venerdì 5 dicembre 2025

Ancora su Più libri Più liberi

Comunque, tornando alla vicenda Più libri Più liberi, se ci si pensa la partecipazione di una casa editrice filonazista è anche un po' un controsenso, dal momento che i nazisti storicamente non hanno mai avuto buoni rapporti coi libri, o almeno con certi libri. La pratica del "bücherverbrennungen", ossia i falò pubblici sulle piazze dei volumi di certi autori, era diffusissima all'epoca.

L’evento più noto avvenne il 10 maggio 1933, pochi mesi dopo la presa del potere da parte di Hitler, quando gruppi di studenti universitari, sostenuti dalle autorità naziste, bruciarono pubblicamente migliaia di libri in diverse città della Germania, tra cui Berlino. Furono presi di mira autori considerati “non tedeschi”, “degenerati” o “contrari allo spirito tedesco”. Tra questi: Heinrich Heine, Thomas Mann, Erich Maria Remarque, Sigmund Freud, Karl Marx, Bertolt Brecht, molti scrittori ebrei, socialisti e pacifisti. Lo slogan che accompagnava i roghi era: “Contro la lotta di classe e il materialismo, per la comunità nazionale!”, insieme ad altri appelli contro la “decadenza”.

Giova comunque ricordare che la pratica di bruciare libri non è stata inaugurata dai nazisti ma è ricorrente nella storia. Addirittura si faceva già all'epoca dell'impero romano, ad esempio con Tiberio, che faceva bruciare libri ritenuti “astrologici” o “profetici” (col senno di poi, forse non faceva neppure male); oppure con Diocleziano, che mandava al rogo i testi sacri cristiani durante le persecuzioni. Ovviamente, per converso, non poteva mancare la chiesa cattolica, la quale, nel Medioevo e ancora nel Rinascimento, bruciava allegramente sulle piazze opere considerate eretiche. La Congregazione dell’Indice (Index Librorum Prohibitorum, dal 1559 al 1966) vietava letture ritenute pericolose e talvolta prevedeva la distruzione fisica dei testi. Un esempio tra i più noti: il rogo dei testi di Jan Hus e altri riformatori medievali. Ma anche restando a tempi recenti, basta ricordare i roghi, organizzati nei cortili delle parrocchie, dei libri di Gianni Rodari dopo la scomunica inflittagli dal Vaticano per la sua adesione al partito comunista. Stiamo parlando dei primi anni Cinquanta, non del Medioevo.

Contro i libri e la cultura si sono sempre scagliati tutti. Si è fatto in Cina a partire dal III secolo a.C. fino alla Rivoluzione culturale cinese (1966-1976); lo facevano gli spagnoli e i portoghesi nell'America precolombiana durante la colonizzazione; lo faceva Mussolini qua da noi mandando al confino intellettuali e scrittori; lo faceva Stalin nella Russia degli anni '30 del secolo scorso tramite la censura e l'eliminazione fisica di scrittori e poeti. Pol Pot, il sanguinario dittatore a capo degli spietati Khmer Rossi nella Cambogia degli anni '70, fece invece un passo avanti, spingendosi all'eliminazione fisica di chiunque fosse anche solo sospettato di avversare il regime. E come individuavano, i Khmer Rossi, i potenziali oppositori? Dagli occhiali. Facevano irruzione nelle case dei villaggi in cui arrivavano e controllavano chi vi abitava: chi portava gli occhiali veniva ucciso seduta stante. Perché? Perché Pol Pot pensava che i portatori di occhiali fossero lettori, quindi persone pensanti, perciò maggiormente sospettate di essere oppositori del regime.  

