mercoledì 29 giugno 2022
Ius scholae
Anziani
domenica 26 giugno 2022
Obiezione di coscienza
Tra tutto ciò che ho letto e ascoltato relativamente all'obiezione di coscienza in campo medico, le parole più belle e condivisibili le ho trovate in questi cinque minuti di Umberto Galimberti.
Siccità e preghiere
sabato 25 giugno 2022
L'ha voluto Dio
È stata la prima dichiarazione di Trump dopo la sentenza con cui la Corte suprema USA ha eliminato il diritto all'aborto a livello federale, ribaltando la storica decisione del 1973 che garantiva l'accesso volontario all'interruzione di gravidanza su tutto il territorio degli Stati Uniti. Quindi, da oggi, gli americani sono liberi di farsi ammazzare dal primo fuori di testa che vada in giro tranquillamente armato di una pistola o di un mitragliatore ma non possono scegliere di ricorrere all'interruzione di gravidanza. Questo perché la difesa della vita va messa prima di tutto, naturalmente.
La frase di Trump va inquadrata come una sorta di sublimazione del suo smisurato e ridicolo narcisisimo, dal momento che gioca sul doppio senso di Dio inteso come divinità e come colui, Trump appunto, che prima di terminare il suo infausto mandato da presidente ha nominato i giudici conservatori della Corte suprema che hanno emesso la sentenza. Non c'è niente da fare: ovunque, nel mondo, avanzi la destra si ha automaticamente una compressione dei diritti, pure di quelli acquisiti. Nello specifico, quello della donna di scegliere da sé e per sé come gestire la propria gravidanza. No, non lo può più fare, decide qualcun altro per lei.
Trump esulta, naturalmente, anche perché la sua visione del mondo femminile è nota a tutti. Fu lui, infatti, a dire pubblicamente in un comizio che "la donna va presa per la figa". Mi scuso per la crudezza, ma è giusto che si sappia bene chi è l'uomo che per quattro anni ha guidato la nazione più potente del mondo e l'uomo che esulta per la sentenza contro l'aborto.
Per quanto riguarda l'aborto, è ormai provato da ogni studio effettuato che la sua criminalizzazione non ha alcun impatto sulla riduzione delle interruzioni di gravidanza ma serve solo ad aumentare, per motivi facilmente intuibili, la mortalità e l'ospedalizzazione delle donne. Ma, è noto, viviamo ormai in una civiltà dove la realtà e i dati non contano più, valgono solo l'ideologia e le persuasioni personali.
venerdì 24 giugno 2022
Collasso
martedì 21 giugno 2022
Come Trento e Trieste sotto l'Austria
Mi è piaciuto molto questo parallelo con Trento e Trieste all'inizio della Prima guerra mondiale. Credo sia molto efficace nel far capire (attenzione: capire, non giustificare) i motivi dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia. D'altra parte sono sempre l'efficacia e la chiarezza a cui Alessandro Barbero ci ha abituati.
lunedì 20 giugno 2022
Il vescovo di Verona e il gender
domenica 19 giugno 2022
Assange (forse) estradato
Alla fine l'Inghilterra ha concesso l'estradizione di Julian Assange, il quale ora, salvo accoglimenti di ricorsi dell'ultimo momento, verrà trasferito negli USA dove marcirà in galera (per usare un linguaggio caro a Salvini) finché vivrà. Là rischia infatti una pena di 175 anni di carcere per aver divulgato tramite l'organizzazione WikiLeaks documenti top secret sulle nefandezze americane compiute nelle guerre in Iraq e Afghanistan. In pratica, Assange verrà incarcerato con l'unica colpa di aver fatto il giornalista, per aver cioè fatto conoscere al mondo notizie vere e che era giusto che la gente conoscesse. A meno che si voglia porre oggetto di discussione il fatto se sia giusto o no che i cittadini di una nazione sappiano ciò che combina il governo della nazione a cui appartengono.
Sono amareggiato. Il democratico e moralista Occidente aveva la possibilità di dimostrarsi diverso dalla Russia di Putin, dove i giornalisti scomodi sono trattati come sappiamo, e invece, alla fine, è fatto della stessa pasta.
I tanti poveretti che "ah, ma lui ha violato la legge" e balle simili, sappiano che negli USA non esiste alcuna legge che proibisce la pubblicazione di documenti segreti, non può esistere a causa del Primo Emendamento della costituzione americana. Oltrettutto, Assange è cittadino australiano e, al limite, non sarebbe neppure tenuto a rispettare leggi americane che non esistono. Restando alla questione segretezza, poi, sempre i poveretti di cui sopra devono sapere che ogni anno i media americani vincono un Pulitzer per aver pubblicato scoop nel settore "National Security Journalism", scoop che prevedono la pubblicazione di documenti di interesse pubblico classificati top secret. Che è esattamente ciò che ha fatto Assange.
