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mercoledì 29 giugno 2022

Ius scholae

Siamo all'ennesima puntata di una telenovela assurda che si trascina da almeno tre lustri. Ho scritto post su post, in passato, su questo argomento e non mi ci dilungo più. Mi limito a notare come la destra, divisa da tempo su quasi tutto, riesca sempre a compattarsi quando è ora di negare diritti. Fateci caso, succede sempre: quando si tratta fare muro contro leggi di civiltà, di buon senso, di progresso sociale; quando si tratta di concedere diritti che nulla tolgono a chi dei medesimi diritti gode già, la destra più becera e razzista, quella di Salvini e Meloni in primis, c'è sempre.

E io, oltre alle innegabili evidenze ideologiche e di pregiudizio che stanno alla base dell'atteggiamento di chi rema contro la civiltà, non ho mai trovato niente di valido, di razionale, di epistemologicamente sostanzioso nel suddetto atteggiamento. Non sono mai riuscito a capire, cioè, perché un bambino che nasce qui, cresce qui, va a scuola qui, è integrato con l'ambiente sociale e culturale in cui vive non può essere per lo stato cittadino italiano. Ma probabilmente è un limite mio.

Anziani

Nella palazzina accanto a casa mia vivono tre persone molto anziane: Armando e Giovanni hanno più di 90 anni, la signora Elsa 89. Armando e Giovanni mostrano tutti i segni dell'età che hanno: camminata lenta, un po' strascicata, qualche difficoltà nei movimenti. La signora Elsa mostra invece, ancora, una certa scioltezza. La sera si ritrovano tutti e tre nel cortile della palazzina, seduti su delle sedie, a chiacchierare, e io li vedo quando passo a piedi per andare a gettare l'immondizia. Con loro c'è Svetlana, la badante russa di Giovanni. 

Ogni volta che li vedo mi viene sempre da pensare a quanto, in fondo, è breve la vita, e mi vengono in mente questi versi di De Gregori: "Vent'anni sembrano pochi, poi ti volti a guardarli e non li trovi più." Poi, tra me e me, mi domando: Chissà se pensano mai, magari senza dirselo, a chi di loro tre se ne andrà per primo?

domenica 26 giugno 2022

Obiezione di coscienza

Tra tutto ciò che ho letto e ascoltato relativamente all'obiezione di coscienza in campo medico, le parole più belle e condivisibili le ho trovate in questi cinque minuti di Umberto Galimberti.

Siccità e preghiere

Ogni anno, in occasione dell'arrivo della siccità, giornali e telegiornali si premurano di informarci che, mediamente, metà dell'acqua che circola negli italici acquedotti va perduta a causa della loro fatiscenza. Ce lo dicono ogni anno, è un problema che si trascina da decenni a cui nessuno vuole porre rimedio. Sul perché nessuno si prenda la briga di porre rimedio a questa situazione mi sono fatto una mia idea: perché le tubature scorrono sotto terra, quindi un riammodernamento e un ripristino della efficienza della rete degli acquedotti non li vedrebbe nessuno. Siccome è noto che gli amministratori pubblici preferiscono fare opere visibili (fontane, piazze, strade ecc.) piuttosto che invisibili (quelle invisibili non portano consenso appunto perché invisibili), ecco che delle tubature sotterranee non frega nulla a nessuno. Ma è solo un'idea mia, prendetela per quello che vale.

Non si sistema la rete degli acquedotti però, per sconfiggere la siccità, si prega. Come in molte zone d'Italia, anche qua nel riminese il vescovo Lambiasi ha infatti esortato preti e fedeli a pregare durante le messe per la pioggia. La cosa presenta una sua intrinseca ilarità, se ci si pensa. Tentare di blandire qualunque dio con riti vari per ottenere da lui qualcosa è una pratica che affonda le sue radici nei millenni e che, me lo si concederà, mi pare abbia ben poco a che vedere con la spiritualità e la fede e molto con la superstizione, ammesso che tra queste cose ci sia differenza. È comunque un atteggiamento perfettamente umano che appunto gli appartenenti alla nostra specie praticano da quando si sono affacciati sul pianeta. Quindi, perché no? Certo, dal punto di vista dei ragionamenti e della logica fa più acqua dei nostri malconci acquedotti, ma l'essere umano non è solo logica e razionalità, è anche immaginazione, astrazione, speranza e tanto altro. Quindi, da questo punto di vista, nulla da eccepire se si vuole fare.

