Il modo sicuro per non sbagliare? Usare la gentilezza, ma anche altro. Il video è qui e dura poco più di dieci minuti, quindi non porta via troppo tempo - lo so, viviamo nell'era della velocizzazione del tempo e quindi anche dieci minuti possono sembrare una perdita di tempo troppo grande. Comunque, a me questo video ha commosso.
Piccolo consiglio non richiesto: se avete voglia di ascoltare interventi e monologhi intelligenti che fanno pensare, riflettere e al tempo stesso, a volte (dipende dagli argomenti), divertire, fate un pensierino all'iscrizione al canale di Roberto Mercadini: merita.
ciao An drea, io in Italia ho lavorato per quasi 6 anni in una cooperativa per disabili e altre persone con problemi (carcerati, tossici, etc). Ci sono finito durante un momento difficile della mia vita, sono diventato socio, poi ho fatto dei passi ulteriori (come monitorare gli inserimenti) e ora il posto di socio l'ha preso mio padre. Non è semplice stabilire come muoversi. Il primo giorno di lavoro finii vicino a Fabio (schizofrenico) che mi insultò e bestemmiò contro sin dal primo momento. Parlava da solo e mi diceva che ero troppo lento a montare scatole per confezionare orologi Breil. Lo conquistai un mesetto dopo con una brioche e dicendogli, lo giuro, che mi aveva rotto il cazzo a parlarmi addosso tutto il tempo perché anche io non stavo bene. Lui mi rispose, La brioche fa schifo ma dal giorno dopo divenne mio amico. Con Caterina, alta un metro e 50 e 110 chili, valevano gli abbracci forti ogni giorno e durante le ore di lavoro. I miei capelli le ricordavano Nino D'Angelo, lei è di origine napoletana. Potrei raccontarti anche di Tatiana, una ragazza fragilissima, che aveva solo bisogno di ascoltarla, ascoltarla e ascoltarla. Col mio dolore invece mi ricordo che funzionarono i silenzi e anche la severità. Tra l'altro, tornando al tuo post di ieri, il responsabile che mi aiutò in quei giorni era omosessuale e anche lui aveva bisogno di conforto e ne nacque un'amicizia.
RispondiEliminaE pensa che lo stesso giorno che sono nato la madre che era in camera con la mia ha partorito una bambina con problemi, Simona e che io considero come una seconda sorella e che poi ho incontrato in cooperativa.
Ogni giorno non smetto di ripetere ai genitori di non nascondere i propri figli con problemi, di non vergognarsi, qualunque essi siano. La vita non è una roba facile.
Niente da aggiungere. Bellissimo commento.
EliminaGrazie per averlo lasciato, Andrea.
Il fatto che ci sia solo un commento a questo post mi fa pensare che hai colto nel centro, che rapportarsi coi disabili sia un po' difficile. Ti ringrazio di avermi fatto conoscere questi artista e ti confermo che ciò che dice è saggio. D'altra parte non vale solo per i disabili ma anche per i vecchi tout corti, che mettono in imbarazzo quando sono un pò passati di maturazione. Visto che si va verso persone che trasmettono dolore e sofferenza bisognerebbe trasmettere sincera vitalità, non atteggiamenti finti. Ecco, diamogli almeno dell'autenticità positiva se riusciamo. Non prendiamoli in giro né portiamogli della depressione. Per fare ciò bisognerebbe che noi fossimo abbastanza tranquilli sui temi che ci portano: dolore, malattia e morte. Do che non è facile ma il punti centrale per me è questo. E Mercadini lo dice abbastanza chiaramente.
RispondiEliminaCredo sia proprio quella tranquillità di cui parli, a mancare. Quel non sapere come muoversi. E forse davvero servirebbe un'opera di educazione, magari anche scolastica, che insegni tutto ciò.
RispondiEliminaConosco Mercadini, che è persona molto intelligente e piacevole. Non concordo sempre con tutto ciò che dice, ma lo stimo.
RispondiEliminaPer quanto riguarda l'Alzheimer ho esperienza diretta, avendo accudito mia madre per dieci anni. A me è successa una cosa meravigliosa: quando mia madre è diventata una bambina (mi chiamava mamma, i ruoli si erano ribaltati), io non ho subito nessun trauma. Ho accettato questo fatto e mi sono comportata di conseguenza, pensando che fosse inutile lamentarmi, ma che occorresse agire per affrontare tutto al meglio. Ho pensato che, per farla stare tranquilla, fosse indispensabile regalarle tanta serenità e coccolarla, proprio come si fa coi bambini: l'abbracciavo spesso, la baciavo, scherzavo con lei, le davo in mano bambole e peluche. E i risultati sono stati ottimi, perché lei non ha avuto bisogno di assumere farmaci antipsicotici.
Spesso, infatti, questi malati devono assumere psicofarmaci piuttosto forti, perché possono diventare aggressivi e violenti; ma a lei è bastato un antidepressivo (Citalopram, 12 gocce tutte le sere) che, insieme al modo in cui la trattavo, ha fatto miracoli.
Le facevo vedere, in televisione, dei bellissimi cartoni animati con immagini molto colorate e belle principesse, e lei ne era contenta. Siccome, quand'era in salute, amava disegnare e dipingere, le mostravo sempre libri d'arte. Poi le facevo ascoltare anche la musica di Chopin. In sintesi, da sola e senza che nessuno mi avesse spiegato nulla, avevo compreso che era necessario circondarla di cose belle.
E così cominciò a capitare una cosa strana, che non dimenticherò mai. Tutte le sere, proprio tutte, alle 20 e 30 in punto, dopo aver cenato e restando a tavola, mia madre chiudeva gli occhi e sorrideva beata: era come se sognasse, come se fosse in estasi. Ecco, so di aver contribuito molto a farla sentire così e ne sono fiera.
Il commento è lungo, ma forse la mia testimonianza può essere utile per chi si trova a vivere la mia stessa situazione.
Ciao, Andrea. :)
Grazie, Romina, della bellissima e toccante testimonianza. Sì, sarebbe bello che fosse utile a qualcuno. Grazie di nuovo e buona serata. :-)
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