Santarcangelo e Poggio Torriana sono due comuni tosti. Dal dopoguerra a oggi sono sempre stati amministrati dalla sinistra, in tutte le sue evoluzioni (o involuzioni, a seconda) e trasformazioni, senza soluzione di continuità. Stavolta c'era il sentore che qualcosa potesse rompersi, che il granitico monopolio dei compagni, come li chiama anacronisticamente mio suocero, mostrasse qualche crepa, un accenno di usura. Niente da fare, il PD vince al primo turno a Santarcangelo e una lista a lui collegata (non ricordo il nome) straccia la concorrenza a Poggio Torriana. Qua i compagni non li ammazza nessuno, e per Salvini i porti son chiusi. Mio suocero è incazzato nero.
mercoledì 29 maggio 2019
Corrispondenze
martedì 28 maggio 2019
Pillon e l'anima (di Zucconi)
I cattolici integralisti sono così: hanno la verità dalla loro e dall'alto di questa verità pontificano e giudicano. Ecco perché Pillon, da di qua, è perfettamente al corrente di ciò che Vittorio Zucconi vede solo adesso di là, e prega per la salvezza della sua anima. Mettiamola così: se sant'Agostino, quella volta, quando gli è venuto in mente di inventarsi l'anima, concetto fino ad allora sconosciuto ai cristiani, avesse saputo che quella sua invenzione sarebbe secoli dopo stata brandita dal nano Pillon come clava per dare addosso al gigante Zucconi, sicuramente avrebbe lasciato perdere.
Padri e figli
"A vent'anni si è stupidi davvero, quante balle si hanno in testa a quell'età", cantava Guccini nella celeberrima Eskimo. Poi, certo, c'è sempre l'eccezione che conferma la regola.
lunedì 27 maggio 2019
Ha tutto questo consenso?
Grandi speranze
Ho iniziato alcuni giorni fa il romanzo Grandi speranze, sperando che fosse un titolo ben augurante in vista delle europee di ieri. Non è stato così, purtroppo. Non che ci facessi troppo affidamento, intendiamoci, dal momento che i sondaggi parlavano chiaro circa l'entità del successo che avrebbe ottenuto la lega, ma, ingenuamente, mi illudevo che un barlume di resipiscenza last minute avrebbe investito almeno una parte degli elettori orientati verso il felpato. Niente da fare, il buon vecchio Charles Dickens non ha fatto il miracolo, ma gli voglio bene lo stesso.
Per il resto, che dire? Se si mettono insieme i voti andati al felpato e alla Meloni viene fuori che quasi metà di quelli che si sono recati ai seggi è andata verso una destra più o meno estrema, intollerante, rancorosa, incattivita, gretta, eufemisticamente filofascista. I motivi? Un po' di anni fa Corrado Augias pubblicò un bel saggio dal titolo Il disagio della libertà. Sottotitolo: Perché agli italiani piace avere un padrone. Dategli una letta, la risposta è lì. Che poi, alla fine, ci si arriva anche senza Augias.
domenica 26 maggio 2019
Zucconi
Non sempre sono stato d'accordo con ciò che diceva o scriveva, in particolare riguardo a un certo smaccato filo-renzismo, ma è stato comunque un grande giornalista. Se avete la possibilità, leggete uno dei suoi libri più belli, ormai datato ma di sorprendente attualità: Stranieri come noi.
Ciao, Vittorio.
sabato 25 maggio 2019
Europee
Non so se ci avete fatto caso, ma generalmente i programmi sono abbastanza simili, tutti rigorosamente riassunti in punti, e, almeno macroscopicamente, le cose che vogliono tutti i partiti sono le stesse: più crescita, più democrazia, più lavoro, più centralità della persona, più leggerezza burocratica, più attenzione per l'ambiente, più tutto, insomma le solite cose. Alcune di queste, come ad esempio l'eterno mito della crescita, sono pura utopia per il semplice fatto che noi non possiamo più crescere, ma l'impatto psicologico positivo insito nella parola crescita è un cosa che ancora fa breccia, quindi perché no?
