«Troppo spesso, direi. Sotto il cappello del raptus, o alcune volte della follia, si mette la violenza inaudita, quella imprevista, impulsiva. E non si considera mai che, guarda caso, quella violenza ha come oggetto i più fragili, i deboli, le persone indifese e quindi le più esposte. Lei ha mai sentito dire di qualcuno colto da raptus che ha assalito un uomo grande e grosso?» [...] «noi, in psichiatria, tendiamo a escludere l’esistenza del raptus».
Da far leggere ai giornalistucoli de noantri che continuano a menarla con la favoletta del raptus ogni volta, purtroppo spesso, che ci si scanna in famiglia.
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