Non capisco l'irritazione nei confronti di Libero per aver titolato che la povera ragazza di Roma è stata "arrostita". Cioè, voglio dire, è il Libero di Feltri, parente stretto de Il Giornale di Sallusti, gli organi della destra e relativo pubblico, un pubblico il cui livello intellettivo non gli consente di comprendere il disgusto che le persone normali provano di fronte al dileggio di tragedie come questa. Volenti o nolenti, una larghissima parte della società italiana è composta di persone di questo livello. Triste ma è così, e l'unica maniera di contrastarli è ignorarli, evitando di dare loro ancora più visibilità.
martedì 31 maggio 2016
domenica 29 maggio 2016
La soluzione di Feltri
Vittorio Feltri, nel suo editoriale su Libero di stamattina, ha la ricetta per fermare gli sbarchi, che si può sintetizzare così: evitare di soccorrerli e lasciare che affoghino finché, stanchi di affogare, smettono di partire. Tra populismi e speculazioni alla Salvini, di cui è infarcito lo scritto, troviamo anche parecchie omissioni e imprecisioni storiche che, se è naturale che sfuggano al lettore quadratico medio di un quotidiano che ha in home page tette e culi in abbondanza, non possono non attirare l'attenzione di qualcuno un pelino più ferrato in storia. In particolare, riferendosi ad esempio alla citazione qui sopra, non è affatto vero, o almeno non del tutto, che gli antichi romani combattevano con tutte le loro forze "per non farsi dominare dagli stranieri incivili", ma, al contrario, se l'Impero Romano ha potuto prosperare per cinque secoli nonostante le pressioni a cui era sottoposto dalle popolazioni del nord che fuggivano da guerre, cataclismi e miseria, gran parte del merito è stato dell'ottima opera di integrazione che hanno saputo mettere in campo lungo i secoli (non era inconsueto che, specialmente a partire dal III secolo, appartenenti ai cosiddetti barbari occupassero posizioni di rilievo nell'amministrazione pubblica o nell'esercito).
Intendiamoci, il discorso sarebbe lungo e ricco di sfaccettature, e va benissimo che Feltri avvalori le sue tesi attingendo a fatti storici, ma almeno li riporti nella loro completezza, non solo nelle parti che piacciono a lui, eh.
venerdì 27 maggio 2016
Plotone d'esecuzione
Fino a pochi decenni fa, negli stati USA in cui era in vigore la pena capitale la condanna a morte era eseguita da un plotone di esecuzione. Era composto da cinque persone che, da una quindicina di metri di distanza, attendevano il momento di sparare da dietro a una tenda. Al condannato veniva fasciata la testa con un drappo nero e sul petto veniva affissa una croce rossa di stoffa in corrispondenza del cuore. Solo quattro dei cinque componenti il plotone di esecuzione avevano il fucile carico, l'altro era caricato a salve, in modo che nessuno dei cinque avesse la certezza assoluta di aver ucciso il condannato. Questo stratagemma veniva utilizzato con l'idea di neutralizzare futuri sensi di colpa dovuti a eventuali ripensamenti (personalmente mi sembra una sciocchezza, ma questo è). E niente, 'sta cosa non la sapevo e l'ho trovata nel romanzo di Grisham che sto leggendo in questi giorni, a beneficio di chi pensa che i romanzi siano solo opere di fantasia da cui non si impara niente.
Piccola nota a margine: mi viene da pensare che forse neppure chi la applica è sicuro della bontà della pena di morte, ma tant'è.
giovedì 26 maggio 2016
L'acquedotto di Firenze (e gli altri)
Scrive Il Post che l'acquedotto di Firenze perde il 36% dell'acqua che veicola, contro una media nazionale che viaggia attorno al 40%. Cioè, per capirci, quasi la metà dell'acqua che circola negli acquedotti italiani va persa a causa della fatiscenza della rete idrica. Perché non si risolve questo problema? Perché riammodernare gli acquedotti costa un sacco di soldi, scrive sempre Il Post. E qui uno potrebbe replicare: anche le tariffe dell'acqua sono care, e tra l'altro ciclicamente aumentano pure, e con questi soldi non si potrebbero sistemare gli acquedotti?
(Siccome da queste parti si è un po' maliziosi, si pensa che la ragione vera sia che aggiustare un acquedotto è un lavoro che non si nota, perché i tubi stanno sottoterra, quindi è uno sforzo che non dà visibilità e non porta molti voti, ma, ripeto, da queste parti si pensa sempre male.)