Personalmente, voterò un partito che miri a rafforzare l'Europa, non a indebolirla. Sorrido sempre quando leggo le scemenze che scrivono Salvini o la Meloni sul sovranismo, l'identità italiana e corbellerie simili, in primo luogo perché storicamente l'identità italiana è un non senso, ma quand'anche l'avesse, sarebbe più tutelata da una Europa forte e coesa che faccia da scudo a queste peculiarità o da un Europa frammentata in cui i singoli stati se la devono vedere con russi, cinesi, indiani, musulmani, americani? L'Europa ha un sacco di guai, di difetti, tutto quello che volete, ma poter andare da Trapani a Helsinki senza passaporto, senza dover cambiare moneta, circolare liberamente dove si vuole è una conquista che non si può correre il rischio di perdere.
Mia figlia più grande in questi anni ha girato tutta l'Europa: Francia, Germania, Inghilterra, Spagna, Portogallo, e a settembre farà l'esperienza dell'Erasmus, e ha girato tutti questi posti sentendosi a casa. Se a un giovane di oggi racconti le barzellette dei confini e dei sovranismi, lui li prende per quello che sono: anacronistiche barzellette. Questo non significa, naturalmente, che ciò che ogni cultura ha di peculiare, a ogni livello, non debba essere valorizzato e conservato, ma oggi persone e cose viaggiano da un capo all'altro del pianeta senza soluzione di continuità e le contaminazioni sono inevitabili, e non necessariamente un male, come qualcuno vorrebbe farci credere. Anzi, spesso sono l'opposto.
Quindi, alla fine, come voterò? Credo che la mia scelta cadrà o su +Europa o sui Verdi, le due formazioni che mi sembra in Europa possano rappresentare meglio le istanze di chi vuole più diritti civili, più attenzione all'ambiente e alla gestione seria, responsabile e lungimirante del fenomeno delle migrazioni, il cui contrario è oggi rappresentato dalla Lega e i suoi accoliti europei. Naturalmente sono consapevole del fatto che si tratta di formazioni che rischiano di non arrivare al fatidico 4% con relativa preclusione della possibilità di accedere al Parlamento europeo, e infatti mi punzecchia pure la tentazione di abbandonarmi al cosiddetto voto utile, cioè di turarmi il naso e votare Pd (così almeno Calenda la smetterà di inondarmi di mail), consapevole che ciò che c'è dall'altra parte è infinitamente peggio.
Buon voto a tutti.
Se
Se non avessi la malattia dei libri scriverei di più. Mi piace scrivere, ma quando comincio a farlo avverto, dopo poco, l'impellenza di smettere perché ho come l'impressione che la scrittura sottragga tempo alla lettura. C'è uno psicologo in sala?
giovedì 23 maggio 2019
Flop editoriali
Il libro su Matteo Salvini, edito dalla nota casa editrice vicina a casapound, è finora un flop. La cosa, in verità, non stupisce. Se infatti fosse un successo significherebbe che anche i leghisti leggono. Ma un leghista che leggesse non sarebbe un leghista, perché l'abitudine alla lettura sviluppa tra le altre cose il senso critico e la capacità di capire quando un politico racconta balle. Insomma, tutto torna. E Salvini stia pure tranquillo: il flop del suo libro è la migliore premessa affinché la gente continui a votarlo.
