lunedì 26 febbraio 2007

Software illegale? Sì, ma non si dice

AdnKronos riporta uno studio, condotto dalla BSA, secondo il quale circa 2 aziende su 3 fanno uso di software illegale: ossia programmi a pagamento duplicati illecitamente. Niente che bene o male non si sapesse già, intendiamoci, ma sarebbe interessante uno studio simile condotto su normali utenti casalinghi.

Chi non ha (o non ha mai avuto) qualcosa di non proprio regolare in casa (un Photoshop, un Office, un Xp, ecc...)? Per carità, non fraintendete: io sono contro la pirateria software (anche perché utilizzando Linux non ho bisogno di piratare niente). Ma c'è un aspetto che la ricerca della BSA si è dimenticata di evidenziare. Se è vero che da un lato la pirateria software è responsabile di mancati introiti piuttosto elevati per le aziende produttrici, è altrettanto vero che molte di esse hanno imposto il loro standard proprio grazie alla pirateria.

Qualcuno di è mai chiesto, ad esempio, qual'è il motivo della larghissima diffusione dell'Office che tutti conosciamo? Semplicemente perché è uno dei software più craccati di tutta la storia dell'informatica. A qualcun'altro risulta che Adobe abbia i conti in rosso? No, perché con le copie regolari vendute (ai prezzi che sappiamo) si rifà (abbondantemente) dei mancati introiti delle copie illegali.

Insomma, la storia della pirateria software è come una medaglia con due facce, ma, stranamente, a noi ne fanno vedere sempre una sola.

1 commento:

  1. sante parole....l'illegalità inoltre
    è a 360 gradi, l'utente finale è solo
    il male minore ho la vittima delle politiche operate delle multinazionali, quante cause ci sono sui brevetti !!!? tanti, troppi, parlare solo del software illegale fa piacere, in fondo chi paga la pubblicità sui giornali ho su gli altri media, ecco perchè sono di parte e le notizie sono ormai a senso unico.

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