Se fossimo un paese in cui il patriottismo serio ha ancora un valore, un minuto dopo la frase di Musk sui giudici italiani il governo avrebbe aperto una crisi diplomatica. E invece silenzio, a parte Salvini che esulta per ciò che ha detto il magnate. Chissà dove sono tutti i sovranisti, tutti i patrioti, tutti quelli che per anni ci hanno fracassato le appendici pendule con "padroni a casa nostra!" e simili. Probabilmente sono tutti a sbavare per un selfie col magnate.
Citando Alessandro Capriccioli: "Che fine tragicomica abbiamo fatto".
In ogni caso, quando il governo deciderà di porre fine a questa inutile e costosa pagliacciata, fatta per meri motivi di propaganda sulla pelle di quei poveri cristi, sarà sempre troppo tardi.
Fatti di violenza come quello accaduto ad Amsterdam giovedì sera si prestano per loro natura a essere raccontati non nella loro interezza, ma prendendo singole parti, le più confacenti alla narrazione che si vuole veicolare, e spacciandole come se fossero il tutto. Per rendersene conto bastava leggere le prime pagine dei maggiori quotidiani italiani, quasi tutti da sempre su posizioni filo-israeliane, all'indomani dei fatti: i quattro schiaffoni a pochi tifosi israeliani sono diventati un "terribile attacco antisemita". Sono stati tirati in ballo i famigerati pogrom, addirittura La notte dei cristalli e scemenze simili.
Fermo restando che l'episodio in sé è ovviamente da condannare, dato che l'uso della violenza squalifica sempre chi la utilizza a supporto delle proprie idee, l'aggressione ai tifosi ebrei non nasce per caso ma è l'epilogo a cui si è arrivati dopo violenze e provocazioni messe in atto dai Maccabi nei giorni precedenti, violenze e provocazioni a cui è stato dato poco o nulla risalto.
Per quanto riguarda i suddetti Maccabi Fanatics, di cui si parla in questi fatti, qui c'è un interessante articolo del Manifesto che racconta chi sono e cosa fanno questi "signori".
Comunque, mentre ci si accapiglia su un episodio sicuramente deprecabile e da condannare ma tutto sommato marginale, l'ONU pubblica un nuovo rapporto in cui si documenta come nei primi sei mesi di "guerra" a Gaza, il 70% delle 35.000 vittime civili era composto di donne e bambini, il 44% dei quali compresi nella fascia d'età tra 5 e 9 anni. Alla data odierna, invece, il conto del genocidio in corso è di 41.788 persone, per la stragrande maggioranza civili. Di questi i bambini sono 11.000. Però le prime pagine le facciamo su dieci tifosi israeliani feriti ad Amsterdam.
Oggi il girasagre è qui a Santarcangelo alla fiera di San Martino, in una tappa del suo tour elettorale in vista delle regionali. Ieri c'è stato lo sciopero nazionale dei trasporti e alle fermate del 9 Santarcangelo-Rimini c'erano persone che, disperate, aspettavano un pullman che non sarebbe mai arrivato.
Chi usa i mezzi pubblici è composto principalmente da chi non può permettersi la macchina: stranieri, poveri, fragili, persone senza lavoro o con lavori precari. Lui se ne frega, gira per fiere e sagre baciando salami o facendosi selfie mentre ingurgita di tutto. Poi fa comizi e chiede voti.
Adesso è scesa la nebbia, speriamo se lo sia inghiottito.
L'argomento è per quanto mi riguarda tra i più interessanti che ci siano: perché la nostra mente funziona così, che ricorda il celeberrimo Come funziona la mente, di Steven Pinker, di cui avevo accennato qui. Ecco, diciamo che un buon riassunto del contenuto di quel libro ma anche di altri che mi è capitato di leggere, tipo Nati per credere, di Telmo Pievani, si trova nella lezione di Massimo Polidoro che ripubblico qui sotto.