Sempre nell'attesa, naturalmente, che prima o poi una sorta di illuminazione (va bene anche ultraterrena, direi; visto lo stato delle cose non è il caso di guardare tanto per il sottile) colpisca i nostri amministratori e li conduca a intraprendere azioni più concrete.

sabato 25 giugno 2022

L'ha voluto Dio

È stata la prima dichiarazione di Trump dopo la sentenza con cui la Corte suprema USA ha eliminato il diritto all'aborto a livello federale, ribaltando la storica decisione del 1973 che garantiva l'accesso volontario all'interruzione di gravidanza su tutto il territorio degli Stati Uniti. Quindi, da oggi, gli americani sono liberi di farsi ammazzare dal primo fuori di testa che vada in giro tranquillamente armato di una pistola o di un mitragliatore ma non possono scegliere di ricorrere all'interruzione di gravidanza. Questo perché la difesa della vita va messa prima di tutto, naturalmente.

La frase di Trump va inquadrata come una sorta di sublimazione del suo smisurato e ridicolo narcisisimo, dal momento che gioca sul doppio senso di Dio inteso come divinità e come colui, Trump appunto, che prima di terminare il suo infausto mandato da presidente ha nominato i giudici conservatori della Corte suprema che hanno emesso la sentenza. Non c'è niente da fare: ovunque, nel mondo, avanzi la destra si ha automaticamente una compressione dei diritti, pure di quelli acquisiti. Nello specifico, quello della donna di scegliere da sé e per sé come gestire la propria gravidanza. No, non lo può più fare, decide qualcun altro per lei.

Trump esulta, naturalmente, anche perché la sua visione del mondo femminile è nota a tutti. Fu lui, infatti, a dire pubblicamente in un comizio che "la donna va presa per la figa". Mi scuso per la crudezza, ma è giusto che si sappia bene chi è l'uomo che per quattro anni ha guidato la nazione più potente del mondo e l'uomo che esulta per la sentenza contro l'aborto.

Per quanto riguarda l'aborto, è ormai provato da ogni studio effettuato che la sua criminalizzazione non ha alcun impatto sulla riduzione delle interruzioni di gravidanza ma serve solo ad aumentare, per motivi facilmente intuibili, la mortalità e l'ospedalizzazione delle donne. Ma, è noto, viviamo ormai in una civiltà dove la realtà e i dati non contano più, valgono solo l'ideologia e le persuasioni personali.

venerdì 24 giugno 2022

Collasso


Ci sono libri che cambiano la vita. Oddio, forse cambiano la vita è esagerato, diciamo che consentono di cambiare radicalmente modi di pensare e convinzioni ormai assodati. La gravissima crisi idrica che ci sta flagellando in questo periodo, giusto per fare un esempio, non può venire interpretata allo stesso modo in cui si interpreta normalmente, dopo aver letto questo libro.

Di Jared Diamond, forse uno dei più competenti e autorevoli scienziati in materie ambientali ancora viventi, avevo letto qualche tempo fa Armi, acciaio e malattie (ne avevo parlato qui), che nel 1998 vinse il premio Pulitzer per la saggistica. In questo libro Diamond analizza i motivi che hanno portato, in passato, intere civiltà a collassare, collasso avvenuto sempre, o quasi sempre, in maniera velocissima subito dopo il massimo splendore.

Sono analizzate società e civiltà del passato come i Maya, i Vichinghi, l'isola di Pasqua, e anche paesi del terzo mondo di oggi (Ruanda, Haiti, Repubblica Dominicana). Di tutti questi casi viene fatta la storia e vengono analizzati i motivi che ne hanno determinato il tracollo, alcuni dei quali ricorrono abbastanza costantemente: sfruttamento scriteriato delle risorse disponibili (acqua, legname, terra, allevamento), deforestazione, variazioni climatiche, sovrappopolazione. Tutto ciò legato ad alcune peculiarità tipicamente umane: corruzione, follia, avidità, assenza di lungimiranza.

Una delle parti più interessanti del saggio è quella in cui Diamond, non senza difficoltà, cerca di rispondere alla domanda delle domande. Scrive Diamond: "La mia prima lezione [tenuta all'Università della California - UCLA - a Los Angeles], dopo un incontro introduttivo, riguardava la storia dell'isola di Pasqua. Nella discussione che è seguita alla mia presentazione, la domanda apparentemente semplice che tormentava i miei studenti era in realtà una questione complessa a cui fino a quel momento non avevo dato troppo peso: come era possibile che un popolo prendesse una decisione così apparentemente folle come quella di abbattere tutti gli alberi da cui dipendeva la sua sopravvivenza? Uno studente si è chiesto cosa stesse pensando colui che materialmente stava tagliando l'ultimo albero dell'isola."

