giovedì 5 marzo 2009

La cultura indebolisce la Rai

Ieri Sandro Bondi (foto), ministro dei Beni Culturali (uno che se gli chiedi qualcosa del lodo Alfano fa scena muta ma della tv sa tutto), ha scritto una lettera a Repubblica in cui sostanzialmente propone al nuovo cda, in fase di nomina in questi giorni, di destinare una rete Rai a un uso prevalentemente culturale (evidentemente finora non ce n'era nessuna) eliminando per questa rete la pubblicità e il rilevamento dei dati auditel.

Ecco un breve estratto della lettera:

...credo che sia mio compito difendere la nostra identità culturale dove essa è più vilipesa. Ragione per cui, sono deciso a chiedere ai nuovi vertici della Rai di svincolare una rete dal sistema di rilevazione dell'auditel e dalla pubblicità, come è stato deciso da Sarkozy in Francia. Ritengo che una televisione pubblica che vive anche degli introiti del canone, debba fare degli sforzi per elevarsi a vero servizio pubblico. Una rete del genere, non potrebbe che avere tra i suoi contenuti precipui, quelli della cultura e del patrimonio culturale che contraddistingue nel mondo l'Italia.

Bello. E continua: (il neretto è mio)

Ovviamente, ne sono consapevole, fare cultura in televisione non significa solo mostrare i musei, parlare di libri, trasmettere musica classica. Significa anche fare della buona televisione, ma tutti sappiamo che fare una televisione intelligente necessita di un impegno maggiore che fare una televisione stupida.

Esatto. Il ministro ha colto nel segno. Con circa un ventennio di ritardo (qualcun altro se n'era già accorto da tempo), ma meglio tardi che mai. A questo punto sarebbe interessante fargli notare che tra i maggiori responsabili della diffusione generalizzata della cosiddetta "televisione stupida" va sicuramente annoverato il capo della sua coalizione di governo, che da almeno una quindicina d'anni riempie i palinsesti e la testa degli italiani con ogni genere di scemenza. E ancora oggi, in una tv dove i grandi fratelli e le talpe la fanno da padroni, il trend non cambia.

La controparte, la Rai, non è ovviamente rimasta ferma, ma sull'onda del successo e della diffusione della demenzialità catodica dilagante, si è prontamente adeguata con le varie isole, fattorie e compagnia bella. E i risultati e gli effetti, cioè quello che ha prodotto questa marea di insulsaggini, sono sotto gli occhi di tutti.

La lettera di Bondi non poteva ovviamente lasciare indifferenti, e le reazioni, com'era prevedibile, non sono certo mancate. Tra tutte va senz'altro segnalata quella di Giovanna Bianchi Clerici, esponente leghista del cda in fase di costituzione, la quale ha detto:

Capisco il ministro, che chiede al servizio pubblico di elevarsi, di fare cultura. Ma non è il caso di indebolire gli asset Rai.

C'è bisogno di aggiungere altro?

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