Oggi vengono organizzate grandi manifestazioni editoriali, come appunto Più libri Più liberi, alle quali spesso partecipano, come se niente fosse, case editrici che pubblicano testi nostalgici di quei tempi là, quando i libri venivano bruciati. Io le metterei alla porta anche solo per questo.

mercoledì 3 dicembre 2025

Stomaci forti

Riguardo alla questione della casa editrice filo-fascista alla manifestazione Più libri Più liberi, non so bene cosa pensare. Da un lato la voglia di essere d'accordo con gli 80 firmatari (tra cui Alessandro Barbero, Anna Foa e Antonio Scurati) della lettera con cui si chiedono spiegazioni agli organizzatori è tanta. Dall'altra, qualsiasi forma di censura mi fa sempre storcere il naso. Poi ci sarebbe il discorso della legittimità dal punto di vista legale, che si potrebbe riassumere nella domanda: in Italia pubblicare libri su fascismo e nazismo è proibito? La risposta è: dipende.

In base ai dettami della legge Mancino, in Italia non è proibito pubblicare libri sul fascismo se questi libri hanno un indirizzo storico/analitico. Il discorso cambia se hanno un indirizzo apologetico. I firmatari della lettera sostengono che una quota significativa dei libri che pubblica la casa editrice in questione hanno questo indirizzo, non si limitano cioè a riportare fatti storici, ma presentano quei fatti con valenze nostalgiche e come modelli da riscoprire. 

In ogni caso, sia come sia, siccome sono curioso ho cercato qualche titolo di quella casa editrice e ho trovato cose come: Donne, eroine, martiri delle foibe. Storie al femminile sulla frontiera orientale (1943-1945); Il gender esiste: giù le mani dai nostri figli. Scritti di controinformazione e di liberazione dall'agenda arcobaleno; Camerata. Il mio onore si chiama fedeltà.

Al di là della legittimità o meno del mercato di questi libri, ma che stomaco ci vuole per leggerli?

Servizio militare

Sta passando abbastanza in sordina (figurarsi) la notizia che il prossimo venerdì in 60 città della Germania ci sarà una gigantesca protesta studentesca contro il progetto del governo di reintrodurre il servizio di leva. Nel furore bellicista di questi tempi sciagurati, la cosa non stupisce. 

Perché protestano gli studenti tedeschi?

La proposta del ministro dell'interno Boris Pistorius, relativa all'introduzione del "Nuovo Servizio Militare", prevede i seguenti punti:

- *Registrazione obbligatoria* per tutti i cittadini tedeschi di 18 anni per raccogliere dati sulla disponibilità e idoneità per il servizio

- *Addestramento* di fino a 30.000 coscritti all'anno per potenziare le riserve attive

- *Servizio civile o militare* di 6-12 mesi, con la possibilità di scegliere tra attività militari o civili

La reintroduzione della chiamata di leva si è resa necessaria a causa della scarsità di organico e carenza di soldati nell'esercito tedesco. Il ministro inizialmente aveva assicurato che l'adesione sarebbe stata esclusivamente su base volontaria. Successivamente ha poi dichiarato che qualora non si raggiungesse un numero sufficiente di volontari, si ricorrerà all'obbligatorietà tramite sorteggio. L'obiettivo del governo è di portare il numero di reclute dalle attuali 181.000 a 460.000.

La protesta degli studenti in una sessantina di città tra cui Berlino, Bonn, Treviri, Norimberga, Lipsia, Dresda e Monaco, fa riferimento al diritto di vivere in pace e si appoggia all’articolo 4, comma 3 della Legge Fondamentale (la Costituzione della Repubblica Federale Tedesca), che sancisce la libertà di coscienza e nega la costrizione contro volontà al servizio militare.

Ma la Germania non è l'unico paese europeo che sta andando in questa direzione. La Francia ha annunciato il ripristino di 10 mesi di leva su base volontaria; la Polonia sta pianificando di addestrare "tutti gli uomini adulti" per rafforzare le forze armate; la Lettonia, la Lituania e la Svezia hanno già reintrodotto o potenziato il servizio militare negli ultimi anni; la Danimarca e la Norvegia stanno estendendo il servizio militare obbligatorio alle donne.

