sabato 11 settembre 2010
I doni del Signore
Se c'è una cosa per cui, forse, questo governo passerà alla storia, sarà la politica estera (oltre naturalmente alle leggi ad personam, anche se queste sono spalmate nell'arco di più governi). Dopo le ripetute e un po' ripugnanti genuflessioni a Gheddafi e al dittatore bielorusso Lukashenko, ecco infatti arrivare quella a Putin (per Berlusconi "dono di Dio"), ex membro del Partito Comunista dell'Unione Sovietica prima, e del KGB poi.
Quando Berlusconi va all'estero per presenziare a qualche vertice internazionale, è come se andasse in tournée. E' come quando le rockband preparano un repertorio che è sempre uguale nelle varie date e città del tour. Il repertorio, naturalmente, nel caso del "cantante" Berlusconi é: i giudici comunisti, l'impossibilità di governare a causa della magistratura politicizzata e balle simili. Ci si chiede sempre cosa mai possa fregare, ai rappresentanti delle nazioni presenti a questi vertci, delle beghe italiane; un giorno qualcuno ce lo spiegherà - magari lo spieghrà pure a Berlusconi.
Nello spefico, però, cioè nella visita di queste ore a Mosca al forum sulla democrazia, il premier ha aggiunto una "canzone" al suo repertorio: Fini. "Il mio governo andrà avanti per i tre anni di legislatura che ancora mancano. Ho rassicurato chi mi chiede cosa succede in Italia. Ci sono piccole questioni di professionisti della politica che vogliono avere la loro aziendina. Ma sono cose che non toccano la governabilità". Ecco, Berlusconi ha assicurato al mondo intero che la legislatura andrà avanti fino alla fine (ammesso che sarà vero, buona parte del merito sarà del "Mediashopping" in corso in questi giorni).
Ma è il riferimento a Fini ad essere particolarmente interessante, se non altro dal punto di vista terminologico. "Vuole solo la sua aziendina", ha detto riferendosi al neonato partito che Fini e soci dovrebbero tenere a battesimo a breve. Non ha detto "partitino", ha detto "aziendina", che riassume e conferma perfettamente il concetto di partito-azienda che più di uno, nel corso di questi ultimi anni, hanno fatto notare riferendosi a quello di Berlusconi. Insomma, una (involontaria?) ammissione di ciò che Berlusconi intende per politica: un'azienda, in cui c'è un padrone che comanda e gli altri ubbidiscono.
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