La costante evoluzione dei servizi in rete, fa sì che sia possibile ormai fare praticamente qualsiasi cosa senza bisogno di installare niente sul pc. Penso ad esempio alle normali suite per ufficio tipo l'Office di Microsoft o OpenOffice.org, l'equivalente delle quali è ormai da tempo disponibile gratuitamente online.
Anche la gestione dei file multimediali è possibile fare direttamente in rete. Ovviamente mi riferisco alla semplice codifica di file da un formato a un altro, niente a che vedere con chi professionalmente ha a che fare con l'editing audio video.
A questo proposito segnalo un sito molto interessante che consente di convertire direttamente online qualsiasi file multimediale, audio o video che sia, in tutti i formati possibili. Il sito in questione è questo, e da qui è possibile ad esempio convertire un .wav in .mp3, un .ogg in un .aac, un .amr in .flac e chi più ne ha più ne metta. Stesso discorso ovviamente per i file video. Per fare un esempio illustrativo ho provato a mettere sul mio telefonino un video prelevato da youtube, e precisamente la sigla di Goldrake (piccolo attacco di nostalgia infantile ^^). Nel mio caso ho usato Linux, ma la procedura è ovviamente identica usando Windows.
Come prima cosa scarichiamo dal youtube il file che ci interessa (la procedura l'avevo già illustrata tempo fa qui) e salviamolo in una cartella a nostra scelta.
A questo punto apriamo il nostro sito convertitore e indichiamogli, tramite il pulsante "sfoglia", il percorso per trovare sul pc il file da convertire:
Ora occorre indicare, tramite il form "formato uscita", l'estensione in cui vogliamo che sia convertito il nostro file. Visto che in questo caso il video scaricato da youtube sarà trasferito su un telefonino, scegliamo nelle opzioni la voce "Mobile phone - basic" per impostare la conversione del file nel formato .3gp (l'estensione standard dei file video dei telefonini). Accettiamo quindi i termini della licenza, mettendo il segno di spunta nell'apposita casella, e chicchiamo su "ok" per dare inizio alla conversione:
Al termine, un messaggio ci avvisa che la codifica è andata a buon fine ed è quindi possibile scaricare il file modificato nella nuova estensione:
A questo punto non rimane che collegare il telefonino al pc e trasferire nella scheda di memoria il filmato.
venerdì 30 novembre 2007
giovedì 29 novembre 2007
Gallina vecchia (Xp) fa buon brodo
Il prossimo anno sarà molto importante per i sistemi operativi di casa Microsoft. Sono previsti infatti i rilasci di nuovi service pack per i due sistemi Windows attualmente più diffusi sul mercato: Xp e Vista. Per Xp si tratta del terzo rilascio, mentre per il neonato Vista del primo. In attesa dell'evento, una società informatica specializzata della Florida ha svolto alcuni test comparati di benchmarch per vedere cosa cambierà, soprattutto in termini di prestazioni, nei due sistemi operativi dopo il rilascio delle mega patch.
I risultati - piuttosto sorprendenti - stanno già da alcuni giorni facendo il giro della rete, tra dibattiti e discussioni. Alla luce del responso dello studio, infatti, risulta che Windows Xp dopo l'installazione del terzo service pack sarà mediamente del 10% più veloce di adesso, mentre al "pachidermico" Vista l'installazione del mega aggiornamento porterà un beneficio praticamente irrisorio (valutato tra l'1 e il 2% dell'attuale). Cioè, per intenderci, elefantiaco era ed elefantiaco rimane.
Per una singolare cocomitanza, questi test vengono pubblicati in rete proprio a poco tempo di distanza dalla decisione di Microsoft di prolungare la vendita di Xp fino a giugno 2008 (inizialmente era previsto lo stop della commercializzazione a gennaio del prossimo anno) a causa delle pressanti richieste della clientela. Come prima impressione, alla luce di quanto sopra, verrebbe quasi da dire che Vista ha il suo più acerrimo nemico proprio in casa.
Come è noto, infatti, la maggior parte dell'utenza tende in genere ad aspettare prima di fare l'upgrade alla versione successiva di un sistema operativo, e, specialmente con i vari Windows, ciò che si aspetta è appunto il primo service pack, quello che dovrebbe migliorare i cosiddetti "difetti di gioventù" dei sistemi immessi sul mercato.
In sostanza questo studio dimostra che, a parità di hardware, Windows Vista sarà addirittura più lento di Xp. Questo, in verità, era noto già da tempo. A tal proposito mi pare siano interessanti i risultati di un altro studio condotto recentemente. Sono stati messi a confronto i requisiti hardware richiesti da Vista e da Windows HPC Server 2008, un sistema operativo espressamente dedicato ai server e ai super pc. Sorpresa (sorpresa?): in termini di ram è risultato più esigente Windows Vista (fonte).
Sarà interessante vedere, a questo punto, quanti saranno gli utenti che riterranno più conveniente (e non solo economicamente) tenersi il buon "vecchio" Xp con la nuova mega patch piuttosto che passare a Vista.
I risultati - piuttosto sorprendenti - stanno già da alcuni giorni facendo il giro della rete, tra dibattiti e discussioni. Alla luce del responso dello studio, infatti, risulta che Windows Xp dopo l'installazione del terzo service pack sarà mediamente del 10% più veloce di adesso, mentre al "pachidermico" Vista l'installazione del mega aggiornamento porterà un beneficio praticamente irrisorio (valutato tra l'1 e il 2% dell'attuale). Cioè, per intenderci, elefantiaco era ed elefantiaco rimane.
Per una singolare cocomitanza, questi test vengono pubblicati in rete proprio a poco tempo di distanza dalla decisione di Microsoft di prolungare la vendita di Xp fino a giugno 2008 (inizialmente era previsto lo stop della commercializzazione a gennaio del prossimo anno) a causa delle pressanti richieste della clientela. Come prima impressione, alla luce di quanto sopra, verrebbe quasi da dire che Vista ha il suo più acerrimo nemico proprio in casa.
Come è noto, infatti, la maggior parte dell'utenza tende in genere ad aspettare prima di fare l'upgrade alla versione successiva di un sistema operativo, e, specialmente con i vari Windows, ciò che si aspetta è appunto il primo service pack, quello che dovrebbe migliorare i cosiddetti "difetti di gioventù" dei sistemi immessi sul mercato.
In sostanza questo studio dimostra che, a parità di hardware, Windows Vista sarà addirittura più lento di Xp. Questo, in verità, era noto già da tempo. A tal proposito mi pare siano interessanti i risultati di un altro studio condotto recentemente. Sono stati messi a confronto i requisiti hardware richiesti da Vista e da Windows HPC Server 2008, un sistema operativo espressamente dedicato ai server e ai super pc. Sorpresa (sorpresa?): in termini di ram è risultato più esigente Windows Vista (fonte).
Sarà interessante vedere, a questo punto, quanti saranno gli utenti che riterranno più conveniente (e non solo economicamente) tenersi il buon "vecchio" Xp con la nuova mega patch piuttosto che passare a Vista.
mercoledì 28 novembre 2007
Miti che cadono: guadagnare col blog
Leggo su La Stampa di ieri:
Non so se sia vero, né so se eventualmente questa idea esista anche da noi. Io, come al solito, parlo per me e posso dire che quando ho messo online il mio sito internet prima e questo blog dopo non l'ho certo fatto con l'intento di guadagnare (anche perché avrei preso una sonora delusione ^^). Semplicemente mi piaceva l'idea di poter pubblicare qualcosa di utile da condividere e di cui eventualmente discutere.
Naturalmente non si può essere ipocriti: è chiaro che a chiunque piacerebbe campare di blog, ma questo eventualmente dovrebbe essere la conseguenza, non il fine. A mio parere chi apre un blog per far soldi forse ha capito poco o ha frainteso qualcosa. E' vero, gestire uno spazio su internet costa tempo e spesso fatica (chi blogga lo sa), ma il ritorno in termini di apprezzamento per quello che si fa non penso sia monetizzabile.
"Non son tutti d’oro i blog che luccicano. E soprattutto non sempre ti ricoprono d’oro. Dagli Stati Uniti arriva una storia che insinua una crepa nel mito del “guadagnare bloggando” e rafforza l’idea della complessità della blogosfera, sistema ancora tutto da scoprire e comprendere, soprattutto nei rapporti con le dinamiche economiche tradizionali e nelle possibilità di generare concreti modelli di business".In pratica l'intero articolo racconta la storia di tale Scott Adams, blogger alle prese con una sorta di "delusione da ritorno economico" da blog. E' curiosa questa cosa, e soprattutto è curioso - a mio parere - il fatto che negli Stati Uniti esista il mito del "guadagnare bloggando".
Non so se sia vero, né so se eventualmente questa idea esista anche da noi. Io, come al solito, parlo per me e posso dire che quando ho messo online il mio sito internet prima e questo blog dopo non l'ho certo fatto con l'intento di guadagnare (anche perché avrei preso una sonora delusione ^^). Semplicemente mi piaceva l'idea di poter pubblicare qualcosa di utile da condividere e di cui eventualmente discutere.
Naturalmente non si può essere ipocriti: è chiaro che a chiunque piacerebbe campare di blog, ma questo eventualmente dovrebbe essere la conseguenza, non il fine. A mio parere chi apre un blog per far soldi forse ha capito poco o ha frainteso qualcosa. E' vero, gestire uno spazio su internet costa tempo e spesso fatica (chi blogga lo sa), ma il ritorno in termini di apprezzamento per quello che si fa non penso sia monetizzabile.
martedì 27 novembre 2007
DRM: cos'è e a cosa serve. Prova pratica su strada (*aggiornamento*)
Questo articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.
Dopo aver tanto parlato a livello teorico di DRM, mi pare sia giusto mostrare a livello pratico cosa si intende con questo concetto. L'occasione mi è data dalla scoperta di un sito dal quale è possibile scaricare gratuitamente e legalmente la musica che si vuole. Il sito in questione è Downlovers.it, ed è raggiungibile qui. Registrandosi con indirizzo di posta elettronica e password è possibile prelevare dal suo database le canzoni preferite gratuitamente. L'unico obbligo è quello di essere costretti a sorbirsi una trentina di secondi di spot pubblicitari durante il download dei pezzi, pubblicità tramite la quale il portale paga i diritti ai titolari di copyright del pezzo scaricato.
Il progetto non è male, nelle intenzioni, peccato che a livello pratico alcune soluzioni adottate per la gestione dei file scaricati lascino un pò a desiderare. E qui veniamo al titolo del post. La prova su strada l'ho dovuta fare con Windows Xp al posto di Linux (capirete subito perché).
Come prima cosa ho naturalmente provato a scaricare un file qualsiasi, e precisamente la canzone "L'immenso" dei Negramaro:
Prima sorpresa: il file è formato WMA (Windows Media Audio), lo standard Microsoft, proprietario, per la gestione dei file audio. E Vabbé, ci faccio doppio clic sopra per acoltarlo. Seconda sorpresa: una finestra di avvertimento mi segnala che per leggere il file è necessario aggiornare Windows Media Player alla versione 11. Naturalmente non ci penso neanche e provo ad aprirlo con VLC Media Player: niente da fare, non ne vuole sapere. Chiudo il tutto e riavvio il computer caricando Linux. Accedo da qui alla partizione in cui è installato Xp, localizzo il file e provo ad aprirlo con Amarok: niente da fare neanche con questo. Faccio un ultimo tentativo con il VLC Media Player installato nella mia Linuxbox. Niente, il file non vuole saperne di aprirsi. Chiudo di nuovo il tutto e ricarico Xp.
Mi rassegno a scaricare l'aggiornamento alla versione 11 di WMP, riavvio il pc e mi accingo finalmente ad ascoltare questo benedetto file. Altra finestrella che si apre e che mi dice che per poter ascoltare la traccia è necessario aggiornare la gestione dei diritti digitali (DRM) di Windows Media Player 11 (nel frattempo il buon ZoneAlarm mi segnala i ripetuti tentativi di WMP di accedere a internet). E va bene, facciamo anche questa. Scarico anche quest'ultimo aggiornamento e finalmente riesco ad ascoltare il mio file.
Chi scarica musica da internet (che sia in modo legale o illegale), in genere, accumulati un certo numero di file, desidera farsi una compilation da masterizzare su cd in modo da poterla ascoltare nell'impianto stereo di casa, oppue nel lettore cd della macchina, ecc... Bene, apro quindi Cd Burner Xp Pro, il programma di masterizzazione installato sul mio Xp e mi preparo a creare un cd audio col file in questione. Ennesima sorpresa: il programma mi dice che non riesce a gestire il file riportando un errore generico (lascio a voi intuire il perché). Mi viene quindi in mente che Windows Media Player ha una funzione che consente di masterizzare su cd i file musicali. Ho fatto 30, faccio 31: apro WMP e gli dico di crearmi un cd audio col file in questione. Sorpresa, il programma prende il file e me lo masterizza correttamente in formato .cda (il formato standard dei cd audio) su un riscrivibile. Altra sorpresa: inserendo il cd così ottenuto nell'impianto stereo di casa è possibile ascoltarlo correttamente.
A questo punto, prima di proseguire, è necessario ricapitolare un pò il tutto. In pratica ci troviamo di fronte a un file audio che è possibile scaricare gratuitamente e legalmente, ed è possibile masterizzare su cd. Questo è un punto sostanzialmente positivo, è fuor di dubbio, ma anche i punti negativi non mancano. E uno di quelli più irritanti è che tutta la gestione del file, dal download alla masterizzazione, è possibile effettuarla solo tramite un sistema operativo specifico, un player specifico, aggiornato a una specifica versione. Qualunque requisito al di fuori di questi rende praticamente impossibile l'operazione (o comunque piuttosto difficile tecnicamente, perlomeno per gli utenti di primo pelo).
Inoltre, dalle prove che ho effettuato sul mio pc, la conversione in formato cd audio (.cda) del file scaricato non permette di liberarlo dai lacci digitali del DRM. Tentando infatti - a parte il lettore cd dell'impianto stereo di casa - di ascoltarlo con qualsiasi lettore e con qualsiasi sistema operativo all'infuori dei soliti noti si ottengono messaggi di errore a raffica. L'unica maniera per liberare definitivamente il file dalle catene digitali del DRM è ripparlo in formato mp3 direttamente dal cd, cosa piuttosto semplice con programmi tipo FreeRip per Windows o l'ottimo K3b su Linux. Una volta rippato in uno qualsiasi di questi formati, ecco che il file è completamente libero, utilizzabile e leggibile su qualsiasi player e sistema operativo.
