martedì 11 novembre 2014

Agli estremi della scala sociale

Una cosa mi è sicuramente rimasta impressa: il barbone e la signora elegante, l'uno a pochi metri dall'altra. Era sabato mattina, piazza Ganganelli, nel bel mezzo della fiera di San Martino. I clienti del bar se ne stavano tutti seduti ai tavolini all'aperto: chiacchiere, sigarette, bicchieri, viavai di camerieri, risate, gesti, anelli, braccialetti, capi firmati, e poco più in là, appena fuori dal perimetro dei tavolini, il signore nello scatolone, pochi stracci addosso, barba chilometrica e mano tesa.
Ora, intendiamoci, dalla notte dei tempi il mondo è sempre stato diviso in ricchi e poveri, in persone che sono riuscite a garantirsi un posto al sole e altre che sono rimaste nell'ombra, ai margini, e giusto o sbagliato che sia è comunque un dato di fatto, quindi non scrivo questo post con l'intenzione di ammantarlo del solito velo di populismo, chi se ne frega?
Ed è in base a questa chiave di lettura che non giudico né demonizzo i signori che si sollazzavano al bar, anche perché non conoscendoli non sono autorizzato a giudicarli: magari erano persone normalissime, oneste e lavoratrici, che se ne stavano a rifocillarsi al bar. Anzi, sicuramente era così.
Quello che voglio rimarcare, qui, è solo il fatto che a me, in quel particolare frangente, vedere a pochi metri di distanza l'ultimo e i primi della scala sociale ha fatto un certo effetto. Voi direte: beh, mica hai scoperto l'acqua calda, vai sotto i portici di qualsiasi grande città e vedi che signore impellicciate che passano accanto a miserabili stesi a terra sono la normalità.
La normalità? Sarà...

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