, però, oggi, una distinzione - a livello di idee, di contenuti, di spirito - tra destra e sinistra non ha più senso, per il semplice fatto che sostanzialmente destra e sinistra, in riferimento ai parametri che indicavo qui sopra, sono speculari ed è abbastanza difficile trovare differenze.
Comunque sia, in base a queste simpatie, o tendenze politiche che dir si voglia, ognuno tende a interpretare gli atti e i provvedimenti di un governo evidenziandone i particolari aspetti che ne determinano - a suo giudizio - la giustezza e l'utilità o l'insensatezza e l'inutilità. Prendete per esempio la finanziaria di Tremonti di questi giorni. Si tratta di una finanziaria che ha sollevato aspre critiche da parte dei sindacati e dell'opposizione e, ovviamente, consensi da parte di chi l'ha partorita.
Difficilmente comunque, anche a causa della natura tecnica del provvedimento, il normale cittadino (me compreso) riuscirà a farsi un'idea precisa della bontà o meno della manovra. E quindi il suo giudizio tenderà a basarsi sulla sua "provenienza": è un provvedimento varato dal centrodestra, quindi gli elettori di centrodestra tenderanno a difenderla, quelli di centrosinistra tenderanno a screditarla, in entrambi i casi dimenticando che solo il tempo dirà se è stata una buona manovra o no.
Esistono anche provvedimenti, però, che esulano da quella latente ambiguità tipica di altri più complessi, perché sono chiari, talmente chiari, sia nel merito che nelle finalità, che difficilmente - se non a prezzo di ardite e spesso improbabili circonvoluzioni lessicali e concettuali - possono dare adito a fraintendimenti di sorta.
Uno di questi è senz'altro il provvedimento che è stato licenziato ieri dal Senato e che dovrebbe trovarsi attualmente al vaglio della Camera per essere definitivamente convertito in legge: il famoso decreto sicurezza. Un provvedimento che a detta dei suoi ideatori dovrebbe rappresentare un giro di vite contro la criminalità, specie quella di stampo extracomunitario, e che contiene al suo interno la famosa aggravante della clandestinità, tanto cara alla Lega.
Ma se è tutto così perfetto, dov'è la "porcata" che ho citato nel titolo? Sta tutta in queste poche righe contenute all'interno del art. 2:
Bene. A questo punto tanto vale dare un'occhiata a quali sono, secondo l'arguto legislatore, i reati di minori gravità per i quali si può tranquillamente sospendere il processo. Per fare questo possiamo fare un giro sul sito dell'Associazione Nazionale Magistrati, la quale si è presa la briga di elencare uno per uno tutti i reati per i quali verranno sospesi i processi, perché appunto i relativi reati sono considerati di minore gravità:
Senza dilungarsi troppo, è interessante notare che tra i reati meno gravi viene menzionato quello di "immigrazione clandestina". Ma come, potrebbe domandarsi qualcuno, ci hanno fatto per mesi due scatole così con la storia dei clandestini e adesso questo reato viene messo tra quelli che non destano particolare allarme sociale? Ma questa non è l'unica perla.
Come abbiamo detto (anzi, come hanno detto), la finalità principale della legge sarebbe quella di sveltire i processi. Ecco cosa scrive in proposito sempre l'Associazione Magistrati sul suo sito:
Si tratta di un intervento di cui non si comprendono le finalità e che aggrava la già difficile situazione del processo penale. Abbiamo il dovere di sottolineare le gravissime disfunzioni che deriverebbero dal generalizzato rinvio di un anno di migliaia di processi, anche per fatti di rilevante gravità. Le cancellerie, già particolarmente gravate da numerosi incombenti, si troveranno costrette ad inviare alle parti del processo la comunicazione della sospensione, con sostanziale paralisi di ogni altra attività. I ruoli dei tribunali saranno integralmente stravolti, senza possibilità alcuna di recuperare tempo e risorse per gli altri processi. In pratica cancellerie e giudici saranno impegnati nel prossimo anno a smistare i processi sospesi e a fare rinvii. Al termine della sospensione i processi dovranno essere ripresi e portati a sentenza, con una serie di ulteriori ritardi connessi agli avvisi alle parti, al possibile mutamento del giudice, alle difficoltà pratiche conseguenti alla ripresa dell'attività dibattimentale. Le persone offese dal reato saranno di fatto private della possibilità di far valere le proprie pretese nel processo penale. Particolarmente ingiustificata appare la sospensione anche per i processi per i quali è conclusa l'istruzione dibattimentale ed è in corso la discussione. Infine la individuazione del termine del 30 giugno 2002, del tutto sganciato da qualsiasi riferimento, crea una ingiustificata disparità di trattamento tra i diversi imputati.
C'è poi l'ultima chicca. Qualcuno si potrebbe chiedere ad esempio come mai il provvedimento fissi dei termini temporali così precisi e delle condizioni tecniche altrettanto precise.
Se guardate, tra i reati puniti con pene inferiori ai 10 anni che rientrano tra quelli che beneficeranno della sospensione, c'è quello di "corruzione in atti giudiziari". Per puro caso, l'attuale premier è sotto processo a Milano proprio per corruzione in atti giudiziari, per aver - secondo l'accusa - pagato 600.000 euro all'avvocato inglese David Mills per testimoniare il falso nei processi alla corruzione della Guardia di Finanza e alla vicenda All Iberian. E (sempre per puro caso) questo processo risponde ai requisiti richiesti per essere sospeso.
In questo processo il cavaliere rischia 6 anni di carcere in primo grado, e non lo dicono le cattive toghe rosse della procura di Milano, ma lo dice uno dei suoi difensori, l'avvocato e parlamentare di Forza Italia, Gaetano Pecorella. Insomma, se volete non stiamo qui a fare 2 + 2, ma capite che se lo facciamo...
Qualcuno potrebbe a questo punto ribattere - e chiudo - che in fondo si tratta solo di un anno di sospensione, passato il quale il processo riprenderà da dove si era interrotto. Certo, peccato che tra un anno sarà già legge un'altra geniale trovata uscita dal cilindro magico dell'entourage del cavaliere: e cioè quel lodo Schifani, del quale già si parla, che garantirà l'impunità per altri 5 anni alle 5 più alte cariche dello stato.
Anche qui, casualmente, la sua è compresa.
Comunque sia, in base a queste simpatie, o tendenze politiche che dir si voglia, ognuno tende a interpretare gli atti e i provvedimenti di un governo evidenziandone i particolari aspetti che ne determinano - a suo giudizio - la giustezza e l'utilità o l'insensatezza e l'inutilità. Prendete per esempio la finanziaria di Tremonti di questi giorni. Si tratta di una finanziaria che ha sollevato aspre critiche da parte dei sindacati e dell'opposizione e, ovviamente, consensi da parte di chi l'ha partorita.
Difficilmente comunque, anche a causa della natura tecnica del provvedimento, il normale cittadino (me compreso) riuscirà a farsi un'idea precisa della bontà o meno della manovra. E quindi il suo giudizio tenderà a basarsi sulla sua "provenienza": è un provvedimento varato dal centrodestra, quindi gli elettori di centrodestra tenderanno a difenderla, quelli di centrosinistra tenderanno a screditarla, in entrambi i casi dimenticando che solo il tempo dirà se è stata una buona manovra o no.
Esistono anche provvedimenti, però, che esulano da quella latente ambiguità tipica di altri più complessi, perché sono chiari, talmente chiari, sia nel merito che nelle finalità, che difficilmente - se non a prezzo di ardite e spesso improbabili circonvoluzioni lessicali e concettuali - possono dare adito a fraintendimenti di sorta.
Uno di questi è senz'altro il provvedimento che è stato licenziato ieri dal Senato e che dovrebbe trovarsi attualmente al vaglio della Camera per essere definitivamente convertito in legge: il famoso decreto sicurezza. Un provvedimento che a detta dei suoi ideatori dovrebbe rappresentare un giro di vite contro la criminalità, specie quella di stampo extracomunitario, e che contiene al suo interno la famosa aggravante della clandestinità, tanto cara alla Lega.
Ma se è tutto così perfetto, dov'è la "porcata" che ho citato nel titolo? Sta tutta in queste poche righe contenute all'interno del art. 2:
Al fine di assicurare la priorità assoluta alla trattazione dei procedimenti di cui all'articolo 132-bis del decreto legislativo 28 luglio 1989, n. 271, nonché dei procedimenti da celebrarsi con giudizio direttissimo e con giudizio immediato, i processi penali relativi a fatti commessi fino al 30 giugno 2002 che si trovino in uno stato compreso tra la fissazione dell'udienza preliminare e la chiusura del dibattimento di primo grado, sono immediatamente sospesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto per la durata di un anno. In caso di pluralità di reati contestati, si ha riguardo alla data dell'ultimo reato.Cioè, se non fosse sufficientemente chiaro, a far data dall'entrata in vigore della legge, i processi in corso che rispondano ai requisiti menzionati verranno sospesi per un anno. La scusa addotta per giustificare questa decisione sarebbe che si desidera dare la precedenza ai processi di maggiore gravità e allarme sociale, cioè mafia, terrorismo, criminalità organizzata, ecc...
Bene. A questo punto tanto vale dare un'occhiata a quali sono, secondo l'arguto legislatore, i reati di minori gravità per i quali si può tranquillamente sospendere il processo. Per fare questo possiamo fare un giro sul sito dell'Associazione Nazionale Magistrati, la quale si è presa la briga di elencare uno per uno tutti i reati per i quali verranno sospesi i processi, perché appunto i relativi reati sono considerati di minore gravità:
Sequestro di persona art. 605 c.p.Ecco qua, questo è il corposo elenco di reati giudicati meno gravi per i quali è prevista la sospensione dei processi in corso per dare la precedenza e sveltire quelli più gravi. Beh, direi che non si poteva dare altro nome al provvedimento che "decreto sicurezza". Un provvedimento che come si vede chiaramente va nella direzione di una serrata lotta alla criminalità.
Estorsione art.629 c.p.
Rapina art.628 c.p.
Furto in appartamento art. 624 bis
Furto con strappo
Associazione per delinquere art. 416 c.p.
Stupro e violenza sessuale art. 609 bis c.p.
Aborto clandestino
bancarotta fraudolenta
sfruttamento della prostituzione
frodi fiscali
Usura
Violenza privata
Falsificazione di documenti pubblici
Detenzione di documenti falsi validi per l'espatrio
Corruzione
Corruzione in atti giudiziari
Abuso d'ufficio
Peculato
Rivelazione di segreto d'ufficio
Intercettazioni illecite
Reati informatici
Ricettazione
Vendita di prodotti con marchi contraffatti
Vendita di prodotti in violazione del diritto d'autore
Detenzione di materiale pedo-pornografico
Porto e detenzione abusiva di armi anche clandestine
immigrazione clandestina ( art.12 c.1 l. 286\1998)
calunnia ( 368 c.p.)
Omicidio colposo per colpa medica
Omicidio colposo con violazione delle norme sulla circolazione stradale
Truffa comunitaria
Maltrattamenti in famiglia
Incendio e incendio boschivo
Molestie
Traffico di rifiuti
Adulterazione di sostanze alimentari
Somministrazione di medicinali pericolosi
Circonvenzione di incapaci (fonte)
Senza dilungarsi troppo, è interessante notare che tra i reati meno gravi viene menzionato quello di "immigrazione clandestina". Ma come, potrebbe domandarsi qualcuno, ci hanno fatto per mesi due scatole così con la storia dei clandestini e adesso questo reato viene messo tra quelli che non destano particolare allarme sociale? Ma questa non è l'unica perla.
Come abbiamo detto (anzi, come hanno detto), la finalità principale della legge sarebbe quella di sveltire i processi. Ecco cosa scrive in proposito sempre l'Associazione Magistrati sul suo sito:
Si tratta di un intervento di cui non si comprendono le finalità e che aggrava la già difficile situazione del processo penale. Abbiamo il dovere di sottolineare le gravissime disfunzioni che deriverebbero dal generalizzato rinvio di un anno di migliaia di processi, anche per fatti di rilevante gravità. Le cancellerie, già particolarmente gravate da numerosi incombenti, si troveranno costrette ad inviare alle parti del processo la comunicazione della sospensione, con sostanziale paralisi di ogni altra attività. I ruoli dei tribunali saranno integralmente stravolti, senza possibilità alcuna di recuperare tempo e risorse per gli altri processi. In pratica cancellerie e giudici saranno impegnati nel prossimo anno a smistare i processi sospesi e a fare rinvii. Al termine della sospensione i processi dovranno essere ripresi e portati a sentenza, con una serie di ulteriori ritardi connessi agli avvisi alle parti, al possibile mutamento del giudice, alle difficoltà pratiche conseguenti alla ripresa dell'attività dibattimentale. Le persone offese dal reato saranno di fatto private della possibilità di far valere le proprie pretese nel processo penale. Particolarmente ingiustificata appare la sospensione anche per i processi per i quali è conclusa l'istruzione dibattimentale ed è in corso la discussione. Infine la individuazione del termine del 30 giugno 2002, del tutto sganciato da qualsiasi riferimento, crea una ingiustificata disparità di trattamento tra i diversi imputati.