Non c'è molto da aggiungere. Gli USA che faranno marcire Assange in carcere sono gli stessi che si prodigarono in ogni modo per offrire protezione internazionale ad Augusto Pinochet, uno dei più sanguinari dittatori del Novecento. Ma va bene così, in fondo, come scrivono quegli schifosi (non mi viene altro aggettivo) del Foglio, gli USA sono la patria del giusto processo, no? Quindi Assange di cosa ha paura?
Sarebbe interessante che ci fosse fornito qualche esempio di giusto processo americano. Sacco & Vanzetti? Silvia Baraldini? Rodney King? Oppure quali altri? Così, per curiosità. E con quale faccia il fogliaccio di Cerasa blatera di giusto processo quando è dal 2010 che gli USA vogliono mettere le mani su Assange e ci sono prove documentate che la CIA ha tentato più volte di farlo fuori (ovviamente alla sua maniera)?
sabato 18 giugno 2022
Io non disprezzo Brunetta
Al contrario di Brunetta, che disprezza chi lavora, io non disprezzo Brunetta, perché se lo disprezzassi per ciò che pensa e ciò che è mi posizionerei al suo livello. Il sentimento principale che provo nei suoi confronti è un misto di compassione e pena, perché capisco che se si nasce e si cresce in un certo contesto sociale, politico e culturale, poi è naturale che si ragioni in questo modo.
Io sono un lavoratore dipendente da 32 anni, esattamente come il signore deriso da Brunetta ("torna a fare il tappezziere, dipendente") nel suo comizio con quattro gatti ad ascoltarlo. Lasciando da parte tutta la componente arrogante e fascista della sua uscita ("tu non parli, il microfono ce l'ho io e comando io"), c'è da rimarcare come questo atteggiamento sia figlio di una cultura largamente dominante improntata al disprezzo verso chi fa lavori ritenuti umili.
Questo disprezzo, platealmente ostentato da Brunetta, che annulla il concetto elementare che vede ogni lavoro e ogni lavoratore (indipendentemente dal fatto di essere imprenditore o dipendente o altro) avere pari dignità e valore, è largamente dominante nella società anche perché retaggio del berlusconismo, la deleteria subcultura sociale che per almeno cinque lustri ha propagandato e idealizzato il successo nel lavoro e nella vita, lasciando intendere che chi non riesce a raggiungerli è come se avesse una sorta di vita a metà. D'altra parte non è un mistero che milioni di persone l'abbiano votato perché affascinate dall'idea che votando un imprenditore di successo ci sarebbero state buone probabilità di uguagliarlo.
Brunetta è una delle espressioni più palesi di questa sorta di inconscio collettivo: se ti emancipi e hai successo, allora vali; se rimani per tutta la vita un semplice dipendente, puoi fare il tuo lavoro con tutto l'impegno e la passione del mondo, ma resterai sempre un dipendente, con in più l'aggravante di esserti guadagnato il disprezzo di Brunetta.
mercoledì 15 giugno 2022
Madri che odiano i figli
martedì 14 giugno 2022
Democrazia?
lunedì 13 giugno 2022
Come vorrei morire
Votare in solitudine
domenica 12 giugno 2022
Central Park
sabato 11 giugno 2022
Negazionisti climatici in televisione
Credo che Luca Mercalli abbia fatto benissimo ad alzarsi e ad andarsene. Anzi, io, al suo posto, forte di curriculum simile, non mi sarei neppure presentato per dibattere con Francesco Borgonovo e una imbarazzante Bianca Berlinguer coi suoi "si dice" (ma si dice cosa? Non sei una giornalista?). Più in generale, episodi come questo dimostrano ancora una volta il livello infimo raggiunto dal giornalismo televisivo in Rai e più in generale nella televisione italiana.
Per come la vedo io, le trasmissioni che danno spazio ai negazionisti del climate change andrebbero abbandonate a sé stesse, gli scienziati non dovrebbero parteciparvi e lasciare che i cretini se le cantino e se le suonino da sé.
(Piccolo consiglio non richiesto: Luca Mercalli ha scritto per i tipi di Einaudi un libro bellissimo intitolato Non c'è più tempo. Come reagire agli allarmi ambientali. Se volete imparare qualcosa su questi argomenti e sapere come stanno le cose, spegnete la televisione, o almeno certe trasmissioni, e al loro posto leggete quello.)
Tre quesiti referendari che probabilmente contrassegnerò con il No
Uno è quello che chiede l'abrogazione della legge Severino, l'altro la separazione delle carriere tra magistratura inquirente e giudicante, il terzo la modifica della custodia cautelare. Sugli altri due credo che mi asterrò perché, pur avendo cercato di capirci qualcosa, non ci sono riuscito, e generalmente non do giudizi su cose che non capisco.