Due considerazioni veloci per chiudere. Quello che vi ho illustrato è il DRM, e neanche nella sua versione più "cattiva". In sostanza, pur essendo tutta la faccenda aggirabile senza grosse difficoltà, rimane incontrovertibile il fatto che non è possibile assolutamente disporre a piacimento di ciò che si è acquisito. In questo caso, se vogliamo, non è neanche eccessivamente grave considerando il fatto che i file sono disponibili in maniera gratuita. Ma limitazioni tipo questa sono presenti anche nei file acquistati legalmente online (penso ad esempio al Fairplay di Apple).
Un'iniziativa come quella di Downlover.it è quindi senz'altro interessante, ma lo sarebbe stata ancora di più se i file fossero disponibili in formato .mp3 o .ogg, liberamente utilizzabili su qualunque player e qualunque sistema operativo. Speriamo che l'ipotesi venga in futuro presa in considerazione dai responsabili del portale.
Aggiornamento 02/12/2007.
Non è tutto oro quel che luccica. Come ho già scritto sopra, l'idea di mettere liberamente a disposizione degli utenti alcuni brani musicali in cambio di qualche secondo di pubblicità è buona, è il metodo (brani infarciti di lucchetti digitali) che è sbagliato. Guardate l'immagine qui sotto:
Ho scaricato il nuovo cd di Ligabue in una cartella del mio pc e ovviamente lo voglio masterizzare per poterlo ascoltare nell'impianto stereo di casa. Ecco cosa succede:
Ecco qua, questo è il DRM in tutta la sua insulsaggine e stupidità. Ho scaricato regolarmente musica da internet senza commettere alcun illecito e cosa mi ritrovo? Dei file in una cartella del pc che posso ascoltare solo su un determinato sistema operativo, con un determinato player musicale e solo se aggiornato a una specifica versione. E che oltretutto non posso masterizzare. Peccato, sono sempre più convinto che quelli di downlover.it abbiano perso un'ottima occasione.
E il bello è che in un questionario sul loro sito, che appare durante il download dei brani, chiedono se questo metodo può essere utile per sconfiggere la pirateria online: roba da morir dal ridere!
Aggiornamento 03/12/2007.
Il mio amico e collega di lavoro Stefano, che ringrazio, mi ha fatto notare che i brani scaricati da downlovers.it, prima di essere ascoltati e masterizzati vanno "abilitati" a compiere queste operazioni. La suddetta abilitazione consiste nell'ascoltare, collegato a internet e sempre con WMP 11 (sennò che gusto c'è?), alcuni secondi di ogni brano in modo che in questi secondi avvenga il download dei diritti digitali di ascolto e masterizzazione:
Terminata questa procedura (che evito di commentare) è finalmente possibile masterizzare i brani su cd:
Il mio giudizio, comunque, riguardo tutto il progetto, rimane quello che ho espresso sopra.
Dopo aver tanto parlato a livello teorico di DRM, mi pare sia giusto mostrare a livello pratico cosa si intende con questo concetto. L'occasione mi è data dalla scoperta di un sito dal quale è possibile scaricare gratuitamente e legalmente la musica che si vuole. Il sito in questione è Downlovers.it, ed è raggiungibile qui. Registrandosi con indirizzo di posta elettronica e password è possibile prelevare dal suo database le canzoni preferite gratuitamente. L'unico obbligo è quello di essere costretti a sorbirsi una trentina di secondi di spot pubblicitari durante il download dei pezzi, pubblicità tramite la quale il portale paga i diritti ai titolari di copyright del pezzo scaricato.
Il progetto non è male, nelle intenzioni, peccato che a livello pratico alcune soluzioni adottate per la gestione dei file scaricati lascino un pò a desiderare. E qui veniamo al titolo del post. La prova su strada l'ho dovuta fare con Windows Xp al posto di Linux (capirete subito perché).
Come prima cosa ho naturalmente provato a scaricare un file qualsiasi, e precisamente la canzone "L'immenso" dei Negramaro:
Prima sorpresa: il file è formato WMA (Windows Media Audio), lo standard Microsoft, proprietario, per la gestione dei file audio. E Vabbé, ci faccio doppio clic sopra per acoltarlo. Seconda sorpresa: una finestra di avvertimento mi segnala che per leggere il file è necessario aggiornare Windows Media Player alla versione 11. Naturalmente non ci penso neanche e provo ad aprirlo con VLC Media Player: niente da fare, non ne vuole sapere. Chiudo il tutto e riavvio il computer caricando Linux. Accedo da qui alla partizione in cui è installato Xp, localizzo il file e provo ad aprirlo con Amarok: niente da fare neanche con questo. Faccio un ultimo tentativo con il VLC Media Player installato nella mia Linuxbox. Niente, il file non vuole saperne di aprirsi. Chiudo di nuovo il tutto e ricarico Xp.
Mi rassegno a scaricare l'aggiornamento alla versione 11 di WMP, riavvio il pc e mi accingo finalmente ad ascoltare questo benedetto file. Altra finestrella che si apre e che mi dice che per poter ascoltare la traccia è necessario aggiornare la gestione dei diritti digitali (DRM) di Windows Media Player 11 (nel frattempo il buon ZoneAlarm mi segnala i ripetuti tentativi di WMP di accedere a internet). E va bene, facciamo anche questa. Scarico anche quest'ultimo aggiornamento e finalmente riesco ad ascoltare il mio file.
Chi scarica musica da internet (che sia in modo legale o illegale), in genere, accumulati un certo numero di file, desidera farsi una compilation da masterizzare su cd in modo da poterla ascoltare nell'impianto stereo di casa, oppue nel lettore cd della macchina, ecc... Bene, apro quindi Cd Burner Xp Pro, il programma di masterizzazione installato sul mio Xp e mi preparo a creare un cd audio col file in questione. Ennesima sorpresa: il programma mi dice che non riesce a gestire il file riportando un errore generico (lascio a voi intuire il perché). Mi viene quindi in mente che Windows Media Player ha una funzione che consente di masterizzare su cd i file musicali. Ho fatto 30, faccio 31: apro WMP e gli dico di crearmi un cd audio col file in questione. Sorpresa, il programma prende il file e me lo masterizza correttamente in formato .cda (il formato standard dei cd audio) su un riscrivibile. Altra sorpresa: inserendo il cd così ottenuto nell'impianto stereo di casa è possibile ascoltarlo correttamente.
A questo punto, prima di proseguire, è necessario ricapitolare un pò il tutto. In pratica ci troviamo di fronte a un file audio che è possibile scaricare gratuitamente e legalmente, ed è possibile masterizzare su cd. Questo è un punto sostanzialmente positivo, è fuor di dubbio, ma anche i punti negativi non mancano. E uno di quelli più irritanti è che tutta la gestione del file, dal download alla masterizzazione, è possibile effettuarla solo tramite un sistema operativo specifico, un player specifico, aggiornato a una specifica versione. Qualunque requisito al di fuori di questi rende praticamente impossibile l'operazione (o comunque piuttosto difficile tecnicamente, perlomeno per gli utenti di primo pelo).
Inoltre, dalle prove che ho effettuato sul mio pc, la conversione in formato cd audio (.cda) del file scaricato non permette di liberarlo dai lacci digitali del DRM. Tentando infatti - a parte il lettore cd dell'impianto stereo di casa - di ascoltarlo con qualsiasi lettore e con qualsiasi sistema operativo all'infuori dei soliti noti si ottengono messaggi di errore a raffica. L'unica maniera per liberare definitivamente il file dalle catene digitali del DRM è ripparlo in formato mp3 direttamente dal cd, cosa piuttosto semplice con programmi tipo FreeRip per Windows o l'ottimo K3b su Linux. Una volta rippato in uno qualsiasi di questi formati, ecco che il file è completamente libero, utilizzabile e leggibile su qualsiasi player e sistema operativo.
Due considerazioni veloci per chiudere. Quello che vi ho illustrato è il DRM, e neanche nella sua versione più "cattiva". In sostanza, pur essendo tutta la faccenda aggirabile senza grosse difficoltà, rimane incontrovertibile il fatto che non è possibile assolutamente disporre a piacimento di ciò che si è acquisito. In questo caso, se vogliamo, non è neanche eccessivamente grave considerando il fatto che i file sono disponibili in maniera gratuita. Ma limitazioni tipo questa sono presenti anche nei file acquistati legalmente online (penso ad esempio al Fairplay di Apple).
Un'iniziativa come quella di Downlover.it è quindi senz'altro interessante, ma lo sarebbe stata ancora di più se i file fossero disponibili in formato .mp3 o .ogg, liberamente utilizzabili su qualunque player e qualunque sistema operativo. Speriamo che l'ipotesi venga in futuro presa in considerazione dai responsabili del portale.
Aggiornamento 02/12/2007.
Non è tutto oro quel che luccica. Come ho già scritto sopra, l'idea di mettere liberamente a disposizione degli utenti alcuni brani musicali in cambio di qualche secondo di pubblicità è buona, è il metodo (brani infarciti di lucchetti digitali) che è sbagliato. Guardate l'immagine qui sotto:
Ho scaricato il nuovo cd di Ligabue in una cartella del mio pc e ovviamente lo voglio masterizzare per poterlo ascoltare nell'impianto stereo di casa. Ecco cosa succede:
Ecco qua, questo è il DRM in tutta la sua insulsaggine e stupidità. Ho scaricato regolarmente musica da internet senza commettere alcun illecito e cosa mi ritrovo? Dei file in una cartella del pc che posso ascoltare solo su un determinato sistema operativo, con un determinato player musicale e solo se aggiornato a una specifica versione. E che oltretutto non posso masterizzare. Peccato, sono sempre più convinto che quelli di downlover.it abbiano perso un'ottima occasione.
E il bello è che in un questionario sul loro sito, che appare durante il download dei brani, chiedono se questo metodo può essere utile per sconfiggere la pirateria online: roba da morir dal ridere!
Aggiornamento 03/12/2007.
Il mio amico e collega di lavoro Stefano, che ringrazio, mi ha fatto notare che i brani scaricati da downlovers.it, prima di essere ascoltati e masterizzati vanno "abilitati" a compiere queste operazioni. La suddetta abilitazione consiste nell'ascoltare, collegato a internet e sempre con WMP 11 (sennò che gusto c'è?), alcuni secondi di ogni brano in modo che in questi secondi avvenga il download dei diritti digitali di ascolto e masterizzazione:
Terminata questa procedura (che evito di commentare) è finalmente possibile masterizzare i brani su cd:
Il mio giudizio, comunque, riguardo tutto il progetto, rimane quello che ho espresso sopra.
lunedì 26 novembre 2007
E' finalmente finito il digital divide (almeno per me)
Ci sono neopatentati che inziano a guidare con una 500 (tipo vecchio) e neo patentati che iniziano con una Mercedes. Così è per internet: c'è chi come me inizia con la 500 (la vecchia connessione analogica a 56k) e chi con la Mercedes (collegamento internet veloce).
Il problema è che chi comincia subito con la Mercedes senza provare la 500 non si rende conto cosa vuol dire, mentre chi inzia con la 500 e passa alla Mercedes vede subito la differenza. Insomma, tutto questo preambolo per dire che il post che state leggendo è il primo che scrivo collegato a internet tramite adsl. Ebbene sì, il divario che mi divideva dalla possibilità di usufruire appieno dei nuovi servizi web 2.0 (e dal mio vicino di casa), è colmato.
Oddio, come vedete dal test che ho fatto su speedtest sono ancora ben lontano dai 7 mega strombazzati dall'offerta di Alice che ho sottoscritto, ma venendo dal 56k capite anche voi che ora come ora ciò è completamente irrilevante (e oltretutto essendo la mia zona stata coperta solo di recente non è che possa pretendere la luna).
Approfitto per ringraziare il mio amico e vicino di casa (anzi, di bar ^^) Maurizio per avermi aiutato (smanettando con l'192.168.1.1) a configurare il router col quale ho collegato a internet il mio pc e quello di Chiara.
Il problema è che chi comincia subito con la Mercedes senza provare la 500 non si rende conto cosa vuol dire, mentre chi inzia con la 500 e passa alla Mercedes vede subito la differenza. Insomma, tutto questo preambolo per dire che il post che state leggendo è il primo che scrivo collegato a internet tramite adsl. Ebbene sì, il divario che mi divideva dalla possibilità di usufruire appieno dei nuovi servizi web 2.0 (e dal mio vicino di casa), è colmato.
Oddio, come vedete dal test che ho fatto su speedtest sono ancora ben lontano dai 7 mega strombazzati dall'offerta di Alice che ho sottoscritto, ma venendo dal 56k capite anche voi che ora come ora ciò è completamente irrilevante (e oltretutto essendo la mia zona stata coperta solo di recente non è che possa pretendere la luna).
Approfitto per ringraziare il mio amico e vicino di casa (anzi, di bar ^^) Maurizio per avermi aiutato (smanettando con l'192.168.1.1) a configurare il router col quale ho collegato a internet il mio pc e quello di Chiara.
domenica 25 novembre 2007
Pastrocchio alla francese
Un verso di una vecchia canzone di Franco Battiato recitava: "Gli orchestrali sono uguali in tutto il mondo, simili ai segnali orario delle radio" (Arabian song - 1980). Spostando il soggetto dagli orchestrali ai politici, ecco la dimostrazione che quando si tratta di legiferare in materia di internet, diritti digitali e copyright, i nostri non sono i peggiori.
Mi riferisco a ciò che si sta discutendo in questi giorni in Francia per tentare anche lì di arginare il fenomeno della pirateria online. Un articolo in proposito è apparso su Le Monde (qui). Dalle informazioni (ancora abbastanza frammentarie) in circolazione, pare che in Francia, per volere di Sarkozy, sia stato istituito una sorta di organismo di controllo che non andrà tanto per il sottile nel tentare (inutilmente) di stroncare alla radice il fenomeno.
In questo provvedimento sono previste la galera, multe pesantissime e l'obbligo per gli ISP di "convincere" i propri abbonati a "comportarsi bene" tramite l'uso di e-mail dissuasive, che una volta dimostratesi inefficaci potranno portare addirittura alla rescissione dell'accesso a internet dell'abbonato. Tutto ciò in cambio di un generico impegno a eliminare il DRM dalle opere digitali in commercio.
Interessante in proposito la dichiarazione di Sarkozy riportata da Corriere.it: “la pirateria è un comportamento medievale”. Certo. Invece sentenze tipo questa, in perfetto stile "colpirne uno per educarne cento", tanto caro a certi regimi del passato, sono comportamenti contemporanei?