Piccoli godimenti
Ecco, a me questa cosa piace molto, in primo luogo perché era una tassa ingiusta e discriminatoria, e in secondo luogo perché era stata voluta da Maroni (con l'avallo di Berlusconi). E quando un TAR, un Consiglio di Stato, una Consulta, o chi volete voi, cancella qualcosa fatto da quei due qua si gode, ecco.
martedì 24 maggio 2016
Perché si offende?
Dopo aver sposato la causa della giornata in spiaggia quando si doveva votare sulle trivelle, adesso sposa quella del sì al referendum costituzionale di ottobre, al cui esito Renzi ha vincolato la sua permanenza in politica. Posizione più che legittima, intendiamoci, così come altrettanto legittime sono le perplessità di chi pensa che questa partecipazione così attiva (e spiccatamente di parte) nelle faccende politiche contingenti, da parte dell'ottuagenario senatore a vita, sia un pelino inopportuna. Detto questo, non si capisce perché Napolitano debba offendersi se qualcuno, altrettanto legittimamente, ritiene che votare no equivalga a difenderla. Mi interesserebbe particolarmente, la sua spiegazione, dal momento che pure io lo penso.
domenica 22 maggio 2016
Partigiani e Boschi
Dopo la cretinata odierna della Boschi sui partigiani veri e quelli finti (quelli veri voteranno sì al referendum costituzionale di ottobre, dice), cretinata che segue di poco quella altrettanto infelice in cui paragonava i detrattori delle riforme a Casapound, mi chiedevo se non sarebbe il caso di accorpare 'sto benedetto referendum alle prossime amministrative. No, giusto per evitare altri cinque mesi di stronzate come queste.
sabato 21 maggio 2016
Berlinguer
Nel suo tour promozionale per il sì a ottobre, iniziato oggi, con la faccia più tosta del mondo il tipo di Rignano ha citato Berlinguer, affermando che pure lui era a favore dell'abolizione del Senato e della fine del bicameralismo perfetto. Renzi si riferisce a un articolo che effettivamente Berlinguer molti anni fa scrisse e che fu pubblicato su L'Unità. Ma le cose non stanno esattamente come dice lui perché Berlinguer auspicava una modifica delle funzioni del Senato, che è cosa ben diversa dalla sua abolizione - ma d'altra parte l'imbonitore è in giro per lo stivale a vendere aria fritta e racconta un po' quello che gli pare, del resto anche i venditori di pentole alle sagre paesane fanno così.
Al di là di questo, comunque, fa sempre un certo effetto sentire Renzi tirare in ballo personaggi come l'ex leader del PCI, che erano politici veri e non teleimbonitori - tra l'altro Berlinguer è stato il primo a mettere sul tavolo la famosa "questione morale", ma qui Renzi ha preferito (chissà perché) soprassedere.
(No, ma poi, al di là di tutto, ce lo vedete Berlinguer inciuciare con gente come Verdini?)
Sono ancora vivo
Uno aspetta il sabato mattina tutta la settimana e quando arriva si sveglia alle sei e non prende più sonno. Bah. Comunque alla fine è stato un bene che mi sia svegliato così presto, probabilmente mi sono salvato la vita. In questi giorni sto leggendo un vecchio libro di racconti di King che ho trovato nella mia libreria; tra questi ce n'è uno intitolato La nebbia. Narra di un gruppo di persone intrappolate in una specie di supermercato, nel New England. Il supermercato e gran parte delle zone limitrofe sono avvolti da una specie di nebbia assassina, fittissima e impenetrabile, e chiunque osi avventurarsi lì in mezzo non torna più indietro, sparisce per sempre. Ecco, io ero insieme al gruppetto e tutti insieme si stava valutando se tentare di uscire (mica potevamo restare in eterno chiusi lì). Mi sono svegliato giusto prima che uscissimo e quindi, come dicevo, alla fine è stato meglio così perché avevo come l'impressione che non sarebbe finita bene.