Boh, non so; forse stiamo impazzendo tutti.

martedì 2 dicembre 2025

Il risveglio di Tajani

L'aggressione dei tre attivisti italiani in Cisgiordania da parte dei coloni israeliani ha provocato la veemente e indignata reazione dell'ineffabile Tajani, il quale ha dichiarato che l'aggressione è "inaccettabile" e il fatto in sé è "gravissimo". Poi si è calmato e ha belato qualcosa al governo israeliano, chiedendo cortesemente (guai disturbare) che queste aggressioni non si ripetano più, ché non sta bene.

Ci sono voluti tre italiani presi a bastonate da quei simpatici ragazzi che occupano illegalmente dal 1967 la Cisgiordania per fare uscire dal letargo il ministro Tajani. Adesso che abbiamo la sua attenzione su questa situazione, prima che si assopisca di nuovo e torni ad abbracciare il sonno dei giusti potrebbe anche dire qualcosa sul fatto che i coloni israeliani occupano illegalmente quelle terre da 60-70 anni, sottoponendo a violenze, soprusi, prevaricazioni i legittimi abitanti. 

Breve riassunto per Tajani e i tanti smemorati che pullulano su queste lande.

L’espansione di insediamenti (colonie/“settlements”) da parte degli israeliani in Cisgiordania è iniziata dopo la guerra del 1967, quando quel territorio fu occupato da Israele. Nel corso dei decenni il numero di insediamenti e di coloni è cresciuto considerevolmente: entro il 2024-2025 si stimano circa 500.000 coloni nella Cisgiordania occupata (più altri nella parte di Gerusalemme Est). Secondo Wikipedia, "la violenza settaria e gli attacchi da parte di coloni contro Palestinesi nella Cisgiordania sono documentati da almeno gli anni 2000, con seri monitoraggi internazionali che iniziano formalmente nel 2006. Tra il 2010 e il 2019, ad esempio, secondo l’agenzia umanitaria dell’ONU per i Territori Occupati, sono stati registrati migliaia di attacchi da parte di coloni: almeno 2.955 incidenti, oltre 22 Palestinesi uccisi, e più di 1.258 feriti. Dal 2022 in poi i dati mostrano un marcato aumento degli attacchi: nel 2023 è stato il “record” per numero di incidenti di violenza da coloni nella Cisgiordania. Dal 2024 al 2025 la frequenza delle aggressioni è aumentata ulteriormente: secondo dati recenti, gli attacchi sono diventati quasi quotidiani — con mediamente diversi incidenti al giorno."

Ecco, questa è la situazione in quelle zone: una popolazione che occupa illegalmente territori non suoi, da decenni fa oggetto di vessazioni, intimidazioni, soprusi, violenze i legittimi abitanti di quella terra, mentre Tajani e molti di quelli che l'hanno preceduto dormivano il sonno dei giusti.

Trova le differenze

Il "signore" nella foto si chiama Khaled al Hisri, detto Al Buti. È un trafficante di esseri umani ed è considerato il braccio destro di Almasri. Era stato arrestato il 17 luglio all’aeroporto di Berlino-Brandeburgo su mandato della Corte penale internazionale. È rimasto sotto la custodia delle autorità tedesche fino a ieri, quando il governo di Berlino ha deciso di caricarlo su un aereo di stato e di riportarlo in Libia di consegnarlo alla Corte penale internazionale per essere processato.

domenica 30 novembre 2025

L'Arcadia

Da qualche giorno utilizzo un'automobile sostitutiva prestatami dalla concessionaria dove è ricoverata la mia per risolvere alcune magagne. Il modello che mi ritrovo tra le mani ha le dimensioni della leggendaria Arcadia di capitan Harlock, mentre la plancia ha più o meno la stessa strumentazione di un Boeing 737. Sto esagerando, ovviamente; l'auto in questione è una "normale" Opel Frontera ibrida con cambio automatico. "Normale" per la maggior parte delle persone, presumo, meno normale per me, che non ho mai avuto a che fare con le auto di ultimissima generazione, tantomeno coi SUV, e sono ancora legato alla mia vecchia Corsa a GPL con cambio manuale. Prendere in mano questa macchina, alla quale ancora mi avvicino con titubanza ed elevate dosi di timore reverenziale, mi ha fatto rendere conto di quanto si sono evolute le macchine. Oppure, più verosimilmente, di quanto sono rimasto indietro io. 