C'è poi l'ultima chicca. Qualcuno si potrebbe chiedere ad esempio come mai il provvedimento fissi dei termini temporali così precisi e delle condizioni tecniche altrettanto precise.
Se guardate, tra i reati puniti con pene inferiori ai 10 anni che rientrano tra quelli che beneficeranno della sospensione, c'è quello di "corruzione in atti giudiziari". Per puro caso, l'attuale premier è sotto processo a Milano proprio per corruzione in atti giudiziari, per aver - secondo l'accusa - pagato 600.000 euro all'avvocato inglese David Mills per testimoniare il falso nei processi alla corruzione della Guardia di Finanza e alla vicenda All Iberian. E (sempre per puro caso) questo processo risponde ai requisiti richiesti per essere sospeso.
In questo processo il cavaliere rischia 6 anni di carcere in primo grado, e non lo dicono le cattive toghe rosse della procura di Milano, ma lo dice uno dei suoi difensori, l'avvocato e parlamentare di Forza Italia, Gaetano Pecorella. Insomma, se volete non stiamo qui a fare 2 + 2, ma capite che se lo facciamo...
Qualcuno potrebbe a questo punto ribattere - e chiudo - che in fondo si tratta solo di un anno di sospensione, passato il quale il processo riprenderà da dove si era interrotto. Certo, peccato che tra un anno sarà già legge un'altra geniale trovata uscita dal cilindro magico dell'entourage del cavaliere: e cioè quel lodo Schifani, del quale già si parla, che garantirà l'impunità per altri 5 anni alle 5 più alte cariche dello stato.
Anche qui, casualmente, la sua è compresa.
martedì 24 giugno 2008
Donadoni e la monetina
Non sono particolarmente appassionato di calcio, ma seguo volentieri le partite della nazionale. Penso che molti di voi abbiano visto il match contro la Spagna, e penso di non sbagliare e di interpretare il pensiero di molti dicendo che se ai rigori fossimo passati noi sarebbe stato l'equivalente di un mezzo ladrocinio.
Eppure, se tale ipotesi si fosse avverata, saremmo oggi, a distanza di due giorni, ancora dietro a festeggiare e il posto di Donadoni (foto) non sarebbe minimamente in discussione. E invece no: siamo andati a casa per due rigori sbagliati e il ct vacilla (anche se lui non pare minimamente intenzionato a dare le dimissioni).
Come è noto, decidere una qualificazione o meno ai rigori equivale più o meno a deciderla facendo testa o croce con una monetina. I rigori, infatti, sono un po' come una ruota che gira: magari una volta gira bene e ti può far vincere un mondiale e una volta gira male e ti può far perdere un europeo.
Ha senso quindi decidere il destino di un ct in base allo stesso criterio? E perché, comunque, a pagare (si fa per dire) è sempre e solo l'allenatore? Se Toni fa un mare di gol in Germania e si blocca in nazionale che colpa ne ha l'allenatore? Se Pirlo - che a centrocampo bene o male quello che deve fare lo fa - se ne sta in tribuna invece che in campo che colpa ne ha l'allenatore? Se l'Italia non è riuscita ad approfittare del fatto che all'inizio la Spagna aveva vistosamente paura di noi, quanta colpa ha l'allenatore?
E se adesso arriva Lippi e ottiene gli stessi risultati di Donadoni, che si fa? Lo si chiama di nuovo?
Eppure, se tale ipotesi si fosse avverata, saremmo oggi, a distanza di due giorni, ancora dietro a festeggiare e il posto di Donadoni (foto) non sarebbe minimamente in discussione. E invece no: siamo andati a casa per due rigori sbagliati e il ct vacilla (anche se lui non pare minimamente intenzionato a dare le dimissioni).
Come è noto, decidere una qualificazione o meno ai rigori equivale più o meno a deciderla facendo testa o croce con una monetina. I rigori, infatti, sono un po' come una ruota che gira: magari una volta gira bene e ti può far vincere un mondiale e una volta gira male e ti può far perdere un europeo.
Ha senso quindi decidere il destino di un ct in base allo stesso criterio? E perché, comunque, a pagare (si fa per dire) è sempre e solo l'allenatore? Se Toni fa un mare di gol in Germania e si blocca in nazionale che colpa ne ha l'allenatore? Se Pirlo - che a centrocampo bene o male quello che deve fare lo fa - se ne sta in tribuna invece che in campo che colpa ne ha l'allenatore? Se l'Italia non è riuscita ad approfittare del fatto che all'inizio la Spagna aveva vistosamente paura di noi, quanta colpa ha l'allenatore?
E se adesso arriva Lippi e ottiene gli stessi risultati di Donadoni, che si fa? Lo si chiama di nuovo?
lunedì 23 giugno 2008
Le menzogne di Stato
La convulsa attività legislativa dell’attuale maggioranza ha una caratteristica particolare: ogni provvedimento emesso è preceduto e giustificato da bugie. Non è vero che esista un problema sicurezza pubblica: il numero dei reati commessi è in costante flessione. E tuttavia il problema sicurezza pubblica è percepito dai cittadini come un problema grave perché tutti i giorni, a pranzo, cena e colazione, televisioni di Stato e private (le 6 reti controllate dal Presidente del Consiglio) e giornali di partito spiegano che c’è un grave problema di sicurezza pubblica e avvalorano questa “denuncia” con minuziosi racconti di scippi, furticiattoli e qualche reato grave, morbosamente esibito. Se adottassero la stessa tignosa diligenza per raccontare le migliaia di corruzioni che vengono scoperte ogni giorno in Italia, le decine di migliaia di frodi fiscali che impoveriscono l’Italia di centinaia di milioni di euro, le decine di morti sul lavoro che insanguinano ogni giorno fabbriche e cantieri, i milioni di abusi edilizi che deturpano il Paese, gli inquinamenti, le frodi nei finanziamenti UE, insomma tutti quelli che per la classe dirigente italiana non sono reati degni di attenzione; ebbene, è certo che i cittadini italiani avrebbero del loro Paese una percezione diversa, assai più preoccupante del preteso problema sicurezza e certamente assai più realistica. Non è vero che sono gli extracomunitari o i rumeni che commettono il maggior numero dei reati: in realtà questa categoria di persone commette il maggior numero di piccoli reati, furti nei supermercati, nei cantieri, sugli autobus; le rapine, il traffico di droga, gli omicidi sono commessi in percentuale maggiore da italiani; e naturalmente i reati di cui non si deve parlare, quelli che è bene che non preoccupino l’opinione pubblica, quelli citati sopra, la corruzione, la frode fiscale, il falso in bilancio, gli infortuni sul lavoro, i reati ambientali ed edilizi, gli inquinamenti, quelli sono commessi soltanto da italiani.
Questa che avete appena letto è solo la prima parte di un articolo - anzi, meglio, di un post - pubblicato dal Procuratore Aggiunto della Repubblica di Torino, Bruno Tinti, sul blog in cui abitualmente scrive e che gestisce assieme ad altri magistrati.
Il post completo è piuttosto lungo, ma a mio avviso merita sicuramente che gli si dedichino una decina di minuti, perché spiega in modo chiaro, tra le altre cose, senza mezze parole e senza fronzoli, il ruolo che ha l'informazione in genere nel presentarci un paese in cui, apparentemente, la maggior parte dei reati vengono commessi da extracomunitari. E spiega altrettanto bene come la suddetta informazione dia un risalto ossessivo ad alcuni tipi di reati, legati principalmente alla microcriminalità, mentre eviti accuratamente di dare eguale risalto ad altri tipi di reati più "scomodi" (per loro) ma di eguale, se non maggiore, gravità e diffusione.
Il post completo, che condivido nella sua totalità, lo trovate qui. Aggiungo qui sotto una breve intervista - che lascia un po' l'amaro in bocca - rilasciata a RaiNews 24 dallo stesso procuratore Tinti.
Questa che avete appena letto è solo la prima parte di un articolo - anzi, meglio, di un post - pubblicato dal Procuratore Aggiunto della Repubblica di Torino, Bruno Tinti, sul blog in cui abitualmente scrive e che gestisce assieme ad altri magistrati.
Il post completo è piuttosto lungo, ma a mio avviso merita sicuramente che gli si dedichino una decina di minuti, perché spiega in modo chiaro, tra le altre cose, senza mezze parole e senza fronzoli, il ruolo che ha l'informazione in genere nel presentarci un paese in cui, apparentemente, la maggior parte dei reati vengono commessi da extracomunitari. E spiega altrettanto bene come la suddetta informazione dia un risalto ossessivo ad alcuni tipi di reati, legati principalmente alla microcriminalità, mentre eviti accuratamente di dare eguale risalto ad altri tipi di reati più "scomodi" (per loro) ma di eguale, se non maggiore, gravità e diffusione.
Il post completo, che condivido nella sua totalità, lo trovate qui. Aggiungo qui sotto una breve intervista - che lascia un po' l'amaro in bocca - rilasciata a RaiNews 24 dallo stesso procuratore Tinti.
domenica 22 giugno 2008
Quando scappa il vaffa...
Il vaffanculo può sempre scappare, è una cosa tutto sommato naturale. Poi sta alle capacità contenitive di ciascuno - associate al tipo di contesto in cui può scappare - riuscire a trattenerlo o meno.
Al ministro Sacconi (foto) è scappato. Pazienza. Non mi sembra una cosa così grave. Certo, in genere ci si aspetta da un ministro della repubblica che parla a un convegno o a un raduno un certo autocontrollo, e non un abbassarsi a certi grilleschi rimandi e atteggiamenti, ma tant'è.
Non mi sembra quindi di eccessiva gravità il vaffa di Sacconi al contestatore, quanto semmai l'aver tentato di negarlo di fronte all'evidenza di un microfono aperto, che denota un atteggiamento che si può dire inserito inestricabilmente nel dna di gran parte di chi ci governa (indipendentemente dall'area politica): quello di negare l'evidenza (a proposito del quale abbiamo tra l'altro degli illustri precedenti).
Insomma, il tutto sembra indicare inequivocabilmente che certi signori pensano ancora di poterci dare da intendere delle balle. Che non sarebbe tutto sommato neanche grave: quello che è più grave e che continuino a pensare che noi abbocchiamo.
Al ministro Sacconi (foto) è scappato. Pazienza. Non mi sembra una cosa così grave. Certo, in genere ci si aspetta da un ministro della repubblica che parla a un convegno o a un raduno un certo autocontrollo, e non un abbassarsi a certi grilleschi rimandi e atteggiamenti, ma tant'è.
Non mi sembra quindi di eccessiva gravità il vaffa di Sacconi al contestatore, quanto semmai l'aver tentato di negarlo di fronte all'evidenza di un microfono aperto, che denota un atteggiamento che si può dire inserito inestricabilmente nel dna di gran parte di chi ci governa (indipendentemente dall'area politica): quello di negare l'evidenza (a proposito del quale abbiamo tra l'altro degli illustri precedenti).
Insomma, il tutto sembra indicare inequivocabilmente che certi signori pensano ancora di poterci dare da intendere delle balle. Che non sarebbe tutto sommato neanche grave: quello che è più grave e che continuino a pensare che noi abbocchiamo.
Gli occhi negli occhi
Non sono particolarmente appassionato di musical, ma mi è capitato recentemente di assistere alla rappresentazione di Romeo e Giulietta messo in scena dalla scuola di danza classica che frequenta Francesca, mia figlia più piccola.
Beh, ne sono rimasto affascinato: in particolare dalla bellezza delle musiche, scritte da Riccardo Cocciante.
Inserisco qui di seguito due dei frammenti dello spettacolo originale sicuramente più belli e intensi: "Com'è leggera la vita" e "Gli occhi negli occhi".
Buona domenica.
Beh, ne sono rimasto affascinato: in particolare dalla bellezza delle musiche, scritte da Riccardo Cocciante.
Inserisco qui di seguito due dei frammenti dello spettacolo originale sicuramente più belli e intensi: "Com'è leggera la vita" e "Gli occhi negli occhi".
Buona domenica.
Com'è leggera la vita
Gli occhi negli occhi
sabato 21 giugno 2008
Penzu.com, il diario online
Probabilmente molti voi in gioventù hanno tenuto un diario, il classico posto segreto in cui annotare al riparo da occhi indiscreti pensieri, emozioni, stati d'animo e sensazioni, e magari qualcuno lo tiene ancora.
Poteva l'evoluzione digitale non trovare un surrogato tecnologico al diario cartaceo? Ecco quindi Penzu, un servizio online che consente di scrivere i nostri pensieri utilizzando un'interfaccia grafica molto simpatica, che ricorda un po' il classico foglio di quaderno con le righe. Il suo utilizzo è semplicissimo.
