Paolo Berlusconi, editore del Giornale e fratello del più noto Silvio, sta per essere rinviato a giudizio dalla procura di Milano per ricettazione e millantato credito, e anche per concorso in rivelazione e utilizzazione del segreto d'ufficio. Nel 2005, infatti, il Giornale pubblicò la famosa intercettazione tra Fassino e Consorte nell'ambito della vicenda della scalata di Unipol a BNL (la famosa inchiesta sui "furbetti del quartierino").
Questa mattina la notizia ha avuto un certo risalto sulle prime pagine dei giornali, ma senza esagerare - sapete com'è, per la sinistra non è bello rivangare certe storie. Tra quelli che hanno dato meno importanza alla notizia ci sono anche Libero e il Giornale.
Come potete vedere, Libero dedica alla vicenda un articoletto visibile appena sotto metà pagina; il Giornale, invece, non ne parla per niente, neppure nell'edizione online. Il perché è molto semplice da spiegare: la pubblicazione di quella telefonata da parte del Giornale era illegale in quanto ancora coperta dal segreto istruttorio. Voi capite che una testata come Il Giornale (e anche Libero), sempre in prima linea nel denunciare i famosi abusi delle intercettazioni, non ci fa una gran figura a raccontare ai propri lettori di aver utilizzato proprio una intercettazione abusiva e illegale per agevolare - eravamo alla vigilia delle politiche del 2006 - il premier.
E quindi è meglio soprassedere, fare finta di niente, e magari un domani ricominciare a strillare contro gli abusi delle intercettazioni perché qualcuno ha rimesso in pista la famosa legge-bavaglio. Chi vuole approfondire questa interessante storia, molto istruttiva tra l'altro, può dare un'occhiata qui.
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