Ovviamente la risposta a questa domanda è complessa, e Diamond cerca di strutturarla in alcuni punti, partendo dal presupposto che a tutti, nella vita, anche a livello individuale, succede di prendere decisioni sbagliate: ci si sposa con la persona sbagliata, si fanno investimenti disastrosi, si sceglie una professione non adatta a noi e così via. Ma qui siamo nel campo delle scelte individuali, quindi le conseguenze ricadono sul singolo, non sulla collettività. Comunque sia, i punti proposti da Diamond sono i seguenti: il gruppo non riesce a prevedere il sopraggiungere del problema; non si accorge che il problema esiste; se ne accorge ma non prova a risolverlo; cerca di risolverlo ma non ci riesce. Nel libro l'autore allarga ognuno di questi punti, cosa che non posso ovviamente fare io qui, e cerca in questo modo di rispondere alla domanda di cui sopra.
 
Ma la parte del saggio che più fa venire il magone è quella relativa all'analisi della società di oggi. Un'analisi che non lascia scampo perché corroborata da montagne di dati che Diamond riporta citando fonti e studi. E da questi dati si evince chiaramente che noi, oggi, ci stiamo comportando quasi esattamente come le società del passato che sono collassate. Ma in più abbiamo un'aggravante. Quando è collassata la società che viveva sulla piccola isola di Pasqua si era nel XV secolo, e quella società, isolata in mezzo al Pacifico a migliaia di chilometri dalla coste dell'attuale Cile, se n'è andata senza che nessuno se ne accorgesse; stesso discorso per i Maya o per i Vichinghi. Oggi, nell'era della globalizzazione (anche delle informazioni), si sa in tempo reale cosa succede in ogni remoto angolo del mondo, si conosce la storia delle civiltà passate, si hanno i dati relativi all'andamento climatico, all'economia, alla variazione della popolazione mondiale. Sappiamo tutto e abbiamo tutti gli strumenti per sapere a cosa andiamo incontro se non cominciamo a prendere provvedimenti seri.

Eppure, in ossequio alla leggendaria stupidità (ma anche altro) di cui siamo impregnati noi Sapiens (mi sono sempre chiesto con quale coraggio ci è stata affibbiata questa denominazione), stiamo facendo poco o nulla per evitare di fare la fine dell'isola di Pasqua e tutti gli altri. Ce ne freghiamo del climate change, noi Occidentali continuiamo a tenere un tenore di vita che non sarebbe più sostenibile neppure se il Terzo mondo con le sue pretese di uguagliarlo non esistesse: continuiamo a deforestare il pianeta, a modificare clima ed ecosistemi inquinando, continuiamo a sfruttare indiscriminatamente le risorse della terra, dei fiumi e dei mari. Siamo esattamente come gli abitanti dell'isola di Pasqua che tagliavano gli ultimi alberi della loro foresta. Potremmo quindi rivolgere a noi la famosa domanda che si ponevano gli studenti di Diamond: cosa pensava colui che materialmente stava tagliando l'ultimo albero dell'isola?

martedì 21 giugno 2022

Come Trento e Trieste sotto l'Austria

Mi è piaciuto molto questo parallelo con Trento e Trieste all'inizio della Prima guerra mondiale. Credo sia molto efficace nel far capire (attenzione: capire, non giustificare) i motivi dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia. D'altra parte sono sempre l'efficacia e la chiarezza a cui Alessandro Barbero ci ha abituati.


lunedì 20 giugno 2022

Il vescovo di Verona e il gender

Nulla da eccepire sulla lettera inviata dal vescovo di Verona ai preti della diocesi con la preghiera di esortare i devoti fedeli a votare in un certo modo per l'elezione del sindaco. In fondo si tratta di indicazioni rivolte da un pastore alle sue pecorelle, i seguaci della religione cattolica, e si sa che la religione cattolica sui temi etici la vede in un certo modo. Poi, sulla "famiglia voluta da dio" (un concetto totalmente privo di senso per chi non crede, ma anche per molti che credono), sull'eutanasia, sull'aborto, libero di ricordare alle devote pecorelle le indicazioni della chiesa, ma la teoria del gender, intesa come complotto predefinito con lo scopo di distruggere la famiglia "naturale", è una bufala, e continuare a tirarla in ballo regala ad essa una dignità che non ha.