Mi riferisco a ciò che si sta discutendo in questi giorni in Francia per tentare anche lì di arginare il fenomeno della pirateria online. Un articolo in proposito è apparso su Le Monde (qui). Dalle informazioni (ancora abbastanza frammentarie) in circolazione, pare che in Francia, per volere di Sarkozy, sia stato istituito una sorta di organismo di controllo che non andrà tanto per il sottile nel tentare (inutilmente) di stroncare alla radice il fenomeno.
In questo provvedimento sono previste la galera, multe pesantissime e l'obbligo per gli ISP di "convincere" i propri abbonati a "comportarsi bene" tramite l'uso di e-mail dissuasive, che una volta dimostratesi inefficaci potranno portare addirittura alla rescissione dell'accesso a internet dell'abbonato. Tutto ciò in cambio di un generico impegno a eliminare il DRM dalle opere digitali in commercio.
Interessante in proposito la dichiarazione di Sarkozy riportata da Corriere.it: “la pirateria è un comportamento medievale”. Certo. Invece sentenze tipo questa, in perfetto stile "colpirne uno per educarne cento", tanto caro a certi regimi del passato, sono comportamenti contemporanei?
sabato 24 novembre 2007
Togliete il DRM, è ERA che ve lo chiede
Molti siti stanno riportando in queste ore un accorato appello lanciato da ERA - l'associazione inglese che rappresenta i venditori di prodotti di intrattenimento digitali - ai responsabili delle major musicali e cinematografiche: togliete il DRM da cd e dvd o qui chiudiamo baracca e burattini, è in sostanza il senso dell'appello.
Due righe veloci di spiegazione. Il DRM è quell'aberrante meccanismo che col pretesto di salvaguardare i diritti di copyright sulle opere digitali (cd e dvd), di fatto ne impedisce il libero utilizzo al legittimo acquirente (maggiori dettagli in questo mio articolo dell'anno scorso). In sostanza il DRM è una sorta di "lucchetto digitale" che impedisce ad esempio di duplicare un dvd per farsene una copia di scorta, consente la lettura di un file musicale acquistato legittimamente in rete solo su determinati player, ne consente la masterizzazione un numero limitato di volte, ecc... In sostanza impedisce che io, acquirente, possa fare ciò che mi pare di quanto legittimamente acquistato.
Le industrie discografiche hanno messo in campo questa tecnica sulla base di un semplice quanto sbagliato ragionamento: la gente non compra più cd e dvd perché li condivide illegalmente? Bene, noi mettiamo i lucchetti digitali per impedire che ciò avvenga. Questo ha comportato (a) un ulteriore crollo di vendite e (b) la posa della pietra tombale su qualsiasi speranza di combattere ed eliminare la pirateria audio e video. E non potrebbe essere diversamente: scusate, ma chi acquisterebbe, pagandolo, un prodotto di cui non può disporre liberamente? Perfino il prestigioso The Economist, qualche mese fa, ha pubblicato un articolo sul tema mettendo in risalto tutta la miopia e la componente autolesionistica da parte dell'industria dell'entertainment nell'adozione di questo provvedimento, il quale, oltre a non contribuire minimamente a contrastare la pirateria, penalizza gli utenti onesti che acquistano in maniera legale questi prodotti.
Anni fa si diceva che il DRM era una di quelle tecnologie che facevano bene al venditore e male al consumatore. Oggi si può tranquillamente affermare che sia invece deleteria per entrambi: primo perché questi sistemi anticopia sono aggirabili con una certa facilità, e secondo perché è ormai statisticamente dimostrato che la musica libera da lacci digitali vende di più.
Aspettiamo solo che lo capisca chi di dovere.
Due righe veloci di spiegazione. Il DRM è quell'aberrante meccanismo che col pretesto di salvaguardare i diritti di copyright sulle opere digitali (cd e dvd), di fatto ne impedisce il libero utilizzo al legittimo acquirente (maggiori dettagli in questo mio articolo dell'anno scorso). In sostanza il DRM è una sorta di "lucchetto digitale" che impedisce ad esempio di duplicare un dvd per farsene una copia di scorta, consente la lettura di un file musicale acquistato legittimamente in rete solo su determinati player, ne consente la masterizzazione un numero limitato di volte, ecc... In sostanza impedisce che io, acquirente, possa fare ciò che mi pare di quanto legittimamente acquistato.
Le industrie discografiche hanno messo in campo questa tecnica sulla base di un semplice quanto sbagliato ragionamento: la gente non compra più cd e dvd perché li condivide illegalmente? Bene, noi mettiamo i lucchetti digitali per impedire che ciò avvenga. Questo ha comportato (a) un ulteriore crollo di vendite e (b) la posa della pietra tombale su qualsiasi speranza di combattere ed eliminare la pirateria audio e video. E non potrebbe essere diversamente: scusate, ma chi acquisterebbe, pagandolo, un prodotto di cui non può disporre liberamente? Perfino il prestigioso The Economist, qualche mese fa, ha pubblicato un articolo sul tema mettendo in risalto tutta la miopia e la componente autolesionistica da parte dell'industria dell'entertainment nell'adozione di questo provvedimento, il quale, oltre a non contribuire minimamente a contrastare la pirateria, penalizza gli utenti onesti che acquistano in maniera legale questi prodotti.
Anni fa si diceva che il DRM era una di quelle tecnologie che facevano bene al venditore e male al consumatore. Oggi si può tranquillamente affermare che sia invece deleteria per entrambi: primo perché questi sistemi anticopia sono aggirabili con una certa facilità, e secondo perché è ormai statisticamente dimostrato che la musica libera da lacci digitali vende di più.
Aspettiamo solo che lo capisca chi di dovere.
venerdì 23 novembre 2007
Fanno come i bambini
I bambini, si sa, litigano e si beccano spesso - me ne accorgo tutti i giorni in casa -, e i pretesti possono essere i più banali: una penna, un quaderno, una partita in più ai giochi sul pc, "io sono più bravo di te", "no, io", ecc... Allo stesso modo i bambini cambiano idea: un giorno dicono una cosa e quello dopo hanno già cambiato. Perché questo preambolo? Mi è sorto spontaneamente seguendo un pò le vicende politiche di questi giorni e trovandoci una qualche affinità (anzi, forse pure qualcosa in più di "qualche") coll'esempio che ho riportato sopra.
La vita politica del nostro paese, converrete con me, è sempre stata piuttosto turbolenta. Una turbolenza che spesso si è manifestata all'interno di una stessa coalizione (l'attuale maggioranza ne è forse l'esempio più lampante) oltre che tra gli opposti schieramenti di governo (come in prima analisi potrebbe sembrare più naturale). Eppure, a mio parere, raramente queste diatribe più o meno accentuate e/o evidenti sono state utili a qualcosa o a qualcuno. Certo, di discussioni in merito a provvedimenti da prendere (all'apparenza) per il bene della comunità ce ne sono state e ce ne saranno, ma mi pare che la maggior parte dei battibecchi tra politici, di cui i media ci riferiscono a mò di fiume in piena, siano privi di significato e di utilità.
Prendiamo ad esempio quello che è accaduto in questi giorni. Abbiamo una lista di personaggi che quotidianamente monopolizzano la scena e le cronache: Berlusconi, Fini, Casini, Veltroni, Prodi i principali. Così, per sommi capi, mi pare di ricordare che una volta (una volta, insomma) il Cavaliere, Fini e Casini fossero gli esponenti di punta della coalizione di centrodestra. Ricordate quando nel 2001 saltavano sul palco dopo aver vinto le politiche? Poi, col tempo, Casini si è defilato e la corazzata ha cominciato a mostrare le prime crepe. Oggi anche Fini è in rotta col Cavaliere (anche se sembra che stia tentando di ridimensionare la cosa) a causa dell'iniziativa di quest'ultimo di fondare un movimento in cui il leader di An non si riconosce (scusate, banalizzo molto per comodità).
Dalla sua elezione a segretario del neonato Partito Democratico, ha cominciato a tenere banco anche la figura di Veltroni, l'attuale sindaco di Roma, che pare stia adesso flirtando col Cavaliere (anche se ancora non è ben chiaro chi sia dei due a fare le avance a quell'altro). Ma come? Fino a poco fa i due manco si potevano vedere e adesso amoreggiano? E il Cavaliere? Prima strenuo sostenitore del maggioritario e ora non più? "Mi sono rotto", dice. Insomma, un giorno uno dice una cosa il giorno dopo un'altra, un giorno uno flirta con uno per poi mandarlo a quel paese il giorno dopo, e così via in una lunga teoria di tira e molla e cambiamenti di rotta.
E in mezzo ci siamo noi, che seguiamo con sempre più distacco le vicende di lorsignori. Un pò io mi interesso di politica (senza esagerare, si intende), ma per certi versi provo una sorta di ammirazione e di invidia per quelli a cui non gliene frega niente. Perchè forse si incazzano anche di meno. L'altra sera ho seguito due minuti di un'intervista fatta da un giornalista del tg2 a Marini, presidente del Senato. Quattro domande (preparate prima) a lui, seduto sulla sua poltrona d'oro coi ghirigori. Quattro domande banali e quattro risposte intrise di altrettanta banalità: sconcertante, disarmante, avvilente perfino. Sempre le stesse cose, le stesse frasi che ci sentiamo ripetere da decenni ormai: "bisogna fare questo", "bisogna fare quest'altro", "occorre pensare al paese prima di tutto", "i giovani...". Risposte ormai trite e ritrite ripetute meccanicamente senza neanche più un minimo di convinzione.
Ma chi vogliono prendere in giro tutti quanti? Ma veramente questi pensano che siamo una massa di beoti ancora disposti a credere a quelle 4 fregnacce che ci raccontano? Come possono meravigliarsi se un milione e mezzo di persone che si organizzano su internet decidono di mandarli affanculo? Come è possibile credere a uno che cerca di riciclarsi sfasciando un partito e creandone un altro come se stesse giocando coi Lego? E che credibilità può avere un partito che chiede soldi per andare a votare alle primarie?
Ah, come mi piacerebbe interessarmi solo di informatica, musica, libri e gatti.
La vita politica del nostro paese, converrete con me, è sempre stata piuttosto turbolenta. Una turbolenza che spesso si è manifestata all'interno di una stessa coalizione (l'attuale maggioranza ne è forse l'esempio più lampante) oltre che tra gli opposti schieramenti di governo (come in prima analisi potrebbe sembrare più naturale). Eppure, a mio parere, raramente queste diatribe più o meno accentuate e/o evidenti sono state utili a qualcosa o a qualcuno. Certo, di discussioni in merito a provvedimenti da prendere (all'apparenza) per il bene della comunità ce ne sono state e ce ne saranno, ma mi pare che la maggior parte dei battibecchi tra politici, di cui i media ci riferiscono a mò di fiume in piena, siano privi di significato e di utilità.
Prendiamo ad esempio quello che è accaduto in questi giorni. Abbiamo una lista di personaggi che quotidianamente monopolizzano la scena e le cronache: Berlusconi, Fini, Casini, Veltroni, Prodi i principali. Così, per sommi capi, mi pare di ricordare che una volta (una volta, insomma) il Cavaliere, Fini e Casini fossero gli esponenti di punta della coalizione di centrodestra. Ricordate quando nel 2001 saltavano sul palco dopo aver vinto le politiche? Poi, col tempo, Casini si è defilato e la corazzata ha cominciato a mostrare le prime crepe. Oggi anche Fini è in rotta col Cavaliere (anche se sembra che stia tentando di ridimensionare la cosa) a causa dell'iniziativa di quest'ultimo di fondare un movimento in cui il leader di An non si riconosce (scusate, banalizzo molto per comodità).
Dalla sua elezione a segretario del neonato Partito Democratico, ha cominciato a tenere banco anche la figura di Veltroni, l'attuale sindaco di Roma, che pare stia adesso flirtando col Cavaliere (anche se ancora non è ben chiaro chi sia dei due a fare le avance a quell'altro). Ma come? Fino a poco fa i due manco si potevano vedere e adesso amoreggiano? E il Cavaliere? Prima strenuo sostenitore del maggioritario e ora non più? "Mi sono rotto", dice. Insomma, un giorno uno dice una cosa il giorno dopo un'altra, un giorno uno flirta con uno per poi mandarlo a quel paese il giorno dopo, e così via in una lunga teoria di tira e molla e cambiamenti di rotta.
E in mezzo ci siamo noi, che seguiamo con sempre più distacco le vicende di lorsignori. Un pò io mi interesso di politica (senza esagerare, si intende), ma per certi versi provo una sorta di ammirazione e di invidia per quelli a cui non gliene frega niente. Perchè forse si incazzano anche di meno. L'altra sera ho seguito due minuti di un'intervista fatta da un giornalista del tg2 a Marini, presidente del Senato. Quattro domande (preparate prima) a lui, seduto sulla sua poltrona d'oro coi ghirigori. Quattro domande banali e quattro risposte intrise di altrettanta banalità: sconcertante, disarmante, avvilente perfino. Sempre le stesse cose, le stesse frasi che ci sentiamo ripetere da decenni ormai: "bisogna fare questo", "bisogna fare quest'altro", "occorre pensare al paese prima di tutto", "i giovani...". Risposte ormai trite e ritrite ripetute meccanicamente senza neanche più un minimo di convinzione.
Ma chi vogliono prendere in giro tutti quanti? Ma veramente questi pensano che siamo una massa di beoti ancora disposti a credere a quelle 4 fregnacce che ci raccontano? Come possono meravigliarsi se un milione e mezzo di persone che si organizzano su internet decidono di mandarli affanculo? Come è possibile credere a uno che cerca di riciclarsi sfasciando un partito e creandone un altro come se stesse giocando coi Lego? E che credibilità può avere un partito che chiede soldi per andare a votare alle primarie?
Ah, come mi piacerebbe interessarmi solo di informatica, musica, libri e gatti.
giovedì 22 novembre 2007
Free Software Foundation difende le vittime della RIAA
Richard Stallman (foto), colui che è universalmente considerato il padre del software libero, fa ancora parlare di sé. E lo fa per un'iniziativa sicuramente destinata a scuotere tutto ciò che ruota al mondo della gestione dei diritti di copyright di case discografiche e cinematografiche statunitensi.
La Free Software Foundation, la fondazione da lui creata nel 1985 con l'obiettivo di promuovere lo sviluppo del software libero e di eliminare le restrizioni digitali sui programmi per computer, ha istituito un fondo per aiutare le persone che negli Stati Uniti vengono denunciate dalle associazioni che rappresentano gli interessi delle major del disco e dell'intrattenimento.
