sabato 29 maggio 2021

Curiosità storiche medievali

Segnalo qui di seguito alcune delle curiosità storiche a mio parere più interessanti che ho trovato nel libro Donne, madonne, mercanti e cavalieri, di Alessandro Barbero. I sei personaggi descritti dall'autore (nell'ordine: fra' Salimbene da Parma; Dino Compagni, mercante di Firenze; Jean de Joinville, nobile cavaliere crociato; Caterina da Siena, mistica toscana; Christine de Pizan, prima donna scrittrice della storia e prima femminista; Giovanna d'Arco, eroina e rivoluzionaria francese) vivono nel periodo compreso tra il 1200 e il 1400, e le loro vicissitudini sono interessanti perché permettono di aprire delle "finestre" da cui è possibile capire come era fatta la società medievale dell'epoca.

Una di queste curiosità l'avevo già menzionata qui e riguarda l'origine del termine penitenziàgite, quindi non sto a tornarci sopra. 

Altra curiosità: la locuzione "Roma ladrona" non è stata inventata dalla Lega di bossiana memoria (quella Roma ladrona in cui tra l'altro la lega ha poi dimostrato di trovarsi perfettamente a proprio agio), ma era un pensiero comune già all'epoca di Caterina da Siena. Con una differenza: era riferito al governo della Chiesa, non a quello dell'Italia. Siamo nella seconda metà del 1300 e la Chiesa sta vivendo uno dei periodi più drammatici della sua storia. La sede del papato è infatti da circa settant'anni ad Avignone, in Francia, non a Roma, e il lungo protrarsi di questa situazione crea nella società dell'epoca crescenti polemiche, generate dalle pressanti richieste di parte della società affinché il papa torni a Roma.

In realtà tali richieste erano avanzate appunto da una parte della società, l'altra pensava che, tutto sommato, più la Chiesa se ne stava lontana da Roma e meglio era, memore della sua "rapacità" e dell'attaccamento maggiore alle cose materiali piuttosto che a quelle spirituali, atteggiamento non molto dissimile da quello attuale, viene da osservare. Il concetto di Roma ladrona, inteso all'epoca come Chiesa ladrona, nasce quindi in questo periodo, il 1300. C'è da aggiungere che Caterina da Siena, all'epoca molto influente negli ambienti ecclesiastici in quanto ritenuta in possesso della facoltà di dialogare direttamente con Dio (era una mistica e il misticismo è questo), fu colei che maggiormente si prodigò affinché il papa tornasse a Roma, e purtroppo i suoi sforzi alla fine ebbero successo (il "purtroppo" è una considerazione mia). Certo, il ritorno del papato a Roma dopo settant'anni di esilio avignonese non fu indolore, c'è infatti tutta la storia dei due papi, uno ad Avignone e uno a Roma (Gregorio XI e Urbano VI), che si scomunicheranno a vicenda perché entrambi consideravano se stessi il vero papa e l'altro un impostore, diatriba che provocherà il primo scisma della chiesa cattolica, che durerà parecchi decenni e che spaccherà la cristianità occidentale.

Altra curiosità riguarda il sacramento della confessione, il quale in epoca medievale era preso molto più seriamente rispetto ad oggi. Scrive Alessandro Barbero nel capitolo relativo a Giovanna d'Arco: "Giovanna era diversa dagli altri: per esempio andava sempre a messa, non solo la domenica. Ogni messa da morto che c'era al paese lei lasciava il lavoro - perché stava a casa a filare, come tutte le brave bambine - e andava a sentire messa. E ancora: si confessava il più possibile. La Chiesa all'epoca considerava la confessione un sacramento estremamente serio, e insegnava ai cristiani che bisognava confessarsi una volta all'anno, a Pasqua; poi basta, perché non era un sacramento da prendere sottogamba e confessarsi più spesso non era visto di buon occhio."