In questa lezione il noto divulgatore spiega come dietro a tutti i nostri comportamenti, le nostre credenze, il modo che abbiamo di interagire sui social, ci siano ragioni di tipo evolutivo, e spiega nel dettaglio quali sono. Un esempio tra i tanti che Polidoro porta riguarda la facilità con cui tanti credono ai complotti, oppure a cose che dal punto di vista empirico e razionale non stanno né in cielo né in terra.
Prendete le scie chimiche, ad esempio. Perché tanta gente ci crede? Perché per la nostra mente sono molto più intuitive le spiegazioni semplici a fenomeni complessi, piuttosto che spiegazioni articolate e approfondite. Se ci si pensa, infatti, si fa molto prima a immaginare che la persistenza prolungata in cielo delle scie lasciate dagli aerei sia dovuta alla presenza di sostanze chimiche appositamente rilasciate da appartenenti a un complotto, piuttosto che spiegare il fenomeno da un punto di vista della fisica e della chimica.
Stesso discorso per i novax che credono che il Sars-CoV-2 sia stato diffuso da Big Pharma per poter lucrare poi sui vaccini. Perché questa assurdità per tanti è così affascinante? Perché offre una risposta semplice e veloce a un fenomeno complesso che per essere spiegato tira in ballo la medicina, la biologia, i comportamenti umani. Il nostro cervello è intuitivamente programmato a ragionare in modo istintivo e impulsivo perché, dal punto di vista evolutivo, per un nostro antico antenato reagire in maniera veloce a uno stimolo poteva fare la differenza tra continuare a vivere oppure morire.
Oggi, che siamo nell'era della cultura, della civiltà, della scienza e della tecnologia, quel meccanismo evolutivo che ci portiamo dentro non ha più ragione di esistere, ma c'è ancora perché la nostra specie per i 9/10 della sua storia ha vissuto in un contesto ambientale in cui una risposta rapida a uno stimolo poteva appunto fare la differenza tra la vita e la morte.
Quando bolliamo come cretino un complottista, dovremmo quindi tenere presente che il complottismo è figlio di quel meccanismo naturale che ci portiamo dentro, e magari provare a essere un po' più indulgenti. Cosa difficilissima da fare, mi rendo conto.
Christian Raimo, professore di filosofia, scrittore e intellettuale, è stato sospeso dall'insegnamento per tre mesi a causa di critiche rivolte al ministro Valditara. Sospensione a mio giudizio incomprensibile, dal momento che le critiche, anche aspre, dovrebbero essere sempre tollerate. A meno che non si scada nell'ingiuria o nella diffamazione, e allora lì il presunto offeso ha tutto il diritto di rivolgersi a un tribunale per ottenere giustizia. Ma non mi sembra questo il caso, e questa sospensione mi pare che abbia molto di politico e ben poco di altro.
Le felicitazioni di Meloni e Mattarella a Trump sono ovviamente esercizi obbligati di pura retorica, dettati dal fatto che noi non siamo altro che una delle tante province dell'impero (già dire "clientes" in senso romano sarebbe troppo), e quindi le felicitazioni sarebbero arrivate anche se alla Casa Bianca fosse andato Gengis Khan.
Ed è inutile dire che dietro alle suddette felicitazioni se ne sta, ben nascosto, il terrore per i danni che potrebbero provocarci le velleità protezionistiche di Trump. Ma la "realpolitik", come è noto, in politica è tutto.
Quello che, credo, sarebbe veramente importante e interessante capire riguardo alla vittoria di Trump sono i motivi per cui in Occidente, cioè Europa occidentale e USA, è in atto da anni lo spostamento verso le destre. Intendo i motivi veri, culturali, sociali e antropologici di questa deriva.
Trump è un signore largamente impresentabile, ha una lista di grane giudiziarie infinita. È corrotto, razzista, stupratore, detesta i diritti, le minoranze, ama i dittatori alla Putin, i regimi autoritari, e ha già dichiarato che appoggerà tranquillamente il genocidio dei palestinesi per mano di Netanyahu.