L'annuncio dell'iniziativa è stato dato da Ray Beckerman sul suo blog. Beckerman è attualmente l'avvocato difensore di Jammie Thomas, la ragazza americana condannata da un tribunale del Minnesota a pagare l'astronomica (e ingiustificata) cifra di 220.000 $ per aver condiviso 24 mp3 tramite canali p2p.
L'iniziativa nasce dalla constatazione che la stragrande maggioranza delle denunce e delle cause intentate dalla RIAA nei confronti degli utenti "pizzicati" a scambiare illecitamente file protetti da diritto d'autore, si risolvono con una sorta di patteggiamento. In pratica l'utente preferisce accordarsi per via extragiudiziale pagando una somma a titolo di risarcimento piuttosto che andare in giudizio e scontrarsi col "potenziale legale" (avvocati, periti, ecc...) che sono in grado di mettere in campo le major. Lo scopo di questa iniziativa è quindi di dare agli utenti la possibilità di difendersi "ad armi pari", per così dire.
Ora, si vedrà col tempo se questa inizativa rappresenterà per la RIAA un vero incubo, come titolava forse un pò troppo pomposamente ieri PI, quello che è certo è che non passerà inosservata.
La Free Software Foundation, la fondazione da lui creata nel 1985 con l'obiettivo di promuovere lo sviluppo del software libero e di eliminare le restrizioni digitali sui programmi per computer, ha istituito un fondo per aiutare le persone che negli Stati Uniti vengono denunciate dalle associazioni che rappresentano gli interessi delle major del disco e dell'intrattenimento.
L'annuncio dell'iniziativa è stato dato da Ray Beckerman sul suo blog. Beckerman è attualmente l'avvocato difensore di Jammie Thomas, la ragazza americana condannata da un tribunale del Minnesota a pagare l'astronomica (e ingiustificata) cifra di 220.000 $ per aver condiviso 24 mp3 tramite canali p2p.
L'iniziativa nasce dalla constatazione che la stragrande maggioranza delle denunce e delle cause intentate dalla RIAA nei confronti degli utenti "pizzicati" a scambiare illecitamente file protetti da diritto d'autore, si risolvono con una sorta di patteggiamento. In pratica l'utente preferisce accordarsi per via extragiudiziale pagando una somma a titolo di risarcimento piuttosto che andare in giudizio e scontrarsi col "potenziale legale" (avvocati, periti, ecc...) che sono in grado di mettere in campo le major. Lo scopo di questa iniziativa è quindi di dare agli utenti la possibilità di difendersi "ad armi pari", per così dire.
Ora, si vedrà col tempo se questa inizativa rappresenterà per la RIAA un vero incubo, come titolava forse un pò troppo pomposamente ieri PI, quello che è certo è che non passerà inosservata.
mercoledì 21 novembre 2007
La fine di internet (divagazioni libere sul tema)
Ieri sera ero indeciso. C'erano infatti tre o quattro argomenti buoni sui quali mi sarebbe piaciuto scrivere qualcosa (e non è escluso che lo faccia prossimamente): ad esempio lo sfascio della coalizione di centro-destra, il Giappone che riprende la caccia alle balene in barba a tutte le moratorie, l'allontanamento dal coro della parrocchia del giovane gay (che se è come la raccontano i media vuol dire che quel prete ha sbagliato mestiere), la tragedia in Bangladesh e altri. Poi ho notato che molti siti riportavano la notizia della prossima fine di internet e la cosa mi ha particolarmente incuriosito.
Ora, "la fine di internet" è un'espressione un pò forte e forse un tantino inappropriata; è difficile infatti che un'architettura informatica del genere finisca, tutt'al più potrà temporaneamente diventare irragiungibile a causa dell'eccessiva immissione di dati, ma da qui ad arrivare al collasso ce ne passa, come correttamente riportato da vnunet.com (che infatti parla di eventuale "rallentamento"). Questa notizia mi ha però portato ad alcune riflessioni.
Lo studio in questione addebita la responsabilità di questa ipotetica catastrofe all'impossibilità da parte della struttura stessa della rete di riuscire a gestire e a reggere la mole di traffico dati messa in circolazione da utenti e aziende, in particolare per quanto riguarda i contenuti multimediali quali ad esempio immagini, video in streaming e circolazione di file tramite i canali peer to peer. Ora, naturalmente, siamo nel campo delle ipotesi, tuttavia un fatto è innegabile: la rete si sta discostando sempre più dalla sua funzione originaria (scambio informazioni in modalità testuale) per abbracciare lo scambio dei contenuti multimediali. Prosperano youtube, googlevideo e in generale i siti che permettono la condivisione di file di questo tipo. Niente di male in tutto ciò, sia chiaro, è la normale evoluzione della rete e del modo di utilizzarla. Accade lo stesso in qualsiasi altro campo (anche i telefonini dual band, ad esempio, sono già quasi roba di antiquariato).
Tuttavia, sotto sotto, mi lascia un pò perplesso questa cosa. Probabilmente ai più darò l'impressione di essere un pò retrogrado in questo senso, ma a me piace internet perché mi piace che la gente - in questo caso i 4 gatti che vengono ogni giorno a farmi visita, e che ringrazio - legga quello che scrivo. Non riuscirei ad esempio a fare una "versione video" di questo articolo o di uno qualsiasi di quelli che trovate in questo blog. E' vero che, come si dice, un'immagine vale più di mille parole, ma io preferisco mille parole. Insomma, a me di internet piace la testualità, che oggi è purtroppo quasi scomparsa. Questa era la sua funzione originaria e questo è ciò che di essa apprezzo.
Non so a voi, ma a me ad esempio fa orrore l'idea della tv su internet; la tv sta bene in cucina o nel salotto, non voglio Alice 20 mega per vedere la tv via internet, non me ne frega niente. Ho paura di ritrovarmi Emilio Fede anche nel monitor del pc: non voglio correre questo rischio. Se mai un giorno sottoscriverò un'offerta del genere (nel frattempo mi segnala il mio amico Rocco che per i 7 Mega - teorici - ci siamo) sarà per scaricare più alla svelta una distro Linux o OpenOffice.org, al limite, non certo per vedere la tv. Ovviamente non sono fuori dal mondo: so cos'è il cosiddetto web 2.0, la rete fatta dagli utenti e cose di questo genere, ma non sento mia questa eccessiva corsa alla multimedialità a tutti i costi.
Non è sterile snobismo, come qualcuno potrebbe pensare, ma probabilmente la diretta conseguenza del fatto che dovendo scegliere tra una serata davanti alla tv o davanti a un libro preferisco di gran lunga il libro. Che ci posso fare?
Ora, "la fine di internet" è un'espressione un pò forte e forse un tantino inappropriata; è difficile infatti che un'architettura informatica del genere finisca, tutt'al più potrà temporaneamente diventare irragiungibile a causa dell'eccessiva immissione di dati, ma da qui ad arrivare al collasso ce ne passa, come correttamente riportato da vnunet.com (che infatti parla di eventuale "rallentamento"). Questa notizia mi ha però portato ad alcune riflessioni.
Lo studio in questione addebita la responsabilità di questa ipotetica catastrofe all'impossibilità da parte della struttura stessa della rete di riuscire a gestire e a reggere la mole di traffico dati messa in circolazione da utenti e aziende, in particolare per quanto riguarda i contenuti multimediali quali ad esempio immagini, video in streaming e circolazione di file tramite i canali peer to peer. Ora, naturalmente, siamo nel campo delle ipotesi, tuttavia un fatto è innegabile: la rete si sta discostando sempre più dalla sua funzione originaria (scambio informazioni in modalità testuale) per abbracciare lo scambio dei contenuti multimediali. Prosperano youtube, googlevideo e in generale i siti che permettono la condivisione di file di questo tipo. Niente di male in tutto ciò, sia chiaro, è la normale evoluzione della rete e del modo di utilizzarla. Accade lo stesso in qualsiasi altro campo (anche i telefonini dual band, ad esempio, sono già quasi roba di antiquariato).
Tuttavia, sotto sotto, mi lascia un pò perplesso questa cosa. Probabilmente ai più darò l'impressione di essere un pò retrogrado in questo senso, ma a me piace internet perché mi piace che la gente - in questo caso i 4 gatti che vengono ogni giorno a farmi visita, e che ringrazio - legga quello che scrivo. Non riuscirei ad esempio a fare una "versione video" di questo articolo o di uno qualsiasi di quelli che trovate in questo blog. E' vero che, come si dice, un'immagine vale più di mille parole, ma io preferisco mille parole. Insomma, a me di internet piace la testualità, che oggi è purtroppo quasi scomparsa. Questa era la sua funzione originaria e questo è ciò che di essa apprezzo.
Non so a voi, ma a me ad esempio fa orrore l'idea della tv su internet; la tv sta bene in cucina o nel salotto, non voglio Alice 20 mega per vedere la tv via internet, non me ne frega niente. Ho paura di ritrovarmi Emilio Fede anche nel monitor del pc: non voglio correre questo rischio. Se mai un giorno sottoscriverò un'offerta del genere (nel frattempo mi segnala il mio amico Rocco che per i 7 Mega - teorici - ci siamo) sarà per scaricare più alla svelta una distro Linux o OpenOffice.org, al limite, non certo per vedere la tv. Ovviamente non sono fuori dal mondo: so cos'è il cosiddetto web 2.0, la rete fatta dagli utenti e cose di questo genere, ma non sento mia questa eccessiva corsa alla multimedialità a tutti i costi.
Non è sterile snobismo, come qualcuno potrebbe pensare, ma probabilmente la diretta conseguenza del fatto che dovendo scegliere tra una serata davanti alla tv o davanti a un libro preferisco di gran lunga il libro. Che ci posso fare?
martedì 20 novembre 2007
Dimenticanze?
Il Giornale è stato ieri talmente preso dalla foga di riportare a piena pagina la nascita del nuovo partito del popolo del cavaliere (?), che la notizia del proscioglimento dello stesso dall'accusa di falso in bilancio per la nota questione della compravendita, da parte di Mediaset, di diritti televisivi e cinematografici è stata relegata a un piccolo link in fondo a questa pagina.
Strano, perché tutte le altre testate, invece, hanno messo in risalto in home page, con una certa dovizia di particolari, il fatto. A cominciare da Repubblica, passando per Corriere, Ansa e AdnKronos. Che sia per il fatto che il proscioglimento è dovuto a "prescrizione" e non "perché il fatto non sussiste"? Perché in tal caso forse avrebbe ragione l'Unità.
Mah...
Strano, perché tutte le altre testate, invece, hanno messo in risalto in home page, con una certa dovizia di particolari, il fatto. A cominciare da Repubblica, passando per Corriere, Ansa e AdnKronos. Che sia per il fatto che il proscioglimento è dovuto a "prescrizione" e non "perché il fatto non sussiste"? Perché in tal caso forse avrebbe ragione l'Unità.
Mah...
lunedì 19 novembre 2007
Senza televisione? Non si sta mica male...
Lo so, come abitudine non è proprio che sia il massimo, ma in casa Sacchini è usanza consolidata tenere la tv accesa all'ora di cena. O almeno lo è stata finora, perché ultimamente è capitato qualcosa che pare abbia avuto il potere di rompere il "maleficio". Motivo? Il rumore! Chi ha due o più figli in casa (con uno non saprei, non ho avuto modo di provare), specialmente se di età molto ravvicinata, saprà che in genere la casa è tutto tranne che silenziosa. Non che la cosa disturbi, per carità, anzi se non si superano certi limiti ci si abitua e addirittura si nota se non c'é.
Il problema è che spesso questo limite viene superato, e frequentemente ciò si verifica proprio a tavola. Capita quindi che si sia costretti a tagliare almeno una fonte di rumore. Non potendo per ovvi motivi imbavagliare la prole (la quale non avrebbe così neppure la possibilità di mangiare), si prende in mano il telecomando e si spegne la tv: beh, il beneficio è immediato!
Addirittura, dopo aver un pò di volte messo in pratica questa procedura, ci si anticipa evitando addirittura di accenderla. Insomma, da un pò in qua si cena senza tv, e volete sapere una cosa? Non se ne sente affatto la mancanza.
Il problema è che spesso questo limite viene superato, e frequentemente ciò si verifica proprio a tavola. Capita quindi che si sia costretti a tagliare almeno una fonte di rumore. Non potendo per ovvi motivi imbavagliare la prole (la quale non avrebbe così neppure la possibilità di mangiare), si prende in mano il telecomando e si spegne la tv: beh, il beneficio è immediato!
Addirittura, dopo aver un pò di volte messo in pratica questa procedura, ci si anticipa evitando addirittura di accenderla. Insomma, da un pò in qua si cena senza tv, e volete sapere una cosa? Non se ne sente affatto la mancanza.
domenica 18 novembre 2007
Tredicesima più leggera? Non è questa la brutta sorpresa
L'allarmismo serpeggia in rete alla notizia che quest'anno la tredicesima sarà più leggera del solito (già particolarmente pesante non è). Repubblica parla di "brutta sorpresa" perché, a seconda della fascia di reddito di appartenenza, si subirà una decurtazione che va dai 15 ai 75 euro. Secondo me c'è un meccanismo perverso nel riportare le notizie che ha l'intento di nascondere il vero nocciolo del problema.
Ovvio, nessuno farà i salti di gioia nell'apprendere la notizia, ma il problema non è questo. Il problema è che il taglio tanto strombazzato è niente rispetto ai tagli più subdoli che vengono imposti sotto forma di aumenti più o meno reclamizzati. A me starebbe benissimo che la mia tredicesima venisse tagliata di 20 o 30 euro se i prezzi e il costo della vita fossero uguali al periodo della tredicesima dell'anno scorso. Per fare pari saremmo andati una volta di meno in pizzeria, per dire.
Mentre invece, a fronte di una sostanziale uguaglianza di reddito, si ha avuto nel corso dell'anno un aumento generalizzato di tutto quanto serve per vivere. Quindi, riepilogando: stipendi uguali, tredicesima un pelino più leggera e costi della vita a volo libero (verso l'alto). Qualche esempio? Basta spulciare qualche dato Istat che riporta il raffronto delle variazioni tra l'ottobre appena trascorso e quello dell'anno scorso:
Le principali associazioni dei consumatori hanno calcolato che ciò si tradurrà per una famiglia in un aumento complessivo annuo valutato mediamente in circa 400 euro.
