Ieri ha fatto capolino la notizia che la Cassazione ha ritenuto non sufficienti (o non valide, non è ancora ben chiaro) le firme raccolte durante l'ultimo VDay. In pratica, dicono i giudici, nessuno dei tre quesiti referendari per i quali erano state chieste le firme avrebbe raggiunto la soglia minima di 500.000 adesioni necessarie per legge.
Le versioni sui reali motivi sono contrastanti; secondo alcune fonti non basterebbero le firme, secondo altre le firme sarebbero più che sufficienti e i motivi sarebbero da ricercare in quelli che in gergo si definiscono "vizi formali", addebitabili alle modalità tecniche con cui sarebbero state raccolte le suddette firme. Altro fattore - secondo alcuni - che potrebbe aver contribuito al "flop" potrebbe essere la presenza in commissione di valutazione della Cassazione del giudice Corrado Carnevale, noto per l'accanimento nell'attaccarsi ai cavilli.
Insomma, ancora i motivi reali non sono del tutto chiari. Quello che invece è chiaro è che Beppe Grillo non ha dimostrato, almeno finora, un gran senso di responsabilità. Chi, come il sottoscritto, si è recato a suo tempo in piazza a firmare penso si aspettasse un qualcosa di più del misero "Mi rimetto alla decisione della Cassazione, non voglio neppure discuterla, ne prendo atto" messo oggi, lì sul suo blog, a mo' di risposta . Una risposta che oltre a non essere di nessun chiarimento, induce a pensare che lo stesso Grillo non si presenterà neppure in Cassazione (com'è suo diritto, essendo promotore del referendum) per contestare la decisione.
Forse le centinaia di migliaia di persone che sono scese in piazza a firmare, dimostrando che una larga fetta della popolazione all'occorrenza è disposta ad alzarsi dalla sedia per un gesto concreto, meritavano qualcosa di più.
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