Gli ospedali sono posti strani, si trova la più varia umanità. C'è il paziente che sbraita e minaccia il medico oculista che lo segue di andare in Procura, perché secondo lui non si è interessato al meglio al suo problema; c'è l'infermiera, trafelata, che raccomanda alle persone in attesa sulle sedie di plastica di avere pazienza, ché arriverà il turno di tutti. Una bambina irrequieta, a quelle parole, chiede alla mamma cos'è la pazienza e come si fa a portarla.
C'è un ragazzo giovane su una sedia a rotelle, portato da un'infermiera, viene da nefrologia e deve fare una visita oculistica, ha lo sguardo un po' spaesato. L'hanno messo in attesa e lui se ne sta tranquillo, in atteggiamento pensoso. L'anziana signora col cappotto rosso, qui a fianco a me, si lamenta del bruciore provocato dalle gocce messele dall'infermiera negli occhi per dilatare la pupilla. "Abbia pazienza" le dice l'infermiera "il bruciore passa subito".
La bambina che interrogava la mamma sulla pazienza, ora le chiede perché alla signora col cappotto rosso brucino gli occhi. "Colpa della gocce" le risponde lei, poi torna a sfogliare Panorama.
Mi viene in mente quella canzone... "Ognuno in fondo perso dentro i fatti suoi..."
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