Altroché i 20 di decurtazione della tredicesima.
Ovvio, nessuno farà i salti di gioia nell'apprendere la notizia, ma il problema non è questo. Il problema è che il taglio tanto strombazzato è niente rispetto ai tagli più subdoli che vengono imposti sotto forma di aumenti più o meno reclamizzati. A me starebbe benissimo che la mia tredicesima venisse tagliata di 20 o 30 euro se i prezzi e il costo della vita fossero uguali al periodo della tredicesima dell'anno scorso. Per fare pari saremmo andati una volta di meno in pizzeria, per dire.
Mentre invece, a fronte di una sostanziale uguaglianza di reddito, si ha avuto nel corso dell'anno un aumento generalizzato di tutto quanto serve per vivere. Quindi, riepilogando: stipendi uguali, tredicesima un pelino più leggera e costi della vita a volo libero (verso l'alto). Qualche esempio? Basta spulciare qualche dato Istat che riporta il raffronto delle variazioni tra l'ottobre appena trascorso e quello dell'anno scorso:
- pane: +10,3%
- pasta: +6,4%
- latte: +5%
- frutta: +5,3%
- benzina: +6,8%
- gasolio: +7,2%
- luce: +2,1%
Le principali associazioni dei consumatori hanno calcolato che ciò si tradurrà per una famiglia in un aumento complessivo annuo valutato mediamente in circa 400 euro.
Altroché i 20 di decurtazione della tredicesima.
sabato 17 novembre 2007
Polemiche e domande (mie) sulla vicenda Sandri
Mi pare che la vicenda della tragica morte di Gabriele Sandri stia prendendo una brutta piega. Eh sì, perché quando l'esatta dinamica dei fatti a quasi una settimana dalla vicenda non è ancora (volutamente?) chiara e cominciano a subentrare polemiche e tentativi di strumentalizzarla - tirandola di qua e di là a seconda delle diverse chiavi di lettura che le si vogliono attribuire -, ci sono poche speranze che si arrivi a determinare con certezza (almeno in tempi brevi) come sono realmente andate le cose.
Per noi che seguiamo gli avvenimenti da fuori, basandoci su ciò che gli organi di stampa pubblicano, è ovviamente ancora più fatica avere un quadro preciso della situazione (mi pare che sia già difficile per gli inquirenti). Tuttavia ciò non può impedire che di questa cosa si parli: nei luoghi di lavoro, nei bar, con gli amici. E ognuno, ovviamente (e giustamente), pensa e dice la sua. Io, dal canto mio, sento di appartenere alla categoria di quelli che un'idea precisa non se la sono ancora fatta.
Sono molte le cose che mi chiedo (assumendo che siano attendibili le fonti in circolazione). Ad esempio: perché la questura di Arezzo o il Viminale o non so chi non hanno subito precisato - in modo chiaro, la domenica stessa - agli organi di informazione che ciò che era successo non c'entrava niente col calcio? A quanto risulta, infatti, la volante passava di lì per caso (tanto è vero che si trovava sulla corsia opposta dell'autostrada e sarebbe stata attratta dal parapiglia - del quale gli agenti non conoscevano la causa - e non da una precisa segnalazione). Se ciò è vero cosa c'entra fermare il calcio la domenica dopo? E ancora: se chi di dovere avesse avvisato subito di questa circostanza non ci sarebbero state buone probabilità che tutto quello che è seguito in quella domenica (atti di rivolta contro le forze dell'ordine, assalti alle caserme, ecc...) si sarebbe potuto evitare?
Altre domande (mie): com'è possibile che un agente scelto, da più di 10 anni in Polizia con numerosi encomi e riconoscimenti al valore, abbia perso la testa, la freddezza e la lucidità sparando troppo emotivamente e affrettatamente? Purtroppo il suo gesto non è giustificabile nemmeno presupponendo che abbia pensato a una rapina o a qualcosa di più grave, in quanto - secondo quanto dichiarato da chi se ne intende - ciò non avrebbe comunque rappresentato un valido motivo per sparare ad altezza uomo. Allo stesso tempo, però, non vedo come si possa imputargli l'accusa di omicidio volontario. A mio modesto e opinabile parere, infatti, da quella distanza come avrebbe potuto anche volendo? Com'è in definitiva possibile pensare alla volontarietà se non in un contesto di follia (che così a occhio mi pare in questo caso non c'entri)?
Come ciliegina sulla torta di questa intricata e incomprensibile storia è uscita ieri la polemica (a mio parere perfettamente inutile) sul fatto che nelle tasche del ragazzo deceduto siano stati trovati alcuni sassi (come se questo potesse in qualche modo attenuare la gravità del fatto). Sassi (secondo fonti della Polizia) che sarebbero invece "microformazioni calcaree" per il legale della famiglia Sandri (?).
Insomma, come dicevo all'inizio, i presupposti per portare questa vicenda sulla strada delle infinite polemiche e diatribe intestine utili solo per allontanare l'accertamento chiaro della verità ci sono tutti. Intanto io resto coi miei interrogativi.
Per noi che seguiamo gli avvenimenti da fuori, basandoci su ciò che gli organi di stampa pubblicano, è ovviamente ancora più fatica avere un quadro preciso della situazione (mi pare che sia già difficile per gli inquirenti). Tuttavia ciò non può impedire che di questa cosa si parli: nei luoghi di lavoro, nei bar, con gli amici. E ognuno, ovviamente (e giustamente), pensa e dice la sua. Io, dal canto mio, sento di appartenere alla categoria di quelli che un'idea precisa non se la sono ancora fatta.
Sono molte le cose che mi chiedo (assumendo che siano attendibili le fonti in circolazione). Ad esempio: perché la questura di Arezzo o il Viminale o non so chi non hanno subito precisato - in modo chiaro, la domenica stessa - agli organi di informazione che ciò che era successo non c'entrava niente col calcio? A quanto risulta, infatti, la volante passava di lì per caso (tanto è vero che si trovava sulla corsia opposta dell'autostrada e sarebbe stata attratta dal parapiglia - del quale gli agenti non conoscevano la causa - e non da una precisa segnalazione). Se ciò è vero cosa c'entra fermare il calcio la domenica dopo? E ancora: se chi di dovere avesse avvisato subito di questa circostanza non ci sarebbero state buone probabilità che tutto quello che è seguito in quella domenica (atti di rivolta contro le forze dell'ordine, assalti alle caserme, ecc...) si sarebbe potuto evitare?
Altre domande (mie): com'è possibile che un agente scelto, da più di 10 anni in Polizia con numerosi encomi e riconoscimenti al valore, abbia perso la testa, la freddezza e la lucidità sparando troppo emotivamente e affrettatamente? Purtroppo il suo gesto non è giustificabile nemmeno presupponendo che abbia pensato a una rapina o a qualcosa di più grave, in quanto - secondo quanto dichiarato da chi se ne intende - ciò non avrebbe comunque rappresentato un valido motivo per sparare ad altezza uomo. Allo stesso tempo, però, non vedo come si possa imputargli l'accusa di omicidio volontario. A mio modesto e opinabile parere, infatti, da quella distanza come avrebbe potuto anche volendo? Com'è in definitiva possibile pensare alla volontarietà se non in un contesto di follia (che così a occhio mi pare in questo caso non c'entri)?
Come ciliegina sulla torta di questa intricata e incomprensibile storia è uscita ieri la polemica (a mio parere perfettamente inutile) sul fatto che nelle tasche del ragazzo deceduto siano stati trovati alcuni sassi (come se questo potesse in qualche modo attenuare la gravità del fatto). Sassi (secondo fonti della Polizia) che sarebbero invece "microformazioni calcaree" per il legale della famiglia Sandri (?).
Insomma, come dicevo all'inizio, i presupposti per portare questa vicenda sulla strada delle infinite polemiche e diatribe intestine utili solo per allontanare l'accertamento chiaro della verità ci sono tutti. Intanto io resto coi miei interrogativi.
venerdì 16 novembre 2007
Veltroni sbarca su Twitter
Boh, non lo so, sono sempre un pò perplesso quando vedo i politici alle prese coi nuovi strumenti comunicativi digitali (visti sopratutto i precedenti). Comunque sia, l'Unità segnala qui che Veltroni ha attivato un account su Twitter, la piattaforma di micro-blog che permette di postare al volo notizie e fatti.
Il titolo ("Veltroni sbarca sul Web 2.0") fa un pò venire in mente la pomposità dello sbarco sulla Luna. Per certi versi, però, fa piacere che qualche inquilino di palazzo (categoria notoriamente refrattaria a tutto ciò che riguarda la tecnologia, eccetto i cellulari) mostri di avere una qualche confidenza coi nuovi modi di comunicare. Chissà, potrebbe essere interpretato come un segno (o un tentativo) di "svecchiamento", di avvicinamento al modo di comunicare della cosiddetta "internet generation".
Vedremo. Va comunque segnalato che, nonostante faccia parte di una sparuta minoranza, qualche politico con un pò di confidenza con web e tecnologia c'è: penso ad esempio a Di Pietro, che continua piuttosto regolarmente ad aggiornare il suo blog, oppure a Gentiloni o a Mastella, anche se quest'ultimo un pò più di rado.
Sarà perché troppo impegnato con Grillo? ^^
Il titolo ("Veltroni sbarca sul Web 2.0") fa un pò venire in mente la pomposità dello sbarco sulla Luna. Per certi versi, però, fa piacere che qualche inquilino di palazzo (categoria notoriamente refrattaria a tutto ciò che riguarda la tecnologia, eccetto i cellulari) mostri di avere una qualche confidenza coi nuovi modi di comunicare. Chissà, potrebbe essere interpretato come un segno (o un tentativo) di "svecchiamento", di avvicinamento al modo di comunicare della cosiddetta "internet generation".
Vedremo. Va comunque segnalato che, nonostante faccia parte di una sparuta minoranza, qualche politico con un pò di confidenza con web e tecnologia c'è: penso ad esempio a Di Pietro, che continua piuttosto regolarmente ad aggiornare il suo blog, oppure a Gentiloni o a Mastella, anche se quest'ultimo un pò più di rado.
Sarà perché troppo impegnato con Grillo? ^^
giovedì 15 novembre 2007
Due notizie di lavoro
Sono accaduti di recente un paio di fatti che hanno attinenza col mondo del lavoro. Uno campeggia in queste ore sulle prime pagine dei media e fa riferimento a una condanna per ingiuria inflitta dalla Cassazione a un capufficio reo di aver dato del lavativo a un dipendente (la frase incriminata sarebbe "non fai un cacchio" o qualcosa di simile).
La seconda ha avuto invece molto meno risalto (anzi, è stata quasi completamente ignorata). Questa cosa a mio giudizio è abbastanza curiosa, e dimostra come spesso nel dare le notizie in pasto al pubblico si privilegi la frase a effetto rispetto ai contenuti (anche se questo bene o male l'abbiamo sempre saputo). Comunque sia, la seconda notizia (segnalata da .mau. in questo post), riguarda l'approvazione di una leggina veloce veloce passata praticamente inosservata, e cioè l'obbligo del lavoratore che intende licenziarsi di usufruire di un apposito modulo reperibile gratuitamente nel comune di residenza.
In pratica, secondo questa nuova norma, il lavoratore per licenziarsi non può più seguire l'iter in vigore finora ma deve obbligatoriamente recarsi in comune a ritirare l'apposito modulo. La seconda cosa curiosa è che così, a prima vista, mi pare che la legge abbia una sua utilità, perché nelle intenzioni dovrebbe servire a contrastare l'odioso fenomeno dei datori di lavoro che al momento di assumere qualcuno gli impongono di firmare in bianco una lettera di dimissioni.
A questo punto ritorno alla mia perplessità iniziale: perché una volta che viene promulgata una legge utile non ne parla nessuno mentre si dà spazio a una notizia con caratteristiche "gossippare" e utilità prossima allo zero?
Ma forse ho già risposto nel secondo paragrafo.
La seconda ha avuto invece molto meno risalto (anzi, è stata quasi completamente ignorata). Questa cosa a mio giudizio è abbastanza curiosa, e dimostra come spesso nel dare le notizie in pasto al pubblico si privilegi la frase a effetto rispetto ai contenuti (anche se questo bene o male l'abbiamo sempre saputo). Comunque sia, la seconda notizia (segnalata da .mau. in questo post), riguarda l'approvazione di una leggina veloce veloce passata praticamente inosservata, e cioè l'obbligo del lavoratore che intende licenziarsi di usufruire di un apposito modulo reperibile gratuitamente nel comune di residenza.
In pratica, secondo questa nuova norma, il lavoratore per licenziarsi non può più seguire l'iter in vigore finora ma deve obbligatoriamente recarsi in comune a ritirare l'apposito modulo. La seconda cosa curiosa è che così, a prima vista, mi pare che la legge abbia una sua utilità, perché nelle intenzioni dovrebbe servire a contrastare l'odioso fenomeno dei datori di lavoro che al momento di assumere qualcuno gli impongono di firmare in bianco una lettera di dimissioni.
A questo punto ritorno alla mia perplessità iniziale: perché una volta che viene promulgata una legge utile non ne parla nessuno mentre si dà spazio a una notizia con caratteristiche "gossippare" e utilità prossima allo zero?
Ma forse ho già risposto nel secondo paragrafo.
mercoledì 14 novembre 2007
Dr. Web Antivirus, per controllare i file prima del download
Ho scaricato e installato ieri una comoda e utile estensione per Firefox che ho trovato girovagando qua e là per il web. Si chiama Dr. Web Antivirus e permette di controllare un file prima che venga scaricato nel pc. Il funzionamento è molto semplice.
Per prima cosa occorre puntare Firefox verso questa pagina web e cliccare su install now. Il plugin è molto piccolo e al termine dell'installazione occorre riavviare il browser.
A questo punto, ogni volta che si vuole fare il download di un file è sufficiente posizionarci sopra il mouse, cliccarci sopra col tasto destro e dal menù che si apre selezionare la voce esegui scansione con Dr. Web:
Il tempo di analisi può variare a seconda delle dimensioni del file, che non deve comunque superare i 12 MByte. Al termine dell'operazione una finestra come quella che vedete qui sotto darà il responso sull'analisi, terminata la quale sarà possibile scaricarlo (ovviamente se è negativa):
Per prima cosa occorre puntare Firefox verso questa pagina web e cliccare su install now. Il plugin è molto piccolo e al termine dell'installazione occorre riavviare il browser.