Sarebbe come esortare i fedeli a non votare per chi si fa portatore dei valori del terrapiattismo. È un concetto semplice, e stupisce che un vescovo non si accorga del granchio che prende ogni volta che la tira in ballo. Significa essere ai livelli di una Meloni, di un Salvini, di un Adinolfi, di un Gasparri qualsiasi. Peccato.

domenica 19 giugno 2022

Assange (forse) estradato

Alla fine l'Inghilterra ha concesso l'estradizione di Julian Assange, il quale ora, salvo accoglimenti di ricorsi dell'ultimo momento, verrà trasferito negli USA dove marcirà in galera (per usare un linguaggio caro a Salvini) finché vivrà. Là rischia infatti una pena di 175 anni di carcere per aver divulgato tramite l'organizzazione WikiLeaks documenti top secret sulle nefandezze americane compiute nelle guerre in Iraq e Afghanistan. In pratica, Assange verrà incarcerato con l'unica colpa di aver fatto il giornalista, per aver cioè fatto conoscere al mondo notizie vere e che era giusto che la gente conoscesse. A meno che si voglia porre oggetto di discussione il fatto se sia giusto o no che i cittadini di una nazione sappiano ciò che combina il governo della nazione a cui appartengono.

Sono amareggiato. Il democratico e moralista Occidente aveva la possibilità di dimostrarsi diverso dalla Russia di Putin, dove i giornalisti scomodi sono trattati come sappiamo, e invece, alla fine, è fatto della stessa pasta. 

I tanti poveretti che "ah, ma lui ha violato la legge" e balle simili, sappiano che negli USA non esiste alcuna legge che proibisce la pubblicazione di documenti segreti, non può esistere a causa del Primo Emendamento della costituzione americana. Oltrettutto, Assange è cittadino australiano e, al limite, non sarebbe neppure tenuto a rispettare leggi americane che non esistono. Restando alla questione segretezza, poi, sempre i poveretti di cui sopra devono sapere che ogni anno i media americani vincono un Pulitzer per aver pubblicato scoop nel settore "National Security Journalism", scoop che prevedono la pubblicazione di documenti di interesse pubblico classificati top secret. Che è esattamente ciò che ha fatto Assange.

Non c'è molto da aggiungere. Gli USA che faranno marcire Assange in carcere sono gli stessi che si prodigarono in ogni modo per offrire protezione internazionale ad Augusto Pinochet, uno dei più sanguinari dittatori del Novecento. Ma va bene così, in fondo, come scrivono quegli schifosi (non mi viene altro aggettivo) del Foglio, gli USA sono la patria del giusto processo, no? Quindi Assange di cosa ha paura? 

Sarebbe interessante che ci fosse fornito qualche esempio di giusto processo americano. Sacco & Vanzetti? Silvia Baraldini? Rodney King? Oppure quali altri? Così, per curiosità. E con quale faccia il fogliaccio di Cerasa blatera di giusto processo quando è dal 2010 che gli USA vogliono mettere le mani su Assange e ci sono prove documentate che la CIA ha tentato più volte di farlo fuori (ovviamente alla sua maniera)?

sabato 18 giugno 2022

Io non disprezzo Brunetta

Al contrario di Brunetta, che disprezza chi lavora, io non disprezzo Brunetta, perché se lo disprezzassi per ciò che pensa e ciò che è mi posizionerei al suo livello. Il sentimento principale che provo nei suoi confronti è un misto di compassione e pena, perché capisco che se si nasce e si cresce in un certo contesto sociale, politico e culturale, poi è naturale che si ragioni in questo modo.

Io sono un lavoratore dipendente da 32 anni, esattamente come il signore deriso da Brunetta ("torna a fare il tappezziere, dipendente") nel suo comizio con quattro gatti ad ascoltarlo. Lasciando da parte tutta la componente arrogante e fascista della sua uscita ("tu non parli, il microfono ce l'ho io e comando io"), c'è da rimarcare come questo atteggiamento sia figlio di una cultura largamente dominante improntata al disprezzo verso chi fa lavori ritenuti umili.

Questo disprezzo, platealmente ostentato da Brunetta, che annulla il concetto elementare che vede ogni lavoro e ogni lavoratore (indipendentemente dal fatto di essere imprenditore o dipendente o altro) avere pari dignità e valore, è largamente dominante nella società anche perché retaggio del berlusconismo, la deleteria subcultura sociale che per almeno cinque lustri ha propagandato e idealizzato il successo nel lavoro e nella vita, lasciando intendere che chi non riesce a raggiungerli è come se avesse una sorta di vita a metà. D'altra parte non è un mistero che milioni di persone l'abbiano votato perché affascinate dall'idea che votando un imprenditore di successo ci sarebbero state buone probabilità di uguagliarlo.