Comunque credo sia anche colpa della grigliata di ieri sera.
giovedì 19 maggio 2016
Pannella
mercoledì 18 maggio 2016
Talkin' about a revolution
Toh, il problema non era l'articolo 18
Quelli con gli occhi senza le fette di prosciutto davanti l'avevano fatto notare fin dall'inizio: disoccupazione e articolo 18 non c'entrano niente, non esiste alcuna correlazione. Non ci voleva un genio per capirlo, in verità, dal momento che fino a circa metà degli anni '80 la nostra economia viaggiava a livelli cinesi e l'art. 18 c'era. Ma lui niente, portava avanti imperterrito la sua battaglia per togliere diritti ai lavoratori pur essendo il primo a sapere questa cosa - è l'atteggiamento tipico di quegli arrogantoni un po' stronzi.
Poi, dopo il JobsAct, la disoccupazione è effettivamente calata e le assunzioni sono aumentate, ma non, come continua ancora a ripetere lui, per effetto della sua straordinaria riforma del lavoro, talmente straordinaria da aver praticamente istituzionalizzato il precariato e aver riportato i diritti dei lavoratori a quelli dei primi del '900, ma semplicemente perché nella suddetta riforma erano previsti forti sgravi fiscali - a tempo - per chi assumeva. Adesso che gli sgravi sono finiti, sono finite anche le assunzioni e tutto torna come prima, con la differenza che l'articolo 18 non c'è più così come non ci sono più molte delle tutele e dei diritti mandati in fumo dalla sua strepitosa riforma del lavoro. Con buona pace degli allocchi che hanno creduto alle sue balle.
martedì 17 maggio 2016
Il colpo finale alle famiglie
In aggiunta, e qui la chiudo, non si capisce cosa intenda quando parla di "colpo finale" riferendosi alle famiglie e al matrimonio. Non esiste alcun articolo o comma nella Cirinnà che prevede l'abrogazione del matrimonio come si conosce oggi, semplicemente vengono estesi alcuni dei diritti che prima erano appannaggio solo di alcuni a tutti, punto. Chi vuole continuare a sposarsi (in chiesa o in comune che sia) può tranquillamente continuare a farlo. Quindi il colpo finale di che? L'unica colpo finale andrebbe dato alle palle che raccontano certi prelati in balia di gravi crisi di nervi difficili da mascherare.
Ah, spero adesso sia maggiormente chiaro perché Bagnasco mi sta sulle palle.
Martelli pneumatici e cose belle della vita
Capitano delle cose molto belle, a volte, nella vita. Ad esempio, uno arriva a casa verso le tre e mezza del pomeriggio dopo nove ore di magazzino e pensa: adesso doccia e, a seguire, due ore di spaparanzo sul letto con un bel libro e la finestra aperta, ché è primavera inoltrata e si sente il canto degli uccellini.
Il poveretto però non sa che sulla via qui fuori c'è una perdita di acqua che zampilla allegramente dall'asfalto. E chi viene ad aggiustare la perdita? Ma quelli di Hera, naturalmente, con nell'ordine: un camion, una ruspa tipo bobcat e un furgone, e da dentro il furgone cosa salta fuori? Ma un bel martello pneumatico, è logico, un arnese paradisiaco - avete presente, no? - che una volta in funzione produce dei suoni così gradevoli e deliziosi che in confronto il cinguettio degli uccellini è fastidioso come una canzone di Gigi D'Alessio. Quindi la situazione si presenta più o meno così: il martello pneumatico spacca l'asfalto, la ruspa raccoglie i detriti e li deposita molto delicatamente, come potete immaginare, nel cassone del camion, il tutto a 50 metri dalla finestra, aperta (è primavera, no?), che dà sulla camera dove un poveretto, steso sul letto dopo nove ore di magazzino, aveva immaginato di potersi rilassare un po' con un nuovo libro di racconti di Stephen King. Sono cose belle, no?
(Ah, dimenticavo, il bobcat ogni volta che fa retromarcia attiva il cicalino di segnalazione, una sorta di gradevolissimo beeep beeep in grado, dopo al massimo cinque minuti, di procurare piaceri simili a estasi, perché la delizia deve essere totale, altrimenti che delizia è?)
lunedì 16 maggio 2016
domenica 15 maggio 2016
Red Ronnie e i vaccini (e la Rai)
Sono sempre stato dell'idea che bisognerebbe resistere alla tentazione di commentare ogni cretinata che personaggi pubblici più o meno noti danno in pasto alla gente. Eppure a volte non si può evitare di farlo, perché un conto è sparare scemenze al bar, dove al massimo le sentono quattro o cinque persone, un altro è spararle dagli schermi della Rai, da dove, potenzialmente, possono raggiungere milioni di persone. Ora, sono ragionevolmente sicuro che tra i miei 42 lettori non ce n'è uno disposto a concedere il minimo credito a ciò che dice gente come Red Ronnie sui vaccini, ma è possibile che tramite qualche motore di ricerca qualcuno che sta al di fuori della mia ristretta cerchia di lettori capiti su queste pagine, e se magari sarò riuscito a inculcare a qualcuno di questi il dubbio che ciò che dice Red Ronnie e quelli come lui sono bufale, non avrò scritto invano.