Come prima cosa occorre crearsi un account cliccando qui:
Ecco fatto. Una volta accettati i termini della licenza, è sufficiente quindi cliccare su signup per ricevere immediatamente un'e-mail di benvenuto e per cominciare a utilizzare subito il servizio. L'unico accorgimento da prendere prima di cominciare è quello di impostare il fuso orario corretto tramite il pulsante settings in alto a destra, che per l'Italia è GMT+01:00 Rome.
A questo punto possiamo quindi cominciare a scrivere liberamente i nostri pensieri, che resteranno strettamente privati e visibili solo a noi a meno che non scegliamo di condividerli con qualcuno tramite il pulsate share.
Una interessante funzione da segnalare è la possibilità di arricchire il testo con immagini (max 5 MB) in formato jpg, gif o png.
Poteva l'evoluzione digitale non trovare un surrogato tecnologico al diario cartaceo? Ecco quindi Penzu, un servizio online che consente di scrivere i nostri pensieri utilizzando un'interfaccia grafica molto simpatica, che ricorda un po' il classico foglio di quaderno con le righe. Il suo utilizzo è semplicissimo.
Come prima cosa occorre crearsi un account cliccando qui:
Ecco fatto. Una volta accettati i termini della licenza, è sufficiente quindi cliccare su signup per ricevere immediatamente un'e-mail di benvenuto e per cominciare a utilizzare subito il servizio. L'unico accorgimento da prendere prima di cominciare è quello di impostare il fuso orario corretto tramite il pulsante settings in alto a destra, che per l'Italia è GMT+01:00 Rome.
A questo punto possiamo quindi cominciare a scrivere liberamente i nostri pensieri, che resteranno strettamente privati e visibili solo a noi a meno che non scegliamo di condividerli con qualcuno tramite il pulsate share.
Una interessante funzione da segnalare è la possibilità di arricchire il testo con immagini (max 5 MB) in formato jpg, gif o png.
venerdì 20 giugno 2008
Brunetta e il piano anti-fannulloni
Non so, può darsi che mi sbagli, ma mi pare che se c'è uno veramente deciso a prendere il toro per le corna, come si suol dire, è Renato Brunetta, ministro dell'Innovazione e della Pubblica Amministrazione di questo sgangherato governo.
Leggendo qua e là alcune cose che si è proposto di attuare, infatti, pare proprio che gli sprechi e i malfunzionamenti nella pubblica amministrazione abbiano le ore (vabbè, diciamo i giorni o i mesi) contate. Naturalmente bisogna prendere tutto con le pinze, perché la storia insegna che (specialmente in politica) tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare, e quindi sono sempre da mettere in conto retromarce e ripensamenti.
Tuttavia alcune delle cose che pare intenzionato a fare, possono rappresentare - se attuate - un valido antidoto alla farraginosità e malfunzionamento della pubblica amministrazione in genere.
Si legge nell'articolo dell'Ansa che ho appena linkato:
Insomma, a mio parere, pur con alcune riserve su altri punti, mi pare che il provvedimento vada nella giusta direzione. Staremo a vedere se resterà solo sulla carta o se si concretizzerà.
Leggendo qua e là alcune cose che si è proposto di attuare, infatti, pare proprio che gli sprechi e i malfunzionamenti nella pubblica amministrazione abbiano le ore (vabbè, diciamo i giorni o i mesi) contate. Naturalmente bisogna prendere tutto con le pinze, perché la storia insegna che (specialmente in politica) tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare, e quindi sono sempre da mettere in conto retromarce e ripensamenti.
Tuttavia alcune delle cose che pare intenzionato a fare, possono rappresentare - se attuate - un valido antidoto alla farraginosità e malfunzionamento della pubblica amministrazione in genere.
Si legge nell'articolo dell'Ansa che ho appena linkato:
Secondo il provvedimento, chi presenterà certificati falsi o timbrerà il cartellino lasciando poi l'ufficio non solo si macchierà del reato di truffa aggravata e potrà essere licenziato, ma si vedrà pure decurtare lo stipendio.Giustissimo. Ora, intendiamoci, è da sfatare il luogo comune che i fannulloni siano tutti nella pubblica amministrazione e gli stacanovisti tutti nel privato, ma - penso non sia un segreto per nessuno - è ad esempio assodato che il malcostume (per non dire di peggio) di timbrare il cartellino e andare a fare la spesa o lo shopping sia da ascrivere in misura molto maggiore alla sfera pubblica. Sono d'accordo anche che ci sia un aumento dei controlli durante i periodi di malattia e che vengano sanzionati quei medici che rilasciano certificati con troppa disinvoltura.
Insomma, a mio parere, pur con alcune riserve su altri punti, mi pare che il provvedimento vada nella giusta direzione. Staremo a vedere se resterà solo sulla carta o se si concretizzerà.
giovedì 19 giugno 2008
Il blocco del... blocco (comiche all'italiana)
Se non fosse che in realtà c'è ben poco da ridere, penso che la telenovela che sta accompagnando il togli e metti delle famigerate numerazioni a tariffazione aggiunta (un modo elegante per indicare una truffa), potrebbe essere tranquillamente inserita in qualche serie fantozziana.
Non la faccio lunga. Gli 899 e compagnia bella sapete tutti cosa sono, quanto sono diffusi e soprattutto a cosa servono: per rendersene conto è sufficiente sintonizzarsi quando si vuole su una qualsiasi emittente locale. Nel corso degli anni sono state molteplici le iniziative, soprattutto da parte delle associazioni dei consumatori, per tentare di limitare e frenare questo meccanismo truffaldino che ha consentito a ciarlatani di ogni risma (cartomanti, maghi, astrologi, veggenti, ecc...) di incassare un fiume di soldi a scapito della marea di creduloni disposti a pagare tariffe e scatti telefonici lunari per sentirsi raccontare frottole.
Bene. La situazione pareva finalmente arrivata a un punto di svolta a fine febbraio, quando l'Autorità per Comunicazioni aveva stabilito improrogabilmente che entro il 30 giugno successivo gli accessi a queste numerazioni fossero bloccati automaticamente e accessibili solo a chi ne avesse fatto esplicita richiesta.
Tutto bene dunque? Neanche per sogno: sarebbe stato un lieto fine che non si addice al "sistema Italia". E infatti, pochi giorni fa, ecco arrivare il Tar del Lazio che con una sentenza annulla quella precedente dell'Agcom, ripristinando - pare in seguito a ricorsi presentati da alcuni operatori, poco disposti a vedersi sottrarre la gallina dalle uova d'oro - di fatto l'accesso libero a queste numerazioni. Tutto come prima quindi: i ciarlatani potranno tranquillamente continuare a spennare i creduloni almeno fino a novembre, quando il Tar riesaminerà con più calma la questione.
Mi sorge spontanea una domanda: chi ha più potere in Italia? L'Agcom, le sentenze, oppure le lobby?
Aggiornamento 14,34
Apprendo adesso dal sito dell'Ansa che il blocco automatico scatterà dal 1° ottobre: la telenovela continua...
Non la faccio lunga. Gli 899 e compagnia bella sapete tutti cosa sono, quanto sono diffusi e soprattutto a cosa servono: per rendersene conto è sufficiente sintonizzarsi quando si vuole su una qualsiasi emittente locale. Nel corso degli anni sono state molteplici le iniziative, soprattutto da parte delle associazioni dei consumatori, per tentare di limitare e frenare questo meccanismo truffaldino che ha consentito a ciarlatani di ogni risma (cartomanti, maghi, astrologi, veggenti, ecc...) di incassare un fiume di soldi a scapito della marea di creduloni disposti a pagare tariffe e scatti telefonici lunari per sentirsi raccontare frottole.
Bene. La situazione pareva finalmente arrivata a un punto di svolta a fine febbraio, quando l'Autorità per Comunicazioni aveva stabilito improrogabilmente che entro il 30 giugno successivo gli accessi a queste numerazioni fossero bloccati automaticamente e accessibili solo a chi ne avesse fatto esplicita richiesta.
Tutto bene dunque? Neanche per sogno: sarebbe stato un lieto fine che non si addice al "sistema Italia". E infatti, pochi giorni fa, ecco arrivare il Tar del Lazio che con una sentenza annulla quella precedente dell'Agcom, ripristinando - pare in seguito a ricorsi presentati da alcuni operatori, poco disposti a vedersi sottrarre la gallina dalle uova d'oro - di fatto l'accesso libero a queste numerazioni. Tutto come prima quindi: i ciarlatani potranno tranquillamente continuare a spennare i creduloni almeno fino a novembre, quando il Tar riesaminerà con più calma la questione.
Mi sorge spontanea una domanda: chi ha più potere in Italia? L'Agcom, le sentenze, oppure le lobby?
Aggiornamento 14,34
Apprendo adesso dal sito dell'Ansa che il blocco automatico scatterà dal 1° ottobre: la telenovela continua...
mercoledì 18 giugno 2008
Io, blogger, faccio opposizione
Accolgo più che volentieri l'invito rivolto anche ai blogger da Antonio Di Pietro, per contribuire a diffondere e a far sapere quello che stanno macchinando in parlamento ai nostri danni in questi giorni.
Mi riferisco in particolare al famigerato ddl sulle intercettazioni, che ha come vero e unico scopo quello di privarci di una libertà fondamentale: quella di essere informati (dettagli qui). Sono pronto ad andare a firmare (come ho già fatto per entrambi i V-Day di Beppe Grillo) un eventuale referendum abrogativo che venisse proposto in caso il (vergognoso) ddl dovesse essere convertito in legge.
Mi riferisco in particolare al famigerato ddl sulle intercettazioni, che ha come vero e unico scopo quello di privarci di una libertà fondamentale: quella di essere informati (dettagli qui). Sono pronto ad andare a firmare (come ho già fatto per entrambi i V-Day di Beppe Grillo) un eventuale referendum abrogativo che venisse proposto in caso il (vergognoso) ddl dovesse essere convertito in legge.
martedì 17 giugno 2008
Volendo, ci sarebbero un paio di italiani prigionieri in Somalia
Lo so, è difficile tenere a mente tutto, riuscire a fare mente locale in mezzo al fiume in piena delle notizie che quotidianamente ci vengono catapultate addosso (anche se a breve - probabilmente - le notizie saranno in numero molto minore), ma vorrei ricordare che dal 21 maggio scorso due volontari, appartenenti a una organizzazione umanitaria italiana, sono in mano alle milizie somale (che proprio oggi si sono fatte vive chiedendo l'equivalente di 600.000 euro).
Si tratta di Iolanda Occhipinti e Giuliano Paganini (immagini qui), che si trovavano in Somalia per conto del Cins, una organizzazione umanitaria non governativa che si occupa di migliorare le condizioni di vita nei paesi in via di sviluppo.
Ora, sarà sicuramente perché ci si abitua a tutto, ma mi pare che sostanzialmente non gliene freghi niente a nessuno. Non si vedono più manifestazioni in piazza, fiaccolate, appelli come in altre occasioni: tipo la Sgrena, Mastrogiacomo, le due Simone, ecc...
Eh già, ci si abitua a tutto.
Si tratta di Iolanda Occhipinti e Giuliano Paganini (immagini qui), che si trovavano in Somalia per conto del Cins, una organizzazione umanitaria non governativa che si occupa di migliorare le condizioni di vita nei paesi in via di sviluppo.
Ora, sarà sicuramente perché ci si abitua a tutto, ma mi pare che sostanzialmente non gliene freghi niente a nessuno. Non si vedono più manifestazioni in piazza, fiaccolate, appelli come in altre occasioni: tipo la Sgrena, Mastrogiacomo, le due Simone, ecc...
Eh già, ci si abitua a tutto.
Firefox, è arrivato il download day 2008
L'avevo già segnalato ieri su Twitter, ma per chi se lo fosse dimenticato, o più semplicemente non ne fosse al corrente, oggi, 17 giugno 2008, è il download day di Firefox, ossia la giornata nella quale il celebre browser open source tenterà di entrare nel Guinness dei Primati per maggior numero di scaricamenti in un'unica giornata.
Da assiduo e convinto utilizzatore, fin dai tempi in cui usavo ancora Windows, non potevo ovviamente non dedicare due righe alla novità. Chi vuole contribuire alla riuscita dell'iniziativa, scaricando la nuova versione 3 di Firefox, può cliccare qui.
Aggiornamento 10,55
Con un articolo un po' "pompato" ne parla anche Repubblica.
Aggiornamento 12,54
Attivissimo, nel suo blog, precisa che per l'Europa centrale il download del programma sarà possibile dalle ore 19.
Aggiornamento 20,59
Come era prevedibile, quasi tutti i siti dedicati all'iniziativa non sono raggiungibili. Al momento l'unico che ho trovato funzionante è quello di mozillaitalia.it (qui).
lunedì 16 giugno 2008
Intercettazioni e privacy (con contorno di balle)
Dite la verità: avete paura quando alzate la cornetta del telefono? Vi è per caso mai capitato di fare particolare attenzione a ciò che dite a vostro marito, moglie, amante, nonna, figlio, figlia, babbo, mamma e parenti vari per paura che la conversazione venga di nascosto origliata dal grande fratello telefonico? Sì? Beh, avete ragione ad avere paura, perché - a detta di qualcuno - "gran parte del paese" si trova effettivamente sotto controllo.