Brunetta è una delle espressioni più palesi di questa sorta di inconscio collettivo: se ti emancipi e hai successo, allora vali; se rimani per tutta la vita un semplice dipendente, puoi fare il tuo lavoro con tutto l'impegno e la passione del mondo, ma resterai sempre un dipendente, con in più l'aggravante di esserti guadagnato il disprezzo di Brunetta.

mercoledì 15 giugno 2022

Madri che odiano i figli

So che sembra difficilmente concepibile, ma genitori che uccidono i propri figli ci sono sempre stati e ci saranno sempre. Succede in natura in tutte le specie animali, compresa la nostra. Ciò che noi non riusciamo assolutamente a comprendere e ad accettare è il fatto che i genitori amano i propri figli ma spesso li odiano anche. C'è un bellissimo libro scritto da Umberto Galimberti che si chiama I miti del nostro tempo, dove vengono destrutturate tutte le narrazioni e i miti che la nostra società si è costruita, e tra questi c'è quello dell'amore materno, che noi diamo per scontato e assolutamente naturale. 

Non è sempre così; le mamme amano i propri figli ma a volte li odiano anche, e quando questo odio esplode genera casi come quello terribile di cui si parla in queste ore. La spiegazione del perché le mamme a volte detestino i propri figli, o almeno una delle spiegazioni (quella evidenziata nel libro), sta nel conflitto che viene a crearsi tra la specie e l'io. In tutti noi convivono due soggettività: quella della specie e quella dell'io. Quando una donna diventa madre deve assistere a tutta una serie di "inconvenienti" quali: deformazione del proprio corpo, trauma della nascita, perdita del sonno, perdita del proprio tempo, spesso perdita del lavoro e quindi, di riflesso, della socialità e tanto altro, perché tutte le sue energie e il suo tempo sono dedicate alla cura del bambino. 

Dal punto di vista dell'io (io sono, io faccio, io programmo, io sogno, io organizzo, io ho la mia vita ecc.) è una perdita secca, mentre dal punto di vista della specie la nascita di una bambino è una vittoria secca. Ma le due soggettività (specie e io) sono per loro natura in conflitto, ed è questo conflitto che a volte genera l'odio nei confronti della prole. Poi, certo, non è che tutte le madri che odiano i propri figli arrivano a questi drammatici eccessi, ci mancherebbe, ma è solo per dire che, purtroppo, questo odio può esistere e ha una sua spiegazione. Che non significa giustificare questi fatti, sia chiaro.

Una esaustiva spiegazione di questi concetti la si può ascoltare dal min. 1:00:06 circa di questa conferenza.

martedì 14 giugno 2022

Democrazia?

Mentre leggevo della dolorosa vicenda di Fabio Ridolfi pensavo a un paradosso. Il paradosso insito nel fatto che noi ci fregiamo e vantiamo di essere una democrazia, dove per democrazia si intende che la gestione della cosa pubblica avviene secondo il volere dei cittadini (almeno formalmente), e poi non siamo liberi nemmeno di decidere della nostra vita.

lunedì 13 giugno 2022

Come vorrei morire

Penso spesso a come vorrei morire. Mio padre è morto recentemente dopo una lunga malattia ai polmoni. Non era più autonomo, e il suo ultimo anno di vita è stato molto penoso. Non voglio morire in quel modo. Avrò forse del sangue freddo, ma ecco come vorrei morire se potessi scegliere. In questa mia fantasia Pat morirebbe prima di me, perché quando ci siamo sposati ho promesso di amarla, rispettarla e prendermi cura di lei, e se morisse per prima sarei certo di aver adempiuto a quella promessa. Inoltre, non ho un'assicurazione che potrebbe aiutarla, dunque sarebbe dura per lei se mi sopravvivesse. Dopo la morte di Pat (così continua la mia fantasia), cederei la casa a mio figlio Cody e poi me ne andrei a pescare trote ogni giorno, finché fossi nelle condizioni fisiche per farlo. Quando non fossi più in grado di andare a pescare, mi procurerei una forte dose di morfina e mi inoltrerei nel bosco. Sceglierei un posto isolato e lontano dove nessuno potrebbe trovare il mio corpo e da cui potrei godere di una vista stupenda. Mi distenderei a terra con quella vista di fronte e prenderei la morfina. Sarebbe questa la maniera migliore di morire, nel modo che ho scelto, e l'ultima cosa che i miei occhi vedrebbero sarebbe il Montana così come voglio ricordarlo.

(da Collasso. Come le società scelgono di morire o vivere, Jared Diamond, Einaudi)

Votare in solitudine

Alla fine, come avevo già accennato, ieri pomeriggio sono andato a votare i quesiti referendari. Non l'ho fatto per motivi ideologici o politici, non me ne frega nulla, semplicemente per dire la mia nel merito delle questioni. Per la cronaca, ho votato No al quesito sul decreto Severino, No a quello sulla modifica della custodia cautelare, No a quello sulla separazione delle funzioni. Sui due rimanenti mi sono astenuto perché per me sono incomprensibili e non avrei saputo dove mettere la croce: in genere non mi esprimo su cose che non capisco.

