domenica 31 agosto 2014

A volte ritornano

Ho terminato A volte ritornano, una delle più celebri raccolte di novelle di Stephen King. A volte ritornano è, oltre che un libro e un film, anche una delle locuzioni credo più utilizzate nel linguaggio comune, specie nella sua accezione ironica. Dài, diciamo la verità: chi non ha mai usato questa espressione riferendosi, che ne so?, a un politico che torna alla ribalta dopo un periodo più o meno lungo di oblio, oppure a un musicista che pubblica un nuovo album a distanza di molto tempo dal precedente, oppure a un collega che torna al lavoro dopo un periodo di ferie? E si potrebbe continuare.
In realtà, questo libro, a cui sono molto affezionato perché è stato uno dei primi coi quali mi sono avvicinato a King, l'ho solo riletto. Lo lessi per la prima volta da ragazzino - credo fossi in prima o seconda media, o giù di lì - e, da quella volta, ha sempre avuto una posizione di rilievo nella mia libreria. L'ho sempre tenuto in vista, e ogni volta che ho avuto voglia, o che mi sono momentaneamente trovato sprovvisto di libri, l'ho preso in mano leggendo qualche racconto qua e là.
I racconti hanno quasi tutti come denominatore comune la paura, il mistero, e, cosa che forse molti non sanno, da molte di queste novelle sono stati tratti adattamenti cinematografici. Penso ad esempio a quello che dà anche il titolo alla raccolta, A volte ritornano, oppure a Camion, in cui si narra di alcune persone intrappolate in una specie di autogrill che cercano di sopravvivere in un mondo in cui macchine e camion hanno cominciato a vivere di vita propria, rivoltandosi contro chi le aveva progettate e costruite. Oppure penso a I figli del grano (il film relativo, Grano rosso sangue, ebbe una certa notorietà qui in Italia una ventina d'anni fa), in cui si leggono le vicende di una coppia, marito e moglie, che si ritrovano per caso in uno sperduto paesino del Nebraska, Gatlin, completamente circondato da infinite distese di campi di granoturco e abitato solo da una setta di pazzi assassini e fanatici religiosi.
In mezzo a tutti questi, uno dei racconti più belli è senz'altro L'ultimo piolo, la storia di due ragazzini, fratello e sorella, che si fronteggiano in una pericolosa sfida all'interno del granaio della fattoria dei genitori, mentre questi sono assenti. Alla ragazzina, Kitty, questa sfida col fratello arriverà ad un passo dal costare la vita, ma... beh, non ve lo racconto: in caso vi venga voglia di leggerlo vi rovinerei la sorpresa. Vi dico solo che il finale non è dolce, anzi, ma l'umanità che permea l'intera novella vale comunque la lettura.
Fa sempre un certo effetto rileggere libri e racconti già letti anni addietro, perché ci si imbatte in particolari, frammenti, scene, che magari alla prima lettura erano sfuggiti oppure capiti e interpretati in maniera diversa, e quindi ogni volta si aggiunge qualcosa di nuovo e/o diverso.
Dài, dite la verità (mi rivolgo ovviamente a chi non l'ha ancora preso in mano): non vi ho fatto venire voglia di leggerlo?

7 commenti:

  1. Effettivamente si. L'unico film che ho visto di King è stato Shining. Dovrò aggiornarmi.

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  2. Ne vale la pena, garantisco io che non sono di parte :)

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  3. in effetti la voglia mi è venuta (è da un bel po' che non leggo un libro non-tecnico)... :-)

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  4. Mi aggiungo agli invogliati, messo in lista per prossimo acquisto su Amazon.

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  5. ieri l'ho cercato al mercatino dell'usato, ma non l'ho trovato... :-(

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  6. Beh, in caso è facilmente reperibile in biblioteca, dal momento che è un testo che ha ormai parecchi anni sul groppone.

    p.s.
    Sono Andrea: non ho avuto voglia di fare il login ;)

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  7. trovato usato al mercatino (e già iniziato, anche se sto ancora alla prefazione)!! :D

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