Soffitti e sicurezza
È crollato il soffitto in una scuola del torinese. I soffitti e le pareti delle scuole crollano oggi come ieri, come l'altro ieri e via indietro fino alla notte dei tempi. Quando l'obnubilamento collettivo delle coscienze, che identifica il concetto di sicurezza unicamente nel blocco dei barconi, si sarà attenuato, magari molti, risvegliandosi dal letargo, si accorgeranno che i milioni di problemi che attanagliano il nostro paese sono ancora tutti lì, e che se il medesimo attivismo profuso per bloccare gli arrivi dei disperati fosse profuso diversamente, magari avrebbe più senso parlare di sicurezza.
lunedì 20 maggio 2019
Nozioni comuniste
Considerare il Diario di Anna Frank come un libro che trasmette nozioni comuniste è un assunto che può avere una sua ratio solo nell'epoca in cui stiamo vivendo, dove il principio di non contraddizione non ha più cittadinanza e l'ignoranza crassa non solo regna sovrana, ma diventa addirittura punto di appiglio su cui imperniare cause e ricorsi. Non oso pensare come questa mammina, preoccupata che al pargolo vengano inculcate fantascientifiche nozioni comuniste, possa considerare Se questo è un uomo, di Primo Levi, oppure, che ne so?, In quelle tenebre di Gitta Sereny. Ma immagino sia un quesito che non ha ragione di porsi.
Serie tv e libri
Oltre o divorare libri, amo divorare serie TV. In fondo, se ci pensate, leggere un corposo romanzo può benissimo avere qualche analogia col seguire una serie TV: si mette un segnalibro dove ci si ferma e il giorno dopo si riprende da lì; si interrompe la visione alla fine di una puntata e il giorno dopo si riprende da quella successiva.
Mi è venuta in mente questa cosa mentre leggevo, su vari siti, che è in corso l'ultima stagione de Il trono di spade, stagione che naturalmente guarderò, dal momento che la serie l'ho seguita tutta fin dagli esordi e mi è piaciuta. Ma non ora. Voglio prima aspettare che termini perché detesto lasciare che trascorra una settimana tra una puntata e l'altra, preferisco accumularne un po' per poi gettarmi in pantagrueliche video-abbuffate.
In questi giorni, ad esempio, sto guardando tutta la nona stagione di The walking dead, stagione terminata già da qualche settimana, mi pare. A proposito. Pensandoci, mi pare di notare una qualche rassomiglianza, più caratteriale che fisica, tra Neegan e Salvini. Stessa stronzaggine mista a quella naturale antipatia che entrambi i personaggi suscitano a prima vista. Ma credo sia solo una mia fissazione.
domenica 19 maggio 2019
È sempre emergenza
La replica del Viminale alle osservazioni dell'Europa in merito al decreto sicurezza bis, al netto di quel patetico invito a pensare al Venezuela, invito perfettamente all'altezza del trogloditico livello comunicativo di questo esecutivo, contempla due aspetti. Uno riguarda le sanzioni. Dicono quelli del Viminale: "È singolare che l'Alto Commissariato per i Diritti Umani non si fosse mai accorto che la multa per chi favorisce l'ingresso non autorizzato di immigrati fosse già presente da tempo nell'ordinamento italiano". In effetti, l'articolo 12 del T.U. sull'immigrazione, recita: [...] "...chiunque, in violazione delle disposizioni del presente testo unico, promuove, dirige, organizza, finanzia o effettua il trasporto di stranieri nel territorio dello Stato ovvero compie altri atti diretti a procurarne illegalmente l'ingresso nel territorio dello Stato [...] è punito con la reclusione da uno a cinque anni e con la multa di 15.000 euro per ogni persona". Peccato che a questo comma ne segua un altro, che naturalmente il ministero diretto dal felpato si guarda bene dall'evidenziare. Questo: "Fermo restando quanto previsto dall'articolo 54 del codice penale, non costituiscono reato le attività di soccorso e assistenza umanitaria prestate in Italia nei confronti degli stranieri in condizioni di bisogno comunque presenti nel territorio dello Stato". Ora, una nave umanitaria o militare che salva in mare dei naufraghi in quale tipologia rientra? Se non si passano i pomeriggi a guardare la D'Urso in tv è facile capirlo, no?