Eppure è stato votato da milioni e milioni di americani, e nessuno li ha costretti. Personalmente credo poco all'alibi della povertà, dei timori sul futuro incerto, della scarsità di prospettive. Sì, in parte ci sarà anche questo, ma la maggioranza di quei milioni di elettori l'ha votato, inutile nasconderselo, perché si riconosce in ciò che rappresenta, in quei "valori" lì: l'individualismo, i muri, le chiusure, il facciamo da soli e gli altri là fuori si fottano.
Ma chi c'è dall'altra parte che dovrebbe fare da argine? C'è qualcuno? Esiste ancora una sinistra di stampo socialista/progressista che si faccia carico delle istanze di chi non vede un futuro e non vede prospettive? Oppure si è persa rincorrendo le star dello show business americano che si esibivano per Kamala Harris?
C'è voluto Report, domenica sera, per raccontare senza filtri cosa succede a Gaza da più di un anno a questa parte. Senza filtri, appunto, e senza rinunciare a chiamare ciò che sta succedendo col suo nome: genocidio. Non è stata una puntata di parte, Ranucci e il suo staff hanno raccontato e documentato esaustivamente sia l'orribile attentato fatto dai macellai di Hamas il 7 ottobre dello scorso anno, sia la risposta di Israele, limitandosi a esporre i fatti.
Chi volesse guardare la parte della puntata in oggetto, può farlo qui a partire da 1:47.
In vista del Giubileo indetto dal papa il prossimo anno, a Roma si fa sempre più pressante il problema dei senzatetto che affollano stazione Termini: dove spostarli in modo che non si vedano? Roberto Gualtieri e la sua giunta hanno vagliato alcune soluzioni, tra cui la sistemazione in una grande tensostruttura allestita allo scopo. Peccato che non si sappia dove metterla e, a tutt'oggi, tutte le ipotesi sulla sua collocazione siano state scartate. Il problema si fa naturalmente di giorno in giorno più impellente, dal momento che all'inizio del Giubileo mancano ormai meno di due mesi.
A parte che mi pare abbastanza ipocrita il fatto di preoccuparsi di "nascondere" questi poveretti in occasione di grandi eventi internazionali e fregarsene per tutto il resto dell'anno. Ma a questo punto si lascino lì. Il Giubileo è un evento cristiano e sia nella Bibbia che nei Vangeli la povertà è esaltata ovunque come viatico per la vita eterna e caparra per l'eternità. Quindi non vedo perché nasconderli.
Dopo due giorni di titoloni cubitali che ipotizzavano un cimitero sommerso con centinaia di morti che manco Stephen King sarebbe stato in grado di concepire, oggi si scopre che nel famoso parcheggio allagato del centro commerciale di Aldaia c'è solo acqua, nient'altro. Neppure una vittima. Che va benissimo, intendiamoci, è una notizia che in mezzo a tanto dolore offre un barlume di sollievo, ma che al tempo stesso illustra come meglio non si potrebbe lo stato dell'informazione nel nostro paese.
Fuori dal Castello di Mesola, dove ci siamo fermati oggi per una breve sosta, c'erano alcune bancarelle. Una di queste era di libri usati e naturalmente mi ci sono fermato, invogliato anche dal cartello un libro, un euro. Il bottino lo vedete qui sopra. Il libro della Läckberg l'ho preso perché è una giallista che adoro e quel titolo mi mancava; stesso discorso per il celeberrimo capolavoro di Dumas, che tra l'altro non ho mai letto, ahimè.
Ma quello che più mi ha intrigato fin da quando mi è capitato in mano è stato Il mondo è una prigione, di Petroni, uno dei suoi romanzi più celebri.