Se invece non vi siete mai posti il problema, e continuate tranquillamente a fare le vostre telefonate pensando che nessuno in realtà le capta e che se anche fosse di quello che dite non gliene potrebbe fregare di meno, appartenete - assieme al sottoscritto - a quella categoria di persone che ha cose più importanti a cui dare credito.
Questo breve preambolo per collegarmi alla notizia, di cui sicuramente avrete letto, dell'approvazione da parte del Consiglio dei Ministri dell'ormai famoso ddl sulle intercettazioni, che adesso dovrà passare alle camere per essere definitivamente convertito in legge. Si è scritto e si è detto di tutto e di più su questo controverso provvedimento, nato - va ricordato - nella precedente legislatura per iniziativa di Mastella e votato in maniera bipartisan da esponenti di quasi tutti gli schieramenti. Cosa prevedibile del resto: da quando in qua, infatti, lorsignori non si buttano a pesce su qualsiasi provvedimento che tende a limitare la nostra possibilità di sapere cosa combinano là dentro (e fuori)?
Bene. Come dicevo, il cdm ha dato il via libera. Ovviamente il testo è stato oggetto di qualche restyling (più che altro per pudore), perché così com'era stato presentato inizialmente dal premier alla assemblea degli industriali a Santa Margherita Ligure, aveva creato parecchi malumori nell'opposizione, accompagnati da qualche mal di pancia anche nella stessa maggioranza (senza contare Napolitano). Qualcuno, addirittura, ha subito parlato di nuova ed ennesima legge ad personam (c'è da chiedersi come abbia fatto a pensare una cosa del genere).
Non mi dilungo particolarmente su quelle che sono le mie considerazioni in merito al ddl (i punti principali li trovate qui), dico solo che mi sento di condividere pienamente tutte le obiezioni sollevate in merito da Antonio Di Pietro. Da parte mia mi limito solo ad aggiungere che trovo semplicemente vergognoso che venga imposto per legge ai giornalisti cosa possono o non possono fare, cosa pubblicare e cosa non pubblicare pena la galera o elevatissime sanzioni. Tutto questo, a mio modesto parere, si chiama di fatto censura della stampa, un atto espressamente proibito dalla stessa Costituzione Italiana alla quale tutti, sempre a parole, si richiamano (se non ci credete andatevi a leggere l'articolo 21). Tutto l'impianto del provvedimento pare quindi andare nell'unica direzione di voler colpire chi si batte per garantire la legalità e nel contempo tutelare chi delinque.
Ma queste, come dicevo, sono considerazioni mie. In questo momento mi interessa di più dare risalto a tutto ciò che è stato costruito attorno alla storia delle intercettazioni e della privacy, compresa la camionata di balle che sono state raccontate per giustificare l'adozione urgente di questo provvedimento. A mio parere, infatti, e non solo mio, il famoso problema della violazione della privacy, col quale ultimamente tutti si stanno sciacquando la bocca, è stato creato in maniera artificiosa e ingannevole al solo scopo di indorare la pillola, come si suol dire.
E a ciò ha contribuito buona parte della stampa e della televisione con titoli come quello che vedete qui sopra, comparsi a spron battuto specialmente negli ultimi giorni. Ora, a me sta bene tutto: mi sta bene che al governo ci sia una coalizione che a me non piace, mi sta bene al limite che qualcuno provi anche a farsi qualche leggina su misura (se va bene al popolo italiano...), ma quello che non sopporto è che mi si vengano a raccontare frottole, che al limite possono ingannare qualche credulone ipnotizzato da anni di tg4, ma che non possono fare presa su chi usa un minimo di raziocinio, visto che oltretutto sono facilmente sbugiardabili con due clic del mouse.
Vi faccio solo pochi esempi, che non mi sono inventato io ma che ho preso direttamente dalle dichiarazioni fatte da esponenti politici, in questo caso l'attuale guardasigilli, e riportate in gran parte dall'articolo de Il Giornale che ho linkato sopra:
"Le intercettazioni, spiega Angelino Alfano, sono ogni anno 100mila".
Davvero? Guardate cosa scrive Repubblica, dati alla mano, in proposito:
"Il numero record di autorizzazioni nel nostro Paese, sottolinea il ministro, «non è giustificato», visto che negli Stati Uniti se ne fanno 1700 e in Svizzera 1300, in Olanda 3.700, in Gran Bretagna 5.500, in Francia 20.000".
Anche qui basta leggere un po' in giro:
Si può cercare di somministrare - anche a grandi dosi - molte storie alla gente, magari con sofisticati giri di parole, ma non si può barare sui numeri:
"Da noi la spesa per le intercettazioni «è in continua crescita: ha avuto un incremento» del 50 per cento dal 2003 al 2006. Nel 2007 i «bersagli» sono stati 125mila e ogni intercettazione è costata 1.794 euro, per un totale di 224 milioni di euro". (fonte)
"Il Guardasigilli fornisce le cifre e stima nel 33% dell'ammontare complessivo delle spese della Giustizia, il costo delle intercettazioni". (fonte)
Ed ecco i numeri come sono in realtà:
Da aprile fino ad ora, infatti, sono stati più di uno i segnali che confermano questa tendenza, a cominciare dalle tre righe inserite e poi rimosse - tentando inutilmente di non dare nell'occhio - nel famoso decreto sicurezza. Tre piccole righe con le quali si intendeva sospendere i processi per uno o due anni (ridotti poi a qualche mese) col pretesto di dare all'imputato la possibilità di scegliere se patteggiare o no. Come dimenticare poi, appena un paio di settimane fa, l'ennesimo tentativo di prolungare ancora la questione rete4 in barba a qualsiasi sentenza, tentativo poi momentaneamente accantonato grazie alle proteste indignate dell'Italia dei Valori di Di Pietro.
Per arrivare infine a oggi con la storia delle intercettazioni, che comunque andrà a finire potete stare tranquilli non sarà certo l'ultima della serie. E non lo dico io, ma lo stesso cavaliere, il quale ha già annunciato di voler riproporre il famigerato lodo Schifani, la legge vergogna, già bocciata una volta per incostituzionalità, che garantisce l'immunità da qualsiasi processo alle 5 più alte cariche dello Stato (compresa la sua, ovviamente). Una legge che non esiste in nessun paese del mondo e che si fa beffe dell'articolo 3 della nostra Costituzione (e di quel cartello che vedete appeso alle spalle dei giudici nelle aule dei tribunali).
Allo stato attuale siamo messi così, c'è poco da fare. Per adesso non è possibile sapere se il famoso ddl intercettazioni subirà ulteriori modifiche in fase di discussione in parlamento. Certo è che se dovesse passare così com'è, molti giornalisti che si occupano di cronaca giudiziaria potranno tranquillamente cominciare a occuparsi di gossip, così, giusto per essere sicuri di evitare la galera. Anche se, fortunatamente, qualcuno ha fatto dichiarazioni rincuoranti:
Se invece non vi siete mai posti il problema, e continuate tranquillamente a fare le vostre telefonate pensando che nessuno in realtà le capta e che se anche fosse di quello che dite non gliene potrebbe fregare di meno, appartenete - assieme al sottoscritto - a quella categoria di persone che ha cose più importanti a cui dare credito.
Questo breve preambolo per collegarmi alla notizia, di cui sicuramente avrete letto, dell'approvazione da parte del Consiglio dei Ministri dell'ormai famoso ddl sulle intercettazioni, che adesso dovrà passare alle camere per essere definitivamente convertito in legge. Si è scritto e si è detto di tutto e di più su questo controverso provvedimento, nato - va ricordato - nella precedente legislatura per iniziativa di Mastella e votato in maniera bipartisan da esponenti di quasi tutti gli schieramenti. Cosa prevedibile del resto: da quando in qua, infatti, lorsignori non si buttano a pesce su qualsiasi provvedimento che tende a limitare la nostra possibilità di sapere cosa combinano là dentro (e fuori)?
Bene. Come dicevo, il cdm ha dato il via libera. Ovviamente il testo è stato oggetto di qualche restyling (più che altro per pudore), perché così com'era stato presentato inizialmente dal premier alla assemblea degli industriali a Santa Margherita Ligure, aveva creato parecchi malumori nell'opposizione, accompagnati da qualche mal di pancia anche nella stessa maggioranza (senza contare Napolitano). Qualcuno, addirittura, ha subito parlato di nuova ed ennesima legge ad personam (c'è da chiedersi come abbia fatto a pensare una cosa del genere).
Non mi dilungo particolarmente su quelle che sono le mie considerazioni in merito al ddl (i punti principali li trovate qui), dico solo che mi sento di condividere pienamente tutte le obiezioni sollevate in merito da Antonio Di Pietro. Da parte mia mi limito solo ad aggiungere che trovo semplicemente vergognoso che venga imposto per legge ai giornalisti cosa possono o non possono fare, cosa pubblicare e cosa non pubblicare pena la galera o elevatissime sanzioni. Tutto questo, a mio modesto parere, si chiama di fatto censura della stampa, un atto espressamente proibito dalla stessa Costituzione Italiana alla quale tutti, sempre a parole, si richiamano (se non ci credete andatevi a leggere l'articolo 21). Tutto l'impianto del provvedimento pare quindi andare nell'unica direzione di voler colpire chi si batte per garantire la legalità e nel contempo tutelare chi delinque.
Ma queste, come dicevo, sono considerazioni mie. In questo momento mi interessa di più dare risalto a tutto ciò che è stato costruito attorno alla storia delle intercettazioni e della privacy, compresa la camionata di balle che sono state raccontate per giustificare l'adozione urgente di questo provvedimento. A mio parere, infatti, e non solo mio, il famoso problema della violazione della privacy, col quale ultimamente tutti si stanno sciacquando la bocca, è stato creato in maniera artificiosa e ingannevole al solo scopo di indorare la pillola, come si suol dire.
E a ciò ha contribuito buona parte della stampa e della televisione con titoli come quello che vedete qui sopra, comparsi a spron battuto specialmente negli ultimi giorni. Ora, a me sta bene tutto: mi sta bene che al governo ci sia una coalizione che a me non piace, mi sta bene al limite che qualcuno provi anche a farsi qualche leggina su misura (se va bene al popolo italiano...), ma quello che non sopporto è che mi si vengano a raccontare frottole, che al limite possono ingannare qualche credulone ipnotizzato da anni di tg4, ma che non possono fare presa su chi usa un minimo di raziocinio, visto che oltretutto sono facilmente sbugiardabili con due clic del mouse.
Vi faccio solo pochi esempi, che non mi sono inventato io ma che ho preso direttamente dalle dichiarazioni fatte da esponenti politici, in questo caso l'attuale guardasigilli, e riportate in gran parte dall'articolo de Il Giornale che ho linkato sopra:
"Le intercettazioni, spiega Angelino Alfano, sono ogni anno 100mila".
Davvero? Guardate cosa scrive Repubblica, dati alla mano, in proposito:
Come ogni addetto - magistrato, investigatore o avvocato che sia - sa ed è pronto a spiegare, il numero di utenze intercettate non equivale ad altrettanti cittadini sottoposti a controllo. In un'indagine penale, uno stesso indagato è intercettato su più utenze: abitazione, ufficio, telefonia mobile. Soprattutto, come la routine giudiziaria documenta, non esiste ormai indagato appena avveduto che non cambi con frequenza settimanale la propria o le proprie schede telefoniche cellulari.Capite anche voi che lo 0,2% della popolazione stona un pochino col titolone riportato da Il Giornale e da altri, e che quindi numero di utenze controllate non significa necessariamente numero di persone controllate. Ma questo, ovviamente, si evita accuratamente di farlo notare. Ma c'è un'altra cosa interessante, anche questa inserita nel libro nero dei dettagli che è meglio non divulgare troppo: circa l'80% delle intercettazioni - come riportato nello stesso articolo di Repubblica - vengono fatte per reati di criminalità organizzata (mafia, camorra, 'ndrangheta e compagnia cantando), e quindi, qualora il ddl diventasse legge, resterebbero comunque permesse. Ma andiamo avanti:
Quel primo numero, dunque - 124.845 - racconta di una popolazione di ascoltati meno fitta di quel che appare. Verosimilmente inferiore agli 80 mila indagati, meno dello 0,2 per cento della popolazione del nostro Paese. (fonte)
"Il numero record di autorizzazioni nel nostro Paese, sottolinea il ministro, «non è giustificato», visto che negli Stati Uniti se ne fanno 1700 e in Svizzera 1300, in Olanda 3.700, in Gran Bretagna 5.500, in Francia 20.000".