Altro aspetto. Dicono sempre quelli del Viminale: "Il Dl Sicurezza bis è necessario, urgente e tecnicamente ineccepibile". Che sia tecnicamente ineccepibile non sta all'estensore affermarlo, ma sta semmai a organi terzi: Parlamento, Quirinale, Consulta, Magistratura ecc. ed è noto come più di una perplessità filtri già dall'entourage di Mattarella. Per quanto riguarda "necessario" e "urgente", fateci caso: l'urgenza, o l'emergenza, sono delle costanti che vengono sempre sbandierate come viatici per agevolare il parto di provvedimenti eufemisticamente discutibili. Hanno chiuso i porti (non sono chiusi, come ognuno può constatare da sé, ma facciamo finta di sì per agevolare le menti semplici) perché ci raccontavano e ci raccontano che avevamo un'emergenza immigrazione (falso, basta guardare i dati); hanno fatto la legittima difesa perché, ci dicevano, c'era l'impellente necessità che ognuno potesse difendersi in casa propria, una priorità per tutti gli italiani. Bene. Sapete quanti processi penali si celebrano ogni anno in italia? Più di tre milioni. Sapete quanti di questi hanno per oggetto l'eccesso di legittima difesa? Undici, ma non in un anno, i dati dicono infatti che quegli undici sono spalmati sul quadriennio 2013/2016. Capite bene che la legittima difesa è un'emergenza, no? Emergenza a cui, oltretutto, si è rimediato con una legge che ha molto di mediatico e ben poco di sostanziale, dal momento che la famosa difesa, ora - dicono - sempre possibile, rimane invece sempre proporzionata all'offesa e questa proporzione deve sempre essere valutata da un giudice, esattamente come prima. Ma il bello di questo paese è che ai suoi abitanti si può raccontare ciò che si vuole, figurarsi se vanno a verificare. Quand'anche andassero, poi, cosa pretendete che potrebbero capire dal momento che siamo agli ultimi posti in Europa per la comprensione di un testo scritto?
Adesso, quindi, c'è in ballo questo decreto sicurezza bis, partorito naturalmente sull'onda di una qualche eterna emergenza. Quale non è ben chiaro, ma non è importante capirlo. Sono i rompicoglioni, i guastafeste, quelli che hanno ancora un minimo di rispetto per la propria pur modesta intelligenza che cercano sempre di capire le cose, e in fondo si tratta di una piccola minoranza, quello che conta è che la maggioranza che non si fa troppe domande prenda su.
sabato 18 maggio 2019
Come si fa a non volerle bene?
"Il mio dovere di insegnante è quello di formare buoni cittadini, consapevoli e capaci di pensare con la propria testa, di confrontarsi e accettare anche le opinioni altrui. Questo ho sempre fatto e continuerò a fare finché sarò in servizio".
Come si fa a non volere bene istintivamente a una signora così?
venerdì 17 maggio 2019
La vuole incontrare
Salvini vuole incontrare la professoressa di Palermo sospesa. Non perché gli freghi qualcosa di quanto è successo, ma perché è il caso mediatico di questi giorni e l'occasione per cavalcarlo è da prendere al volo. Non pensate che ci siano altre motivazioni oltre a questa.
Soldi usati male
Dice l'impresario della paura che la procura di Catania ha usato male i soldi pubblici degli italiani. Perché? Perché l'inchiesta avviata due anni fa dai magistrati catanesi per verificare collusioni tra Open Arms e scafisti è stata archiviata: nessuna collusione. Naturalmente, se fosse accaduto il contrario sarebbero stati soldi ben spesi (sorvoliamo sul fatto che a parlare di soldi pubblici ben spesi sia il capo di un partito travolto da anni da scandali finanziari).
Se questo è la forma mentis che sta alla base di gesti, esternazioni e fare politica di un ministro, come si può in qualsiasi modo interagire o ragionare con siffatta persona? Come si può pensare di provare a controbattere argomentando? Non si può. Punto. Può ragionare con lui solo chi, bontà sua, accetti di azzerare il proprio quoziente intellettivo fino a raggiungere il suo livello, ogni altra opzione è esclusa.