Perché, dati scientifici alla mano, tutto ciò che ha detto Red Ronnie sui vaccini nella trasmissione Virus sono balle, a cominciare dall'immancabile bufala sulla correlazione vaccini/autismo, archiviata ormai perfino dagli antivaccinisti più fondamentalisti, passando per il tetano fino ad arrivare a incolpare i vaccini della morte dei circa 1500 bambini all'anno che invece muoiono di morte bianca, che coi vaccini non ha nulla a che vedere. Cioè, per essere chiari, Red Ronnie ha detto (testuale): "E allora tutti quelli che muoiono a causa dei vaccini? Ne muoiono 1500 ogni anno, guarda caso dopo le vaccinazioni. Le chiamano 'morti bianche'."
La colpa non è di Red Ronnie, naturalmente, ma va ricercata in chi ha permesso che andasse in tv a sparare stronzate come questa. Perché è altamente probabile, anzi è matematico, che un'ampia percentuale di tutti quelli che hanno ascoltato questi pericolosissimi sproloqui pseudosceintifici non aveva adeguati strumenti culturali per capire che si trattava appunto di bufale, col risultato di concedere credito a scemenze da bar che non ne meritavano. Una preghiera a quelli della Rai, di cui tra l'altro dal prossimo mese troveremo il canone in bolletta: lasciate stare Red Ronnie dove sta, in qualche radio o in qualche trasmissione su alcune delle più infime tv locali, lasciatelo lì, di ignoranza ce n'è già troppa in giro.
Risposta a Costa
Un'uscita così cretina avrebbe meritato come replica una pernacchia, a esagerare una replica che fosse più o meno sullo stesso livello. Malvino invece si è sprecato e ha risposto alla cretinaggine di Enrico Costa argomentando per benino. E Costa certamente non lo meritava.
Fra un po' si vota
I primi segnali che indicano che le elezioni sono alle porte si sono già palesati. Siamo entrati nel periodo tipico che vede ad esempio i comuni e le province sistemare le strade, tagliare l'erba lungo i fossi; lo stesso periodo in cui, da più in alto, si comincia a fare a gara a chi le spara più grosse. Teniamoci forte.
sabato 14 maggio 2016
Veline e censura del silenzio
C'è un capitolo più interessante degli altri in Costruire il nemico, il libro di Umberto Eco che sto leggendo in questi giorni, si chiama Veline e silenzio. Dopo una dotta disquisizione sul significato originale del termine velina, che è tutt'altro rispetto a ciò che si intende oggi con questo sostantivo - Striscia la notizia, per intenderci - Eco si aggancia al suddetto significato originale per parlare di censura, evidenziandone due tipi: quella del silenzio e quella del rumore. Quella del silenzio non ha ovviamente bisogno di spiegazioni, e tale tipo di censura, solo per stare alla storia recente, trae origine appunto da quella creata dal regime fascista col sistema dei fogli di carta velina, che venivano passati ai giornali con le indicazioni riguardo a ciò di cui era consentito parlare e di cui era invece proibito. Accanto a questa, in voga allora (non è comunque sparita), ha preso maggiormente piede, oggi, la censura del rumore, più subdola ma dai medesimi effetti. Per rendere l'idea di cosa sia, Eco scrive: "Io sono sempre stato del parere che, se per caso sapessi che domani i giornali parlassero di un mio misfatto che mi porterebbe nocumento gravissimo, la prima cosa che farei sarebbe di andare a depositare una bomba vicino alla questura o alla stazione. Il giorno dopo le prime pagine sarebbero occupate da quell'evento e il mio scandaletto personale finirebbe nella cronaca nelle pagine interne. E chissà quante bombe vere sono state messe proprio per far scomparire dalla prima pagina altre notizie."
