Difficile condensare in un post la bellezza di questo saggio, che ho terminato poco fa dopo averlo letteralmente divorato. Anche se ci provassi, non saprei da dove cominciare. Molto brevemente, posso dire che si tratta di un viaggio nel nostro passato, un passato che muove a partire dalla metà del VII secolo, quando le prime navi more e saracene fecero la loro apparizione al largo delle nostre coste, mentre già l'Islam stava espandendosi velocemente verso Oriente e verso il nordafrica, e l'Italia meridionale era ancora bizantina mentre al nord c'erano i Longobardi.
Un viaggio che parte da Palermo - la Sicilia resterà sotto la dominazione musulmana per duecento anni, fino all'invasione normanna del XII secolo - per poi toccare Campania, Puglia e risalire quindi l'Adriatico fino a Venezia, la prima porta che dà sull'Oriente. Non esiste città italiana che non sia stata toccata da questa invasione e che non ne rechi tracce più o meno evidenti: da Palermo ad Amalfi, da Otranto a Bari a Fano, e poi Roma, Bologna, Torino, Venezia.
Secoli in cui lo stivale è stato terra di una ricchissima "mescolanza mediterranea" fatta di uomini, donne, viaggiatori, mercanti, ma anche oggetti, spezie, cibi, gioielli, tessuti, libri, racconti, idee, lingue, tutto ciò che ha contribuito a forgiare quella che oggi comunemente definiamo tradizione italiana.
Accenno solo due curiosità tra le più interessanti, ma non ditelo a Salvini. Il risotto allo zafferano (o risotto alla milanese) è una ricetta araba. Il riso fu infatti portato in Europa dai saraceni nel XII secolo, e a Milano arrivò dopo aver attraversato lo stivale. Lo stesso termine zafferano deriva dall'arabo za'faran, in persiano zaâfara, termini che stavano a indicare la pianta da cui appunto si ricava lo zafferano.
Amalfi, la celeberrima città dell'omonima costa, è un termine arabo che significa "qui sta la speranza" e le venne dato quando, durante il regno di Salerno, navigatori di quella costa veleggiarono verso Il Cairo, Alessandria e molte città della costa mediterranea, intessendo un fitto traffico di merci, ma anche di usi, costumi, tradizioni.
Il libro si concentra sulla storia araba del nostro paese, ma per lo stivale non sono passati solo i musulmani, sono passati gli angioini, i tedeschi, gli austriaci, gli spagnoli, i francesi, e ogni popolo che è passato ha lasciato qualcosa di sé. Quindi, quando sentite qualcuno blaterare di identità italiana, difesa delle tradizioni et similia, fate una bella risata e ditegli di leggere qualche libro.
...per tacere del fatto che veniamo tutti dall'Africa.
RispondiEliminaNon toccare certi tasti dolenti, non siamo nel periodo giusto :)
EliminaE difatti solo gli ignoranti dimostrano avversione verso lo straniero, ignorando, appunto, la storia e quella ancora più lontana che ci assicura che la terra madre dell’umanità è la grande, magnifica, irripetibile Africa, tant’è vero che quando si ritorna da un viaggio in Africa si verifica quella strana sensazione del “mal d’Africa”. Provare per credere.
RispondiEliminasinforosa
Mi piacerebbe poter provare quella sensazione, ma non credo avrò mai la possibilità.
EliminaCiao, sinforosa
Mai dire mai :)
EliminaSono temi complessi, generalizzare è banalizzare.
RispondiEliminaCerto che sono temi complessi. È la nostra storia ad esserlo, e nessuno pretende che si possa trattare con esaustività in post su un blog.
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