Ai suoi ministri: "Ho chiesto di non rispondere più alle vostre domande di gossip". Ai giornalisti presenti alla conferenza stampa sulla Finanziaria: "Da qui in avanti potere fare solo queste domande: quanti appartamenti consegnerà il 29 di settembre a l'Aquila? Quante persone avete aiutato? Cose di politica vera, perchè noi facciamo la politica delle realizzazioni concrete, la politica delle chiacchiere la lasciamo agli altri».
Ora, sorvolando sulla questione se questo governo abbia fatto più fatti o chiacchiere, quando ho letto queste dichiarazioni mi è venuto in mente il periodo della scuola. Quando sapevo che dovevo essere interrogato mi preparavo sugli argomenti che presumevo l'insegnante mi avrebbe chiesto, ma ovviamente speravo sempre un po' anche nella buona sorte. Ecco, facendo un paragone, anche se un po' improbabile, con quanto ha detto Berlusconi oggi, è come se io avessi detto alla mia prof: guardi professoressa, sul tale argomento lei mi può chiedere solo questo, questo e questo.
Vabbè, è un paragone un po' azzardato, ma forse l'idea la rende bene. Ecco, secondo Berlusconi, quindi, il giornalista dovrebbe semplicemente smettere di fare il suo mestiere, che è appunto quello di fare domande non concordate come accade in tutti i paesi del mondo. La cosa è per certi versi comprensibile - Berlusconi vuole risparmiarsi figure barbine tipo questa - e, d'altra parte, anni di giornalismo-zerbino in stile porta a porta l'hanno evidentemente convinto che il vero giornalismo sia quello lì.
Lasciamogli credere che sia vero, e soprattutto lasciamogli credere di averci convinto.
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