Ora, sorvolando sulla domanda che si pone Eco, che è chiaramente una forzatura, l'esempio della bomba in stazione per nascondere lo scandaletto personale è perfetto per indicare cosa sia la censura del rumore: nascondere notizie scomode enfatizzandone arbitrariamente altre. Mentre leggevo questo esempio di Eco, mi sono venuti in mente alcuni accadimenti recenti relativi alla nostra attualità politica. Quasi in concomitanza con l'esplosione dello scandalo Tempa Rossa, ad esempio, che costò le dimissioni della ministra Federica Guidi, Matteo Renzi se ne uscì con la famosa dichiarazione con cui invitava i magistrati a chiacchierare meno e ad arrivare a sentenza più velocemente. Cominciò da lì una serie di botta e risposta tra le due fazioni che molti giornali battezzarono con titoli in cui si parlava di "guerra" tra politica e magistratura - un film che da Mani Pulite in qua ciclicamente ritorna - e che occupò le prime pagine per giorni. Molti commentatori fecero notare che nei giorni in cui appunto continuavano a uscire titoloni su questa cosiddetta "guerra", l'Istat rendeva noti i dati, sconfortanti, sull'andamento del PIL e della crescita economica, e ipotizzarono che il peracottaro avesse intenzionalmente dato l'avvio a questa diatriba proprio per togliere visibilità ai dati economici totalmente in controtendenza rispetto a quanto preventivato dal governo.
Ora, si tratta ovviamente di ipotesi per la verità abbastanza campate in aria e tutt'altro che suffragate da elementi a supporto, ma conoscendo il tipo...
Pizzarotti
La vicenda in sé non la commento perché sostanzialmente non mi interessa. Dico solo, brevemente, che c'è questa specie di patetito e ridicolo "direttorio" - ricorda vagamente la figura del Sant'Uffizio nel medioevo e anche dopo - che decide in totale autonomia, e a mio avviso in maniera eccessivamente e pericolosamente arbitraria, chi tenere e chi buttare fuori dal movimento senza spiegare in base a quali princìpi, e che se Pizzarotti non ha mai trovato niente da ridire su questo sistema non capisco perché si lamenti adesso. A parte la questione in sé, dicevo, io avrei crocifisso il sindaco di Parma per gli orrori di grammatica. Passi per "inanzititto", sicuramente da addebitare a fretta e/o distrazione, ma se mi scrivi "un indagine" senza apostrofo non hai scusanti, eh.
venerdì 13 maggio 2016
Diaconesse
Bergoglio è rimasto stupito da come la stampa mondiale ha raccontato la faccenda delle diaconesse, e cioè avvalorando aperture verso l'istituzione di una sorta di sacerdozio femminile che il pontefice si è invece ben guardato dal mettere sul tappeto. In effetti l'impostazione data a certi titoli, dove con malcelata e pericolosa enfasi si mette l'accento sul concetto di "possibilità", poteva facilmente sortire tale effetto sui poveri di spirito, quelli cioè sempre ben disposti a farsi abbindolare e a trarre facili ed errate conclusioni solo per non aver voglia di non limitarsi a un titolo e di concedere un minuto e mezzo a leggere qualche riga in più.
Bergoglio non ha aperto a nessuna possibilità, ha solamente definito interessante la possibilità di istituire una sorta di commissione di studio che approfondisca la questione delle diaconesse nella storia del cristianesimo. Niente di certo né di assodato, e soprattutto niente che autorizzi la manifestazione di qualsiasi tipo di ottimismo in merito alla suddetta apertura. Ma ai soliti gonzi, turlupinati regolarmente dal "giornalismo" dei facili sensazionalismi, in fondo importa poco.
giovedì 12 maggio 2016
Noi ci lamentavamo del JobsAct
In Francia sta per diventare legge - gli ultimi due passaggi in Camera e Senato saranno a fiducia, senza votazione (ma guarda un po'!) - la riforma del lavoro, auspicata da tempo da Hollande e Valls, e portata faticosamente avanti dal ministro El Chomri. Si tratta di una riforma profondamente edulcorata rispetto a com'era stata concepita a inizio percorso, ma che comunque mantiene intatti alcuni punti che la fanno assomigliare al famigerato JobsAct targato Renzi.
