giovedì 6 novembre 2014
Questo sangue che impasta la terra
I lunghi pomeriggi piovosi, specie quelli autunnali, servono anche a finire libri che si erano iniziati in precedenza e non si era trovato il tempo di finire. Così oggi pomeriggio sono scivolate via le 150 pagine che mi mancavano per terminare Questo sangue che impasta la terra, il romanzo giallo scritto qualche anno fa a quattro mani da Francesco Guccini e Loriano Macchiavelli.
Bel giallo, avvincente, ricco di colpi di scena e mai noioso (sono riuscito a capire chi fosse l'assassino solo alla fine). Anche l'ambientazione e il contesto storico-politico in cui si svolgono le vicende narrate (l'Italia e la Bologna del 1970, con il primo serpeggiare della strategia della tensione e delle rivolte studentesche) arricchiscono il tutto. Non poteva mancare, ovviamente, la narrazione minuziosa di molti aspetti della vita di montagna - l'amore del cantautore per il "suo" appennino, in particolare quello che abbraccia il bolognese e il modenese è universalmente noto.
Sembra quasi di vederla la Ca' Rossa e l'impervia stradina che s'inerpica per arrivarci, i boschi che la circondano e infine lui, il mitico (ex) maresciallo Santovito, seduto sui gradini davanti alla porta a fumare il suo sigaro mentre contempla il tramonto sull'Appennino.
Bravo Guccini. Come cantautore lo apprezzavo già fin da quando ero giovanissimo, come scrittore lo scopro adesso, ed è una gran bella scoperta.
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