martedì 6 febbraio 2024

Rendere bene i concetti


(Vittorino Andreoli - L'educazione (im)possibile)

9 commenti:

  1. Non credo sia così semplice. Hai fatto caso che l'italiano in vacanza all'estero non sporca, non getta carta a terra, diventa imbarazzato anche nel liberarsi del mozzicone di sigaretta. Al semaforo rosso si resta fermi anche se non c'è traccia alcuna di auto. Succede. E allo straniero a Roma accade esattamente il contrario. Si chiama esempio. Se un governo non lo offre, a cascata ci comportiamo male. Non eleggiamo mafiosi, lo diventano appena si siedono in Parlamento. E noi ci sentiamo autorizzati a delinquere nel nostro piccolo, in scala.

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  2. Ma quale montagna di retorica e banalità!
    E basta con 'sta storia dell'italiano deriso: non è vero, è una frottola colossale!! Ma cos'è, la sindrome di Calimero???

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  3. Non so se sia una frottola. L'autore, che ha girato per lavoro in parecchie parti del mondo, descrive casi circostanziati capitati a lui personalmente, specialmente negli anni in cui Berlusconi governava. Magari oggi qualcosa è cambiato, ma in generale la fama che abbiamo nel mondo credo sia ormai consolidata.

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  4. La fama che abbiamo nel mondo dipende al 10 % dalle ondate migratorie dell'inizio del xx secolo e del secondo dopoguerra (e di quest'ultima sarebbe interessante parlare) e al 90 % dai giornalisti.
    E, no, viaggiare all'estero non è viverci.

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  5. Oppure è la democrazia che "non funziona"...
    Nel senso che non si può votare per i candidati che si vuole, che gli elettori sono facilmente manipolati dai media, che a una fetta significativa di elettori (gli astenuti) non piace nessuna partito, che i politici una olta eletti se ne fregano di programmi e promesse elettorali, che conta più visibilità e denaro che contenuti, che gli elettori pur non essendo mafiosi o simili dovrebbero studiare la situazione politica ma nella stragrande maggioranza dei casi non ne hanno né la voglia né il tempo etc...

    Onestamente anch'io la pensavo come l'autore del libro una decina o più di anni fa: per la precisione mi chiedevo come mai in Africa venissero eletti sempre governi corrotti: poi mi resi conto che probabilmente (come oggi da noi del resto) tutti i partiti tendono a essere uguali... L'occidente avrebbe corrotto qualsiasi politico fosse arrivato al potere (o in casi estremi l'avrebbe eliminato come con Sankara)...

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  6. È probabile che sia così. O che la tua analisi, peraltro condivisibilissima, sia una delle letture possibili della situazione. In linea generale, però, io tendo a pensare che il grosso della responsabilità del fatto che nel mondo ci vedono in un certo modo sia nostra. Leggevo poco tempo fa un bellissimo libro di Dario Fabbri, Geopolitica umana, dove si analizzano le aggregazioni umane (paesi, nazioni ecc.) dal punto di vista della psicologia e dell'antropolgia di queste aggregazioni. Fabbri spiegava che le classi politiche e i leader sono le sovrastrutture, ma esprimono e rispecchiano sempre l'indole della comunità rappresentata.

    Se ci si pensa, tutte le caratteristiche negative dei nostri rappresentanti sono proprie anche di noi. Non dico di tutti, ma di una parte più o meno grande della popolazione, sì. Esattamente come scrive Andreoli, se chi ci amministra ha le pecche descritte, è perché quelle pecche le abbiamo anche noi. E all'estero è così che ci percepiscono. Il discorso è complesso, ma io tendo a non dare la totalità della responsabilità a chi ci amministra o ai difetti del nostro sistema democratico, ma alla nostra indole collettiva, che poi si rispecchia nelle figure che mandiamo nelle stanze dei bottoni.

