Chissà, sarà stata la fretta, o non so cos'altro. Fatto sta che questa volta gli inquirenti pare (la sospetta forma dubitativa è sempre d'obbligo) che abbiano preso un grosso granchio.
Per due motivi: (a) la cella a cui erano agganciati i cellulari dei due presunti stupratori non corrisponde ai trasmettitori della zona in cui è avvenuto il fattaccio e (b) gli esami del dna effettuati su sigarette e saliva rinvenuti sul posto non corrispondono a quello dei due. Insomma, probabilmente non sono loro; e questo nonostante uno dei due abbia pure confessato, come scriveva il Corriere il 17 febbraio scorso.
Cosa ci sia dietro quella confessione è un mistero (voleva forse coprire qualcun altro?). Quello che è sicuro è che la campagna mediatica che vedeva il caso brillantemente risolto e i due mostri (uno addirittura descritto con la faccia da pugile) impacchettati e pronti per una lunga permanenza in carcere, si è dimostrata per ora infondata.
Insomma, l'impressione è che ci sia una strana tendenza a trovare i colpevoli con una certa facilità, specie se sono stranieri. E, come è noto, la fretta non è mai buona consigliera.
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Cosa ci sia dietro quella confessione è un mistero
RispondiEliminaho sentito anche l'ipotesi di "pressioni della polizia bulgara", che ha mandato alcuni agenti qui in Italia... anche se potrebbe essere il solito pregiudizio verso lo straniero...
sono veramente curioso di vedere come va a finire la faccenda
Procura e questura di Roma hanno comunicato adesso che l'impianto accusatorio rimane comunque in piedi.
RispondiEliminaBah, non si capisce più niente. Staremo a vedere gli sviluppi.