È la stessa linea di pensiero che caratterizzò Berlusconi prima e, in parte, Renzi poi: la stragrande maggioranza dei magistrati erano bravissime persone, poi c'erano gli altri, quelli che andavano a mettere il naso in faccende che li toccavano da vicino. Cambiano gli attori ma l'opera messa in scena è sempre quella. E il passare dei decenni con la stessa opera in scena non fa ben sperare che in futuro cambierà qualcosa.
Langone e Bukowski
Camillo Langone, il teorico della donna che non deve andare all'università ma stare in casa a fare figli, si chiede quale scrittore vivente, oggi, in un'epoca segnata dal politically correct, avrebbe il coraggio di scrivere ciò che scriveva sulle donne il principale esponente del cosiddetto realismo sporco, e lo fa, come da consolidata consuetudine, estrapolando ad arte alcune frasi dalla sua gigantesca produzione letteraria. Se vogliamo restare alle estrapolazioni ad arte, tanto care al Langone, si potrebbe menzionare questa: "Il capitalismo ha sconfitto il comunismo, certo, e ora il capitalismo sta divorando se stesso". Chissà cosa ne pensa Langone.
lunedì 13 maggio 2019
Fuori da tutto
Mi sono preso una settimana di relax in una bella zona a cavallo tra Umbria e Toscana (Castiglione del lago, per la precisione). Relax a parte, sapete qual è il lato migliore di questa cosa? Avere come unica preoccupazione l'individuazione di borghi e paesini da visitare ogni giorno. Stop. Attività che mi consente anche di disinteressarmi di ciò che succede nel mondo e, soprattutto, di non seguire ogni cialtronata di Salvini.
Bellissimo.
sabato 11 maggio 2019
L'orrore
Queste cose non le fanno vedere in TV per non impressionarci e perché è bello pensare che tutto nel mondo funzioni bene. Così abbiamo ancora gentaglia che può blaterare di inesistenti invasioni e costruire fortune politiche su atrocità disumane.
Armi di distrazione di massa
I grembiuli, la cannabis, la legittima difesa, e aggiungete pure quello che volete all'elenco degli annunci con cui promette di risolvere emergenze che non esistono. Ogni giorno un'arma di distrazione di massa. D'altra parte a chi non piacciono le distrazioni? Siamo il popolo che consuma più televisione e legge meno libri d'Europa, forse del mondo, e non è che si guarda la televisione per documentarsi su qualcosa, ma per distrarsi. Prova ne è il fatto che i programmi che insegnano qualcosa li trasmettono dalle due di notte in poi, mica in prima serata.
Quando la televisione nacque e cominciò a occupare le case degli italiani, fine anni cinquanta inizio sessanta, alle otto e mezza di sera, in prima serata, c'erano trasmissioni su Pirandello, Manzoni. Oggi c'è Ciao Darwin. Ci abbiamo perso o guadagnato? Ci abbiamo perso, perlomeno in capacità e abitudine al pensiero, specialmente quello critico.
Se una popolazione non legge, non pensa, e se non pensa è normale che poi si innamori di personaggi come Salvini e altri prima di lui. Se il fideismo, i pregiudizi, l'emotività, l'incultura, la suggestione, l'appartenenza acritica a una fede politica in tutto simile a quella calcistica, se questi sono i presupposti con cui si entra in una cabina elettorale, non ci si può sorprendere del livello politico a cui si può scendere.
Queste cose, che senza cultura non ci può essere democrazia, le aveva già capite 2400 anni fa Platone, quello che la democrazia l'ha inventata, il quale sosteneva che siccome gli ateniesi erano ancora troppo ignoranti, bisognava aspettare. Prima si doveva fare opera di educazione, di insegnamento, e poi si sarebbe potuto cominciare ad applicare la democrazia, lasciando nel frattempo che fossero gli aristocratici a gestire la cosa pubblica.
