sabato 16 ottobre 2010
Il quartier generale racconta/42
Prosegue la simpatica moda dei giornali-fotocopia, quelli cioè che danno le notizie all'unisono - che Feltri e Belpietro si telefonino la sera prima? Ovviamente stiamo parlando di Libero e del Giornale. Come forse avrete letto, ieri i due Berlusconi, padre e figlio, hanno ricevuto un invito a comparire da parte della procura di Roma. Tutto ciò in riferimento a uno stralcio del processo in corso a Milano che vede il premier imputato per frode fiscale nell'ambito dell'inchiesta sui diritti televisivi Mediaset.
Ovviamente, come del resto accade ogni volta che i giudici provano a ficcanasare negli affari dell'omino delle tv, partono all'attacco i sodali ("giustizia a orologeria", "vogliono farlo fuori per via giudiziaria" e simili), e i giornali di casa vanno al seguito. La cosa non deve stupire: in fondo Libero e il Giornali sono lì apposta. Altrimenti che ci starebbero a fare? L'unica cosa in cui sperare, è che questa storia finisca prima o poi una volta per tutte: governo tecnico, governo di transizione, governo di solidarietà nazionale, magari nuove elezioni. Insomma, qualsiasi cosa andrebbe bene purché questo "signore" si cavi dalle scatole con tutto il suo gregge.
Se non altro per consentire alla politica di non essere più ostaggio delle sue vicende giudiziarie, e magari ricominciare un po' a occuparsi di quello che accade fuori dai palazzi.
Ma il Giornale, in prima pagina, mette stamattina un altro titoletto abbastanza interessante. Questo qui:
Come forse avrete letto, ieri Bankitalia ha diffuso i dati sulla disoccupazione in Italia (i disoccupati sono arrivati all'11%), e, come spesso accade in questi casi, è nata una discussione piuttosto accesa tra il governo e i vertici di via Nazionale. "Sono dati esoterici", ha tuonato Sacconi. "Sono dati ansiogeni", gli ha fatto eco Tremonti (se ne hanno di migliori perché non li danno loro?).
Naturalmente, anche qui, il fido Giornale non poteva restarsene con le mani in mano. Qualcosa doveva fare. Ed ecco infatti comparire in prima pagina l'articolo di cui vedete il titolo qui sopra. Per farla breve, una grossa società di distribuzione avrebbe messo a disposizione, nel bergamasco, 130 posti di lavoro: quelli che hanno risposto sarebbero invece solo 59. Da qui le conclusioni del Giornale: "La disoccupazione che non c'è".
Naturalmente lo sanno tutti che assieme alla stragrande maggioranza di persone che effettivamente ha grossi problemi a trovare lavoro, ce n'è un'altra parte a cui del lavoro non frega niente; perché non ha bisogno, perché non gli interessa, o molto più semplicemente perché non ha voglia di fare niente. Ecco, il Giornale è andato a tirare fuori una di queste storie per tentare di dare una mano a "controbilanciare" i dati di Bankitalia. O almeno per dare questa impressione. E state pur tranquilli: i lettori del Giornale abboccheranno.
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