A questo punto, ogni volta che si vuole fare il download di un file è sufficiente posizionarci sopra il mouse, cliccarci sopra col tasto destro e dal menù che si apre selezionare la voce esegui scansione con Dr. Web:
Il tempo di analisi può variare a seconda delle dimensioni del file, che non deve comunque superare i 12 MByte. Al termine dell'operazione una finestra come quella che vedete qui sotto darà il responso sull'analisi, terminata la quale sarà possibile scaricarlo (ovviamente se è negativa):
Prese per i fondelli?
Punto Informatico, nel riportare la notizia dell'abolizione del canone Rai agli ultra75enni, mette tra gli altri il tag "prese per i fondelli". Se si fa un giretto sul sito dell'Aduc, nella pagina in cui si parla di questo provvedimento si legge (qui):
- L'aspettativa media di vita in Italia e' di 76 anni per gli uomini ed 82 per le donne. In altre parole, l'uomo italiano medio potra' beneficiare dell'esenzione solo nell'ultimo anno della sua vita. Piu' generosa invece l'esenzione per le anziane.
- Il reddito degli anziani in questione, compreso quello del coniuge, non deve superare 561,46 euro mensili. In altre parole, gli anziani dovranno essere vedovi o divorziati, ed usufruire al massimo della pensione minima. Un centesimo in piu' rispetto a quel "minimo vitale" e niente esenzione.
- Il canone e' abolito esclusivamente per coloro che non hanno conviventi. In altre parole, se l'anziano ha una badante o vive con un figlio, dovra' continuare a pagare il canone.
- Il canone e' abolito esclusivamente per l'"apparecchio televisivo ubicato nel luogo di residenza". Se quindi l'anziano e' domiciliato in luogo diverso dalla sua residenza, o se ha un computer o un cellulare di nuova generazione (apparecchi non televisivi, ma soggetti comunque alla tassa perche' "atti o adattabili" alla ricezione dei programmi TV), dovra' continuare a pagare il canone.
Mi pare che il tag messo da PI non possa essere più azzeccato.
- L'aspettativa media di vita in Italia e' di 76 anni per gli uomini ed 82 per le donne. In altre parole, l'uomo italiano medio potra' beneficiare dell'esenzione solo nell'ultimo anno della sua vita. Piu' generosa invece l'esenzione per le anziane.
- Il reddito degli anziani in questione, compreso quello del coniuge, non deve superare 561,46 euro mensili. In altre parole, gli anziani dovranno essere vedovi o divorziati, ed usufruire al massimo della pensione minima. Un centesimo in piu' rispetto a quel "minimo vitale" e niente esenzione.
- Il canone e' abolito esclusivamente per coloro che non hanno conviventi. In altre parole, se l'anziano ha una badante o vive con un figlio, dovra' continuare a pagare il canone.
- Il canone e' abolito esclusivamente per l'"apparecchio televisivo ubicato nel luogo di residenza". Se quindi l'anziano e' domiciliato in luogo diverso dalla sua residenza, o se ha un computer o un cellulare di nuova generazione (apparecchi non televisivi, ma soggetti comunque alla tassa perche' "atti o adattabili" alla ricezione dei programmi TV), dovra' continuare a pagare il canone.
Mi pare che il tag messo da PI non possa essere più azzeccato.
martedì 13 novembre 2007
Zone Alarm Antispyware gratuito (solo per mercoledì 14)
Zeusnews segnala in questo articolo una speciale promozione valida solo nella giornata di mercoledì 14.
Da questa pagina di download.zonealarm.com è infatti possibile scaricare gratuitamente il software ZoneAlarm Antispyware, programma che in genere è a pagamento. L'offerta è valida solo fino alle ore 16 della suddetta giornata.
Visto la diffusione e anche i danni che questi antipatici (e a volte subdoli) programmi posso causare, mi sembra che la promozione sia da prendere in considerazione.
Da questa pagina di download.zonealarm.com è infatti possibile scaricare gratuitamente il software ZoneAlarm Antispyware, programma che in genere è a pagamento. L'offerta è valida solo fino alle ore 16 della suddetta giornata.
Visto la diffusione e anche i danni che questi antipatici (e a volte subdoli) programmi posso causare, mi sembra che la promozione sia da prendere in considerazione.
Toolsicuro.com, l'ennesima fregatura che circola in rete
Probabilmente qualcuno di voi ricorderà il mitico Drivecleaner. Sta circolando con una certa insistenza in queste ore un tentativo di "raggiro informatico" che, a livello di modus operandi, ha molte analogie col famigerato predecessore.
Si presenta con un finestra tipo questa:
Ovviamente, installando il software reclamizzato nella pagina, non si previene nessun tipo di errore, ma viceversa si immagazzina nel pc una sequenza piuttosto lunga di file infetti.
Insomma, come sempre, attenzione.
(via Disinformatico)
Si presenta con un finestra tipo questa:
(fonte immagine: zeusnews.com)
Ovviamente, installando il software reclamizzato nella pagina, non si previene nessun tipo di errore, ma viceversa si immagazzina nel pc una sequenza piuttosto lunga di file infetti.
Insomma, come sempre, attenzione.
(via Disinformatico)
Correlazioni
Domenica mattina, leggendo il giornale al bar davanti a caffé e cornetto, mi sono saltate all'occhio, tra le altre, un paio di notizie apparentemente slegate tra loro. Una di queste è quella che riguarda i tentativi di conciliazione in corso tra lo staff fiscale di Valentino Rossi e l'agenzia delle entrate. Con un cambio di rotta rispetto agli inizi della vicenda, il campione ammette - sempre secondo quanto riportato dai giornali - il fatto di aver evaso le tasse.
Su Repubblica, ad esempio, si legge che lo stesso Valentino non farà neanche più ricorso (limitandosi al tentativo di dimostrare che l'evasione non era poi così cospicua), quando invece giusto fino a qualche mese fa dichiarava a reti unificate, dalla sua casetta di Londra, che era tutto in regola, lamentandosi per essere stato "crocifisso" dai media.
Proseguendo nella lettura del giornale ho poi trovato quest'altra notizia (riportata qui dal Sole 24 ore): tra il 2006 e il 2007 a 120.000 famiglie è stata pignorata la casa appena acquistata perché non in grado di far fronte all'aumento delle rate dei mutui. Lo so, le due notizie non hanno alcuna correlazione, apparentemente. Ma messe così, una vicina a quell'altra, mi hanno fatto un certo effetto...
Su Repubblica, ad esempio, si legge che lo stesso Valentino non farà neanche più ricorso (limitandosi al tentativo di dimostrare che l'evasione non era poi così cospicua), quando invece giusto fino a qualche mese fa dichiarava a reti unificate, dalla sua casetta di Londra, che era tutto in regola, lamentandosi per essere stato "crocifisso" dai media.
Proseguendo nella lettura del giornale ho poi trovato quest'altra notizia (riportata qui dal Sole 24 ore): tra il 2006 e il 2007 a 120.000 famiglie è stata pignorata la casa appena acquistata perché non in grado di far fronte all'aumento delle rate dei mutui. Lo so, le due notizie non hanno alcuna correlazione, apparentemente. Ma messe così, una vicina a quell'altra, mi hanno fatto un certo effetto...
lunedì 12 novembre 2007
Espressionismo
Quando ero piccolo
Non sono appassionato di calcio, o almeno non particolarmente. Nutro solo una qualche simpatia per il Cesena, che attualmente milita in serie b (e che, tra parentesi, se va avanti così il prossimo anno sarà in c). Questa simpatia mi è rimasta perché quando ero piccolo mio padre mi portava spesso la domenica - assieme a mio fratello - allo stadio a vedere la partita. Lo so, la cosa si sente e si risente continuamente, ma è effettivamente così: una volta tutto il mondezzaio che gira oggi attorno agli stadi non c'era.
Ovviamente non ho nessuna voglia di parlare dei fatti accaduti ieri in molti stadi italiani: se ne parlerà fin troppo (e spesso a vanvera e inutilmente) nei prossimi giorni. L'unica cosa che mi chiedo è: quelli che sono rimasti che ancora vanno allo stadio per divertirsi, valgono la marea di cretini che ci vanno pensando di andare in guerra?
Ovviamente non ho nessuna voglia di parlare dei fatti accaduti ieri in molti stadi italiani: se ne parlerà fin troppo (e spesso a vanvera e inutilmente) nei prossimi giorni. L'unica cosa che mi chiedo è: quelli che sono rimasti che ancora vanno allo stadio per divertirsi, valgono la marea di cretini che ci vanno pensando di andare in guerra?
domenica 11 novembre 2007
Infettati 250.000 pc. Perché tutto questo can can?
Francamente non si capisce lo stupore generale (specialmente di Corriere e Repubblica) seguito alla notizia che un criminale informatico ha infettato 250.000 pc. La probabile pena (detentiva e pecuniaria) che sarà comminata al soggetto è sicuramente degna di nota, ma i titoloni scoop che riportano il numero dei pc infettati non hanno molto senso. Per il semplice fatto che non è uno scoop.
Una botnet composta da 250.000 pc infetti rientra perfettamente nei canoni della "normalità", se così si può dire. Nel recente passato abbiamo avuto notizie di botnet ben più consistenti di questa; a fine 2005, ad esempio, un ventenne americano ne ha "zombificati" mezzo milione. Per non parlare del famigerato Worm Storm, che a settembre aveva contagiato un numero di pc compreso tra 2 a 50.000.000.
Insomma, non si capisce - come dicevo prima - dove sia la notizia. Il vero scoop, semmai, sarebbe capire i reali motivi per cui a milioni di utenti viene zombificato il pc a loro insaputa. Ma questo dubito che ce lo potranno spiegare Corriere o Repubblica.
Una botnet composta da 250.000 pc infetti rientra perfettamente nei canoni della "normalità", se così si può dire. Nel recente passato abbiamo avuto notizie di botnet ben più consistenti di questa; a fine 2005, ad esempio, un ventenne americano ne ha "zombificati" mezzo milione. Per non parlare del famigerato Worm Storm, che a settembre aveva contagiato un numero di pc compreso tra 2 a 50.000.000.
Insomma, non si capisce - come dicevo prima - dove sia la notizia. Il vero scoop, semmai, sarebbe capire i reali motivi per cui a milioni di utenti viene zombificato il pc a loro insaputa. Ma questo dubito che ce lo potranno spiegare Corriere o Repubblica.
sabato 10 novembre 2007
Il blog? "La messinscena di una sceneggiatura"
Non ne faccio ovviamente una questione di vita o di morte, ma ogni tanto mi chiedo perché i giornalisti ce l'abbiano coi blog (e quindi coi blogger). La cosa per la verità non è nuova, non stiamo scoprendo l'acqua calda. Anzi, sono anni che escono articoli, come questo di Romagnoli, pieni dei soliti luoghi comuni e di abbondanti razioni di stupidaggini (i blogger sono dei frustrati, relazioni sociali prossime allo zero, qualunquisti, esibizionisti, ecc...).
Ovviamente nell'articolo di Repubblica non c'è scritto esplicitamente questo, ma alcune affermazioni sono piuttosto interessanti. Ne cito qualcuna:
"Il blog è la versione contemporanea del diario", dice invece sicuro il Romagnoli nel suo articolo. Naturalmente per me è una balla, visto che appunto il diario non l'ho mai tenuto. Mi viene anzi, invece, più facile pensare che molti di quelli che da giovani tenevano un diario magari adesso fanno i giornalisti su Repubblica. Ma qui abbiamo già il primo accostamento col mondo dei blogger; "il diario è inevitabilmente solitudine", sentenzia sempre il prode articolista. Quindi, ricapitolando, i blog sono la versione moderna dei diari di una volta, i diari di una volta avevano caratteristiche "solitarie", ergo i blogger sono dei solitari.
Non so a voi, ma a me tutto questo accostamento fa venire in mente (vecchie reminescenze di ragioneria) le famose relazioni transitive, un concetto matematico che - brutalizzando molto - enuncia: se a = b e b = c allora c = a, non trovate? Fantastico, abbiamo quindi la dimostrazione matematica che i blogger sono dei solitari: la potremmo chiamare Primo Postulato di Romagnoli.
Ma andiamo avanti:
Detto blog, poi (sempre secondo Repubblica), si comp... cioè si scrive "nella solitudine". Certo, quando si è in casa da soli generalmente si scrive nella solitudine; peccato che anche questo in genere non sia il mio caso, perché tra gatti che si addormentano sul monitor, figli in giro per casa che chiedono "babbo, cosa stai scrivendo?", e Chiara che chiama: "Andreaaa, la cena è pronta!", la solitudine lascia molto a desiderare.
Ovviamente non lo starò a spiegare a Romagnoli, che in realtà lo sa benissimo: sarà per la prossima volta (le occasioni non mancano visto che di concentrati di sciocchezze simili a questo è piena la rete). Peccato, ha perso un'occasione per pubblicare un buon articolo.
Ovviamente nell'articolo di Repubblica non c'è scritto esplicitamente questo, ma alcune affermazioni sono piuttosto interessanti. Ne cito qualcuna:
Prendiamo il blog. In fondo è la versione contemporanea del diario. Il diario è, inevitabilmente, solitudine. Lo si scrive in prima persona, in una stanza chiusa, soli contro il mondo, confessando, analizzando, per abitudine adolescenziale, suggerimento del terapista, ossessione di documentare, almeno a se stessi.Probabilmente tutte queste cose l'articolista le racconterà per esperienza personale, perché io ad esempio non le ho mai fatte. Non posso certamente parlare a nome di tutti, ma visto che bene o male della suddetta categoria faccio parte, un parallelo cerco di farlo. Ebbene, lo so, sembrerà strano, ma io in giovinezza (non che adesso sia vecchio, intendiamoci ^^) non ho mai tenuto un diario, per il semplice fatto che non mi interessava e non mi fregava niente di tenerlo.
"Il blog è la versione contemporanea del diario", dice invece sicuro il Romagnoli nel suo articolo. Naturalmente per me è una balla, visto che appunto il diario non l'ho mai tenuto. Mi viene anzi, invece, più facile pensare che molti di quelli che da giovani tenevano un diario magari adesso fanno i giornalisti su Repubblica. Ma qui abbiamo già il primo accostamento col mondo dei blogger; "il diario è inevitabilmente solitudine", sentenzia sempre il prode articolista. Quindi, ricapitolando, i blog sono la versione moderna dei diari di una volta, i diari di una volta avevano caratteristiche "solitarie", ergo i blogger sono dei solitari.
