domenica 24 ottobre 2010

Di lodo in lodo (breve storia)

Tutti a parlare di lodi (Alfano, Schifani, Maccanico). Ma cos'è di preciso questo lodo? Breve riepilogo a beneficio di chi non conosce la storia dei lodi. Allora, il primo nasce nel 2003 a firma del senatore della Margherita Antonio Maccanico, il quale cerca un escamotage per evitare che Berlusconi si becchi una condanna penale durante il semestre di presidenza europeo - sapete com'è, almeno le apparenze vanno salvate.

Questa legge, poi modificata ulteriormente da Schifani, prevedeva la sospensione dei processi per 5 cariche dello dello stato: presidente della Repubblica, presidente del Consiglio (l'unico a cui serviva davvero perché alle prese col processo SME), presidenti di Camera e Senato e presidente della Corte Costituzionale. Sarà bocciato proprio dalla Corte Costituzionale, nella parte in cui sospende i processi alle cariche dello stato, il 20 gennaio 2004. Gli articoli della Costituzione violati sono il 3 e il 24 (fonte).

I berluscones tornano quindi alla carica. Stavolta a prendere in mano il tutto è Angelino Alfano. Il lodo che porta il suo nome entra in vigore nel giugno del 2008 e prevede la sospensione dei processi non più per le 5 cariche dello stato annoverate nel precedente lodo Schifani, ma "solo" per presidente della Repubblica, del Consiglio, della Camera e del Senato - ovviamente, come nel precedente, il beneficiario unico è sempre il medesimo. Anche questo viene bocciato dalla Corte Costituzionale il 7 ottobre 2009 per violazione degli articoli 3 e 138 della Carta.

Arriviamo così - i berluscones non si arrendono mai - all'ultima versione dei lodi: il lodo Alfano Costituzionale, che stavolta prevede lo scudo, tramite modifica della Costituzione, per i soli presidenti della Repubblica e del Consiglio (indovinate, ancora, a chi serve?). Il resto è storia di questi giorni. Napolitano ha detto chiaro e tondo che lui non vuole avere niente a che fare con questa porcheria (ufficialmente ne lamenta l'incostituzionalità e teme che l'indipendenza del Quirinale venga ridimensionata).

A questo punto esce fuori il il premier, il quale, davanti a tutto il putiferio scatenato dall'uscita di Napolitano dice: "A questo punto io chiederò che quella legge costituzionale venga ritirata". Ma questo è niente, perché l'affermazione più bella, quella da incorniciare come massima presa per i fondelli di questi ultimi anni è: "Questa legge non è stata una mia iniziativa, ma una proposta del mio partito". E ancora (tenetevi forte): "Non voglio che si dica che faccio leggi ad personam".

Ecco, adesso potete ridere (o piangere, fate voi).

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