È inutile, oggi, pretendere che un paese come il nostro, agli ultimi posti in Europa per la comprensione di un testo scritto, sia democratico. Può solo essere un paese dove prosperano i Berlusconi, i Renzi, i Salvini e i Di Maio. Difficile che ci sposteremo di lì, perlomeno nel breve periodo.
venerdì 10 maggio 2019
Cannabis vs alcol
Il felpato chiude i negozi di cannabis legale perché, dice, la droga è un'emergenza nazionale. Sapete quante persone sono morte in Italia negli ultimi dieci anni per consumo di cannabis? Zero. Sapete quante persone sono morte a causa dell'abuso di alcol negli ultimi dieci anni? 435.000. Lui sì che sa quali sono le emergenze nazionali.
giovedì 9 maggio 2019
Non dà porti
La Marina militare italiana salva una quarantina di naufraghi e il ministro di tutto dice che non dà porti. Perché è noto che i porti sono suoi e la Marina militare non può che obbedire ai suoi diktat. Ma come può una nazione intera essere ostaggio di uno così, di questo patetico comiziante? Davvero siamo a questo punto? E come abbiamo fatto ad arrivarci?
P.s. Non è una domanda retorica, non so davvero come ci siamo potuti ridurre così.
mercoledì 8 maggio 2019
Non è mai morto, il fascismo
Le manifestazioni neofasciste, che quasi giornalmente vengono riportate dalla stampa in ogni angolo dello stivale, dimostrano che il fascismo non è mai morto. Probabilmente è sempre rimasto latente, in ombra, in attesa che arrivassero tempi maturi per uscire fuori e palesarsi. Di qualche rigurgito, anche nei tempi passati, ogni tanto si aveva notizia, magari nelle cronache locali, in località minori, e con i partecipanti sul chivalà, in qualche modo timorosi di una possibile riprovazione collettiva.
Ora gli argini credo che siano definitivamente caduti. Le manifestazioni, affollate, avvengono alla luce del sole e in grandi centri - Roma e Milano, ad esempio, solo per citare i casi più recenti. Teste rasate (rigorosamente vuote), braccia alzate, passo dell'oca, svastiche e croci uncinate sulle giacche. Sarà il sempre maggiore disagio economico e sociale, sarà che un governo palesemente filofascista ha autorizzato chi aveva ancora qualche remora ad abbandonarla e uscire allo scoperto. Non lo so cosa sarà, so solo che tutto questo non mi piace.
martedì 7 maggio 2019
Il mutuo
Dice il felpato di essere tranquillo e che se indagano Siri per avere acquistato un immobile con un mutuo, allora devono indagare ogni italiano che ne accende uno e ne paga le rate. È noto infatti che chiunque può ottenere un mutuo di 600000 euro da una banca di San Marino senza lasciare nulla in garanzia, no?
lunedì 6 maggio 2019
Salone del libro e stand neofascista
Al Salone del libro di Torino c'è lo stand di un editore vicino ai neofascisti? Chi se ne frega! Non è questo il problema. Il problema è che purtroppo non ho mai avuto la possibilità di andarci. Se l'avessi, ci andrei di corsa (avendo cura, naturalmente, di tenermi a debita distanza da quello stand). Poi, per carità, ognuno la pensi come vuole e faccia come crede.
Possiamo volare un pochino più in alto?
Per come la vedo io, perculare la Meloni per un lapsus pone i perculanti più o meno al medesimo livello della perculata. Per quanto ignorante possa essere la signora in questione, e nel corso del tempo ce ne ha dato ampie dimostrazioni, dubito fortemente che non sia al corrente del fatto che le zucchine non si tirano su dal mare con la canna da pesca. Andiamo, su, cerchiamo di volare un po' più in alto.
domenica 5 maggio 2019
Lo stipendio di Fazio
Mi sfugge il motivo per cui il felpato sia ossessionato dallo stipendio di Fabio Fazio, al dimezzamento del quale ha subordinato la sua partecipazione al programma. È vero che a noi comuni mortali può sembrare elevato, e forse lo è, ma si tratta comunque di uno stipendio in linea con quello di altri conduttori di programmi di successo (Bonolis, ad esempio, per condurre quella specie di trasmissione per menti inferiori, prende tre volte tanto: niente da dire?).