Non so a voi, ma a me tutto questo accostamento fa venire in mente (vecchie reminescenze di ragioneria) le famose relazioni transitive, un concetto matematico che - brutalizzando molto - enuncia: se a = b e b = c allora c = a, non trovate? Fantastico, abbiamo quindi la dimostrazione matematica che i blogger sono dei solitari: la potremmo chiamare Primo Postulato di Romagnoli.
Ma andiamo avanti:
Nella sua espressione primitiva il diario era segreto: un quaderno con il lucchetto, riposto in un cassetto chiuso a chiave, in una stanza nella quale era proibito l'ingresso. Violarne l'intimità era considerato peccato mortale, del genitore o del partner. Nella solitudine odierna si compilano blog.Ecco, "si compilano i blog". Io, finora, l'unica cosa che ho compilato è stato al massimo qualche codice sorgente di programma per trasformarlo in linguaggio macchina da installare sulla mia Linuxbox (operazione che tra l'altro a volte ho lasciato perdere per non impazzire a cercare le dipendenze che mancavano, ma non glielo sto a spiegare a Romagnoli, potrebbe non capire di cosa sto parlando). Quindi, in genere, quando scrivo (operazione che - qualcuno forse avrà notato - compio abbstanza di frequente), non compilo il mio blog, ma, semplicemente, scrivo, che è l'accezione in questo caso di gran lunga più usata.
Detto blog, poi (sempre secondo Repubblica), si comp... cioè si scrive "nella solitudine". Certo, quando si è in casa da soli generalmente si scrive nella solitudine; peccato che anche questo in genere non sia il mio caso, perché tra gatti che si addormentano sul monitor, figli in giro per casa che chiedono "babbo, cosa stai scrivendo?", e Chiara che chiama: "Andreaaa, la cena è pronta!", la solitudine lascia molto a desiderare.
L'esibizionismo spinge a metterli in rete [i blog], a disposizione di chiunque.Anche qui la scoperta è di quelle notevoli: mettere in rete un blog a disposizione di chiunque. Notoriamente infatti la rete è accessibile a tutti, è sufficiente avere un pc (magari anche piccolo) collegato a internet e si è online. Altrimenti uno continuava col diario cartaceo e lo riponeva nel cassetto. Quello che però stupisce è il motivo per cui uno mette in rete un blog: l'esibizionismo (sempre secondo lui). In molti casi (forse effettivamente troppi), ovvio, la pulsione principale è proprio quella ("scusate, ci sono anch'io, yuhuuu?"), ma al Romagnoli mi pare che sfugga il fatto che spesso tra i seguaci di Narciso e di "esisto anch'io" ci sono persone che hanno realmente qualcosa da dire. Persone a cui fa piacere dibattere di certi argomenti, persone che fanno divulgazione, oppure persone che spesso scrivono addirittura meglio dei cosiddetti giornalisti professionisti (quelli dell'albo). E capita pure che tra i blogger ci sia qualcuno che dice cose scomode, che magari riprende e dà voce a notizie che sui media blasonati finiscono in un angolino in 23esima pagina (per ovvi motivi). E magari per questo capita che si becchi pure qualche querela: strano che a Romagnoli non risulti.
Se, in una qualsiasi sala chiedete di alzare la mano a chi è stato almeno una volta ripreso dalla televisione vedrete metà delle persone sollevarla. Le altre tengono un blog. È la rivincita degli esclusi.Questa preferisco non commentarla: (a) perché si commenta da sola e (b) perché potrei dimenticarmi che in genere non ho l'abitudine di mandare a cagare la gente da queste colonne. Proseguiamo:
Il blog sta a You Tube come la carta stampata alla televisione. Quel che uno scrive sul blog può essere inventato, quel che mette su You Tube è filmato, documentato.Qui, apparentemente, torniamo alla matematica (questo sta a quello come quest'altro sta a quell'altro: dovrebbero essere le famose equazioni, sempre che le mie reminescenze di ragioneria non mi ingannino). Ma, nella suddetta equazione, il Romagnoli ci racconta una cosa molto interessante: i giornali (in mancanza di precisazioni si può generalizzare, e quindi anche quello su cui scrive lui) raccontano balle. E ciò si evince dal fatto che - come riportato sopra - se il blog (che racconta balle) sta a youtube (che racconta la verità), la stampa (che per effetto dell'equazione racconta balle) sta alla tv (che racconta la verità ^_^). Che abbia inteso male io?
La generazione You Tube non è pericolosa perché usa questo mezzo, ma perché manda un messaggio: "Guardami, sono solo, non ho niente da dire, ma dedicami la tua attenzione, ascoltami, leggimi, comprami o ti sparo e poi, forse, mi sparo".Questa perla, messa a chiusura dell'articolo di Repubblica, può essere considerata come la classica ciliegina sulla torta. Ovvero la spiegazione, che come abbiamo visto poco sopra si avvale qua e là pure di rigorosi e inconfutabili postulati matematici, del motivo per cui la generazione youtube (?) è pericolosa. Mi sembra ci sia poco da aggiungere, se non il fatto che l'articolo in sé non sarebbe neanche male, se non fosse un concentrato pauroso di generalizzazioni e di argomenti triti e ritriti che farebbero ridere anche un bambino..
Ovviamente non lo starò a spiegare a Romagnoli, che in realtà lo sa benissimo: sarà per la prossima volta (le occasioni non mancano visto che di concentrati di sciocchezze simili a questo è piena la rete). Peccato, ha perso un'occasione per pubblicare un buon articolo.
venerdì 9 novembre 2007
[libri] La truffa del tempo [/libri]
Ci sono libri belli e libri brutti. Anzi, per essere più precisi, libri che piacciono e libri che non piacciono. Come tutte le cose del resto; è difficile (tranne rare eccezioni) che una cosa sia brutta in senso stretto: semplicemente può piacere o meno.
Questo libro non mi è piaciuto; o meglio, come si usa spesso dire, ho fatto fatica a "sfangarlo". Niente di grave. Capita. E' che forse mi aspettavo qualcos'altro.
Il primo capitolo interessante - breve storia del calendario e di tutte le vicissitudini storiche (tantissime) attraverso le quali sì è arrivati all'adozione di un calendario "universale" (che poi in realtà tanto universale non è) -, ma il resto noioso. Avete presente quando si leggono le pagine e la mente nel frattempo divaga? Ecco, più o meno è quello che è successo a me.
Il colpo di grazia è arrivato quando l'autore ha esaminato la questione tempo da un punto di vista filosofico, tirando in ballo Kant, Aristotele, Platone e i paradossi di Zenone.
Lì, sinceramente, ho divagato molto mentre leggevo.
Questo libro non mi è piaciuto; o meglio, come si usa spesso dire, ho fatto fatica a "sfangarlo". Niente di grave. Capita. E' che forse mi aspettavo qualcos'altro.
Il primo capitolo interessante - breve storia del calendario e di tutte le vicissitudini storiche (tantissime) attraverso le quali sì è arrivati all'adozione di un calendario "universale" (che poi in realtà tanto universale non è) -, ma il resto noioso. Avete presente quando si leggono le pagine e la mente nel frattempo divaga? Ecco, più o meno è quello che è successo a me.
Il colpo di grazia è arrivato quando l'autore ha esaminato la questione tempo da un punto di vista filosofico, tirando in ballo Kant, Aristotele, Platone e i paradossi di Zenone.
Lì, sinceramente, ho divagato molto mentre leggevo.
Radiohead: successo o clamoroso buco nell'acqua?
Ricordate i Radiohead, il gruppo rock che ha deciso qualche tempo fa di mettere in vendita il nuovo album inizialmente solo online lasciando che sia il pubblico a giudicare quanto vale? Un pò di tempo - circa un mesetto - è passato e qualche bilancio si può tirare. Comincia il Corriere con questo articolo che dà l'impressione che a scriverlo sia stato direttamente un rappresentante delle major discografiche. Ma vediamo in realtà come stanno le cose.
Comscore.com riporta che il 38% di quelli che nel mondo hanno scaricato l'album ha pagato (volontariamente) quanto scaricato. Al 29 ottobre i download erano circa 1,2 milioni, quindi si deduce che una quota pari a circa 750.000 "scaricatori" non ha messo fuori un centesimo. Questo, apparentemente, potrebbe avallare la tesi esposta dal Corriere ("parziale fallimento dell'iniziativa", corretto ieri: ieri l'altro riportava semplicemente "fallimento"), ma, visto che ciò significa anche che 450.000 downloader hanno acquistato - decidendone personalmente il prezzo - musica via internet, forse le cose non sono andate così male.
E' vero, la maggior parte delle persone ha scelto di scaricare gratuitamente l'album, non si può negare, ma quelli che hanno messo fuori qualcosa hanno dato i soldi direttamente al gruppo, bypassando le major (e i relativi "prelievi"), i negozi, gli intermediari vari, ecc.... Considerando che la media dell'importo che hanno sborsato i paganti viaggia tra i 5 e 6 dollari, ci si fa facilmente anche un'idea dell'incasso.
Al di là comunque del mero elenco di cifre e numeri, penso appaia evidente, e difficilmente confutabile, il fatto che moltissimi utenti (anche se in questo specifico caso non la maggioranza) sono disposti a pagare per acquistare legalmente la musica che gradiscono, a maggior ragione - come nel caso appunto dei Radiohead - se la musica è svincolata dagli irritanti (e inutili) lucchetti del DRM.
Con buona pace del Corriere.
Comscore.com riporta che il 38% di quelli che nel mondo hanno scaricato l'album ha pagato (volontariamente) quanto scaricato. Al 29 ottobre i download erano circa 1,2 milioni, quindi si deduce che una quota pari a circa 750.000 "scaricatori" non ha messo fuori un centesimo. Questo, apparentemente, potrebbe avallare la tesi esposta dal Corriere ("parziale fallimento dell'iniziativa", corretto ieri: ieri l'altro riportava semplicemente "fallimento"), ma, visto che ciò significa anche che 450.000 downloader hanno acquistato - decidendone personalmente il prezzo - musica via internet, forse le cose non sono andate così male.
E' vero, la maggior parte delle persone ha scelto di scaricare gratuitamente l'album, non si può negare, ma quelli che hanno messo fuori qualcosa hanno dato i soldi direttamente al gruppo, bypassando le major (e i relativi "prelievi"), i negozi, gli intermediari vari, ecc.... Considerando che la media dell'importo che hanno sborsato i paganti viaggia tra i 5 e 6 dollari, ci si fa facilmente anche un'idea dell'incasso.
Al di là comunque del mero elenco di cifre e numeri, penso appaia evidente, e difficilmente confutabile, il fatto che moltissimi utenti (anche se in questo specifico caso non la maggioranza) sono disposti a pagare per acquistare legalmente la musica che gradiscono, a maggior ragione - come nel caso appunto dei Radiohead - se la musica è svincolata dagli irritanti (e inutili) lucchetti del DRM.
Con buona pace del Corriere.
giovedì 8 novembre 2007
Banner pubblicitari: non è ora di darsi una regolata?
Non mi piace la piega (o forse sarebbe meglio dire "piaga") che ha preso da un pò di tempo la pubblicità sul web. Finché c'era qualche "bannerino statico" qua e là niente di male (ce li ho messi anch'io, come vedete qui attorno), ma la cosa mi pare che stia degenerando.
Guardate questa immagine che ho catturato su un sito che parla di tecnologia:
Ora, passi per il banner (sempre statico) all'interno dell'articolo, ma queste finestre invadenti, che si spostano, fluttuano e se le vai a chiudere non si chiudono sono piuttosto fastidiose, per usare un eufemismo. Per riuscire a leggere quell'articolo ho dovuto fare il copia incolla su Kwrite: possibile? A questo punto meglio la pubblicità in tv: sai che ogni 3 minuti ce ne sono 15 di pubblicità e intanto fai le tue cose: vai a lavarti i denti, dai da mangiare ai gatti, controlli a che punto è eMule, ecc...
Ora, è inutile girare intorno alla questione, i siti ci campano con la pubblicità (così come la televisione, la radio, i giornali, ecc...), ma mi pare che il limite costituito da un buon compromesso che potrebbe essere "pubblicità sì, ma non invadente", sia stato in molti (troppi) casi abbondantemente superato.
Peccato.
Guardate questa immagine che ho catturato su un sito che parla di tecnologia:
Ora, passi per il banner (sempre statico) all'interno dell'articolo, ma queste finestre invadenti, che si spostano, fluttuano e se le vai a chiudere non si chiudono sono piuttosto fastidiose, per usare un eufemismo. Per riuscire a leggere quell'articolo ho dovuto fare il copia incolla su Kwrite: possibile? A questo punto meglio la pubblicità in tv: sai che ogni 3 minuti ce ne sono 15 di pubblicità e intanto fai le tue cose: vai a lavarti i denti, dai da mangiare ai gatti, controlli a che punto è eMule, ecc...
Ora, è inutile girare intorno alla questione, i siti ci campano con la pubblicità (così come la televisione, la radio, i giornali, ecc...), ma mi pare che il limite costituito da un buon compromesso che potrebbe essere "pubblicità sì, ma non invadente", sia stato in molti (troppi) casi abbondantemente superato.
Peccato.
mercoledì 7 novembre 2007
MandrivaLinux 2008, prime impressioni a caldo
Articolo in continuo aggiornamento.
Quella che vedete qui sopra è la scrivania di MandrivaLinux 2008 così come appare al primo riavvio del pc dopo l'installazione del sistema operativo. Non l'ho utilizzata a fondo, quindi scrivo qualche appunto veloce sull'utilizzo che ne ho fatto finora. Innanzitutto devo ringraziare i miei amici Giorgio e Floriano, i quali, avendo una connessione internet degna di questo nome, mi hanno gentilmente scaricato le iso della distro e me la hanno masterizzate su dvd.
Qualche dettaglio. Le prime impressioni sono buone: il modem l'ha riconosciuto subito e la connessione internet è stata la prima cosa che ho configurato. Ho notato che manca il programma Kppp, il front end grafico per la gestione della connessione, e quindi attualmente non la posso monitorare graficamente (una funzione piuttosto comoda) e la devo attivare dalla barra delle applicazioni cliccando su "attiva ppp0". Kppp è nel dvd di installazione di Mandriva, ma per qualche strana ragione il programma per la gestione dei pacchetti non lo vede e quindi non posso caricarlo (per ora).
Ho notato poi che manca il comodissimo gFTP, il programma che utilizzavo sulla vecchia Mandriva per la gestione dei file, sul server di Libero, del mio sito internet. E ho visto, purtroppo, che non è presente nemmeno nei repo del dvd di installazione. Vorrà dire che me lo dovrò scaricare e installare a parte, oppure utilizzare qualcos'altro.