Anche qui basta leggere un po' in giro:
Paragonare il dato italiano con quello degli altri paesi è come raffrontare le mele con le patate, visto che negli altri paesi il grosso delle intercettazioni le fanno, senza controlli né statistiche, i servizi segreti, le polizie, i pompieri, gli enti locali, le autorità di borsa ecc. Il nostro, come ha appurato nel 2006 la commissione Giustizia del Senato, è il sistema più garantista d’Europa. E l’80% degli ascolti riguarda la criminalità organizzata, cioè le mafie, sconosciute negli altri paesi europei. (fonte)Cioè, se non fosse sufficientemente chiaro, nel nostro paese le intercettazioni - a differenza che altrove - le può disporre solo ed esclusivamente la magistratura, e dalla prima all'ultima sono tutte registrate, numerate e catalogate. Su quale base, quindi, il ministro dice che non sono giustificate?
Si può cercare di somministrare - anche a grandi dosi - molte storie alla gente, magari con sofisticati giri di parole, ma non si può barare sui numeri:
"Da noi la spesa per le intercettazioni «è in continua crescita: ha avuto un incremento» del 50 per cento dal 2003 al 2006. Nel 2007 i «bersagli» sono stati 125mila e ogni intercettazione è costata 1.794 euro, per un totale di 224 milioni di euro". (fonte)
"Il Guardasigilli fornisce le cifre e stima nel 33% dell'ammontare complessivo delle spese della Giustizia, il costo delle intercettazioni". (fonte)
Ed ecco i numeri come sono in realtà:
La spesa per intercettazioni non è in aumento, ma in calo: nel 2005 era di 286 milioni, nel 2006 è scesa a 246, nel 2007 a 224 (40 in meno ogni anno). E 224 milioni non sono «il 33% delle spese per la Giustizia» (7,7 miliardi nel bilancio 2007), ma il 2,9%. (fonte)Repubblica si spinge ancora di più nel dettaglio:
Ma anche questa circostanza non appare esatta. Il bilancio per la giustizia del 2007 è stato di 7 miliardi di euro, di cui i 224 milioni per intercettazioni non rappresentano evidentemente il 30 per cento. Al contrario, quella cifra è un terzo di uno dei capitoli di bilancio del ministero. Quello cosiddetto delle "spese di giustizia obbligatorie". Quelle, per intendersi, su cui gravano anche i consulenti, i periti. Le stesse spese al cui pagamento è condannato, per legge, "l'intercettato" riconosciuto colpevole e che, normalmente, il ministero rinuncia quasi sempre ad esigere.Allora, appurato che la stragrande maggioranza delle cose che ci hanno raccontato riguardo alle intercettazioni sono barzellette, e che quindi non è che ci sono troppe indagini e intercettazioni ma semmai troppi delinquenti, quali sono i reali motivi di tutta questa fretta? Non lo so. Quello che so è che fin dal suo insediamento questo esecutivo ha promesso di darsi da fare, e non si può dire che non lo stia facendo.
Ancora. I costi per le intercettazioni sono normalmente composti da due voci. Il noleggio delle attrezzature, la tariffa oraria o giornaliera da versare al gestore telefonico (fisso o mobile) per l'uso della linea. Bene, il prontuario con cui, ancora oggi, lo Stato salda queste voci è quello firmato con i gestori 10 anni fa. Più o meno, agli albori della rivoluzione del mercato telefonico. Il ministero paga dunque per intercettare ciò che nessun cittadino si sognerebbe mai di pagare e soprattutto che nessun gestore telefonico si sognerebbe mai di esigere.
Da aprile fino ad ora, infatti, sono stati più di uno i segnali che confermano questa tendenza, a cominciare dalle tre righe inserite e poi rimosse - tentando inutilmente di non dare nell'occhio - nel famoso decreto sicurezza. Tre piccole righe con le quali si intendeva sospendere i processi per uno o due anni (ridotti poi a qualche mese) col pretesto di dare all'imputato la possibilità di scegliere se patteggiare o no. Come dimenticare poi, appena un paio di settimane fa, l'ennesimo tentativo di prolungare ancora la questione rete4 in barba a qualsiasi sentenza, tentativo poi momentaneamente accantonato grazie alle proteste indignate dell'Italia dei Valori di Di Pietro.
Per arrivare infine a oggi con la storia delle intercettazioni, che comunque andrà a finire potete stare tranquilli non sarà certo l'ultima della serie. E non lo dico io, ma lo stesso cavaliere, il quale ha già annunciato di voler riproporre il famigerato lodo Schifani, la legge vergogna, già bocciata una volta per incostituzionalità, che garantisce l'immunità da qualsiasi processo alle 5 più alte cariche dello Stato (compresa la sua, ovviamente). Una legge che non esiste in nessun paese del mondo e che si fa beffe dell'articolo 3 della nostra Costituzione (e di quel cartello che vedete appeso alle spalle dei giudici nelle aule dei tribunali).
Allo stato attuale siamo messi così, c'è poco da fare. Per adesso non è possibile sapere se il famoso ddl intercettazioni subirà ulteriori modifiche in fase di discussione in parlamento. Certo è che se dovesse passare così com'è, molti giornalisti che si occupano di cronaca giudiziaria potranno tranquillamente cominciare a occuparsi di gossip, così, giusto per essere sicuri di evitare la galera. Anche se, fortunatamente, qualcuno ha fatto dichiarazioni rincuoranti:
Personalmente, annuncio fin d’ora che continuerò a informare i lettori senza tacere nulla di quel che so. Continuerò a pubblicare, anche testualmente, per riassunto, nel contenuto o come mi gira, atti d’indagine e intercettazioni che riuscirò a procurarmi, come ritengo giusto e doveroso al servizio dei cittadini. Farò disobbedienza civile a questa legge illiberale e liberticida. A costo di finire in galera, di pagare multe, di essere licenziato. Al primo processo che subirò, chiederò al giudice di eccepire dinanzi alla Consulta e alla Corte europea la illegittimità della nuova legge rispetto all’articolo 21 della Costituzione e all’articolo 10 della Convenzione europea sui diritti dell’uomo e le libertà fondamentali (“Ogni persona ha diritto alla libertà d’espressione. Tale diritto include la libertà d’opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche…”, con possibili restrizioni solo in caso di notizie “riservate” o dannose per la sicurezza e la reputazione). Mi auguro che altri colleghi si autodenuncino preventivamente insieme a me e che la Federazione della Stampa, l’Unione Cronisti, l’associazione Articolo21, oltre ai lettori, ci sostengano in questa battaglia di libertà. Disobbedienti per informare. Arrestateci tutti. (Marco Travaglio)Chiudo con questo breve video, che ha il solo scopo di dimostrare - se mai ce ne fosse ancora bisogno - che chi racconta barzellette non ha scampo in un confronto pubblico:
domenica 15 giugno 2008
Sailing
Magari, di primo acchito, questo termine non vi farà venire in mente niente. Non è nient'altro, invece, che il titolo di una delle più belle e famose canzoni interpretate da Rod Stewart (foto).
E' stata pubblicata per la prima volta come singolo nel 1975 (testo qui) ed è stata poi ripresa varie volte da molti altri artisti.
Circa una ventina d'anni fa è diventata famosa qui da noi perché il tema musicale è stato utilizzato in pubblicità da una nota azienda italiana produttrice di birra. Eccola qui sotto, interpretata in versione live dallo stesso Rod Stewart.
Buona domenica.
E' stata pubblicata per la prima volta come singolo nel 1975 (testo qui) ed è stata poi ripresa varie volte da molti altri artisti.
Circa una ventina d'anni fa è diventata famosa qui da noi perché il tema musicale è stato utilizzato in pubblicità da una nota azienda italiana produttrice di birra. Eccola qui sotto, interpretata in versione live dallo stesso Rod Stewart.
Buona domenica.
sabato 14 giugno 2008
Santa Rita, perché nessuno è intervenuto prima?
Nella triste e penosa vicenda della clinica milanese Santa Rita, c'è un aspetto a cui mi pare non sia stato dato molto risalto, almeno in generale: e cioè che forse gli elementi per muoversi prima, cosa che magari avrebbe potuto "limitare i danni", c'erano già. O almeno così si evince da alcuni documenti in rete.
L'Espresso, ad esempio, pubblicò un anno fa un'inchiesta chiamata "I pirati della sanità", attraverso cui, tramite approfondite indagini, si tentava di gettare un po' di luce attorno a tutto ciò che ruotava nell'ambito della sanità privata milanese. E la clinica Santa Rita era menzionata all'interno di questa inchiesta. Vi riporto qui di seguito un paio di passi:
San Raffaele, San Carlo, San Donato, Sant'Ambrogio, San Giuseppe, Santa Rita e San Pio X: la crème della sanità privata lombarda è nel mirino dell'autorità giudiziaria. E pezzi da novanta come Giuseppe Rotelli, Mario Cal, Francesco Paolo Pipitone, la famiglia Ciardo sono indagati da Guardia di finanza, Nas e Squadra mobile. Sospettati, loro che hanno trasformato la salute in Lombardia in un business da un miliardo e 200 milioni di euro l'anno, di avere corretto, se non corrotto, parte del sistema. [...] Gli stessi reati [irregolarità nei ricoveri, ndr] vengono contestati anche a imprenditori meno noti, come il notaio siciliano Francesco Paolo Pipitone, titolare della Casa di cura Santa Rita, uno dei poli più dinamici della sanità privata nel capoluogo lombardo. (fonte)
A questo si aggiunge un'interessante testimonianza di Oliviero Beha, il quale nel gennaio 2004 si occupò proprio del polo sanitario Santa Rita nella sua trasmissione radiofonica Radio a Colori (trasmissione che verrà chiusa da lì a poco). Ecco uno stralcio di quanto scrive sul suo blog in proposito, in particolare riguardo ad alcuni aspetti tecnico-costruttivi della struttura che all'epoca era in fase di allargamento:
Qualche esempio negativo del progetto della nuova struttura ospedaliera. In generale le porte di accesso alle camere di degenza, agli ambulatori, alle sale visita, alla palestra, ecc. devono permettere la comoda introduzione dei letti di degenza e devono quindi avere luce di passaggio di cm 120, se costituite da due ante una dovrà avere luce netta di 90 centimetri per consentire il transito ad anta piccola chiusa anche alle carrozzine. Le porte previste dal progetto sono da 100 centimetri. Le porte dei servizi igienici devono avere luce netta minima di cm 80 preferibilmente scorrevoli o a battente con apertura verso l’esterno. Ad eccezione di pochissime tutte aprono verso l’interno. Molte camere non hanno il servizio igienico, altre hanno l’accesso al servizio dal corridoio esterno, nessuna camera prevede servizi accessibili mentre per legge devono essere tutte accessibili. In molti casi le aperture delle porte si sovrappongono. Alcune camere sono addirittura microscopiche.
La camera n. 4.03 ha un’area utile di 6 mq, nelle camere 4.04 per avvicinarsi alla doccia si devono scavalcare bidet e WC, la 4.17 condivide un servizio igienico con l’atrio. In alcuni casi la Gerini ha provato ad inserire nelle planimetrie della stanze la dotazione indispensabile di arredi, per arrivare a scoprire che non esiste lo spazio minimo di manovra dei pazienti in carrozzina e del personale infermieristico. “Tutto ciò non è nemmeno compatibile con le norme per l’accreditamento delle strutture sanitarie, le camere sono di dimensioni inferiori a quelle previste da tali norme.
Ovviamente questo è solo uno stralcio, e quindi vi consiglio la lettura dell'articolo completo. Articolo che lo stesso Beha chiude con queste parole (il neretto è mio):
Dalla storia dettagliata ad allora dell’attuale “clinica degli orrori”, dei suoi problemi, urbanistici, di traffico e di organizzazione sanitaria interna, dei suoi rapporti con gli Enti locali e con la politica che stanno emergendo dalle intercettazioni, si evince quella jungla che ha portato oggi allo scandalo. Se si voleva intervenire per tempo, si poteva. Si è intervenuto sì, ma al contrario, in direzione di una fabbrica di denaro. Parola di “Radio a colori”, 20 gennaio 2004, chiusa dalla Rai nel giugno successivo.
