In questi giorni esce un nuovo disco dei Pink Floyd e anche di Jackson Browne. Forse, ai più, risultano maggiormente familiari i primi piuttosto che il secondo, perché i Pink Floyd sono universali, e anche a quelli che non conoscono neppure una loro canzone il nome dice comunque qualcosa, mentre invece il secondo è un cantautore americano abbastanza di nicchia, che di sicuro non raggiunge il livello di notorietà di Gilmour e soci.
Entrambi i lavori di questi artisti mi interessano, perché sono alcuni dei cavalli musicali che ho cavalcato durante la mia giovinezza e che continuo a cavalcare anche adesso che la giovinezza è rimasta un pelino fuori dalla porta.
Quando esce un lavoro nuovo di un artista che si apprezza (libro, film o disco non ha importanza) si prova sempre quella sorta di velato timore che fa nascere la fatidica domanda: e se poi non mi piace? Insomma, un disco nuovo dei Pink Floyd non arriva tutti i giorni, e adesso come quando ero ragazzo la leggera trepidazione e il timore di restare delusi sono gli stessi.
Per il resto non è che cambi granché, se non che da ragazzetti si andava il sabato pomeriggio giù a Rimini, alla leggendaria Dimar - a turno si comprava il vinile e gli altri se lo riversavano su musicassetta - mentre adesso si scaricano comodamente da internet in casa propria.
Voglio aspettare ancora qualche giorno prima di ascoltarli, e cullarmi così nell'illusione che entrambi i lavori non mi deluderanno.
sabato 8 novembre 2014
Floyd e Browne
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