L'Arcadia con la plancia del Boejng 737 fa tutto da sola: aziona i tergicristalli a sua discrezione, accende/spegne i fanali quando vuole lei, regola autonomamente la temperatura dell'abitacolo, mi rimbrotta amichevolmente quando si accorge che sto uscendo dalla corsia di marcia, mi "sgrida" quando supero i limiti di velocità relativi al tratto di strada che sto percorrendo, si mette a "urlare" quando il muso dell'Arcadia si avvicina troppo alla macchina davanti, e così via. In pratica fa tutto lei, io devo solo tenere la direzione, accelerare e frenare. Stop. Inizialmente è tutto bello. Wow, che figata! Poi ho cominciato a chiedermi: ma io a cosa servo? Se decide lei quando accendere i fanali, quando azionare i tergicristalli, quando accendere il riscaldamento, quando rallentare, a questo punto che si arrangi da sola: io mi siedo al posto del passeggero e buonanotte. Prima o poi ci arriveremo. Poi mi viene in mente che le auto a guida autonoma esistono già, e mi viene in mente anche il famoso saggio di Günther Anders "L'uomo è antiquato", scritto nel 1956.

sabato 29 novembre 2025

Quell'ultimo gradino

Mi è capitato recentemente di discutere con un conoscente cattolico di eutanasia e fine vita. Mi sono reso conto che c’è un passaggio che molti cattolici non riescono a compiere: mettersi nei panni di chi non è cattolico e ha una visione diversa dalla loro. Dicendo “i cattolici” generalizzo, e non è del tutto corretto; forse l’incapacità di fare quello scalino riguarda solo le persone con cui ho parlato io (anche se ne dubito). Voglio anche precisare che non critico la fede in sé — per me ognuno è libero di credere in ciò che vuole, se lo fa stare bene — ma critico l’incapacità di riconoscere pluralismo in materia morale.

Io riesco a mettermi nei panni di un cattolico; il cattolico, invece, non riesce a mettersi nei miei. Sull’eutanasia, per esempio, a me sta benissimo che un credente pensi che la sua vita non sia nella sua disponibilità perché gli è stata donata da un dio. Di conseguenza non ho nulla da obiettare a un malato terminale credente che accetta la sofferenza fino alla fine: è una scelta che riguarda lui. Anzi, da un certo punto di vista, provo anche una qualche forma di ammirazione.

Viceversa, il cattolico con cui parlavo non concepiva che altri potessero pensarla diversamente. Sosteneva che Dio ha donato la vita sia a chi crede e sia a chi non crede, quindi il non credente non può avanzare alcuna istanza di autodeterminazione senza incorrere in un illecito. Da quel punto in poi la discussione si è chiusa, perché venivano meno i presupposti minimi per dialogare. Ed è questo, in fondo, il passaggio che molti cattolici (almeno quelli che ho incontrato io) non riescono a compiere. Poi, certo, esistono anche cattolici più aperti e meno intransigenti su questioni così delicate; semplicemente, non sono quelli con cui è capitato di parlare a me.

venerdì 28 novembre 2025

E-mail che fanno piacere

Questa mattina mi è arrivata una e-mail da Giuseppe Remuzzi, medico, ricercatore, divulgatore scientifico e direttore dell'istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri (qui la sua pagina Wikipedia), istituto fino al 2018 diretto da Silvio Garattini. Remuzzi è co-autore, assieme a Telmo Pievani, del libro Dove comincia l'uomo, che sto leggendo in questi giorni. Nell'e-mail il ricercatore esprime apprezzamento per il mio post in cui parlo brevemente del capitolo relativo all'Alzheimer e ai differenti modi in cui colpisce esseri umani e primati non umani. 

