Ovviamente si tratta di un mandato d'arresto simbolico, dal momento che la Corte penale internazionale ha, nonostante il nome, un limitato riconoscimento tra gli stati del mondo. D'altra parte pure Putin, oggetto di un medesimo mandato di arresto da parte dello stesso organismo, nel settembre scorso andò tranquillamente in visita ufficiale in Mongolia senza preoccuparsi di nulla.
Tuttavia il mandato d'arresto nei confronti di Netanyahu, di Gallant e del leader di Hamas Mohammed Diab Ibrahim Al-Masri è importante perché per la prima volta un organismo internazionale certifica ufficialmente che Netanyahu è un criminale di guerra. Esattamente come lo ha certificato per Putin.
Il mandato è stato emesso per crimini contro l'umanità e crimini di guerra commessi almeno dall'8 ottobre 2023 fino ad almeno il 20 maggio 2024. Quindi, che il capo del governo israeliano sia un criminale non è più un'ipotesi fatta da qualche giornalista o da qualche detrattore, ma un fatto accertato dalle indagini di un tribunale.
Per quanto riguarda invece l'annosa questione della terminologia circa il genocidio, di cui ha scritto anche il papa in un brano del suo ultimo libro, è di pochi giorni fa un rapporto dell'ONU in cui in 154 pagine si spiegano i motivi per cui i metodi di guerra utilizzati da Israele a Gaza corrispondono alle caratteristiche di un genocidio.
Serve altro, specie ai nostri leader europei (Meloni compresa), per cominciare a smettere di incontrare e stringere amorevolmente le mani a questo soggetto?
(La domanda è ovviamente retorica per motivi che conosciamo fin troppo bene.)