Guglielmo Petroni è stato uno scrittore, poeta e pittore italiano. Morto nel 1993, la sua peculiarità maggiore è quella di essere stato praticamente semianalfabeta fino all'adolescenza a causa della estrema povertà della sua famiglia, povertà che gli precluse l'accesso agli studi (all'età di 10 anni entrò a lavorare nella bottega di calzolaio del padre).
Ciò non gli impedì di diventare uno dei maggiori e più prolifici scrittori italiani (narrativa, saggistica, poesia). Nel 1974 vinse addirittura lo Strega col romanzo La morte nel fiume.
Guglielmo Petroni
E niente, le sorprese più belle capitano sempre in modo inaspettato.
Non mi riferisco all'omonimo film del 2013 diretto da Ben Wheatly, mi riferisco agli oltre 100.000 soldati ucraini che dall'inizio dell'anno hanno abbandonato i campi di battaglia e sono scappati, mentre i media ucraini stimano che il numero di disertori sia molto maggiore e arrivi addirittura a 170.000. Le motivazioni di questa specie di fuga di massa sono principalmente psicologiche e motivazionali, dettate dal fatto che in tanti, nelle file dell'esercito, hanno capito che la guerra è ormai perduta e che al fronte si muore.
Nel frattempo nel Donbass l'esercito russo avanza senza sosta a ritmi mai visti prima in due anni e mezzo di guerra.
Senza entrare nel merito dei torti e delle ragioni, mi limito a osservare come tutto ciò strida con quanto ci hanno raccontato e ci raccontano i media circa l'andamento di questo conflitto, con toni esageratamente trionfali ogni volta che Kiev guadagna pochi chilometri quadrati di territorio e ridicolmente minimizzatori quando la Russia avanza a passi da gigante (avete letto di ciò che sta succedendo in Donbass su Corriere o Repubblica?).
Oggi sembra che Russia e Ucraina in qualche modo stiano tornando a parlarsi, ma di fronte a un paese che ha perso la guerra, è distrutto e in via di dissoluzione; di fronte all'immenso tributo di vite pagato, quanti si spendevano per una soluzione negoziale fin dall'inizio e venivano bollati stupidamente come filo-putiniani forse non avevano tutti i torti.
Naturalmente non c'è niente da capire. Chi ha seguito un po' gli infausti anni del suo mandato precedente sa benissimo chi e cosa è Trump. Quindi ci vuole anche poco a capire che augurare a Liz Cheney, l'ex repubblicana figlia di Dick Cheney passata ai democratici dopo i fatti di Capitol Hill, di trovarsi faccia a faccia con un fucile è da incoscienti.
Specie se si considera che Trump si rivolge a un paese in cui la gente porta in giro la pistola come noi il portafoglio e che ha il tasso più elevato al mondo di morti causati da armi da fuoco. Un incosciente che purtroppo ha serie possibilità di tornare di nuovo presidente.
Finché l'estate proseguirà - oggi qua c'erano più di venti gradi - io continuerò a fare le mie camminate. Il percorso grosso modo è sempre quello, pur con alcune variazioni che decido cammin facendo, e si snoda attraverso le colline comprese tra le valli dell'Uso e del Marecchia. Sembra curioso che il primo giorno di novembre ci siano ancora temperature del genere, ma ho dato un'occhiata a quelle di ottobre e novembre dell'anno scorso ed erano più o meno in linea con quelle di quest'anno.
A un certo punto, più o meno all'altezza di Palazzo Marcosanti, ho incrociato una coppia di anziani, marito e moglie, che conosco ma che ho perso di vista da tanto tempo. Lui aveva un negozio di barbiere vicino a casa mia e per tanti anni, fin da quando ero piccolo, sono andato a tagliarmi i capelli da lui. Camminava con qualche difficoltà appoggiandosi a uno di quei carrelli a quattro ruote che usano le persone con problemi di deambulazione, e sua moglie gli stava di fianco, a tratti sorreggendolo e a tratti lasciandolo camminare da solo. Dal tremore di una mano di lui ho intuito la presenza del Parkinson.