L'impressione che ho avuto è stata quella di combattere una battaglia già persa, in quanto era chiarissimo che il quorum non si sarebbe raggiunto, ma io ho sempre avuto un debole per le cause perse.
Il seggio era praticamente deserto e gli scrutatori delle tre sezioni erano tutti raggruppati in una sala a chiacchierare coi due finanzieri di guardia. Quando mi hanno visto arrivare mi hanno guardato come se fossi uno capitato per caso nel posto sbagliato, facendomi un po' sorridere.

Ho votato nella mia solitudine e sono tornato a casa. Alla fine, come ampiamente prevedibile, il famoso/famigerato quorum non è stato raggiunto. Mi pare non ci sia altro da aggiungere.

domenica 12 giugno 2022

Central Park


Ogni tanto mi imbatto in romanzi da cui non mi stacco neppure per andare in bagno. Tipo questo, ad esempio, iniziato ieri e terminato stamattina. È un noir caratterizzato da una notevole componente psicologica e strutturato su diversi piani temporali con frequenti ricorsi a flashback.

Narra le vicende, in verità spesso caratterizzate da qualche eccesso di inverosimiglianza, di due persone, un uomo e una donna, che una mattina si svegliano ammanettate l'una all'altra su una panchina di Central Park. Lei è una poliziotta di Parigi, lui un pianista jazz americano. I due sono perfetti sconosciuti totalmente ignari del perché si trovino ammanettati su quelle panchina. Da qui comincia il viaggio per riuscire a venire a capo di questa assurda situazione, un viaggio caratterizzato da colpi di scena, sprazzi di ricordi che affiorano e poi scompaiono, indagini su un omicidio, incursioni nella devastante malattia degenerativa chiamata Alzheimer.

È il primo romanzo di Guillaume Musso che leggo, ma a questo punto recupererò sicuramente anche tutti gli altri.

sabato 11 giugno 2022

Negazionisti climatici in televisione

Credo che Luca Mercalli abbia fatto benissimo ad alzarsi e ad andarsene. Anzi, io, al suo posto, forte di curriculum simile, non mi sarei neppure presentato per dibattere con Francesco Borgonovo e una imbarazzante Bianca Berlinguer coi suoi "si dice" (ma si dice cosa? Non sei una giornalista?). Più in generale, episodi come questo dimostrano ancora una volta il livello infimo raggiunto dal giornalismo televisivo in Rai e più in generale nella televisione italiana. 

Per come la vedo io, le trasmissioni che danno spazio ai negazionisti del climate change andrebbero abbandonate a sé stesse, gli scienziati non dovrebbero parteciparvi e lasciare che i cretini se le cantino e se le suonino da sé.

(Piccolo consiglio non richiesto: Luca Mercalli ha scritto per i tipi di Einaudi un libro bellissimo intitolato Non c'è più tempo. Come reagire agli allarmi ambientali. Se volete imparare qualcosa su questi argomenti e sapere come stanno le cose, spegnete la televisione, o almeno certe trasmissioni, e al loro posto leggete quello.)

Tre quesiti referendari che probabilmente contrassegnerò con il No

Uno è quello che chiede l'abrogazione della legge Severino, l'altro la separazione delle carriere tra magistratura inquirente e giudicante, il terzo la modifica della custodia cautelare. Sugli altri due credo che mi asterrò perché, pur avendo cercato di capirci qualcosa, non ci sono riuscito, e generalmente non do giudizi su cose che non capisco.

Al quesito che chiede l'abrogazione della legge Severino voterò No per una questione di principio. Da quello che ho capito, il quesito viene presentato come risultato dell'esigenza di evitare che sindaci o amministratori locali non condannati in via definitiva, quindi potenzialmente innocenti, non possano ricoprire cariche pubbliche. Presunzione di innocenza che naturalmente è giusto venga preservata e riconosciuta. Il problema è che il quesito non si propone di risolvere questi aspetti effettivamente problematici del decreto, ma lo abroga in toto, permettendo a condannati in via definitiva di poter tornare a ricoprire pubblici uffici. Poi, certo, quasi sempre le sentenze di condanna definitive sono accompagnate dall'interdizione dai pubblici uffici, e quindi da questo punto di vista il decreto Severino non ha in fondo mai avuto una grande utilità, ma fissa un principio con cui concordo.