Due dei più controversi sono (1) la possibilità di licenziare personale dopo uno o più trimestri negativi dell'azienda - motivi economici, quindi - e (2) la possibilità di obbligare i dipendenti a lavorare più ore con retribuzione invariata (lavorare gratis, in pratica) qualora l'azienda riesca a strappare un appalto o una commessa che si riveli determinante per la sopravvivenza della stessa. E noi che qua stavamo a strillare per il JobsAct (che comunque rimane una mezza porcata).
mercoledì 11 maggio 2016
Fiducia sulle unioni civili
Sulla legge in sé (qui un riassunto per punti) non è che ci sia molto da dire, si tratta di una legge-compromesso con molti buchi e molti nodi rimasti irrisolti, e priva della famosa stepchild adoption, ossia la possibilità di adozione del figlio biologico del partner, che era un po' il cuore di questo provvedimento e che tutti, M5S compreso, quello che poi ha fatto la clamorosa retromarcia che sapete, dicevano di avere a cuore. Alla prova dei fatti si è capito che erano tutte balle, e quindi alla fine è venuta fuori questa mezza roba che non è né carne né pesce (un classico italiano) ma che consentirà a chi ci guardi da fuori di annoverare l'Italia tra i paesi che hanno almeno uno straccio di regolamentazione delle unioni civili.
Messi come siamo, con i cattotalebani d'assalto sempre in azione e il vaticanistan in casa, onestamente non credo si potesse chiedere di più.
martedì 10 maggio 2016
Bücherverbrennungen
Fonte immagine: Wikipedia
Il 10 maggio 1933 i nazisti, da poco al potere, misero in atto, a Berlino ma anche in altre grandi città della Germania, quella che è passata alla storia come la più gigantesca opera di distruzione di libri della storia recente, in questo caso tutti quelli non corrispondenti all'ideologia nazista. Quello che lascia sconcertati è che a organizzare questi Bücherverbrennungen furono associazioni studentesche, cioè degli studenti, coloro che avrebbero dovuto avere i libri come fondamento della loro vita. Dal rogo dei libri si sarebbe arrivati a breve all'Olocausto. Questo breve promemoria solo per dire che chi ancora oggi assalta biblioteche e distrugge libri, fossero pure quelli di Salvini, è uno stronzo.
lunedì 9 maggio 2016
Guido Menzio e l'equazione
C'era una volta Robert De Niro
L'unica consolazione è che per vedere il suo ultimo film, Nonno scatenato, non ho speso una lira, l'ho guardato in streaming su Cineblog. Perché sinceramente mi sarebbe dispiaciuto spendere soldi per un film così sciatto, insignificante e volgare, pieno di tette, culi e battute pecorecce che i cinepanettoni di Boldi e De Sica a confronto sembrano quasi film impegnati. De Niro, è noto, è sempre stato un attore molto versatile, nella sua sterminata filmografia ha interpretato praticamente qualsiasi ruolo in maniera magistrale, e pure la sua commedia precedente, Stagista inaspettato, era molto gradevole e garbata. Qui è irriconoscibile. Viene da chiedersi cosa abbia spinto l'interprete di film leggendari come Il cacciatore, C'era una volta in America, Taxi driver, Mission, Il padrino, Gli intoccabili, solo per citare i primi che mi vengono in mente, a buttarsi in una commedia che non sfigurerebbe di fronte a roba come La dottoressa ci sta col colonnello, con Banfi, Vitali e la Cassini. Boh, sarà forse che a una certa età si vuole aver provato tutto, sarà forse che ci si rincoglionisce, chissà.
Oppure è stato solo un incidente di percorso e il prossimo film sarà di nuovo all'altezza del De Niro che tutti conosciamo. Chissà.
domenica 8 maggio 2016
Libri abbandonati
sabato 7 maggio 2016
Nogarin
La vicenda Nogarin, indipendentemente da come andrà a finire e al netto delle fisiologiche differenze, riporta alla memoria i primi passi della Lega Nord. All'inizio tutti duri e puri, tutti onesti, né con la destra né con la sinistra, strillava Bossi dai palchi mentre alzava il dito medio e contemporaneamente faceva il gesto dell'ombrello - atteggiamenti tipici dei grandi maître à penser.
Poi s'è visto com'è andata a finire.