L'Espresso, ad esempio, pubblicò un anno fa un'inchiesta chiamata "I pirati della sanità", attraverso cui, tramite approfondite indagini, si tentava di gettare un po' di luce attorno a tutto ciò che ruotava nell'ambito della sanità privata milanese. E la clinica Santa Rita era menzionata all'interno di questa inchiesta. Vi riporto qui di seguito un paio di passi:
San Raffaele, San Carlo, San Donato, Sant'Ambrogio, San Giuseppe, Santa Rita e San Pio X: la crème della sanità privata lombarda è nel mirino dell'autorità giudiziaria. E pezzi da novanta come Giuseppe Rotelli, Mario Cal, Francesco Paolo Pipitone, la famiglia Ciardo sono indagati da Guardia di finanza, Nas e Squadra mobile. Sospettati, loro che hanno trasformato la salute in Lombardia in un business da un miliardo e 200 milioni di euro l'anno, di avere corretto, se non corrotto, parte del sistema. [...] Gli stessi reati [irregolarità nei ricoveri, ndr] vengono contestati anche a imprenditori meno noti, come il notaio siciliano Francesco Paolo Pipitone, titolare della Casa di cura Santa Rita, uno dei poli più dinamici della sanità privata nel capoluogo lombardo. (fonte)
A questo si aggiunge un'interessante testimonianza di Oliviero Beha, il quale nel gennaio 2004 si occupò proprio del polo sanitario Santa Rita nella sua trasmissione radiofonica Radio a Colori (trasmissione che verrà chiusa da lì a poco). Ecco uno stralcio di quanto scrive sul suo blog in proposito, in particolare riguardo ad alcuni aspetti tecnico-costruttivi della struttura che all'epoca era in fase di allargamento:
Qualche esempio negativo del progetto della nuova struttura ospedaliera. In generale le porte di accesso alle camere di degenza, agli ambulatori, alle sale visita, alla palestra, ecc. devono permettere la comoda introduzione dei letti di degenza e devono quindi avere luce di passaggio di cm 120, se costituite da due ante una dovrà avere luce netta di 90 centimetri per consentire il transito ad anta piccola chiusa anche alle carrozzine. Le porte previste dal progetto sono da 100 centimetri. Le porte dei servizi igienici devono avere luce netta minima di cm 80 preferibilmente scorrevoli o a battente con apertura verso l’esterno. Ad eccezione di pochissime tutte aprono verso l’interno. Molte camere non hanno il servizio igienico, altre hanno l’accesso al servizio dal corridoio esterno, nessuna camera prevede servizi accessibili mentre per legge devono essere tutte accessibili. In molti casi le aperture delle porte si sovrappongono. Alcune camere sono addirittura microscopiche.
La camera n. 4.03 ha un’area utile di 6 mq, nelle camere 4.04 per avvicinarsi alla doccia si devono scavalcare bidet e WC, la 4.17 condivide un servizio igienico con l’atrio. In alcuni casi la Gerini ha provato ad inserire nelle planimetrie della stanze la dotazione indispensabile di arredi, per arrivare a scoprire che non esiste lo spazio minimo di manovra dei pazienti in carrozzina e del personale infermieristico. “Tutto ciò non è nemmeno compatibile con le norme per l’accreditamento delle strutture sanitarie, le camere sono di dimensioni inferiori a quelle previste da tali norme.
Ovviamente questo è solo uno stralcio, e quindi vi consiglio la lettura dell'articolo completo. Articolo che lo stesso Beha chiude con queste parole (il neretto è mio):
Dalla storia dettagliata ad allora dell’attuale “clinica degli orrori”, dei suoi problemi, urbanistici, di traffico e di organizzazione sanitaria interna, dei suoi rapporti con gli Enti locali e con la politica che stanno emergendo dalle intercettazioni, si evince quella jungla che ha portato oggi allo scandalo. Se si voleva intervenire per tempo, si poteva. Si è intervenuto sì, ma al contrario, in direzione di una fabbrica di denaro. Parola di “Radio a colori”, 20 gennaio 2004, chiusa dalla Rai nel giugno successivo.
venerdì 13 giugno 2008
Tristi confronti politici
A volte si trovano notizie interessanti anche nelle testate estere. Sul New York Times di ieri, ad esempio, si legge che tale Jim Johnson, dell'entourage di Barack Obama, si è dimesso dal suo incarico. Ma chi è questo signore, e perché si è dimesso?
Si tratta - anzi, si trattava - di un collaboratore del senatore di Chicago in corsa per le prossime presidenziali, e precisamente faceva parte del gruppo incaricato di trovare un candidato alla vicepresidenza: gruppo capitanato da Caroline Kennedy, figlia dell'ex presidente John Fitzgerald.
Ma cos'avrà mai combinato questo signore per dare immediatamente le dimissioni (inizialmente respinte dallo stesso Obama)? E' sospettato niente meno che di aver goduto di privilegi nell'apertura di un mutuo in quanto ex presidente dello stesso istituto che glielo avrebbe erogato. Johnson è incensurato e non ha nessuna pendenza con la giustizia, eppure questo semplice sospetto (non si hanno neppure prove certe) di aver goduto di questo favore è stato sufficiente a far scattare in lui la molla delle dimissioni.
Ogni tanto saltano fuori, tra le pieghe dell'informazione, storie di questo tipo. In Svezia, nel 2006, si sono ad esempio dimessi rispettivamente il ministro del commercio e quello della cultura: il primo è stato beccato a non pagare il canone tv e il secondo retribuiva in nero la tata. Nei paesi in cui la politica ha una sua moralità e viene intesa come servizio e come missione, chi ha qualche ombra si dimette, oppure, com'è successo in India un paio d'anni fa, si viene cacciati a calci nel sedere dal parlamento se beccati in flagrante a prendere mazzette.
All'estero ci si dimette per un'ombra o un sospetto, da noi non solo non ci si dimette, ma si rimane pervicacemente attaccati alla poltrona per decenni, pure in presenza di procedimenti in corso e di condanne conclamate, in barba a qualsiasi morale e senso di responsabilità. A volte viene il dubbio che essere onesti sia una colpa.
Si tratta - anzi, si trattava - di un collaboratore del senatore di Chicago in corsa per le prossime presidenziali, e precisamente faceva parte del gruppo incaricato di trovare un candidato alla vicepresidenza: gruppo capitanato da Caroline Kennedy, figlia dell'ex presidente John Fitzgerald.
Ma cos'avrà mai combinato questo signore per dare immediatamente le dimissioni (inizialmente respinte dallo stesso Obama)? E' sospettato niente meno che di aver goduto di privilegi nell'apertura di un mutuo in quanto ex presidente dello stesso istituto che glielo avrebbe erogato. Johnson è incensurato e non ha nessuna pendenza con la giustizia, eppure questo semplice sospetto (non si hanno neppure prove certe) di aver goduto di questo favore è stato sufficiente a far scattare in lui la molla delle dimissioni.
Ogni tanto saltano fuori, tra le pieghe dell'informazione, storie di questo tipo. In Svezia, nel 2006, si sono ad esempio dimessi rispettivamente il ministro del commercio e quello della cultura: il primo è stato beccato a non pagare il canone tv e il secondo retribuiva in nero la tata. Nei paesi in cui la politica ha una sua moralità e viene intesa come servizio e come missione, chi ha qualche ombra si dimette, oppure, com'è successo in India un paio d'anni fa, si viene cacciati a calci nel sedere dal parlamento se beccati in flagrante a prendere mazzette.
All'estero ci si dimette per un'ombra o un sospetto, da noi non solo non ci si dimette, ma si rimane pervicacemente attaccati alla poltrona per decenni, pure in presenza di procedimenti in corso e di condanne conclamate, in barba a qualsiasi morale e senso di responsabilità. A volte viene il dubbio che essere onesti sia una colpa.
giovedì 12 giugno 2008
Poco da aggiungere
Francamente non penso che ci sia molto da aggiungere alla vicenda della clinica Santa Rita, a Milano. Una quindicina di medici arrestati, cinque dei quali con l'accusa di omicidio volontario - con l'aggravante della crudeltà - per aver inutilmente operato pazienti con l'unico scopo di fare soldi, è una di quelle vicende che lasciano attoniti. Eppure le accuse sono queste, e le intercettazioni (quelle che qualcuno sta pensando di eliminare) pare lascino pochi margini di dubbio.
Tra i tanti pensieri che mi vengono in mente leggendo i particolari della vicenda, ce n'è uno che prevale su tutti e che vorrei condividere con voi.
Ci siamo appena lasciati alle spalle una campagna elettorale fatta a colpi di promesse di combattere e debellare la criminalità, specie quella di stampo extracomunitario. Una coalizione di governo ha vinto con ampio margine anche in forza di queste promesse e, come è sotto gli occhi di tutti, ha subito dato il la a una lotta senza quartiere a un tipo criminalità identificata esclusivamente con quella esterna.
Sarò banale, ma alla luce di quanto sta succedendo a Milano - prova evidentissima che il marcio si nasconde anche (anzi, soprattutto) all'interno del sistema - a qualcuno non viene il dubbio che la panacea di tutti i mali non è solamente la lotta al clandestino o al rom ubriaco?
Tra i tanti pensieri che mi vengono in mente leggendo i particolari della vicenda, ce n'è uno che prevale su tutti e che vorrei condividere con voi.
Ci siamo appena lasciati alle spalle una campagna elettorale fatta a colpi di promesse di combattere e debellare la criminalità, specie quella di stampo extracomunitario. Una coalizione di governo ha vinto con ampio margine anche in forza di queste promesse e, come è sotto gli occhi di tutti, ha subito dato il la a una lotta senza quartiere a un tipo criminalità identificata esclusivamente con quella esterna.
Sarò banale, ma alla luce di quanto sta succedendo a Milano - prova evidentissima che il marcio si nasconde anche (anzi, soprattutto) all'interno del sistema - a qualcuno non viene il dubbio che la panacea di tutti i mali non è solamente la lotta al clandestino o al rom ubriaco?
mercoledì 11 giugno 2008
Voglia di visibilità (e di stupidità)
Cos'hanno in comune i due recenti episodi accaduti a Torino e Milano? Beh, in primis direi l'incoscienza e le zucche vuote, seguite a ruota dalla voglia di farsi notare, di essere visibili. Già, essere visibili: un bisogno irrefrenabile di dire al mondo "oh, guardate che ci sono anch'io, possibile che non ve ne accorgiate?".
La prima domanda che mi sorge spontanea è quale sia il motivo di questo bisogno. Uno psichiatra alla Andreoli o Crepet saprebbe subito come rispondere: l'importanza dell'apparire nella nostra società, l'esistere perché si è visibili (mai il contrario?), i valori che se ne vanno allegramente a ramengo, il ben noto disagio giovanile (sempre utile in questi casi), ecc... Scusate, ma è mai possibile che la tranquilla vita vissuta nell'anonimato non interessi più a nessuno? Vabbé, questi sono casi limite, si dirà. Certo, casi limite, magari (volutamente ) pompati, ma indubbiamente sempre più frequenti. E se si va a chiedere ai responsabili il motivo di queste bravate, la risposta è quasi sempre quella: "Ci annoiavamo...". Ma come si fa ad annoiarsi a 14/15 anni?
Bene, oggi esiste lo strumento perfetto per poter combattere la noia e allo stesso tempo soddisfare questo bisogno di popolarità: internet. Uno accende il telefonino, fa un clip e lo mette nel calderone youtube. Ma siccome lo fanno tutti, e quindi è altamente improbabile che qualcuno se ne accorga, ecco che è necessario ricorrere al gesto eclatante, alla cretinata plateale. Devastare scuole comincia a essere uno stratagemma abusato, si corre il rischio che non faccia più notizia, e quindi si ricorre alle percosse al ragazzo down, alla devastazione di un bosco, alla crudeltà e al sadismo sugli animali e, come avvenuto appunto l'altro ieri, al fucile ad aria compressa da utilizzare contro il tram. Tutto fa brodo.
Se poi magari qualcuno ci rimette un occhio, pazienza. Anzi meglio: in questo modo la bravata non correrà sicuramente il rischio di passare inosservata.
La prima domanda che mi sorge spontanea è quale sia il motivo di questo bisogno. Uno psichiatra alla Andreoli o Crepet saprebbe subito come rispondere: l'importanza dell'apparire nella nostra società, l'esistere perché si è visibili (mai il contrario?), i valori che se ne vanno allegramente a ramengo, il ben noto disagio giovanile (sempre utile in questi casi), ecc... Scusate, ma è mai possibile che la tranquilla vita vissuta nell'anonimato non interessi più a nessuno? Vabbé, questi sono casi limite, si dirà. Certo, casi limite, magari (volutamente ) pompati, ma indubbiamente sempre più frequenti. E se si va a chiedere ai responsabili il motivo di queste bravate, la risposta è quasi sempre quella: "Ci annoiavamo...". Ma come si fa ad annoiarsi a 14/15 anni?
Bene, oggi esiste lo strumento perfetto per poter combattere la noia e allo stesso tempo soddisfare questo bisogno di popolarità: internet. Uno accende il telefonino, fa un clip e lo mette nel calderone youtube. Ma siccome lo fanno tutti, e quindi è altamente improbabile che qualcuno se ne accorga, ecco che è necessario ricorrere al gesto eclatante, alla cretinata plateale. Devastare scuole comincia a essere uno stratagemma abusato, si corre il rischio che non faccia più notizia, e quindi si ricorre alle percosse al ragazzo down, alla devastazione di un bosco, alla crudeltà e al sadismo sugli animali e, come avvenuto appunto l'altro ieri, al fucile ad aria compressa da utilizzare contro il tram. Tutto fa brodo.
Se poi magari qualcuno ci rimette un occhio, pazienza. Anzi meglio: in questo modo la bravata non correrà sicuramente il rischio di passare inosservata.
martedì 10 giugno 2008
De Magistris, questi magistrati così fastidiosi...
E così il pubblico ministero Luigi De Magistris (foto), a quanto pare, non ha fatto niente di male. O almeno niente di ciò che gli era stato inizialmente addebitato.
