giovedì 23 luglio 2009

Aldo Bianzino, un altro caso Aldrovandi?

Sono venuto per caso a conoscenza della storia di Aldo Bianzino (foto) dal blog di Beppe di Grillo, che ne ha parlato qui e in alcuni altri post che potete trovare tramite il motore di ricerca del suo blog. Per una questione di serietà, non è mia abitudine riportare storie trovate in giro senza essermi prima accertato che abbiano un fondamento. Ho trovato poco, è vero, ma pare che questa storia un fondamento ce l'abbia eccome, seppure la grande stampa ne abbia parlato solo in piccoli articoli qua e là. Ve la racconto per sommi capi, brevemente, citando un estratto di questo articolo pubblicato su carmillaonline.com.

Di Aldo Bianzino si è parlato meno di Federico Aldrovandi e più di Riccardo Rasman, ma la scala dell’infamia è identica. Bianzino era un falegname di 44 anni che abitava in una frazione di Città di Castello, in Umbria. Un uomo pacifico, un po’ solitario, che si era convertito a filosofie orientali. Sostanzialmente apolitico. Viveva in un casolare di campagna. Si guardi la foto: non somiglia affatto all’immagine di un boss della droga. E’ invece quella di una persona tranquilla, gioviale, residente in un borgo minuscolo tra le colline, dedito al proprio mestiere.
Il 12 ottobre 2007, un venerdì, la squadra mobile fa irruzione nel suo campo. Scopre un centinaio di piantine di canapa indiana. Arresta lui e la sua compagna. Lo rinchiude in un carcere di Perugia. Fino a quel momento Bianzino sta bene. Deve restare in isolamento fino al lunedì, quando è previsto un incontro con il giudice titolare dell’inchiesta.
E’ tutto, grosso modo, legale. Bianzino parla di uso personale dell’hashish da lui coltivato, la polizia contesta la versione. Personalmente, non è un dettaglio che mi importi troppo. Se le sostanze suddette sono un problema –io non lo avverto come tale, anzi, sono decisamente antiproibizionista – di certo Bianzino non aveva un’organizzazione industriale alle spalle, né contatti con la malavita. In casa gli trovano 30 euro in tutto. Di sicuro c’è una cosa sola: se è reato consumare droghe leggere (e mai reato mi fu tanto indifferente), né la legge italiana, anche sotto l’attuale governo di destra estrema, né alcun’altra legislazione del mondo civilizzato prevedono per esso la pena di morte.
Invece, domenica 14 ottobre, Aldo Bianzino è trovato cadavere nella sua cella. La prima versione ufficiale, ridicola, parla di infarto. L’autopsia scopre ben altro: costole rotte, fegato e milza spappolati, ben quattro ematomi cerebrali. Cos’hanno fatto a Bianzino, nella notte infernale tra sabato e domenica?

Da questo momento partono tutta una serie di ipotesi più o meno realistiche, reticenze, imbarazzi, silenzi delle autorità. Si fa strada quindi l'ipotesi che Bianzino sia stato selvaggiamente picchiato e che ci si trovi di fronte, quindi, a un altro caso Aldrovandi.

Alcuni giornali si sono occupati, in passato, della vicenda. Qui, ad esempio, trovate un articolo di Repubblica risalente a novembre del 2007, e qui ne trovate un altro (in pdf) de L'Unità di cui vi riporto le schermate qui sotto.




Di riferimenti, sulla vicenda, in rete se ne trovano parecchi. Attualmente si sa che c'è un'inchiesta in corso e un procedimento contro ignoti per omicidio. Lettera22.it è uno dei siti più documentati che ho trovato, in merito a questa vicenda.

Ora, forse vi chiederete perché abbia deciso di aggiungere un altro po' di visibilità a questa poco nota vicenda. Beh, l'ho fatto semplicemente perché non trovo concepibile che in Italia, nell'anno 2009, un uomo muoia in carcere senza un motivo plausibile (in questi giorni è anche venuta a mancare la compagna, Roberta Radici).

Vi lascio un paio di riferimenti video. Qui trovate un servizio sulla vicenda mandato in onda dal Tg3, e qui sotto la ricostruzione in 6 minuti della storia di Aldo, girata da attori professionisti e dedicata al figlio della coppia, rimasto ora solo, Rudra Bianzino.

4 commenti:

  1. ho appena visto il video da FaceBook... sono proprio curioso di vedere come va a finire l'intera vicenda

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  2. andy... che ti aspetti, finirà nel silenzio con questo schifo di governo colluso formato da politici mafiosi. Sicuramente c'è qualcuno di troppo importante a cui si infiammerebbero troppo le emorroidi se questa storia venisse trattata con la giustizia che merita...

    E' evidente che la mia fiducia verso le istituzioni è in caduta libera....

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  3. che ti aspetti, finirà nel silenzio

    Il mio timore non è tanto che la faccenda, alla fine, passi sotto silenzio. Se infatti dall'inchiesta in corso si stabilirà che a cagionare la morte dell'uomo sono state le percosse inflitte dal personale del carcere e se le persone coinvolte verranno processate (attualmente si sta procedendo contro ignoti), il mio timore è che, come è successo per Aldrovandi, la pena eventualmente inflitta possa essere talmente irrisoria che sarebbe quasi meglio, a quel punto, che passasse sotto silenzio.

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  4. Sparare non è reato
    solo se lo fa lo stato,
    uccidere è solo un gioco
    se lo fai per un mandato,
    il mandante è lo stato,
    ed il gioco costa poco,
    ma se proprio andasse male
    non ti devi preoccupare,
    tutt'al più una reprimenda,
    ma dovesse andarti bene,
    ti ci scappa una commenda,
    la pensione anticipata
    con lo scatto di carriera.

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