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  8. Rudy Bandiera qualche giorno fa ha pubblicato questo breve video: http://www.youtube.com/watch?v=y3xhLXy9rMw

    Indubbiamente fa riflettere. Ma fa riflettere su una cosa soltanto: che ognuno ha le sue buone motivazioni per lamentarsi. Ma escluderei abbondantemente che abbiamo la stessa sensibilità di altri paesi.

    Alcune settimane fa ero a pranzo con degli amici e uno, una partita IVA, raccontava della figlia in Erasmus in Germania che riportava come in Germania non hanno mai reso obbligatoria la fatturazione elettronica.
    Io pure ho una partita IVA e dal 1° gennaio anche per me è scattato l'obbligo di fatturazione elettronica. La cosa non mi ha creato particolari problemi. Solo un piccolo aumento di spesa per via del software necessario. Ma con il PC ho una buona dimestichezza e studiare qualche procedura nuova non mi è di molto impiccio. Per lui, magari, lo è stato.
    Ho evitato di ribattere, dato che non avevo voglia di avviare una discussione; ma la mia argomentazione sarebbe stata che l'obbligo scattato in Italia è dovuto a motivazioni che in Germania forse non hanno: l'enorme evasione fiscale e il grande numero di fatture false dovute al riciclaggio del denaro sporco della criminalità.

    Ora, come dice Rudy Bandiera, non siamo gli unici a lamentarci del proprio paese. Ma io sono sicuro di una cosa: che rispetto a tanti altri popoli abbiamo un senso della comunità, un rispetto delle istituzioni molto molto più basso e un'avidità particolarmente incentrara sulla propria famiglia (clan) molto molto più alta.

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  9. @Andrea
    Sì, ho sbagliato a cominciare il mio commento con un “Oppure” così netto ma ero un po’ irritato dall’altrettanto apodittica affermazione dell’autore del libro.
    La verità, hai ragione tu, raramente è bianca o nera ma sarà una sfumatura di grigio a volte più chiara e a volte più scura…

    Quindi sicuramente nei nostri massimi politici vi è una parte di “italianità” che li contraddistingue da quelli di altre nazioni.

    Fatta questa precisazione credo però che chi si dedica alla politica abbia delle specifiche caratteristiche psicologiche e che non corrispondono a quelle del tipico italiano medio.
    Non solo: più il politico dovrà competere all’interno del partito per emergere e far carriera (magari passando dal comune, alla regione fino poi al Parlamento o a Bruxelles) e più si selezioneranno particolari figure: abili nel parlare, nel fingere, capaci di crearsi una rete di amicizie utili, cinici, magari spregiudicati (in alcuni partiti anche “pregiudicati”... ;-) ), assetati di potere, con grande ambizioni e pronti anche a gravi compromessi morali per ottenere ciò che vogliono, spesso narcisisti e manipolatori, più furbizia che intelligenza, più apparenza che conoscenza. E questo indipendentemente che appartengano a un partito di sinistra o di destra.
    Poi, ovviamente ci possono essere delle eccezioni, ma il mio punto è che i politici, soprattutto quelli di alto livello (diciamo oltre il comune di un grosso paese) sono, fortunatamente credo, molto diversi dagli italiani medi.

    È giusto attribuire le proprie responsabilità a chi spettano ma in questo caso, se i politici candidati sono questi, allora la responsabilità degli italiani è scarsa… grigio chiaro chiaro per capirci! ;-)

    In questo panorama mi dimenticavo di aggiungere il fondamentale ruolo dei media che negli ultimi anni (una ventina? Ma anche trenta temo...) fanno sempre più propaganda e sempre meno informazione. Non aiutano gli elettori a scegliere i candidati migliori ma li disinformano limitandosi a lodare acriticamente quelli del proprio colore e a gettare fango su quelli avversari (anche nella rara eventualità di qualche affermazione corretta o proposta utile!)…

    Sì, lo so: sono molto pessimista… :-/

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