I vampiri dello spazio
Non ricordo quando è stata l'ultima volta in cui ho letto un libro di fantascienza. Forse da ragazzo, chissà; probabilmente perché la fantascienza non è mai stata il mio genere preferito. Comunque sia, mi è capitato tra le mani qualche giorno fa questo libro, e non avendo in quel momento altro sottomano ho cominciato a leggerlo. Alla fine non è stato male, anche se l'ho trovato piuttosto privo di mordente. Racconta di una spedizione di astronauti che si imbattono casualmente in una gigantesca astronave alla deriva; l'astronave sembra abbandonata ed è piuttosto malridotta, sostanzialmente a causa degli squarci provocati da vari corpi celesti durante suo eterno vagabondare nell'universo. Gli astronauti decidono di abbordarla e di entrare per esplorarla. All'interno trovano alcuni loculi in cui giacciono dei corpi apparentemente senza vita. Ne prelevano tre e li portano sulla Terra. Si scoprirà poi che i tre alieni non sono in realtà nient'altro che una piccola avanguardia di più vaste legioni di vampiri dello spazio; non i classici vampiri a cui si pensa subito, quelli che succhiano il sangue, per intenderci, ma vampiri di energia vitale, che sottraggono agli abitanti dei pianeti in cui si imbattono nel loro eterno girovagare e che usano per mantenersi in vita (sembra una perfetta metafora per indicare certi politici, non trovate?).
L'aspetto interessante della vicenda non è la trama in sé, peraltro ben poco originale e sostanzialmente priva di mordente, ma certi particolari descrittivi contenuti nella storia. Colin Wilson scrive questo libro nel 1976 e lo ambienta nel 2080, quindi cerca di immaginare come sarebbe stata la vita sulla Terra nel periodo preso in esame. Per alcune cose dimostra una certa fantasia, ad esempio quando immagina gli spostamenti delle persone tramite certe piccole navicelle ("cavallette") in grado di spostarsi a velocità elevatissime viaggiando su una specie di cuscino magnetico. Credo però che abbia peccato gravemente di fantasia per quanto riguarda le comunicazioni tra le persone, che nel libro avvengono tramite videofoni, in sostanza la versione video delle vecchie cabine telefoniche. Altro epic fail: lo spostamento di registrazioni audio da un laboratorio all'altro tramite bobine magnetiche. Eh no, su, le bobine magnetiche nel 2080 quando in quell'epoca saranno già in disuso i messaggi vocali degli smartphone di oggi?
Certo, non è che si può fare colpa a Wilson per queste piccole pecche di anacronismo, in fondo si tratta di fantascienza e altrimenti che fantascienza sarebbe? Comunque, questi divertenti anacronismi hanno compensato in parte le mancanze a livello di mordente del racconto.
venerdì 6 maggio 2016
Sadiq Khan
Rolling Stones vs Trump
Ho sempre amato gli Stones, da oggi un po' di più.
giovedì 5 maggio 2016
Disintossicarsi?
Ottimo articolo del sempre informato Salvo Di Grazia (grazie: è uno scienziato...) sull'inutilità di tisane, tisanine, pastrocchi e intrugli vari comprati per pulirsi e disintossicarsi. Se si è in salute non servono a niente. L'unica cosa che puliscono è il portafoglio.
mercoledì 4 maggio 2016
L'arresto di Uggetti pare brutto a Riotta
Il fermo giudiziario del sindaco di Lodi Simone Oggetti pare brutto a Gianni Riotta, secondo lui non è una bella cosa. Quindi la domanda che si potrebbe rivolgere all'ex direttore del Sole24Ore potrebbe essere la seguente: che si fa? Voglio dire, quando la magistratura ravvisa la necessità di sottoporre a fermo qualcuno, magari un personaggio pubblico di spicco perché beccato con le mani nella marmellata, non si arresta più perché a Riotta pare brutto? E se poi, prosegue sempre il Riotta, alla fine venisse assolto? Ancora peggio. Sarebbe ancora più brutto. E niente, la conclusione logica del ragionamento di Riotta è che è bene che la magistratura non disponga più arresti per certi tipi di reati senza prima avergli chiesto cosa ne pensi.
(Pare brutto anche il livello di marciume raggiunto ormai in ogni ambito della pubblica amministrazione, se proprio volessimo essere fiscali, ma tweet di Riotta in questa direzione non risultano pervenuti.)
Pino Maniaci e la caduta dell'eroe
martedì 3 maggio 2016
Whatsapp vietato ai minori di 16 anni (e chi lo sapeva?)
