giovedì 27 novembre 2008

La conversione di Gramsci

Ieri la maggior parte delle prime pagine dei quotidiani, online e cartacei, riportava la notizia della conversione in punto di morte di Antonio Gramsci (foto). Una conversione data da molte fonti come certa e documentata di cui pare sia stata testimone una non meglio precisata suora sarda.

Premesso che non comprendo il motivo dello spiattellamento in piazza di fatti che ritengo siano privati, e che a me - come penso a molti - non importa più di tanto se Gramsci si sia convertito o no (anche perché ho sempre guardato con sospetto le cosiddette conversioni "last minute"), vorrei segnalare che non è la prima volta che argomenti simili vengono affrontati, spesso anche in modo piuttosto pungente e irriverente. A questo proposito vi riporto qui sotto un articolo di Michele Serra, con le suddette caratteristiche, pubblicato dall'Espresso nel mese di ottobre 2005 e segnalato ieri da Giglioli sul suo blog.


Dopo Rutelli, Bertinotti e Fassino anche altri politici e intellettuali, soprattutto se di sinistra, hanno voluto fornire ragguagli sul loro percorso religioso.

La Chiesa ratzingeriana ha fatto sapere, infatti, che anche i curricula più scalcinati o difettosi saranno presi in considerazione: «In questi tempi di secolarizzazione», fa sapere un’autorevole fonte di Oltretevere, «non è che possiamo stare tanto a fare gli schizzinosi. Anche un anziano libertino terrorizzato dalla prima visita alla prostata, per noi è grasso che cola. Non parliamo, poi, di un comunista divorziato, bigamo, puttaniere e bisessuale che confessi di apprezzare il Beato Angelico: quello, lo facciamo perlomeno vescovo».

Ma vediamo quali sono i casi che fanno più discutere.

Norberto Bobbio. Fu uno dei padri nobili del pensiero razionalista e laico. Ma un vicino di casa sostiene che nelle ultime settimane di vita, a causa dell’età molto avanzata, se ne era dimenticato. E questo, secondo un editoriale dell’”Avvenire”, è il segno inoppugnabile di una clamorosa conversione.

Portuali di Livorno. L’intera categoria, per decenni simbolo della classe operaia di orientamento marxista, è seguita con molto interesse dagli uomini di Chiesa più sensibili al sociale. Pare infatti che le loro bestemmie, così articolate che nei documenti sindacali arrivano a superare la mezza cartella dattiloscritta, siano considerate da alcuni studiosi cattolici «segno di una non comune attenzione alla divinità, considerata un interlocutore insostituibile».

Gabibbo. Esisterebbe un fitto carteggio tra il popolarissimo conduttore tv e il cardinal Ruini. In esso, il Gabibbo lascerebbe intendere di avere intrapreso da anni un faticoso avvicinamento alla Chiesa, nonostante il suo accesso alle funzioni religiose sia spesso osteggiato da parroci poco sensibili, spaventati dalla gigantesca bocca del pupazzo quando si presenta per ricevere l’eucaristia. Sgradevole anche la frequenza con la quale il Gabibbo rovescia inavvertitamente le candele accese, gridando «belìn» quando l’ingombrante costume prende fuoco. Il caso è allo studio del Sinodo. A favore del popolare conduttore il suo status di pupazzo, che garantisce la verginità sessuale. Contro, la bolla di Sisto IV nella quale si negava che i pupazzi avessero l’anima, pur riconoscendo loro il diritto di versare l’obolo annuale alla parrocchia.

Marta Marzotto. La musa di Guttuso (convertitosi sul letto di morte), per non essere da meno, sta preparando un colpo di scena all’altezza. Nel 2056 la contessa accoglierà il vescovo di Cortina, monsignor Skilift, nella sua villa, sdraiata su un triclinio di broccato, e riceverà i sacramenti a patto che monsignore accetti, subito dopo, di fare il quarto a canasta.

Riccardo Schicchi. Il re del porno all’italiana, nonostante una tesi di laurea su “La Maddalena e le posizioni sessuali nella Galilea del primo secolo”, non ha il benché minimo interesse per la religione. Ma ha scoperto che, con la nuova Finanziaria, le fondazioni cattoliche sono esenti da Ici anche qualora gestiscano alberghi e ristoranti. Ha dunque trasformato la sua factory a luci rosse in ordine monastico, con il nome di “Convitto delle Consorelle dell’Amore Inesausto”. Il suo esempio è contagioso: per non pagare l’Ici stanno mutando ragione sociale, definendosi fondazioni cattoliche, anche tabarin, case chiuse, bische clandestine e sale di bingo.

Margherita Hack
. È forse l’unica persona, in Italia, che osi professarsi atea. Ultimamente gira anche con una t-shirt con la scritta “Sono atea”, e per sicurezza scrive ogni settimana al cardinal Ruini per confermargli di essere sempre più atea, di detestare i preti e di avere una gran voglia di mettergli le mani addosso. Ma è proprio questa cristallina insistenza ad aver suggerito ai vescovi italiani un documento nel quale si sostiene che «la grande forza d’animo e la coerenza intellettuale della signora Hack fanno del suo ateismo una forma originale e ammirevole di fede. Dunque, anche lei è dei nostri».

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