Per quanto riguarda la separazione delle funzioni, voterò No per il semplice fatto che già oggi la grande maggioranza dei magistrati esercita una sola funzione, seguita da una piccola parte che cambia funzione una sola volta in tutta la carriera e una piccolissima parte che cambia più di una volta (dati numerici e percentuali sono qui). Alla luce di tutto ciò, a me sembra che il divieto di cambiare funzione all'interno di una magistratura dove gran parte dei magistrati già non la cambia, non abbia alcun impatto relativamente a un maggiore grado di imparzialità dei giudici. Accanto a questi dati oggettivi, ce n'è anche uno ideologico, se così si può dire, che risiede nel fatto che, storicamente, la separazione delle funzioni tra magistratura inquirente e giudicante è stata una delle grandi battaglie (sempre persa) portate avanti dal peggiore berlusconismo. Se io fossi uno abituato a ragionare di pancia, basterebbe già solo questo a farmi votare No.

La modifica della custodia cautelare, invece, è quello su cui sono più combattuto. Alla fine credo voterò No per i pericoli, in caso prevalessero i Sì, segnalati da Giulia Siviero in questo articolo, relativamente alla maggiore difficoltà di preservare l'incolumità di persone vittime di stalking e violenze fisiche e psicologiche in ambito familiare. Ma, ripeto, su questo sono combattuto.

Una curiosità di questo referendum è che non si sa di preciso quante firme sono state raccolte per promuoverlo. Su Wikipedia si parla genericamente di 700.000, quindi 200.000 in più di quelle necessarie, ma il fatto che la richiesta di referendum sia stata depositata in Cassazione con il sostegno di nove consigli regionali guidati da coalizioni di centrodestra autorizza a mettere in conto qualche dubbio.

Comunque sia, il referendum ci sarà, anche se sono molto minimali le probabilità che raggiungerà il quorum. Tra le altre cose, è interessante notare come uno dei grandi promotori, l'immarcescibile Salvini, uno che ha sempre fatto del "deve marcire in galera" il suo slogan preferito (quando si tratta di crimini commessi da stranieri, ovviamente), promuova quesiti referendari che contraddicono palesemente i programmi elettorali del partito di cui è capo. Ma altrimenti non sarebbe Salvini.

venerdì 10 giugno 2022

Il capofamiglia

Le missive indirizzate al capofamiglia, fatte recapitare dalla Lega nelle cassette della posta dei residenti a Verona in vista del voto di domenica prossima, sono un eloquente esempio di cosa è la Lega: un insieme ben amalgamato di ignoranza e di retaggi culturali e sociali che affondano le radici in un ormai anacronistico patriarcato.

La figura del capofamiglia, tanto cara alla Lega, non esiste infatti più da quando, nel 1975, è stato riformato il Diritto di famiglia con la legge n. 151, che ha riequilibrato i diritti tra uomo e donna all'interno del nucleo familiare e ha spazzato via la figura appunto del capofamiglia, eredità dall'antico paterfamilias del diritto romano.

Una ignoranza, quella tipica leghista, non solo relativa agli articoli del codice civile attuale che regolano e definiscono il concetto di famiglia, ma anche relativa alla composizione dei nuclei familiari odierni. Secondo l'Istat, infatti (dati 2020), oggi il 33,3 per cento delle famiglie censite nel nostro paese è composto da una persona sola, la quale persona, da oggi, può fregiarsi del titolo di capofamiglia.

sabato 4 giugno 2022

L'antifascismo non serve più a niente

Questo, che ho appena terminato, è uno di quei libri che servono. Che oggi servono tantissimo. Perché mai come in questo particolare periodo storico c'è una tendenza collettiva ad avallare una sorta di revisionismo storico dove tutto si confonde, dove tutto diventa liquido, ondivago; dove, strumentalmente e nemmeno tanto surrettiziamente, si tende a smussare la bestialità del regime fascista che fu, a edulcorarne la sostanza e, nel contempo, a trasformare la Resistenza in una eredità scomoda da relegare in soffitta. Perché sì, la Resistenza ha avuto qualche merito, ma in fondo anche loro, i partigiani, o almeno molti di essi, erano dei poco di buono e narrazioni di questo genere.

