Dice che si dimette ma non molla, perché il futuro non si può mettere da parte.
Dopo aver in tre anni portato un partito dal 40 al 18%; dopo che venti milioni di persone il 4 dicembre 2016 gli hanno chiesto esplicitamente di sparire; dopo che lui stesso aveva reiteratamente promesso all'universo mondo, in quell'occasione, che avrebbe smesso di fare politica; dopo la debacle impressionante di qualche giorno fa, atto ultimo della scientifica distruzione del partito di cui era a capo, ancora non molla, ancora pretende di fare quello che vuole.
Cosa deve succedere ancora perché realizzi di stare sulle scatole anche ai pigmei dell'Africa equatoriale?
Fidati: è troppo scemo per rendersene conto. L'importante è che se ne rendano conto i rimasugli del suo partito e lo caccino a scarpate in culo una volta per tutte - questa è una condizione sine qua non per quel partito se vogliono ricominciare fin da ora a puntare a un risultato migliore alle prossime elezioni. Se se lo tengono lì, invece, rischiano di finire con percentuali da prefisso telefonico.
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