Sarà mica che la faccenda degli stipendi faraonici fa sempre breccia nel popolino e tutto fa brodo per raccattare qualche altra briciola di consenso per le europee? O magari sarà mica uno dei tanti espedienti per distrarre l'attenzione dalla ormai conclamata inettitudine nel condurre il ministero che sciaguratamente presiede?
sabato 4 maggio 2019
Il grembiule
I ciclisti e le bestemmie
I ciclisti bestemmiano? Sì. Non tutti, naturalmente, ma alcuni di quelli che regolarmente passano qui sulla Santarcangiolese bestemmiano, e pure ad alta voce. Perché c'è un incrocio e delle strisce pedonali, ed essendo la Santarcangiolese una strada assai frafficata, nasce con una certa frequenza una conflittualità tra i tre soggetti principali che occupano questi spazi: pedoni, ciclisti, automobilisti, e dal momento che all'arrivo di ogni primavera si cominciano a tenere le finestre aperte, è più facile udire il turpiloquio degli amanti della bicicletta.
Ora, che uno bestemmi a me non fa né caldo né freddo, ciò che mi infastidisce è che può infastidire altri, nello specifico mia madre al piano di sopra, la quale pure lei tiene le finestre aperte in primavera, e siccome ritengo che il famoso detto evangelico che predica di non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te abbia una sua validità, ecco spiegato il motivo per cui, indirettamente, il sentire bestemmiare mi infastidisce. In pratica: non mi dà fastidio, mi dà fastidio che possa dare fastidio ad altri. È questo il motivo per cui, quando mi saltano i santissimi, prima di dare sfogo al turpiloquio mi accerto che non ci sia nessuno nei paraggi.
Bestemmiare è una forma di maleducazione? Non saprei di preciso, tenderei a dire che è più una mancanza di rispetto nei confronti del prossimo, il quale può risultarne infastidito per motivi religiosi, morali, di buona creanza, di convinzioni personali ecc. È un po' come chi fumi fregandosene del fatto che a qualcun altro potrebbe dare fastidio. Comunque, il problema oggi non si pone: diluvia, e di ciclisti neanche l'ombra.
Filosofando
venerdì 3 maggio 2019
È andato a vedere il muro
È andato dal suo amico Orban, un altro che ti raccomando, e insieme sono andati in pellegrinaggio al muro, un'alta recinzione sormontata da filo spinato che "difende" il confine più orientale dell'Europa dai migranti. E si vedono nelle immagini i due poveretti a naso in su mentre ammirano l'opera. A naso in su, perché non esiste cosa o persona che Salvini possa guardare dall'alto: tutto è più alto di lui, da ogni punto di vista, compresa quella recinzione che riporta alla memoria i fili spinati di Auschwitz e Treblinka e che deve difendere l'Europa dai miserabili e da chi ha fame.
Fra trent'anni saremo dieci miliardi, sulla terra, e di questi dieci otto avranno fame, e dopo voglio vedere di quelle patetiche recinzioni che cosa resterà. Io non ci sarò più, ma non fatico a immaginarlo. Mi viene in mente la chiusura del bellissimo The wall, quando il giudice ordina a Pink di abbattere il muro entro cui si è rinchiuso per isolarsi dal mondo. Sarà così anche per i muri di oggi, con la differenza che non servirà un giudice per abbatterli, ci penserà la storia.
giovedì 2 maggio 2019
Perché i video?