Ci siamo riconosciuti a vicenda anche se non ci vedevamo da tempo e ci siamo fermati per salutarci. Difficile sapere bene cosa dire in certi frangenti, tanto meno chiedere come va a una persona per la quale evidentemente non va bene, ma in qualche modo abbiamo scambiato due chiacchiere e abbiamo poi proseguito per le nostre strade.
Durante la mia camminata solitaria mi ha fatto compagnia Alberto Negri, giornalista e reporter che per oltre trent'anni è stato corrispondente di guerra in Medio Oriente, Balcani, Africa e Asia centrale, e ha vissuto e raccontato dal campo i principali eventi accaduti in Medio Oriente negli ultimi decenni. Una cosa, tra le tante, mi ha colpito di quello che ha detto: diffidate sempre di come i nostri media vi raccontano ciò che succede nel mondo, e diffidate anche delle immagini che vi mostrano. Il riferimento era alle famose fotografie, circolate all'epoca dell'invasione americana dell'Iraq su tutti i media del mondo, che mostravano la caduta della statua di Saddam Hussein nel giorno in cui gli americani erano arrivati nel centro di Baghdad, una delle immagini più manipolate della storia per raccontare qualcosa che non è mai andato come ce l'hanno raccontato.
Tragedie come quella di Valencia innescano inevitabilmente la solita, triste guerra per bande tra chi sostiene che c'entra il cambiamento climatico e chi dice il contrario, addebitando colpe e responsabilità esclusivamente alla mancata manutenzione delle opere idriche, alla costruzione di centri abitati presso corsi d'acqua ecc. Questa suddivisione manichea di idee esiste da sempre per ogni disgrazia che capita tra capo e collo a noi umani, che siano le alluvioni, la pandemia, lo sbarco sulla Luna, l'11 settembre, e si può proseguire a piacere.
Verosimilmente, sia per quanto riguarda Valencia che per quanto riguarda le alluvioni disastrose che negli ultimi tempi hanno colpito varie zone d'Europa e d'Italia, la verità sta nel mezzo, nel senso che le cause sono molteplici e contemplano sia l'incuria da parte degli uomini sia il surriscaldamento del pianeta.
Se in otto ore cade la stessa quantità di acqua che normalmente cade in un anno, non credo esista alcuna sistemazione idraulica che possa contenerla, e allo stesso tempo è impossibile non interrogarsi su dati pluviometrici così fuori scala. È quindi la concatenazione di entrambi i fattori che determina tali tragedie, tragedie che purtroppo, come avvertono da tempo gli scienziati, saranno la regola, non le eccezioni.
Ricordo a questo proposito una interessantissima conferenza di Telmo Pievani in cui lo scienziato ironizzava sul fatto che dopo ogni disastro meteorologico i vari governi decretano i famosi stati di emergenza, quando per onestà sarebbe ora di cominciare a chiamarli stati di normalità, visto che non sono appunto più emergenze ma la regola.
Comunque mi ha fatto sorridere leggere che tra i più accesi negazionisti dei cambiamenti climatici per quanto riguarda ciò che è successo in Spagna ci sia Miguel Bosè. Miguel Bosé, lo segnalo a eventuali giovani di oggi che passassero di qui, è stato un cantante molto in voga tra gli Ottanta e inizio dei Novanta. Io ero ragazzo e ricordo che tutto sommato non mi dispiaceva, quindi mi fa un certo effetto scoprire che anche lui si è aggregato alla folta schiera di negazionisti dei cambiamenti climatici e, per non farsi mancare niente, all'altrettanto folta schiera di complottisti pandemici, quelli che credono che il covid è stato messo in circolazione da Big Pharma per lucrare poi sui vaccini.
Peccato, mi è caduto un mito. Vabbe', mito è esagerato, diciamo un cantante che da giovane mi piaceva.