Per ora non ho ancora messo le mani sui programmi attinenti al multimedia. Ho notato che nei repo del dvd c'è Vlc Media Player, un programmino che ho sempre ritenuto molto valido in quanto in grado di leggere praticamente tutto: dai dvd ai cd audio, oltre a qualsiasi tipo di formato video. Il browser di default è ovviamente Firefox , anche se è da aggiornare alla versione più recente (2.0.0.9) e necessita del plugin Macromedia Flash Player. Curiosità molto interessante, nei segnalibri è già inserito di default il collegamento a Jamendo, il portale dal quale è possibile scaricare gratuitamente e legalmente musica non vincolata da copyright.
C'è ovviamente il sempre utilissimo OpenOffice.org, del quale però non sono riusciti (evidentemente per ragioni di tempo) a inserire la versione più recente (3.0). Poco male, comunque: dovrebbe già essere in circolazione sui vari dvd allegati alle riviste di informatica. La connessione internet viaggia spedita e veloce (ovviamente nei limiti sempre dei 56 k analogici) e la differenza tra il Firefox che gira su Xp e questo si vede tutta.
Per ora mi fermo a qui. Nell'immediato vedo adesso di risolvere i due problemini che accennavo prima (gFTP e Kppp), poi, non appena avrò qualche novità aggionerò l'articolo con qualche altro appunto.
08/11/2007 - Risolti i primi "intoppi".
Il programma gFTP, quello attraverso il quale gestivo il mio sito internet sul server di Libero, era troppo comodo per rinunciarvi, e siccome nel dvd di mandriva non c'era, me lo son o scaricato a parte e installato. Il sito da cui ho prelevato i sorgenti è questo.
Fortunatamente il tarball è piuttosto piccolo (un paio di MB), e quindi il download è stato veloce. Installare un programma compilando i sorgenti è una di quelle operazioni che (quando riesce) dà sempre parecchie soddisfazioni. A dire la verità il primo output generato dal comando ./configure dopo aver scompattato il tarball mi ha un pò spaventato: mancavano infatti un sacco di dipendenze (glib vari, compiler non trovati, librerie, ecc...). Fortunatamente tutto il mancante sono riuscito a trovarlo sempre nel dvd di Mandriva.
Sono quindi andato, come utente root, di make e make install, ed ecco il programma:
Per quanto riguarda Firefox, invece, nei repo ufficiali sul server non è ancora disponibile la 2.0.0.9, uscita qualche giorno fa, e quindi, in attesa che venga inserita, l'ho aggiornata alla 2.0.0.8.
Allora, ricapitolando, internet è a posto, Firefox è a posto, OOo è a posto e gFTP è a posto. Con tutto quello che mi serve per lavorare col pc, ci siamo. Adesso vado a dare un'occhiata a tutto il resto (multimedia, intrattenimento, ecc...). Ci risentiamo a breve.
Aggiornamento 09/11/2007.
Direi che più o meno ci siamo. Vediamo un pò. Per qualche motivo che mi è tuttora ignoto la versione 2.0.0.8 di Firefox, aggiornata dal gestore pacchetti ufficiale di Mandriva, ha la sgradevole tendenza ad andare in crash, quindi momentaneamente sono tornato alla 2.0.0.6 installata di default che sembra non avere di questi problemi. Appena ho un attimo di tempo vedo di scaricare direttamente la 2.0.0.9 da mozillaitalia.org.
Ho passato un paio di orette, ieri, a smoccolare con aMule per la mancanza (o il non riconoscimento, non ho capito bene) di wxWidget (per i curiosi l'output generato da ./configure è qui). Poi Zazu (che ringrazio) mi ha suggerito di installare la versione già pacchettizzata .rpm, e ci ho così cavato le zampette.
VLC Media player va da dio per i dvd e tutti i tipi di formato video (anche se per i menù dei dvd ho dovuto installare un plugin a parte). Anche Amarok (music player) è come sempre eccezionale. Insomma il sistema è quasi completo. Così, giusto per chi volesse dare un'occhiata, ho messo qualche immagine su flickr di alcune delle interfacce dei programmi che girano su Linux. A breve ne aggiungerò altre.
Aggiornamento 10/11/2007.
La situazione con Firefox mi dà da pensare. La versione 2.0.0.9, della quale ho scaricato il tar.gz da mozillaitalia.org, non ne vuole sapere di installarsi perché pare manchi la libreria che vedete nell'immagine qui sotto:
A me risulta invece che la suddetta libreria sia correttamente installata. Vabbè, indagherò.
Tutto il resto funziona invece alla perfezione. Ho tra l'altro scoperto KAudioCreator, ottimo tra le altre cose per rippare i cd in qualsiasi tipo di formato:
Per adesso non ci sono altre novità. Ulteriori dettagli nel prossimo aggiornamento.
Aggiornamento 10/12/2007.
Mi pare che ci siamo con quasi tutto. Sono riuscito a trovare una lista di server valida per aMule (http://peerates.net/peerates/certifiedservers.met) che funziona adesso correttamente:
Anche il problema con Firefox è risolto (attualmente ho solo qualche noia con il componente Java Runtime Environment, che risulta correttamente installato ma che non riesco a far funzionare). In ogni modo il sistema operativo è completo e correttamente configurato: ora si lavora e basta.
Aggiornamento 05/01/2008.
Per adesso con Mandriva mi fermo qui. Da fine dicembre sono definitivamente migrato a Ubuntu.
Class action? No, grazie
Non ha avuto molto risalto tra i media la notizia dello stralcio dalla finanziaria 2007 della cosidetta class action, ossia la proposta di legge che avrebbe consentito ai cittadini di avviare azioni "collegiali" tramite cui far valere le loro ragioni davanti alle eventuali angherie e soprusi di aziende, multinazionali e società finanziarie.
La cosa è perfettamente comprensibile, in quanto è importante che i telegiornali diano la precedenza e tengano la gente costantemente aggiornata - in perfetto stile soap - sui vari omicidi ancora insoluti che pesano come macigni sulla curiosità collettiva (da qui ogni giorno servizi su servizi infarciti di presunti - e spesso finti - scoop sulla vicenda di Garlasco, Cogne, ecc...).
Comunque, brevemente, per chi non sapesse di cosa sto parlando, la class action è una azione legale rappresentativa tramite la quale i semplici cittadini hanno la possibilità di far valere, alleandosi, le loro ragioni nei contenziosi con grandi aziende, banche, ecc... Un esempio di questo tipo (pur coi dovuti distinguo) in Italia è quella avviata da Beppe Grillo nei confronti di Telecom, tramite la quale gli azionisti danno le deleghe allo stesso Grillo in modo che vengano rappresentati nei consigli di amministrazione dell'azienda.
Sono vari anni che vengono fatte proposte di legge per riuscire a tramutare in realtà questo strumento di tutela dei consumatori, ma finora tutte senza esito. L'ultimo tentativo (e l'ultima speranza) era appunto la proposta di inserirla nella finanziaria in discussione in questi giorni. A questo proposito riporto un breve stralcio di un articolo di Mario Monti pubblicato su Corriere.it qualche giorno fa:
"Se la politica guardasse ai cittadini, li rispettasse come consumatori e risparmiatori, queste cose non succederebbero. Nei giorni scorsi in Parlamento è di nuovo abortito il tentativo di dotare l'Italia di uno strumento vitale per una democrazia economica: la class action o azione legale collettiva per il risarcimento dei danni. Sei anni dopo il primo disegno di legge in materia, sedici mesi dopo il disegno di legge Bersani che puntava molto sull' azione collettiva per una politica rivolta al cittadino- consumatore, nella commissione Bilancio del Senato si è deciso di non utilizzare la corsia rapida della legge finanziaria per varare il provvedimento. Quale sia il veicolo legislativo appropriato, si può discutere. Ma una cosa è indiscutibile: questa è un'innovazione che disturba interessi costituiti dell'economia e della finanza, come è risultato evidente nelle audizioni svolte dalla commissione Giustizia. Il governo di centro-sinistra non ha attribuito al tema una grande priorità. L'opposizione di centro-destra non ha mostrato interesse. Né gli uni né gli altri devono aver considerato atto di intelligenza politica l'andare a testa bassa contro influenti corporazioni, alienandosele a vantaggio della parte opposta, e ciò nel «solo» interesse dei cittadini" (l'articolo integrale è qui).
Come giustamente osserva Monti, è mancata una palese volontà, sia da parte del centro destra che del centro sinistra, di promuovere e battersi per qualcosa che andasse a vantaggio dei cittadini piuttosto che alle corporazioni e alle holding. E se questo poteva non stupire in un contesto in cui a governare fosse stato il precedente esecutivo, sorprende abbastanza il fatto che anche un governo che si richiami ai valori della sinistra tenda a non ritenere importanti certe questioni.
In fin dei conti, a pensarci bene, la cosa non stupisce più di tanto. Sono stati molti, infatti, nel corso di questa legislatura, gli episodi che hanno dimostrato come questa sinistra si distingua dall'opposta coalizione solo per il nome.
La cosa è perfettamente comprensibile, in quanto è importante che i telegiornali diano la precedenza e tengano la gente costantemente aggiornata - in perfetto stile soap - sui vari omicidi ancora insoluti che pesano come macigni sulla curiosità collettiva (da qui ogni giorno servizi su servizi infarciti di presunti - e spesso finti - scoop sulla vicenda di Garlasco, Cogne, ecc...).
Comunque, brevemente, per chi non sapesse di cosa sto parlando, la class action è una azione legale rappresentativa tramite la quale i semplici cittadini hanno la possibilità di far valere, alleandosi, le loro ragioni nei contenziosi con grandi aziende, banche, ecc... Un esempio di questo tipo (pur coi dovuti distinguo) in Italia è quella avviata da Beppe Grillo nei confronti di Telecom, tramite la quale gli azionisti danno le deleghe allo stesso Grillo in modo che vengano rappresentati nei consigli di amministrazione dell'azienda.
Sono vari anni che vengono fatte proposte di legge per riuscire a tramutare in realtà questo strumento di tutela dei consumatori, ma finora tutte senza esito. L'ultimo tentativo (e l'ultima speranza) era appunto la proposta di inserirla nella finanziaria in discussione in questi giorni. A questo proposito riporto un breve stralcio di un articolo di Mario Monti pubblicato su Corriere.it qualche giorno fa:
"Se la politica guardasse ai cittadini, li rispettasse come consumatori e risparmiatori, queste cose non succederebbero. Nei giorni scorsi in Parlamento è di nuovo abortito il tentativo di dotare l'Italia di uno strumento vitale per una democrazia economica: la class action o azione legale collettiva per il risarcimento dei danni. Sei anni dopo il primo disegno di legge in materia, sedici mesi dopo il disegno di legge Bersani che puntava molto sull' azione collettiva per una politica rivolta al cittadino- consumatore, nella commissione Bilancio del Senato si è deciso di non utilizzare la corsia rapida della legge finanziaria per varare il provvedimento. Quale sia il veicolo legislativo appropriato, si può discutere. Ma una cosa è indiscutibile: questa è un'innovazione che disturba interessi costituiti dell'economia e della finanza, come è risultato evidente nelle audizioni svolte dalla commissione Giustizia. Il governo di centro-sinistra non ha attribuito al tema una grande priorità. L'opposizione di centro-destra non ha mostrato interesse. Né gli uni né gli altri devono aver considerato atto di intelligenza politica l'andare a testa bassa contro influenti corporazioni, alienandosele a vantaggio della parte opposta, e ciò nel «solo» interesse dei cittadini" (l'articolo integrale è qui).
Come giustamente osserva Monti, è mancata una palese volontà, sia da parte del centro destra che del centro sinistra, di promuovere e battersi per qualcosa che andasse a vantaggio dei cittadini piuttosto che alle corporazioni e alle holding. E se questo poteva non stupire in un contesto in cui a governare fosse stato il precedente esecutivo, sorprende abbastanza il fatto che anche un governo che si richiami ai valori della sinistra tenda a non ritenere importanti certe questioni.
In fin dei conti, a pensarci bene, la cosa non stupisce più di tanto. Sono stati molti, infatti, nel corso di questa legislatura, gli episodi che hanno dimostrato come questa sinistra si distingua dall'opposta coalizione solo per il nome.
martedì 6 novembre 2007
Anche Enzo è andato
Di solito quando un giornalista scrive di un collega che se n'è andato, il rischio paventato da Don Diego è sempre piuttosto elevato. Nel mio caso non esiste (a) perché non sono un giornalista e (b) perché non ho mai scritto o detto niente di Biagi prima d'ora. Due brevi righe, come mio piccolo omaggio, mi sembra però giusto scriverle.
Non ho mai letto nessuno dei numerosissimi libri che ha scritto; lo conosco per aver seguito abbastanza spesso la trasmissione il fatto e per aver letto (e quasi sempre apprezzato) molti dei suoi editoriali che fino a qualche tempo fa apparivano piuttosto spesso sulla prima pagina del Corriere. Ovviamente, come frequentemente accade per chi in genere dice apertamente come la pensa e come vede le cose, è stato spesso oggetto di critiche. Io, ad esempio, sono uno di quelli che pensa che sul famoso editto bulgaro ci abbia un pò marciato; ma questa è un'opinione puramente personale.
In ogni caso, il patrimonio fatto di documentazione storica, di narrativa e di saggistica che ci ha lasciato fa sicuramente polpette delle critiche ricevute. Senza contare, poi, che quando le critiche arrivano da tali personaggi, possono senz'altro essere considerate fonte di vanto.
Non ho mai letto nessuno dei numerosissimi libri che ha scritto; lo conosco per aver seguito abbastanza spesso la trasmissione il fatto e per aver letto (e quasi sempre apprezzato) molti dei suoi editoriali che fino a qualche tempo fa apparivano piuttosto spesso sulla prima pagina del Corriere. Ovviamente, come frequentemente accade per chi in genere dice apertamente come la pensa e come vede le cose, è stato spesso oggetto di critiche. Io, ad esempio, sono uno di quelli che pensa che sul famoso editto bulgaro ci abbia un pò marciato; ma questa è un'opinione puramente personale.
In ogni caso, il patrimonio fatto di documentazione storica, di narrativa e di saggistica che ci ha lasciato fa sicuramente polpette delle critiche ricevute. Senza contare, poi, che quando le critiche arrivano da tali personaggi, possono senz'altro essere considerate fonte di vanto.
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