Quando ho letto di questa cosa sono andato immediatamente con la memoria a quando, da piccolo, andavo a catechismo, con don Natale che raccomandava di confessarsi più spesso che si poteva per poter essere in grazia di Dio e potersi accostare senza problemi all'Eucarestia. Tra l'altro la confessione era la pratica che maggiormente detestavo, perché l'idea di essere costretto a raccontare a terzi i cavoli miei mi risultava estremamente fastidiosa, e credo che in definitiva sia stato uno dei motivi, forse il maggiore, che mi ha fatto allontanare dalla Chiesa. Non l'unico, certo, ma uno dei maggiori. Magari mi sarebbe andata meglio se fossi vissuto ai tempi di Caterina da Siena, chissà.

Altra curiosità, ma questa credo sia nota a tutti, è che la società medievale era profondamente patriarcale e maschilista e la donna era considerata più o meno come oggi la considerano Pillon o Adinolfi: casa, lavoro duro e figli. Stop. Nessun diritto, nessuna possibilità di emancipazione sociale né alcuna altra prerogativa. Caterina da Siena, ad esempio, era la ventiduesima figlia e altri né sarebbero arrivati dopo di lei. Si può quindi facilmente immaginare come fosse la vita della donna dell'epoca. I matrimoni erano naturalmente combinati dalle famiglie ed erano celebrati esclusivamente sulla base di motivazioni economiche, sociali, territoriali, dinastiche e religiose. A questo proposito, forse non tutti sanno che il matrimonio inteso come libera scelta, fatta da due persone che decidono di stare insieme sulla base di motivazioni amorose e sentimentali, anche a costo di cozzare contro i desideri delle rispettive famiglie, è relativamente recente. Formalmente risale alla metà del 1700, praticamente è realtà da cinque o sei decenni, come spiega Umberto Galimberti in questo suo breve ma istruttivo intervento. E solo in occidente, tra l'altro, in gran parte del resto del mondo è così ancora oggi. Chissà se i vari movimenti ultra-cattolici pro-famiglia sono al corrente che per secoli, fino a due o tre generazioni fa, l'istituto matrimoniale si è retto esclusivamente su motivazioni di tipo economico? 

Piccolo consiglio non richiesto: se avete possibilità e voglia, date una letta al libro di Barbero che ho citato. È un saggio molto agile, poco più di un centinaio di pagine, è uscito in questi giorni ed è facilmente reperibile anche in edicola. Aiuta a capire com'era la società del passato e, di conseguenza, a capire meglio la nostra.

8 commenti:

  1. Forse i ceti meno abbienti avevano più libertà di matrimonio anche perchè non c'erano patrimoni da tutelare.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. È probabile, ma occorre tenere presente che l'aspetto economico era solo uno dei motivi per cui i matrimoni venivano combinati dalle famiglie; accanto a questo c'era l'aspetto culturale. Cioè, si faceva così anche per tradizione, indipendente dalle condizioni economiche delle famiglie.
      Però qui bisognerebbe chiedere conferma a qualche storico o a qualche esperto, Barbero nel suo libro questo aspetto non lo approfondisce.

      Elimina
  2. molto interessante, grazie per queste pillole di curiosità medievali; invogliano a leggere il libro, per quanto mi riguarda, anche perché il medioevo è un periodo che mi affascina molto e barbero... è barbero, p un piacere ascoltarlo e, credo, anche leggerlo!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Certo. Anzi, leggendo il suo libro si ha a volte l'impressione di sentirlo parlare, perché naturalmente nella scrittura utilizza le medesime espressioni (certi avverbi, aggettivi, modi particolari di dire) che utilizza poi nelle sue conferenze.

      Elimina
  3. Il tuo post mi ha incuriosita, cercherò il libro di Barbero perché mi è venuta voglia di leggerlo.
    Buona serata.

    RispondiElimina
  4. La condizione della donna nei secoli è stata sempre molto sacrificata su vari aspetti e angolazioni. E quello che è stato costruito ad oggi ci ha tolto una cosa troppo importante per gioire, la famiglia. Diciamolo. L'abbiamo pagata cara...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Perché dici che la famiglia vi è stata tolta? Sai che non ho compreso bene questo passaggio?

      Elimina

Se tutto è antisemitismo

  Le immagini che vedete qui sopra sono prese dalle prime pagine di alcuni dei principali quotidiani di destra di questa mattina: Foglio, Li...