Continuo a chiedermi i motivi per cui vengono pubblicati i video delle nefandezze compiute dagli otto di Manduria e dai due di Casapound. Non è sufficiente riportare le notizie, già a mio avviso viziate da eccessi di enfasi? Sì, è sufficiente, ma ormai la morbosità regna sovrana, morbosità che si trascina dietro un florido mercato di clic.
mercoledì 1 maggio 2019
Il mio primo maggio
Nel 1989 mi arrivò la chiamata per il servizio militare, allora obbligatorio. Mollai ragioneria al quarto anno - non ne potevo più - e partii. Feci domanda di svolgere la ferma di leva nel Vigili del fuoco: domanda accettata. Tre mesi di corso a Roma, alle Capannelle, poi quattro mesi a Vigevano e gli ultimi cinque qua a Rimini, praticamente a casa. Terminata la leva, dovevo trovare qualcosa da fare. Venni a sapere che un'agenzia di distribuzione stampa, a Rimini, assumeva ogni anno ragazzi per la stagione estiva. Mi presentai per il colloquio e fui assunto, erano i primi di aprile del 1990. In settembre, quando il mio contratto era ormai prossimo alla scadenza, il titolate mi chiese se mi fosse interessato restare. Non avendo in quel periodo altre prospettive, accettai e restai: il mio lavoro estivo si trasformò in un contratto a tempo indeterminato. Oggi, trent'anni dopo, lavoro ancora lì, e se non si presenteranno imprevisti, sotto questi chiari di luna sempre da mettere in conto, è probabile che riuscirò a terminare la mia vita lavorativa dove la iniziai.
Tantissimo è cambiato, da quegli anni a oggi, nel mondo del lavoro, e non mi riferisco solo al fatto che all'epoca non esistevano co.co.co, co.co.pro, flessibilità (sinonimo edulcorato di precarietà), contratti a progetto e simili, ma mi riferisco anche al fatto che la disponibilità pressoché illimitata di posti di lavoro faceva sì che il tuo collega di lavoro fosse anche un compagno, mentre oggi è un competitore, nel senso che chi si sbatte di più, chi rende di più, fa sì che l'altro, in caso di razionamento forzato di personale, venga lasciato a casa. Forte di un contratto a tempo indeterminato, potei così mettere su famiglia, imbarcarmi in spese, progettare cose.
Non so se abbia senso, per un giovane di oggi, festeggiare il primo maggio. Cosa festeggia chi ha davanti a sé prospettive lavorative con contratti a chiamata o a tempo determinato di tre o sei mesi? Cosa si può programmare con questi scenari? Ho due figlie; dopo la maturità una ha scelto di andare a lavorare e l'altra di continuare a studiare. Quella che lavora, dalla maturità in qua è sempre andata avanti con contratti a termine e, forse, solo a partire da settembre avrà la possibilità di vedere una certa stabilità. Quella che studia, ha una laurea in pedagogia e attualmente si sta specializzando a Bologna. Nel frattempo fa la cameriera nei weekend per pagarsi, almeno in parte, studi e camera in affitto là dove studia. Poi? Boh, non si sa. Terminata la specializzazione vorrebbe naturalmente trovare un impiego che sia attinente a ciò che ha studiato, e ha anche qualche contatto avviato, ma, almeno all'inizio, sarà qualcosa di ben poco stabile. Ma lei quell'università voleva fare, l'ha scelta perché le piaceva, era quella che desiderava fare, e noi non ci siamo opposti in alcun modo a ciò che erano le sue aspirazioni.
Questo breve racconto solo per evidenziare come sia cambiato radicalmente il concetto di lavoro nell'arco di trent'anni, che sembrano molti, ma in realtà non lo sono. Trent'anni sono stati sufficienti per passare dalla relativa sicurezza di un impiego fisso alla atomizzazione e parcellizzazione del lavoro, portati avanti con assidua pervicacia da ogni riforma del lavoro di qualsiasi governo, iniziata col famigerato pacchetto Treu del 1992, proseguita poi con la legge Biagi, il decreto Poletti, e, ciliegina sulla torta, il famigerato Jobs Act di renziana memoria, tutti provvedimenti all'insegna dell'aumento della precarietà spacciata per flessibilità, perché ci avevano spiegato che le sfide del lavoro del futuro si sarebbero vinte solo con la flessibilità. Poi si è visto com'è andata a finire.
Non so, ripeto, di fronte a questi scenari, come un giovane di oggi possa festeggiare il primo maggio.
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