Mi pare giusto riportare nel mio piccolo questa notizia, perché i giornali, e tanto meno i tiggì, non mi pare che le abbiano dato eccessivo risalto. Ma vediamo di fare un breve riassunto per chi magari si fosse perso le puntate precedenti.
De Magistris è un magistrato della procura di Catanzaro, titolare di alcune inchieste particolarmente delicate e scottanti. In particolare due di queste, Poseidon e Why Not (guarda a caso entrambe sottrattegli, ufficialmente per presunte incompatibilità procedurali), si occupavano di rapporti tra politici di spicco, mafia e criminalità organizzata. Nello specifico, l'inchiesta Poseidon indagava sull'uso illecito di denaro pubblico proveniente dalla Comunità Europea (fonte), più o meno come Why Not, che si occupava di "Un presunto gruppo di potere trasversale, tenuto insieme da una loggia massonica coperta, accusato di avere commesso una serie di truffe nella gestione di finanziamenti pubblici". (fonte)
Da notare che in quest'ultima inchiesta erano rimasti coinvolti, tra gli altri, due personaggi politici di spicco della precedente legislatura: Clemente Mastella, ministro della giustizia, e Romano Prodi, presidente del consiglio. Poco dopo, casualmente, tale inchiesta verrà tolta al magistrato.
Naturalmente quello era solo l'inizio del suo calvario. La sua attività si è scontrata infatti spesso con l'ira funesta del mondo politico, da sempre poco incline a essere oggetto di indagini e controlli, tanto è vero che, come abbiamo già visto, sia Why Not che Poseidon gli furono tolte e nel settembre dell'anno scorso il magistrato fu addirittura trasferito, ufficialmente per fuga di notizie e interviste inopportune.
Calvario durato fino a pochi giorni fa, quando appunto la procura di Salerno, che si occupa del caso, ha chiesto l'archiviazione di tutte le accuse rivolte al magistrato, riconoscendo di fatto la correttezza del suo operato.
Si legge su antimafiaduemila.com:
Mi pare giusto riportare nel mio piccolo questa notizia, perché i giornali, e tanto meno i tiggì, non mi pare che le abbiano dato eccessivo risalto. Ma vediamo di fare un breve riassunto per chi magari si fosse perso le puntate precedenti.
De Magistris è un magistrato della procura di Catanzaro, titolare di alcune inchieste particolarmente delicate e scottanti. In particolare due di queste, Poseidon e Why Not (guarda a caso entrambe sottrattegli, ufficialmente per presunte incompatibilità procedurali), si occupavano di rapporti tra politici di spicco, mafia e criminalità organizzata. Nello specifico, l'inchiesta Poseidon indagava sull'uso illecito di denaro pubblico proveniente dalla Comunità Europea (fonte), più o meno come Why Not, che si occupava di "Un presunto gruppo di potere trasversale, tenuto insieme da una loggia massonica coperta, accusato di avere commesso una serie di truffe nella gestione di finanziamenti pubblici". (fonte)
Da notare che in quest'ultima inchiesta erano rimasti coinvolti, tra gli altri, due personaggi politici di spicco della precedente legislatura: Clemente Mastella, ministro della giustizia, e Romano Prodi, presidente del consiglio. Poco dopo, casualmente, tale inchiesta verrà tolta al magistrato.
Naturalmente quello era solo l'inizio del suo calvario. La sua attività si è scontrata infatti spesso con l'ira funesta del mondo politico, da sempre poco incline a essere oggetto di indagini e controlli, tanto è vero che, come abbiamo già visto, sia Why Not che Poseidon gli furono tolte e nel settembre dell'anno scorso il magistrato fu addirittura trasferito, ufficialmente per fuga di notizie e interviste inopportune.
Calvario durato fino a pochi giorni fa, quando appunto la procura di Salerno, che si occupa del caso, ha chiesto l'archiviazione di tutte le accuse rivolte al magistrato, riconoscendo di fatto la correttezza del suo operato.
Si legge su antimafiaduemila.com:
La richiesta di archiviazione firmata ieri dal procuratore di Salerno Luigi Apicella e dal sostituto Gabriella Nuzzi è di quelle destinate a far discutere. Perché contrariamente a quanto denunciato da ambienti dell'imprenditoria, della politica e della magistratura – Csm in primis – i giudici competenti sui magistrati del distretto di Catanzaro hanno stabilito non solo l'infondatezza delle denunce e degli esposti presentati nei mesi scorsi contro De Magistris ma, al contrario, “una pressante attività di interferenza da parte dei vertici della procura di Catanzaro, resasi sempre più manifesta con il progressivo intensificarsi delle investigazioni da parte del pm”. E volta a “screditarne la credibilità personale e professionale”. (fonte)Insomma, secondo la procura di Salerno De Magistris non ha fatto niente di male e ha sempre svolto le sue inchieste nell'ottica della correttezza e della professionalità. Professionalità che evidentemente a qualcuno cominciava a dare fastidio.
lunedì 9 giugno 2008
Sequestri preventivi
Circa un annetto fa - forse qualcuno ricorderà - scrissi un articolo sulla vicenda del sequestro, da parte della Guardia di Finanza, del blog di Piero Ricca, avvenuto in seguito a querela per diffamazione presentata da Emilio Fede nei confronti del blogger.
Oggi la storia si ripete: cambiano gli attori ma lo scenario è quello, e a farne le spese è questa volta il blog di Antonino Monteleone, come potete vedere chiaramente dall'home page (alcune informazioni sulla vicenda le trovate qui). Non conoscendo i dettagli, non entro ovviamente nel merito della questione, ma non posso fare a meno di condividere alcune osservazioni espresse dallo stesso Piero nel suo post.
Qualsiasi persona ha il diritto legale e morale di querelarne un'altra quando ravvisi negli scritti o nelle parole di quest'ultima gli elementi che a suo giudizio ledono la sua reputazione ed onorabilità: questo va concesso. Ma che senso ha mettere sotto sequestro un blog o un un intero sito internet? Un articolo è diffamatorio nei confronti di chichessia? Bene, in attesa dell'eventuale processo si rimuova l'articolo incriminato. Cosa c'entra chiudere un blog? Qual'è il senso?
Nel caso specifico, poi, al blogger - almeno da quanto si legge - non è neppure stato notificato niente: nessuna comunicazione, nessuna notifica da parte di nessuno e, tanto meno, nessuna motivazione: si è semplicemente trovato di punto in bianco il blog oscurato, cosa questa che potrebbe far insorgere qualche dubbio sulle modalità con cui è stato condotto il "sequestro". Ma questo si vedrà in futuro.
Va comunque segnalato che la querela per diffamazione è una pratica che sta cominciando a prendere piuttosto piede in rete. E i motivi sono tutto sommato abbastanza intuibili:
Oggi la storia si ripete: cambiano gli attori ma lo scenario è quello, e a farne le spese è questa volta il blog di Antonino Monteleone, come potete vedere chiaramente dall'home page (alcune informazioni sulla vicenda le trovate qui). Non conoscendo i dettagli, non entro ovviamente nel merito della questione, ma non posso fare a meno di condividere alcune osservazioni espresse dallo stesso Piero nel suo post.
Qualsiasi persona ha il diritto legale e morale di querelarne un'altra quando ravvisi negli scritti o nelle parole di quest'ultima gli elementi che a suo giudizio ledono la sua reputazione ed onorabilità: questo va concesso. Ma che senso ha mettere sotto sequestro un blog o un un intero sito internet? Un articolo è diffamatorio nei confronti di chichessia? Bene, in attesa dell'eventuale processo si rimuova l'articolo incriminato. Cosa c'entra chiudere un blog? Qual'è il senso?
Nel caso specifico, poi, al blogger - almeno da quanto si legge - non è neppure stato notificato niente: nessuna comunicazione, nessuna notifica da parte di nessuno e, tanto meno, nessuna motivazione: si è semplicemente trovato di punto in bianco il blog oscurato, cosa questa che potrebbe far insorgere qualche dubbio sulle modalità con cui è stato condotto il "sequestro". Ma questo si vedrà in futuro.
Va comunque segnalato che la querela per diffamazione è una pratica che sta cominciando a prendere piuttosto piede in rete. E i motivi sono tutto sommato abbastanza intuibili:
(fonte Punto Informatico)
domenica 8 giugno 2008
L'e-mail di Ennio Zibris sui rimborsi di Trenitalia è una truffa
Mi sono arrivate da un paio di lettori le segnalazioni di una e-mail apparentemente spedita da Trenitalia. Ecco il testo:
Come dichiarato dalla stessa Trenitalia sul suo sito ufficiale, questa e-mail è una truffa. Aprendo infatti l'allegato al messaggio si viene reindirizzati a un sito chiamato rimborsi-online.com (attualmente irraggiungibile) dal quale - secondo quanto riportato da voceditalia.it - si scarica un modulo chiamato A3345/08.
Tale modulo, apparentemente innocuo, installa in realtà nel pc un'applicazione, probabilmente un keylogger, tramite la quale è possibile carpire dati personali sensibili dell'utente quando questi li digita sulla tastiera.
Anche l'importo del fantomatico rimborso può variare da messaggio a messaggio. Su alcuni siti è riportata la cifra di € 780,00, mentre nell'e-mail in alto, che mi è stata segnalata dai lettori, è di € 324,00. La sostanza truffaldina del messaggio comunque non cambia.
Le raccomandazioni sono ovviamente quelle di sempre: mai cliccare sugli allegati inattesi e dubitare di qualsiasi messaggio che chiede di inserire dati sensibili personali, oppure che rimanda a siti terzi con le stesse finalità.
Oggetto: I: xxxxxxxxxx@alice.it U: xx L: xx T: x N: panda Trenitalia - Notifica Rimborsi Ritardi
Gentile Viaggiatore,
Ferrovie dello Stato è lieta di informarla che dal 1° Maggio 2008 è possibile richiedere il rimborso sui ritardi effettuati su tutte le tratte nazionali.
A seguito di ciò, la informiamo che da un nostro controllo contabile, le spetta un rimborso di Euro 324,00.
La invitiamo a visualizzare il modulo in allegato, e seguire le istruzioni per farci pervenire tale modulo.
N.B.
Il rimborso avverrà mediante bonifico bancario entro e non oltre 5 giorni lavorativi dalla ricezione.
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Certi di averle fatto cosa gradita
Porgiamo Distinti Saluti
Ennio Zibris
Responsabile Rimborsi
Trenitalia S.p.a.
Come dichiarato dalla stessa Trenitalia sul suo sito ufficiale, questa e-mail è una truffa. Aprendo infatti l'allegato al messaggio si viene reindirizzati a un sito chiamato rimborsi-online.com (attualmente irraggiungibile) dal quale - secondo quanto riportato da voceditalia.it - si scarica un modulo chiamato A3345/08.
Tale modulo, apparentemente innocuo, installa in realtà nel pc un'applicazione, probabilmente un keylogger, tramite la quale è possibile carpire dati personali sensibili dell'utente quando questi li digita sulla tastiera.
Anche l'importo del fantomatico rimborso può variare da messaggio a messaggio. Su alcuni siti è riportata la cifra di € 780,00, mentre nell'e-mail in alto, che mi è stata segnalata dai lettori, è di € 324,00. La sostanza truffaldina del messaggio comunque non cambia.
Le raccomandazioni sono ovviamente quelle di sempre: mai cliccare sugli allegati inattesi e dubitare di qualsiasi messaggio che chiede di inserire dati sensibili personali, oppure che rimanda a siti terzi con le stesse finalità.
Generale
Ci sono cantautori che a mio avviso andrebbero preservati come patrimonio dell'umanità. Tra questi c'è sicuramente Francesco De Gregori (foto).
Ho cominciato ad ascoltarlo da piccolo, grazie alle "contaminazioni musicali" dei campeggi parrocchiali estivi in Trentino. Campeggi, ovviamente, a base di preghiere (uff...), scarpinate e canzoni con la chitarra.
De Gregori si cantava sempre, quasi fino alla nausea: Pablo, Rimmel, Il signor Hood, Titanic, Generale...
Già, Generale, quella che è probabilmente una delle sue canzoni più conosciute, amate e suonate. Eccola qui sotto, nella sua versione originale, così com'è inserita nell'album omonimo (Francesco De Gregori) pubblicato nel '74.
Buona domenica.
Ho cominciato ad ascoltarlo da piccolo, grazie alle "contaminazioni musicali" dei campeggi parrocchiali estivi in Trentino. Campeggi, ovviamente, a base di preghiere (uff...), scarpinate e canzoni con la chitarra.
De Gregori si cantava sempre, quasi fino alla nausea: Pablo, Rimmel, Il signor Hood, Titanic, Generale...
Già, Generale, quella che è probabilmente una delle sue canzoni più conosciute, amate e suonate. Eccola qui sotto, nella sua versione originale, così com'è inserita nell'album omonimo (Francesco De Gregori) pubblicato nel '74.