Al quesito che chiede l'abrogazione della legge Severino voterò No per una questione di principio. Da quello che ho capito, il quesito viene presentato come risultato dell'esigenza di evitare che sindaci o amministratori locali non condannati in via definitiva, quindi potenzialmente innocenti, non possano ricoprire cariche pubbliche. Presunzione di innocenza che naturalmente è giusto venga preservata e riconosciuta. Il problema è che il quesito non si propone di risolvere questi aspetti effettivamente problematici del decreto, ma lo abroga in toto, permettendo a condannati in via definitiva di poter tornare a ricoprire pubblici uffici. Poi, certo, quasi sempre le sentenze di condanna definitive sono accompagnate dall'interdizione dai pubblici uffici, e quindi da questo punto di vista il decreto Severino non ha in fondo mai avuto una grande utilità, ma fissa un principio con cui concordo.
Per quanto riguarda la separazione delle funzioni, voterò No per il semplice fatto che già oggi la grande maggioranza dei magistrati esercita una sola funzione, seguita da una piccola parte che cambia funzione una sola volta in tutta la carriera e una piccolissima parte che cambia più di una volta (dati numerici e percentuali sono qui). Alla luce di tutto ciò, a me sembra che il divieto di cambiare funzione all'interno di una magistratura dove gran parte dei magistrati già non la cambia, non abbia alcun impatto relativamente a un maggiore grado di imparzialità dei giudici. Accanto a questi dati oggettivi, ce n'è anche uno ideologico, se così si può dire, che risiede nel fatto che, storicamente, la separazione delle funzioni tra magistratura inquirente e giudicante è stata una delle grandi battaglie (sempre persa) portate avanti dal peggiore berlusconismo. Se io fossi uno abituato a ragionare di pancia, basterebbe già solo questo a farmi votare No.
La modifica della custodia cautelare, invece, è quello su cui sono più combattuto. Alla fine credo voterò No per i pericoli, in caso prevalessero i Sì, segnalati da Giulia Siviero in questo articolo, relativamente alla maggiore difficoltà di preservare l'incolumità di persone vittime di stalking e violenze fisiche e psicologiche in ambito familiare. Ma, ripeto, su questo sono combattuto.
Una curiosità di questo referendum è che non si sa di preciso quante firme sono state raccolte per promuoverlo. Su Wikipedia si parla genericamente di 700.000, quindi 200.000 in più di quelle necessarie, ma il fatto che la richiesta di referendum sia stata depositata in Cassazione con il sostegno di nove consigli regionali guidati da coalizioni di centrodestra autorizza a mettere in conto qualche dubbio.
Comunque sia, il referendum ci sarà, anche se sono molto minimali le probabilità che raggiungerà il quorum. Tra le altre cose, è interessante notare come uno dei grandi promotori, l'immarcescibile Salvini, uno che ha sempre fatto del "deve marcire in galera" il suo slogan preferito (quando si tratta di crimini commessi da stranieri, ovviamente), promuova quesiti referendari che contraddicono palesemente i programmi elettorali del partito di cui è capo. Ma altrimenti non sarebbe Salvini.
venerdì 10 giugno 2022
Il capofamiglia
Le missive indirizzate al capofamiglia, fatte recapitare dalla Lega nelle cassette della posta dei residenti a Verona in vista del voto di domenica prossima, sono un eloquente esempio di cosa è la Lega: un insieme ben amalgamato di ignoranza e di retaggi culturali e sociali che affondano le radici in un ormai anacronistico patriarcato.
La figura del capofamiglia, tanto cara alla Lega, non esiste infatti più da quando, nel 1975, è stato riformato il Diritto di famiglia con la legge n. 151, che ha riequilibrato i diritti tra uomo e donna all'interno del nucleo familiare e ha spazzato via la figura appunto del capofamiglia, eredità dall'antico paterfamilias del diritto romano.
Una ignoranza, quella tipica leghista, non solo relativa agli articoli del codice civile attuale che regolano e definiscono il concetto di famiglia, ma anche relativa alla composizione dei nuclei familiari odierni. Secondo l'Istat, infatti (dati 2020), oggi il 33,3 per cento delle famiglie censite nel nostro paese è composto da una persona sola, la quale persona, da oggi, può fregiarsi del titolo di capofamiglia.
sabato 4 giugno 2022
L'antifascismo non serve più a niente
19 milioni di evasori
giovedì 2 giugno 2022
Città in fiamme
Terminato oggi pomeriggio con un po' di sforzo. L'avevo iniziato l'altro ieri perché ne avevo letto buone recensioni in rete, ma le aspettative sono andate sostanzialmente deluse. Narra la storia di due famiglie criminali, una irlandese, l'altra italiana, che si spartiscono il controllo degli affari illeciti in una vasta zona del New England e che, a causa della comparsa di una donna (una specie di "femme fatale"), cominciano a farsi una sorta di guerra senza quartiere tra loro.
A parte alcuni sprazzi interessanti qua e là, niente di eclatante. È il primo romanzo di una trilogia, ma mi fermo qui.
Parlare di sesso a scuola
Mandato di arresto per Netanyahu
Ovviamente si tratta di un mandato d'arresto simbolico, dal momento che la Corte penale internazionale ha, nonostante il nome, un limita...
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