domenica 27 gennaio 2019

Col cappio attorno al collo

Alla fine ci resterà impiccato (in senso metaforico, naturalmente), ai migranti. Da strumento di compattamento dell'elettorato e di crescita del consenso, la stronza speculazione politica sulla pelle di quei poveretti si trasformerà in un boomerang. Mancano cinque mesi alle Europee e gli italiani, compresi i più duri e puri del celodurismo, non reggeranno ancora per molto a questa cinica manfrina ogni volta che una nave si presenterà alle coste italiane col suo carico di disperati.

Molti sì, certo, ma la maggior parte piano piano realizzerà che i miliardi di problemi che abbiamo in Italia, sapientemente adombrati dall'emergenza creata a tavolino dell'immigrazione, sono ancora lì, insoluti, pressanti, esattamente uguali, se non addirittura ulteriormente incancreniti, a com'erano prima che la macchina propagandistica della paura iniziasse il suo sporco lavoro.

E allora, un giorno, non basterà più l'arrivo di un altro barcone per distrarre l'attenzione dal fatto che in Italia ormai sta andando tutto a ramengo e che di questo i poveretti sui barconi non hanno mai avuto alcuna colpa, perché il giochetto avrà mostrato, inesorabilmente e inevitabilmente, la corda. Quella corda a cui resterà appeso (sempre in senso metaforico, si intende).

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