Su queste pagine commento spesso i saggi scientifici che leggo, e ricevere apprezzamenti da chi li scrive, specie se divulgatori del calibro di Giuseppe Remuzzi, fa molto piacere.

giovedì 27 novembre 2025

L'Alzheimer è il prezzo da pagare

Uno dei capitoli più sorprendenti del saggio Dove comincia l'uomo, di Telmo Pievani e Giuseppe Remuzzi, che ho cominciato a leggere ieri sera, riguarda lo sviluppo del cervello umano e i meccanismi che hanno favorito le capacità cognitive di Homo Sapiens rispetto a tutte le altre specie animali, compresi i nostri parenti più prossimi: gli scimpanzé. Noi abbiamo sviluppato funzioni cognitive (linguaggio, immaginazione, capacità simboliche, capacità di narrare storie) sconosciute a tutti gli altri, ma paghiamo questi vantaggi cognitivi con un decadimento molto veloce delle facoltà intellettive. Scrivono gli autori:

C’è, col tempo, un decadimento delle funzioni intellettuali; il cervello di noi uomini è una macchina più sofisticata di quella degli scimpanzé, dei bonobo, dei primati non umani. Questo lo capiscono tutti, ma abbiamo capito solo recentemente che per avere un cervello migliore in termini di consapevolezza, capacità di pianificare, immaginare il futuro, fare dell’ironia e mille altre cose che rendono la nostra specie unica, c’è un prezzo da pagare. Noi uomini siamo più suscettibili degli scimpanzé al declino delle funzioni cognitive. Noi la sostanza grigia del nostro cervello la perdiamo progressivamente dai 45 anni in poi; anche gli scimpanzé perdono sostanza grigia man mano che invecchiano, ma a loro succede molto meno. Non solo, ma l’invecchiamento del cervello per quanto ci riguarda è proprio nelle regioni più delicate, quelle che presiedono alle conoscenze, alla memoria, alla consapevolezza, cioè quelle che si trovano nella regione della corteccia prefrontale. Nel corso dell’evoluzione, il cervello dell’uomo è progressivamente aumentato di dimensioni, particolarmente nella regione della corteccia prefrontale e di quella orbito-frontale; è grazie a questo che siamo capaci di svolgere attività estremamente sofisticate e complesse. E queste aree sono quelle che maturano più lentamente durante lo sviluppo fetale, ma sono anche quelle che si deteriorano per prime durante l'invecchiamento. Gli anglosassoni chiamano questo fenomeno last in, first out, entra per ultimo ma esce per primo. Come facciamo a essere sicuri che sia proprio così? Gli scienziati hanno studiato il cervello degli scimpanzé e degli uomini (quasi 200 scimpanzé e quasi 500 uomini) con la risonanza magnetica: il decadimento si vede solo negli uomini. Vuol dire che gli scimpanzé non hanno l'Alzheimer? Sembra proprio di no, o perlomeno nessuno è mai riuscito a documentarlo.

Insomma, noi abbiamo un cervello che è l'equivalente di una Ferrari Testarossa, ma è da rottamare dopo pochi anni di utilizzo; i nostri cugini più stretti hanno un cervello che è come una Panda ma che dura tutta la vita.

Fabrizio a Longiano


Ho scoperto ieri che nel 1994, per un paio di mesi, il grande Fabrizio De André ha scritto alcune canzoni di Anime salve a Longiano, che sta a 1/4 d'ora da casa mia. Anime salve, scritto a quattro mani assieme a Ivano Fossati, è stato l'ultimo album in studio di Faber e ha ricevuto una lunga serie di premi e riconoscimenti, oltre a essere considerato dalla critica l'album migliore dell'artista genovese. Non c'è una sola traccia di quell'album che non sia un piccolo gioiello.

(Ho finito ieri sera Verranno a chiederti di Fabrizio De André, scritto da Andrea Scanzi, un bellissimo viaggio nella vita e nella musica del grande cantautore.)

Ancora su Più libri Più liberi

Comunque, tornando alla vicenda Più libri Più liberi, se ci si pensa la partecipazione di una casa editrice filonazista è anche un po' u...