Buona domenica.
sabato 7 giugno 2008
Innocui giochetti pubblicitari
L'altro ieri, nell'home page del Corriere, c'era il link a un articolo nel quale si parlava delle cosiddette "pompe bianche" (per la cronaca l'articolo è qui), i fantomatici distributori indipendenti che venderebbero i carburanti a prezzo ridotto. Tra i link che riconducevano ad articoli attinenti al tema in questione, sempre in home page, ce n'era uno che rimandava a un altro articolo in cui si parla di Gtl, una sorta di gasolio ottenuto dal gas metano.
Il link è l'ultimo che vedete nella schermata qui sotto:
La prima cosa che ci si aspetterebbe è che cliccando sul suddetto link si venga rimandati al relativo articolo, e cioè questo. Invece no, il rimando è alla sezione "motori" del Corriere, dove sono raccolti un buon numero di articoli zerbino sulle ultime novità partorite dalle case automobilistiche.
A questo punto uno si ricorda che stava cercando un articolo sul Gtl e comincia a chiedersi dove sia. Eccolo:
Quella piccola riga anonima dopo il quadratino blu, che a un occhio poco attento potrebbe anche non sembrare un link, è invece proprio il fatidico rimando all'agognato articolo. Forse la schermata seguente rende meglio l'idea della sua posizione:
E' stato un po' complicato, ma alla fine ci siamo arrivati. Eh, benedetta pubblicità...
Il link è l'ultimo che vedete nella schermata qui sotto:
La prima cosa che ci si aspetterebbe è che cliccando sul suddetto link si venga rimandati al relativo articolo, e cioè questo. Invece no, il rimando è alla sezione "motori" del Corriere, dove sono raccolti un buon numero di articoli zerbino sulle ultime novità partorite dalle case automobilistiche.
A questo punto uno si ricorda che stava cercando un articolo sul Gtl e comincia a chiedersi dove sia. Eccolo:
Quella piccola riga anonima dopo il quadratino blu, che a un occhio poco attento potrebbe anche non sembrare un link, è invece proprio il fatidico rimando all'agognato articolo. Forse la schermata seguente rende meglio l'idea della sua posizione:
E' stato un po' complicato, ma alla fine ci siamo arrivati. Eh, benedetta pubblicità...
venerdì 6 giugno 2008
Alitalia
Alla fine ci siamo riusciti. L'Unione Europea, che ultimamente pare averci preso gusto ad aprire nei nostri confronti procedimenti di infrazione, sta per avviare l'ennesimo in merito alla famosa questione del prestito-ponte, sul quale si puntava per tentare di salvare la nostra compagnia di bandiera.
L'ipotesi che lo Stato "presti" alla compagnia 300 milioni di euro (nostri) per tirare avanti ancora un po', è infatti giudicata illegale in quanto considerata aiuto di stato, e quindi in contrasto con le regole europee in materia (dettagli qui).
Ora, naturalmente, io non sono particolarmente esperto di questioni economiche di questo genere, ma alcune considerazioni mi sorgono spontanee. Ad esempio, non sarebbe stato il caso di approfittare quando si faceva ancora tempo (adesso Alitalia non se la fila più nessuno) dell'offerta di AirFrance? Ha avuto senso arroccarsi su posizioni intransigenti per poi cambiare idea adesso che ormai è troppo tardi?
Il piano di AirFrance è stato inizialmente ostacolato in tutti i modi, sia dall'attuale premier (in nome di uno pseudo-campanilismo acritico e controproducente) che dai sindacati, inorriditi dal numero degli esuberi (circa 1600) stimati dalla compagnia francese (non mi pare di aver ancora letto di analoghe proteste per i 5000 previsti da Telecom). E adesso? L'Unione Europea, a partire dalla data di avvio della procedura d'infrazione, dà all'Italia 4 mesi di tempo per trovare la famosa cordata tanto strombazzata in campagna elettorale, dopodiché si chiude baracca e burattini, con buona pace del premier e dei sindacati.
A meno che, naturalmente, non intervenga l'esorcista.
L'ipotesi che lo Stato "presti" alla compagnia 300 milioni di euro (nostri) per tirare avanti ancora un po', è infatti giudicata illegale in quanto considerata aiuto di stato, e quindi in contrasto con le regole europee in materia (dettagli qui).
Ora, naturalmente, io non sono particolarmente esperto di questioni economiche di questo genere, ma alcune considerazioni mi sorgono spontanee. Ad esempio, non sarebbe stato il caso di approfittare quando si faceva ancora tempo (adesso Alitalia non se la fila più nessuno) dell'offerta di AirFrance? Ha avuto senso arroccarsi su posizioni intransigenti per poi cambiare idea adesso che ormai è troppo tardi?
Il piano di AirFrance è stato inizialmente ostacolato in tutti i modi, sia dall'attuale premier (in nome di uno pseudo-campanilismo acritico e controproducente) che dai sindacati, inorriditi dal numero degli esuberi (circa 1600) stimati dalla compagnia francese (non mi pare di aver ancora letto di analoghe proteste per i 5000 previsti da Telecom). E adesso? L'Unione Europea, a partire dalla data di avvio della procedura d'infrazione, dà all'Italia 4 mesi di tempo per trovare la famosa cordata tanto strombazzata in campagna elettorale, dopodiché si chiude baracca e burattini, con buona pace del premier e dei sindacati.
A meno che, naturalmente, non intervenga l'esorcista.
giovedì 5 giugno 2008
Giornata Mondiale dell'Ambiente (quale?)
L'Unione europea ha iniziato il procedimento di sanzione contro l'Italia per la mancata applicazione delle disposizioni comunitarie in materia ambientale, relative alla costruzione di un nuovo inceneritore di rifiuti in Puglia, a un progetto di prelievo d'acqua da un fiume in Emilia Romagna e a un piano regolatore in provincia di Gorizia.
Già lo scorso 6 maggio l'Italia aveva subito un deferimento alla Corte di Giustizia europea per il mancato rispetto della normativa comunitaria riguardante la gestione dei rifiuti in Campania.
La procedura di sanzione aperta oggi dalla Commissione riguarda la non esecuzione da parte italiana di una valutazione dell'impatto ambientale del nuovo inceneritore in Puglia.
Su gli altri due progetti poi la Commissione si è espressa chiaramente: il progetto di prelievo dell'acqua dal fiume Trebbia in Emilia arrecherebbe ingenti danni ad un habitat faunistico presente nella classifica UE dei siti protetti.
Il progetto, invece, di un nuovo piano regolatore in provincia di Gorizia sarebbe viziato dalla inadempienza delle autorità competenti le quali non hanno effettuato le valutazioni strategiche di impatto ambientale prima di approvare questo nuovo piano. (fonte)
Oggi, 5 giugno 2008, è la Giornata Mondiale dell'Ambiente e nessuno dei media - almeno da quello che ho letto in giro - l'ha segnalato.
Ma forse è meglio così...
Già lo scorso 6 maggio l'Italia aveva subito un deferimento alla Corte di Giustizia europea per il mancato rispetto della normativa comunitaria riguardante la gestione dei rifiuti in Campania.
La procedura di sanzione aperta oggi dalla Commissione riguarda la non esecuzione da parte italiana di una valutazione dell'impatto ambientale del nuovo inceneritore in Puglia.
Su gli altri due progetti poi la Commissione si è espressa chiaramente: il progetto di prelievo dell'acqua dal fiume Trebbia in Emilia arrecherebbe ingenti danni ad un habitat faunistico presente nella classifica UE dei siti protetti.
Il progetto, invece, di un nuovo piano regolatore in provincia di Gorizia sarebbe viziato dalla inadempienza delle autorità competenti le quali non hanno effettuato le valutazioni strategiche di impatto ambientale prima di approvare questo nuovo piano. (fonte)
Oggi, 5 giugno 2008, è la Giornata Mondiale dell'Ambiente e nessuno dei media - almeno da quello che ho letto in giro - l'ha segnalato.
Ma forse è meglio così...
Come registrare le telefonate via Skype con Scx Tool
Non è detto che si tratti di uno di quei programmi assolutamente indispensabili, ma può capitare che si abbia la necessità di registrare una telefonata fatta via VoIP con Skype. Chi utilizza Windows grossi problemi non ne ha, in quanto il programma apposito si trova già in formato binario pronto per essere avviato (consiglio in proposito questa ottima guida di Salvatore).
Per chi invece utilizza Linux, come al solito la faccenda si complica un po', ma in fondo neanche tanto: basta seguire alla lettera alcuni passaggi. Nel mio caso, il programma l'ho installato su Ubuntu 7.10 Gutsy Gibbon, il sistema operativo che utilizzo che è poi attualmente una delle distribuzioni più diffuse.
Come prima cosa occorre scaricare l'archivio compresso tar.gz del programma da qui. Una volta scompattato l'archivio ed estratta la cartella coi files del programma (naturalmente si dà per scontato che Skype sia già installato nel sistema) occorre aprire un terminale come utente root dando il comando
ed inserendo la relativa password. A questo punto è necessario inserire la seguente stringa, che consentirà di risolvere alcune dipendenze:
Si inserisce quindi, sempre da amministratore, la stringa
A questo punto occorre fare una piccola sostituzione all'interno dell'editor Gedit che si è nel frattempo aperto. Per la precisione occorre cancellare questa sequenza:
#ifdef Status
#error qtextstream.h must be included before any header file that defines Status
#endif
e sostituirla con questa:
#ifdef Status
/** #error qtextstream.h must be included before any header file that defines Status **/
#undef Status
#endif
Ecco fatto. Adesso si può salvare il tutto e chiudere l'editor di testo Gedit. Si entra quindi, sempre via terminale, nella cartella scx-recorder e si dà il comando
Se tutto è andato per il verso giusto, ci dovrebbe quindi essere un eseguibile chiamato con lo stesso nome della cartella, come si vede nell'immagine qui sotto. Doppio clic sopra ed ecco avviarsi la prima finestra di impostazioni del programma:
Da qui è già possibile fare alcune semplici regolazioni, tipo il formato audio in cui verrà salvata la conversazione e la cartella di destinazione dello stesso, che in caso si lascino le impostazioni di default sarà:
/home/[nome_utente]/Skype Records/
Finito. Da adesso in poi, ogni volta che si vorrà registrare una conversazione, sarà sufficiente avviare il programma, che solo per la prima volta dovrà essere autorizzato da Skype:
A questo punto, con una cliccatina sul pulsante rosso si avvierà la registrazione della conversazione...
...che verrà automaticamente salvata nella cartella indicata in fase di settaggio del programma, nel mio caso questa:
Per chi invece utilizza Linux, come al solito la faccenda si complica un po', ma in fondo neanche tanto: basta seguire alla lettera alcuni passaggi. Nel mio caso, il programma l'ho installato su Ubuntu 7.10 Gutsy Gibbon, il sistema operativo che utilizzo che è poi attualmente una delle distribuzioni più diffuse.
Come prima cosa occorre scaricare l'archivio compresso tar.gz del programma da qui. Una volta scompattato l'archivio ed estratta la cartella coi files del programma (naturalmente si dà per scontato che Skype sia già installato nel sistema) occorre aprire un terminale come utente root dando il comando
sudo -i
ed inserendo la relativa password. A questo punto è necessario inserire la seguente stringa, che consentirà di risolvere alcune dipendenze:
apt-get install build-essential libqt4-core libqt4-dev libqt4-gui libasound2-dev skype
Si inserisce quindi, sempre da amministratore, la stringa
gedit /usr/include/qt4/QtCore/qtextstream.h
A questo punto occorre fare una piccola sostituzione all'interno dell'editor Gedit che si è nel frattempo aperto. Per la precisione occorre cancellare questa sequenza:
#ifdef Status
#error qtextstream.h must be included before any header file that defines Status
#endif
e sostituirla con questa:
#ifdef Status
/** #error qtextstream.h must be included before any header file that defines Status **/
#undef Status
#endif
Ecco fatto. Adesso si può salvare il tutto e chiudere l'editor di testo Gedit. Si entra quindi, sempre via terminale, nella cartella scx-recorder e si dà il comando
./compile
Se tutto è andato per il verso giusto, ci dovrebbe quindi essere un eseguibile chiamato con lo stesso nome della cartella, come si vede nell'immagine qui sotto. Doppio clic sopra ed ecco avviarsi la prima finestra di impostazioni del programma:
Da qui è già possibile fare alcune semplici regolazioni, tipo il formato audio in cui verrà salvata la conversazione e la cartella di destinazione dello stesso, che in caso si lascino le impostazioni di default sarà:
/home/[nome_utente]/Skype Records/
Finito. Da adesso in poi, ogni volta che si vorrà registrare una conversazione, sarà sufficiente avviare il programma, che solo per la prima volta dovrà essere autorizzato da Skype:
A questo punto, con una cliccatina sul pulsante rosso si avvierà la registrazione della conversazione...
...che verrà automaticamente salvata nella cartella indicata in fase di settaggio del programma, nel mio caso questa:
(articolo liberamente ispirato a questo howto pubblicato da Khole8.wordpress.com)
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