Mi sono imbattuto casualmente in questo articolo dove si dice che Whatsapp è vietato ai minori di 16 anni. E chi lo sapeva? E anche sapendolo, chi lo rispetta? (Il 70% degli utenti non lo sa o lo sa ma non gliene frega niente, dice un sondaggio citato lì.) Dice poi l'articolo che questa limitazione è chiaramente indicata nelle condizioni d'utilizzo, quelle che si approvano dopo l'installazione. Ma chi è che legge le condizioni d'utilizzo di Whatsapp subito dopo l'installazione? Più in generale, chi è che legge le condizioni d'utilizzo di qualsiasi app che installa sul proprio smartphone o di qualsiasi programma che installa sul proprio pc?
Io no, ammetto la mia colpevolezza.
Napolitano e la marchetta pro referendum costituzionale
Nell'illuminante intervista di cui sopra, sui contenuti della quale si potrebbe opinare a iosa, è divertente il passaggio in cui Napo paragona il Senato come uscirà dalla riforma Boschi a quello tedesco - ovviamente è una balla. Alla domanda del giornalista se non sarebbe stato meglio lasciare che i cittadini eleggessero direttamente i senatori, infatti risponde: "In Europa non esiste quasi più nessun esempio di Senato eletto direttamente dai cittadini [...] In Germania il Bundesrat è fondato sulla rappresentanza dei Laender, in Austria pure."
Napolitano ha ragione, ma fa finta di ignorare che in Germania i senatori vengono nominati dai rispettivi länder con vincolo di mandato, quindi propongono e votano leggi solo se rispecchiano la volontà del länder di appartenenza, altrimenti ciccia. C'è una bella differenza tra questi e un gruppo di nominati dagli enti locali senza alcun vincolo di mandato, che non rispondono quindi alle regioni che li hanno mandati lì ma solo al partito di appartenenza. In Germania i senatori costituiscono un contrappeso notevole all'autorità del governo centrale proprio in virtù degli obblighi che li legano alle regioni di appartenenza, da noi sono solo marionette legate ai partiti. Napolitano lo sa benissimo, ovviamente, ma uno che sta da 60 anni in parlamento ormai ha maturato una certa linea che va in una ben nota direzione.
lunedì 2 maggio 2016
Brevi sulla riforma costituzionale di Renzi
Dalla semplice lettura di questo breve passaggio, anche il renziano più ottuso dovrebbe capire chiaramente il livello di cialtronaggine racchiuso nel ridurre una revisione della Carta Costituzionale a mero referendum sulla persona del primo ministro, che Renzi ha ribadito anche oggi. Già basterebbe questo per mandare a quel paese una volta per tutte lui e la sua revisione costituzionale, ma volendo aggiungere altro possiamo mettere sul piatto della bilancia tutte le balle raccontate in questi due anni a supporto di questa cialtronata, che il buon Giglioli si è premurato di elencare e sbufalare in questo articolo. Adesso occorrerà prepararsi per benino, perché da qui a ottobre le campane della propaganda pro referendum
domenica 1 maggio 2016
Il pilota del Fontanarossa è donna
Il pilota che all'aereoporto di Catania è riuscito con una manovra di emergenza a riportare a terra un aereo col carrello bloccato, senza che nessuno dei passeggeri ci abbia rimesso un capello, è una donna. La notizia non sarebbe neppure una notizia, in un paese normale, ma noi siamo il paese in cui ancora prosperano i Mario Adinolfi, quello che pubblica sui social foto della moglie che gli massaggia i piedi, quello che reclamizza il suo (di lei) libro Sposati e sii sottomessa, un inno contro la logica dell'emancipazione femminile per un sano ritorno alla sottomissione al maschio; e siamo anche il paese dei Camillo Langone, che scrive su Il Foglio (e dove, altrimenti?) certi deliri con cui auspica che le donne smettano di studiare, di perdere tempo nelle università, ché poi sennò non trovano più tempo per fare figli, e addossa all'istruzione di massa del gentil sesso la responsabilità di una futura morte della società.
Invece le donne per fortuna studiano, si fanno una cultura, fanno carriera, magari imparano pure a riportare a terra un aereo in avaria, sul quale purtroppo non c'erano né Adinolfi né Langone, sennò magari avrebbero rivisto un po' le loro anacronistiche e stronze idee.
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