Chi ha vissuto consapevolmente questi ultimi 25 anni della nostra storia, è difficile che non si sia accorto di questa deriva. Dalla riabilitazione dei "ragazzi di Salò" da parte di Violante al Sangue dei vinti di Pansa; dal confino degli oppositori del fascismo, trasformato nella "villeggiatura" di berlusconiana memoria, alle continue citazioni testuali di Mussolini da parte di molti esponenti della destra italiana di oggi. Senza dimenticare, naturalmente, il sempreverde "Mussolini ha fatto anche cose buone", a cui, mirabilmente, ebbe la compiacenza di rispondere Roberto Benigni da par suo: "Sarebbe come se io invitassi un elettricista a casa: 'Scusi, mi rifà l'impianto?' Quello mi rifà l'impianto, fatto bene. Nel frattempo mi tromba la moglie, mi sventra la figlia, mi violenta la cognata, mi stupra il nonno. Però ha fatto delle cose buone: guarda che impianto."

Viviamo in un'epoca, questa, in cui, paradossalmente, la memoria pubblica del fascismo gode di ottima salute, mentre la memoria dell'antifascismo e della Resistenza non è mai stata così alle corde. Ecco, questo libro tenta di rimettere, per quanto possibile, le cose al loro posto. Spiega, alla luce della storia, com'è nato e cosa è stato il regime fascista e, allo stesso tempo, mette in guardia dalle pericolose sottovalutazioni di oggi relativamente alle tante pulsioni filo-fasciste mai definitivamente eradicate.

È un libro sulla storia dell'antifascismo, sugli uomini e le donne che hanno combattuto il fascismo senza compromessi e sull'onda di un afflato etico, prima ancora che politico, oggi per gran parte andato perduto, e che bisogna fare di tutto per recuperare.

19 milioni di evasori

Naturalmente nessuno pensa che i 19 milioni di evasori fiscali conteggiati dall'Agenzia delle entrate, in cui sono compresi singoli contribuenti, società, ditte, partite Iva ecc. siano composti interamente da furbi. Certo, ci sono anche quelli, e probabilmente sono la maggioranza, ma in quell'insieme di soggetti ci sono anche persone in reale difficoltà per i più disparati motivi; rimane comunque il fatto che l'evasione fiscale, da tempo immemorabile, è uno dei problemi più grandi che attanagliano il nostro paese e che contribuisce a ridurlo nello stato in cui di trova.

Il non riscosso dal fisco, a oggi, ammonta a 1100 miliardi di euro e l'entità media annua del mancato gettito è di circa 70-80 miliardi. Giusto per fare un paragone, i furbetti del tanto vituperato reddito di cittadinanza hanno sottratto illecitamente alle casse dello stato 48 milioni in tre anni, una goccia nel mare magnum dell'evasione fiscale, e tuttavia questa goccia viene sistematicamente usata dai detrattori del provvedimento per giustificarne l'abrogazione: il vecchio e mai passato di moda discorso del dito e della Luna.

giovedì 2 giugno 2022

Città in fiamme


Terminato oggi pomeriggio con un po' di sforzo. L'avevo iniziato l'altro ieri perché ne avevo letto buone recensioni in rete, ma le aspettative sono andate sostanzialmente deluse. Narra la storia di due famiglie criminali, una irlandese, l'altra italiana, che si spartiscono il controllo degli affari illeciti in una vasta zona del New England e che, a causa della comparsa di una donna (una specie di "femme fatale"), cominciano a farsi una sorta di guerra senza quartiere tra loro.

A parte alcuni sprazzi interessanti qua e là, niente di eclatante. È il primo romanzo di una trilogia, ma mi fermo qui.

Parlare di sesso a scuola

Salvini se n'è uscito qualche giorno fa con una delle sue innumerevoli stupidaggini, confondendo (volutamente? Molto probabile) pornografia ed educazione sessuale. Non sto a riportare la vicenda, ne hanno già parlato benissimo, tra gli altri, la sempre brava Gwendalyne e Paolo Attivissimo.

Mi limito solo a fare presente, collegandomi al tema in questione, che qua in famiglia l'argomento sesso non è mai stato tabù e con le nostre figlie ne abbiamo sempre parlato liberamente fin da quando ci siamo accorti che l'argomento cominciava a destare la loro curiosità. E l'abbiamo fatto spiegando loro le cose chiaramente e senza ricorrere ad artifici retorici o espedienti metaforici di qualche tipo.

Per il semplice motivo che il sesso, nonostante gli atavici retaggi sociali di una certa cultura cattolica improntata alla sua demonizzazione, fa parte della vita, ed è giusto che venga spiegato esattamente come si spiegano tutti gli altri aspetti che ne fanno parte, nella convinzione che conoscenza è da sempre sinonimo di consapevolezza. 

L'educazione sessuale andrebbe fatta nelle scuole? Si, andrebbe fatta, in maniera seria e nelle modalità adatte e studiate in rapporto alle diverse fasce d'età. Famiglia e scuola sono luoghi preminenti per parlare di queste cose ai ragazzi, non certo YouPorn.